venerdì 27 febbraio 2009

Chrysler rilancia l’intesa con Fiat che in Borsa fa +9%


Chrysler rilancia l’alleanza con Fiat dinanzi alla task force della Casa Bianca e il Lingotto guadagna in Borsa il 9,5%. Durante il primo incontro con la squadra guidata da Tim Geithner e Larry Summers, i vertici della società di Auburn Hills hanno ribadito che la migliore opzione per il rilancio del gruppo è l’alleanza con Fiat. La fiducia da parte di Chrysler, che la scorsa settimana aveva chiesto al governo Usa un prestito in più di cinque miliardi di dollari, ha sostenuto a Piazza Affari il rally di Fiat protagonista di una scalata a quota 3,8 euro.
(Fonte: www.lastampa.it - 27/2/2009)

giovedì 26 febbraio 2009

WSJ: Chrysler incontra gli esperti di Obama sulla partnership con Fiat


Il dossier Chrysler-Fiat finisce sul tavolo di Barack Obama. I vertici della casa automobilistica statunitense, scrive oggi il Wall Street Journal, hanno incontrato a Washington il panel di esperti della task force sull'auto nominati dal presidente degli Stati Uniti per discutere delle difficolta' finanziarie di Chrysler, dell'alleanza con Fiat e dello sviluppo di nuovi veicoli ad alta efficienza. Fonti rivelano che erano presenti all'incontro il presidente di Chrysler Bob Nardelli, il vice Tom LaSorda e il Cfo Ron Kolka. I manager avrebbero spiegato ai delegati di Obama per il settore auto che la partnership con Fiat è la migliore opzione sul tavolo per Chrysler.
(Fonte: http://online.wsj.com - 26/2/2009)

mercoledì 25 febbraio 2009

Zetsche: Il successo del piano Fiat-Chrysler è nel nostro interesse


Il gruppo tedesco Daimler ribadisce di essere a favore dei programmi di alleanza di Fiat con l'americana Chrysler. "Un investimento di questo tipo sarebbe nel nostro interesse", ha affermato l'amministratore delegato Dieter Zetsche, durante una conferenza di presentazione dei risultati finanziari 2008. Nel 2007 Daimler, la casa madre di Mercedes, ha deciso di rompere una pluriennale alleanza con Chrysler, cedendo l'80,1 per cento del capitale al fondo Cerberus Capital. Oggi, secondo quanto riporta Dow Jones, Zetsche ha anche confermato che la società tedesca sta proseguendo nelle trattative per cedere il rimanente 19,9 per cento a Cerberus.
(Fonte: http://notizie.virgilio.it - 17/2/2009)

martedì 24 febbraio 2009

Alleanza con Chrysler: Detroit tifa per l'arrivo di Fiat


Il piano di ristrutturazione presentato da Chrysler la scorsa settimana è ora all'esame della squadra di esperti guidata dal ministro del Tesoro americano Tim Geithner. Il suo ok darebbe il via libera all'ingresso della Fiat nel capitale della più piccola delle Big Three del settore automobilistico di Detroit (le altre sono Ford e General Motors). A Detroit, dove la città sembra ormai in preda a una depressione senza vie d'uscita, tutti fanno il tifo per l'arrivo della Fiat. Marchionne è riuscito a mettere d'accordo repubblicani e democratici. Del resto, la Chrysler è la più italiana delle case automobilistiche del Michigan: la più piccola, casereccia, brillante, meno burocratica e con un passato di manager italo-americani. «Dentro la Chrysler - spiega Michele Vannini, responsabile per il Nord America di VM Motori - già sanno che per loro sarà molto più facile lavorare con gli italiani che non con i tedeschi della Daimler, da cui si sentivano colonizzati». La settimana scorsa Marchionne è stato a Detroit, dove ha incontrato Keith Crain, proprietario del gruppo editoriale locale che pubblica una trentina di riviste specializzate. «Gli ho spiegato che l'unico modo per poter vendere l'affare Fiat-Chrysler e ottenere altri miliardi di dollari di prestiti pubblici è buttarla in politica, enfatizzando che si tratta di salvare 50mila posti di lavoro americani».
(Fonte: www.ilriformista.it - 24/2/2009)

lunedì 23 febbraio 2009

A Ginevra Chrysler affronta la crisi in chiave "elettrica"


