Il tempo stringe e il futuro di Mirafiori preoccupa i piemontesi. Per questo il governatore Roberto Cota rompe gli indugi e scrive una lettera aperta all'ad del Lingotto, Sergio Marchionne, ricordandogli che aveva promesso di superare il dilemma sulla missione produttiva di Mirafiori entro la fine di settembre. Una presa di posizione decisa poche ore prima della cena che a Venaria riunisce 600 vip per onorare la cucina abruzzese e per raccogliere fondi a favore delle vittime del terremoto dell'Aquila. A quella cena si incontrano appunto Marchionne e Cota, oltre al sindaco Piero Fassino. E il manager promette: si deciderà "in tempi brevi". La lettera di Cota è giunta nel pomeriggio al Lingotto. Un testo, certo, con molti apprezzamenti per le scelte compiute dalla Fiat nel territorio piemontese, ma con una tirata d'orecchi: "Lei aveva annunciato entro fine settembre la decisione sul futuro di Mirafiori - scrive il governatore a Marchionne - e io non ho dimenticato questa tempistica, come credo non se la siano dimenticata nemmeno i piemontesi", anche se, aggiunge Cota, "una decisione così delicata e importante non deve essere vincolata a un giorno preciso". Più che una contestazione dunque l'invito a "fare presto nell'interesse di tutti". Cota offre all'ad del Lingotto "ogni possibile collaborazione" ma, ricorda anche il suo compito: "Però io da presidente della Regione ho il dovere di tutelare le aspettative dei piemontesi, quelle di avere una Fiat che a Torino produca e cioè che, oltre ad avere la testa pensante, la sede direzionale, mantenga anche gli stabilimenti tutelando gli attuali livelli e potenzialità produttive". Il governatore del Piemonte elogia anche l'operato del governo, l'importanza "dell'articolo 8 per quanto riguarda la valenza erga omnes dei contratti", una sottolineatura curiosa che farebbe intendere che nemmeno Cota condivide quella parte dell'articolo 8 della manovra che riguarda invece la derogabilità alle norme sulla libertà di licenziamento. La questione del futuro di Mirafiori sembrava chiusa nell'aprile del 2010 quando, presentando il piano fabbrica Italia, Marchionne aveva destinato all'impianto torinese la produzione di due Suv, uno con il marchio Jeep e l'altro con il marchio Alfa Romeo. In origine si ipotizzava che i due modelli avrebbero dovuto essere prodotti da una nuova società in joint venture tra Chrysler e Fiat. Poi la conquista della maggioranza di Chrysler da parte del Lingotto ha reso inutile questo passaggio. Recentemente però Marchionne, che ha confermato l'investimento alla ex Bertone di Grugliasco, ha avuto un ripensamento e teme che la produzione dei Suv a Mirafiori non sia competitiva. Fino a poche settimane fa l'ad aveva detto che avrebbe sciolto il dubbio entro fine settembre. Poi ha rinviato ancora. Alla festa di Venaria Marchionne scambia solo poche battute con il governatore del Piemonte. E promette che "in tempi brevi" si troverà una soluzione per lo stabilimento torinese. In ogni caso l'ad del Lingotto coglie l'occasione per elogiare "lo spirito di coesione che si è avvertito qui a Torino in tutte le celebrazioni per i 150 anni dell'Unità d'Italia, al di là dei diversi colori politici". Il manager della Fiat apprezza che quella coesione sia stata "l'occasione per riscoprire il significato del nostro essere nazione e i valori che ci tengono uniti e ci identificano: l'impegno, la serietà, il senso del dovere". Parole che, per quel che riguarda Torino, attendono ora la verifica dei fatti: se, come sussurrano alcune indiscrezioni, Marchionne confermerà il progetto originario di produrre a Mirafiori modelli di qualità, come il Suv, Torino potrà partecipare alla sfida. Se al contrario, anche per rispondere alle richieste del sindacato americano, la Fiat sceglierà di mantenere alle Carrozzerie di corso Tazzoli solo una produzione di utilitarie, sarà molto più difficile convincere la città che il Lingotto non sta spostando altrove il suo baricentro.
(Fonte: http://torino.repubblica.it - 1/10/2011)
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