sabato 1 ottobre 2011

Perchè Fiat non è più la stessa (per fortuna)


Non esiste miglior modo per conoscere gli umori degli automobilisti italiani che quello di poterne leggere le opinioni in un sito come questo. Ogni commento ad un articolo che parla di un'auto di prossima uscita o di una già sul mercato da qualche tempo ci comunica qualcosa. Qualcosa che va al di là della soddisfazione/insoddisfazione. Ogni modello di auto può richiamare sentimenti di amore o odio per un determinato marchio ma anche avere valenza politica, più o meno consapevole. In questi mesi, due sono i temi che dividono gli utenti. Il primo riguarda il confronto costante e continuo tra i modelli del gruppo Fiat e quelli tedeschi (Volkswagen su tutti). Il secondo è quello che riguarda le scelte della Fiat Auto e del suo amministratore delegato Sergio Marchionne in particolare. Credo che i due temi non siano così lontani tra loro. In Italia, per fortuna, la Fiat è ancora la regina assoluta del mercato, con una quota (Luglio 2011) del 20,79 %, contro il 7,85 % della Volkswagen. Gli utenti filo-italiani accusano la Volkswagen di produrre automobili meno belle di quelle italiane, sicuramente più care e, in fin dei conti, speculando sulla presunta affidabilità tedesca che è convinzione così diffusa da essere quasi diventata un luogo comune. E, come tale, discutibile e non sempre veritiera. Di contro, i filo-tedeschi rispondono quasi senza fare rumore che, loro, l'auto dei sogni la posseggono da anni e non hanno intenzione di cambiare. E' difficile dire chi ha ragione e non è questo il fine di questo editoriale. Di sicuro è bene porsi una domanda: perchè, a livello europeo, Volkswagen ha una quota mercato dell'11,6 % contro il 5,5 % della Fiat? Perchè Renault, Peugeot, Opel e Ford conquistano più clienti della casa torinese? Sono in molti a dire, e tra questi molti professionisti che in Fiat ci lavorano, che quella della superiorità tedesca è solo un luogo comune e che oggi le auto del gruppo Fiat sono realizzate con scrupolo e rispettando standard simili a quelli delle rivali. Se questo fosse vero, allora sarebbe vero che è difficile, per l'automobilista europeo medio, credere che la qualità di una Fiat Bravo oggi non solo è la stessa di una Volkswagen Golf ma non è più quella della Stilo o della Marea. Un marchio vive anche di reputazione e questa si alimenta nel corso degli anni, proponendo modelli affidabili e belli. La Volkswagen l'ha fatto per anni ed ora ne raccoglie il frutti. Mi colpì molto, qualche anno fa, la lettura di un'intervista rilasciata a Quattroruote da Giorgetto Giugiaro. Il grande designer italiano raccontò di quando lo chiamarono alla Volkswagen chiedendogli di disegnare la futura Golf e gli mostrarono una Fiat 128 smontata imponendogli di provare a realizzare un'auto che perlomeno si avvicinasse a tale perfezione. Capite? Trent'anni fa le Fiat erano un esempio di qualità costruttiva. Quel che è accaduto dopo, negli anni di Romiti e in quelli che han preceduto l'arrivo di Sergio Marchionne dovrebbe essere storia nota. La Fiat paga un paio di decenni di scelte folli e di progressivo abbandono di quella perfezione che veniva apprezzata in Europa e che, in Italia, le faceva possedere il 53% di quota di mercato. E qui c'è il collegamento con l'altro tema che scalda i cuori e le tastiere degli utenti, quello relativo alle scelte di Marchionne. Fiat oggi realizza auto migliori e, soprattutto, nonostante la crisi del mercato, realizza profitti. Questo perchè un bel giorno questo manager italo-canadese ha rivoluzionato il modo di produrre auto a Mirafiori e negli altri stabilimenti Fiat. E perchè ha compreso che, in un mondo globalizzato, non può esistere un'azienda produttrice di automobili che possa stare in piedi producendo e vendendo auto solo nel proprio, piccolo, mercato interno. Soltanto razionalizzando le economie di scala e producendo almeno 4 milioni di auto si può reggere la competizione mondiale. Per chi non se ne fosse accorto, la globalizzazione ha spinto tutte le grandi aziende a confrontarsi con mercati profondamente diversi e, un tempo, molto lontani. Dove si produce di più, a prezzi più bassi e, talvolta, anche con maggiore efficienza. Ecco perchè l'operazione Fiat-Chrysler è stata un capolavoro. Perchè ha dato alla Fiat ciò che mancava ed era necessario per stare in piedi. Ovviamente l'altra faccia della medaglia è quella che le obsolete normative imposte dai sindacati nelle grandi aziende dovevano essere riviste in un'ottica diversa: l'ottica della globalizzazione. Perchè allora continuare a non capire che parole quali "lo stile italiano", il "prodotto italiano" sono prive di significato laddove non si traducano in profitto per l'azienda? Dobbiamo farcene una ragione: la Fiat come la conoscevamo prima non esiste più. Quella che nei momenti negativi si trasformava in azienda pubblica chiedendo, e ottenendo, incentivi e soldi dallo Stato italiano perchè rappresentava una fondamentale riserva occupazionale che coinvolgeva migliaia di persone. Quella Fiat non esiste più perchè se non fosse stata trasformata oggi non produrrebbe più una sola vettura. Non credo ci si sia dimenticati di quando era praticamente certo che la famiglia Agnelli avrebbe abbandonato l'auto. Oggi la Fiat è un'azienda globale, che produce in Polonia come in Brasile senza però dimenticare l'Italia e Torino, che resta il cuore del gruppo automobilistico. E' un'azienda che fa utili e che realizza vetture migliori. La 500 e la Giulietta sono esempi emblematici, capaci di raccogliere successi e consensi anche al di fuori dei confini italici. Ma è una azienda che mette sul mercato auto quali la Freemont o, prossimamente, la Thema e subisce le critiche di molti. Ma se la Chrysler, ormai di proprietà della Fiat, dispone di modelli di qualità che servono a colmare i segmenti che il gruppo torinese non ha, per tradizione e cultura, sicuramente anche sbagliando, mai coperto, perchè bisogna scandalizzarsi? La Fiat Freemont è una vettura di qualità, affidabile. Non è stata disegnata in Italia? E chissenefrega! Viene venduta con lo stemma Fiat, esattamente come la Nuova Ypsilon in Inghilterra viene venduta con il logo Chrysler! Queste soluzioni sono delle risorse. I modelli nuovi arriveranno, a cominciare dalla Nuova Panda, ma nulla è e sarà più come prima. Un cittadino belga deve poter acquistare una Fiat, apprezzarla e parlarne bene, senza che, per poterla comprare ad un prezzo competitivo con le varie Kia, Hyundai e Chevrolet, debba ottenere un prodotto poco affidabile e pieno di problemi. Perchè questo è ciò che accadeva in passato e che non deve più accadere. Ogni auto del Gruppo Fiat - Chrysler sarà un'auto globale, da vendere in tutti i mercati mondiali o quasi e quindi ci saranno vetture disegnate in Italia e prodotte in Turchia, vetture progettate negli U.S.A. e prodotte in Italia e via discorrendo. Ma se i profitti saranno elevati sarà un bene non solo per la famiglia Agnelli ma anche per tutta l'economia italiana.
(Fonte: www.autoamica.net - 15/9/2011)

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