Chrysler punta tutto sull'alimentazione elettrica e presenta al salone di Ginevra i suoi veicoli dotati delle ultime tecnologie in questo settore. La casa americana presenterà in anteprima europea la concept car Chrysler 200C EV e la Dodge Circuit EV, veicoli elettrici che confermano l'impegno del marchio a introdurre sul mercato un'ampia gamma di vetture a propulsione elettrica per i marchi Chrysler, Jeep e Dodge. Cercando di coniugare stile ed innovazione tecnologica, la 200C EV concept rappresenta per la casa un'anticipazione di come potrebbero essere le berline sportive Chrysler del futuro e conferma lo stadio avanzato dei sistemi di comunicazione a bordo delle sue vetture. Con un'autonomia di 65 km ad alimentazione esclusivamente elettrica, la nuova auto elettrica Range-extended 200C EV ha un'autonomia complessiva di 640 km. Nei veicoli equipaggiati con motore elettrico Range-extended, i componenti del sistema di trazione elettrica Envi sono abbinati ad un piccolo motore a benzina e ad un generatore elettrico integrato che consente di produrre energia supplementare per alimentare, quando serve, il sistema di propulsione elettrica. Così si possono ottenere tutti i vantaggi di una vettura elettrica e contare su un'autonomia equivalente a quella dei modelli a benzina, senza rinunciare alle prestazioni. Il range dei 65 km ad alimentazione esclusivamente elettrica, grazie al piccolo motore a combustione interna e al generatore integrato che produce energia, si estende quindi fino a 640 km. Sotto il marchio Dodge a Ginevra sarà presente l'ultima versione della sua sportiva ad alimentazione esclusivamente elettrica, la Circuit EV. Con linee molto originali e decise ed interni completamente ridisegnati, il nuovo Circuit EV è in grado di offrire un'autonomia di 240-320 km a zero consumi e zero emissioni. Insomma la "strada maestra" è tracciata come ha recentemente confermato Michael Manley, executive vice president, International Sales and Global Product Planning Operations, Chrysler: "Il nostro obiettivo è rispondere con soluzioni creative alle esigenze dei nostri clienti in tutto il mondo. Crediamo che i veicoli a propulsione elettrica siano la soluzione che ci consentirà lo sviluppo di vetture 'pulite'. Avvieremo la produzione di un veicolo a propulsione elettrica nel corso del 2010 in Nord America e dopo il 2010 nei mercati europei". La Chrysler introdurrà la tecnologia a propulsione elettrica sviluppata da Envi (divisione appositamente creata alla fine del 2007) su ciascuno dei suoi marchi e la applicherà ai suoi veicoli a trazione anteriore, posteriore ed integrale.
(Fonte: www.repubblica.it - 22/2/2009)

venerdì 20 febbraio 2009

Senatore U.S.A.: Il Governo dovrebbe considerare l'operazione Fiat-Chrysler


Il Governo statunitense dovrebbe prendere in considerazione la proposta di fusione tra Chrysler LLC e Fiat se questa rappresenta l'unico modo per far sopravvivere la casa automobilistica americana. E' quanto pensa il senatore U.S.A. Bob Corker, repubblicano del Tennessee, secondo cui è difficile che Chrysler possa rimanere una società 'stand-alone'. "Che cosa può dare la maggiore probabilità che loro (Chrysler) riescano a restituire i fondi (del salvataggio)?", si domanda Corker in un'intervista a Reuters. "Se la fusione con Fiat è la risposta, magari c'è qualcosa che possiamo considerare". Il repubblicano ha spiegato di aver discusso con rappresentanti Fiat del piano per prendere una quota del 35% in Chrysler in cambio dell'accesso alla tecnologia e ai mercati esteri. Chrysler, controllata all'80% da Cerberus Capital Management, ha sottoposto martedì all'amministrazione Obama un programma di ritrutturazione che prevede l'ipotesi di sopravvivenza della casa 'stand-alone'. Chrysler ha anche accennato - senza fornire molti dettagli - al progetto di alleanza con Fiat.
(Fonte: http://uk.reuters.com - 20/2/2009)

giovedì 19 febbraio 2009

L'alleanza con Fiat fa saltare l'accordo Chrysler-Nissan?


L'accordo tra Chrysler e Nissan annunciato lo scorso aprile, che prevedeva la condivisione produttiva di veicoli di piccola taglia e di un pick-up di grossa taglia destinati al mercato americano, rischia di saltare. Le due case automobilistiche, infatti, hanno annunciato che l'accordo subirà uno slittamento finché non avranno raggiunto gli obiettivi di taglio dei costi che si sono posti. Ma alla decisione potrebbe non essere estranea la potenziale alleanza strategica tra Chrysler e Fiat. Infatti, Chrysler e Nissan avevano raggiunto l'intesa lo scorso anno quando la casa americana era ancora alla ricerca di un partner globale a seguito dello scioglimento dell'alleanza con la tedesca Daimler, allo stesso tempo la Nissan aveva bisogno di un partner nel segmento dei pick-up pesanti. Ora, però, un anno dopo, le situazioni di entrambi i costruttori sono peggiorate. Inoltre la Chrysler ha annunciato il progetto di un'alleanza strategica con Fiat e, a questo punto, la Nissan costruendo vetture piccole per la casa americana rischierebbe di portare acqua al mulino di un concorrente. Infatti, visto che tramite l'accordo con Fiat la Chrysler usufruirà dell'esperienza e della conoscenza nella produzione di vetture di piccolo calibro, la sua presenza nel settore si rafforzerebbe. L'alleanza Chrysler-Nissan prevedevano l'avvio della produzione nel 2010 di un'auto di piccola taglia targata Chrysler nell'impianto Nissan di Oppama (Giappone) e, l'anno seguente, della produzione nello stabilimento Chrysler di Saltillo (Messico) di un pick-up targato Nissan.
(Fonte: www.swissinfo.ch - 13/2/2009)

mercoledì 18 febbraio 2009

Nardelli: "L'alleanza con Fiat è l'opzione migliore"


La proposta alleanza con Fiat "calza perfettamente", è "l'opzione migliore", può "rafforzare" il piano di ristrutturazione della Chrysler, consentendole di seguire la strada 'stand-alone', cioè di continuare a camminare da sola, anche perchè le offre l'accesso a piattaforme per veicoli a basso consumo e la possibilità di tagliare i costi. Inoltre la partnership può favorire la creazione di posti di lavoro negli U.S.A. La più piccola delle case automobilistiche di Detroit presenta il proprio piano di ristrutturazione al Governo e chiede, date le attuali condizioni economiche, ulteriori due miliardi di dollari rispetto alla richiesta iniziale di sette miliardi, di cui solo quattro incassati. "La società avrà bisogno di cinque miliardi entro il 31 marzo", spiega l'amministratore delegato Robert Nardelli, ribadendo come un'eventuale bancarotta, che "non consigliamo", "avrebbe un effetto cataclisma". Ecco di seguito i punti principali del piano:
ALLEANZA STRATEGICA - Chrysler ha raggiunto un accordo di principio con Fiat che rappresenta un significativo benefit strategico e finanziario per gli azionisti. La proposta alleanza rafforza il piano Chrysler e consente alla società di accedere a piattaforme per veicoli più verdi, oltre a offrirle opportunità di taglio dei costi.
PRODOTTI - "La linea di prodotti è un elemento chiave del piano": Chrysler prevede 24 lanci in 48 mesi e l'introduzione di veicoli elettrici in grado di soddisfare gli standard sui consumi. "La proposta alleanza con Fiat aiuterà ulteriormente il raggiungimento di questi standard" in quanto consentirà a Chrysler di accedere alle piattaforme più piccole e 'pulite' della casa torinese. "L'alleanza farà sì che Chrysler sia in grado di ridurre le spese, sostenendo allo stesso tempo l'impegno nello sviluppo di un portafoglio prodotti in linea con la sicurezza energetica nazionale e gli obiettivi ambientali".
AZIONI DI RISTRUTTURAZIONE - Chrysler ha aggressivamente ristrutturato le proprie attività, migliorando la qualità e la produttività. Fino alla fine del 2008 i costi fissi sono stati ridotti di 3,1 miliardi, la forza lavoro è stata ridimensionata di 32.000 unità (una riduzione del 37% rispetto a gennaio 2007), la produzione è stata tagliata di 1,2 milioni di unità. Per il 2009 sono previste ulteriori azioni: una riduzione dei costi fissi pari a 700 milioni di dollari, taglio della forza lavoro di ulteriori 3.000 unità.
SINDACATI - L'accordo raggiunto con il sindacato United Auto Workers sulle modifiche degli accordi nazionali esistenti è in linea con le richieste del governo per il prestito e una volta realizzate consentiranno a Chrysler di avere una struttura dei costi di lavoro competitiva.
CONCESSIONARI - Chrysler realizzerà un taglio dei costi riducendo i margini dei concessionari.
FORNITORI - La società ha avviato un dialogo con i suoi fornitori e crede di essere in grado di ottenere sostanziali riduzioni dei costi.
MANAGEMENT - Chrysler rispetterà le restrizioni imposte sui compensi e sui benefit. Inoltre sospenderà gli incentivi ai bonus, e gli aumenti per merito.
(Fonte: www.repubblica.it - 18/2/2009)

martedì 17 febbraio 2009

Fiat 500 e Alfa Romeo Milano in America nel 2010?


Secondo una fonte interna, entro i prossimi 12 mesi Fiat porterà negli Stati Uniti i suoi primi modelli. Il compito di rompere il ghiaccio spetterà alla Fiat 500 e all’Alfa Romeo Milano. Non solo: per le due apripista si prevede anche un futuro di produzione a stelle e strisce. A partire dalla metà del 2011, 500 e Milano destinate al mercato locale saranno realizzate direttamente in Nordamerica. La prima fase della commercializzazione riguarderà comunque numeri esigui: saranno poche migliaia le auto vendute attraverso la rete di concessionari Chrysler. Più avanti nel tempo, il Lingotto concederà agli americani quattro pianali di piccole e medio-piccole, i 1.4 e 1.8 T-Jet e il futuro cambio a doppia frizione (un sei rapporti chiamato G365). In cambio Alfa Romeo otterrebbe il pianale LX, vale a dire l’architettura a trazione posteriore della Chrysler 300C, sulla base della quale potrà nascere l’eterna promessa Alfa 169.
(Fonte: www.autoblog.it - 16/1/2009)

lunedì 16 febbraio 2009

Nancy Pelosi: Niente preclusioni ad un accordo Fiat-Chrysler


Non ci sono "preclusioni" né "pregiudizi" ad un accordo tra Fiat e Chrysler. Lo ha assicurato il presidente della Camera U.S.A., Nancy Pelosi, in questi giorni in visita in Italia. "Non vedo pregiudizi contro Fiat" ha detto la Pelosi, "i parlamentari non sono contrari e aspettano, senza preclusioni, di vedere in che modo Fiat può rafforzare Chrysler". La Pelosi ha sottolineato l'importanza che l'industria dell'automobile ricopre per gli Stati Uniti, al punto che la possibilità di continuare a produrre auto è una "questione di sicurezza nazionale". Il Governo e il Congresso, ha aggiunto, faranno tutto il possibile per salvare l'industria dell'auto, senza questo però significhi "dover tenere permanentemente queste aziende in rianimazione". "L'America" ha aggiunto la Pelosi, "non è diventata più protezionista". "E di certo" ha sottolineato, "Obama non è un presidente protezionista". "Si è diffusa questa voce" ha detto, "che l'America sia diventata un Paese protezionista. Non c'e' dubbio che ci siano dei lavoratori che affrontano un momento di grande difficoltà, ma siamo determinati ad affrontare il problema sul piano globale. Ci sono settori della nostra economia che soffrono e a loro vogliamo mandare un segnale di attenzione del Congresso", ma senza che questo significhi diventare protezionisti.
(Fonte: www.agi.it - 16/2/2009)

venerdì 13 febbraio 2009

BMW smentisce la rottura con Fiat: i colloqui vanno avanti


Handelsblatt, ieri mattina, non aveva dubbi: fra BMW e Fiat i contatti per un'alleanza strategica sono interrotti. "I colloqui sono ancora in corso", rivela però un portavoce della casa tedesca, tenendo aperta la porta ad una possibile cooperazione nei marchi Mini e Alfa Romeo. I tecnici della casa tedesca sono al lavoro da sette mesi, da quando cioè è stata siglata la lettera d'intenti per verificare la fattibilità dell'operazione, che riguarda - come ha confermato oggi il portavoce - piattaforme e componenti per i marchi Mini e Alfa Romeo. Per il quotidiano economico finanziario tedesco "mentre i tedeschi volevano circoscrivere i colloqui alla Mini e all'Alfa Romeo gli italiani pensavano addirittura ad una partecipazione incrociata delle case madri Fiat e BMW". Poi, però, Handesblatt prosegue: "Allorché a metà gennaio la Fiat ha reso noto di volere rilevare il 35% di Chrysler, i tedeschi si sono sentiti presi in giro. Per di più il capo della Fiat, Sergio Marchionne, è arrivato a dire di ritenere ragionevole soltanto il collegamento con un altro costruttore di massa". D'altra parte, fa notare la stessa fonte, "i tedeschi temevano che le loro marche di prestigio BMW e Mini potessero subire un danno d'immagine dalla cooperazione". E ancora sullo stesso giornale: "Dietro le quinte, si sono sempre sottolineate le 'differenze culturali' tra la Bmw e il costruttore di massa Fiat". Evidentemente non così forti da far svanire a Monaco la speranza di sinergie con il Gruppo Fiat per centinaia di milioni di Euro.
(Fonte: www.handelsblatt.com - 12/2/2009)

giovedì 12 febbraio 2009

Chrysler con o senza Fiat? Al governo U.S.A. la scelta


Colpo di scena nel caso Fiat-Chrysler: il colosso U.S.A. sta sta preparando due piani da sottoporre al governo americano, uno comprende la potenziale alleanza con il gruppo Fiat, l'altro no. Lo ha detto al Salone dell'auto in corso a Chicago - riporta l'edizione online del Detroit Free Press - il responsabile dello sviluppo dei prodotti della casa americana, Frank Klegon, aggiungendo di non sapere esattamente quali saranno i progetti di condivisione delle vetture che alla fine verranno completati dalle due case. Riguardo al piano di rilancio che la Chrysler si appresta a presentare martedì prossimo al Dipartimento del Tesoro U.S.A., Klegon ha precisato che si sta preparando "un piano che mostra cosa la Chrysler potrebbe fare da sola ed un altro che mostra come i risultati potrebbero aumentare con l'alleanza con Fiat". Entrambi i piani, comunque, dimostrerebbero la capacità di sopravvivenza della Chrysler. Mentre un gruppo sta preparando il 'viability plan' da sottoporre al Tesoro - ha precisato - un altro sta lavorando con Fiat sulle piattaforme comuni, entrando nel dettaglio di cosa ogni compagnia potrebbe costruire e vendere. Al momento però "non c'è ancora niente di deciso nè a livello di prodotti, nè di marchi".
(Fonte: www.freep.com - 11/2/2009)

mercoledì 11 febbraio 2009

Fiat negli U.S.A: finalmente la volta buona?


Quella tra la Fiat e gli Stati Uniti è una storia che dura da più di un secolo, visto che le sue radici affondano agli inizi del Novecento. Il gruppo del Lingotto puntò, infatti, sul Nuovo Continente fin dai suoi albori: nel 1903 circa, quando le prime vetture Fiat iniziano a essere esportate in terra americana. Non erano passati neanche dieci anni dal 1899, anno che aveva decretato la nascita della casa torinese. Da allora fino a oggi, la storia "americana" della Fiat è stata costellata da momenti di espansione e battute di arresto, da alleanze ma anche da qualche dietrofront. Come quello memorabile del 1995, quando Alfa Romeo - acquistata da Fiat nel 1986 - uscì dal mercato degli Stati Uniti. Gli ostacoli insomma, in questo mercato a stelle e strisce che può rivelarsi impietoso per chi vuole rimanere, non sono mancati. E non sono mancate neanche le sferzate contro la strategia del gruppo italiano, come ricorda lo stesso acronimo della Fiat, ribattezzato dagli U.S.A. "Fix it Again, Tony". Non proprio, come si potrebbe dire, un complimento. Da sottolineare che il mercato U.S.A. non ha mai gradito vetture piccole, al limite l'automobilista U.S.A. ha puntato sul lusso tedesco (Audi. Bmw e Mercedes) ma non è attratto – difficilmente lo sarà - verso piccoli, per la media U.S.A., veicoli, oltretutto di modesta cubatura, scarsa coppia e privi per lo più con cambio manuale. E negli U.S.A. il cambio automatico è un must. Il pedale della frizione non lo ama nessuno o quasi. Ma oggi sono proprio quegli anni ad apparire i più lontani di tutti, visto che sembrano esserci tutte le premesse per un ritorno in grande stile del gruppo del Lingotto nel mercato americano. E' cosa certa l'interesse che il gruppo torinese ha per il mercato U.S.A. . Un interesse a volte manifestato appieno, a volte rientrato, ma sempre rinnovato nel corso degli anni. Come dimostrano i semplici fatti cronologici. Nel lontano 1908 la casa torinese, sempre agli albori della sua storia, lanciò infatti la propria attività negli Stati Uniti, con Fiat Automobile Co. Successivamente, nel 1909, nacque sempre in America il suo primo stabilimento. La sede scelta fu quella di Poughkeepsie, nello stato di New York. In quegli stessi anni venne lanciata la produzione del "taxi" Fiat 1 Fiacre, che venne poi esportato a New York, come anche a Londra e Parigi. A quei tempi, avere una macchina Fiat negli U.S.A. non era per tutti, ed era un simbolo di prestigio per chi la possedeva. Costava tra i 3.600 e gli 8.600 dollari di allora, l'equivalente di un ammontare compreso tra i 73.000 e i 176.000 dollari circa di oggi, decisamente più della rivale Ford, che aveva lanciato nel 1908 il suo primo Model Ts, dal costo di 825 dollari (gli attuali 17.000 dollari). Tra le Fiat di successo negli Usa spicca la X 1/9, La Casa tento anche con al Ritmo, ribattezzata strada per il nome improponibile sul mercato U.S.A., ma il successo non arrise alla piccola due volumi italiana. Alfa Romeo che all'epoca non era del gruppo Fiat mise a segno un successo notevole con la "Duetto. Sì, quella rosso fiammante aveva fatto sognare l'America ai tempi del famoso film "Il laureato" con Dustin Hoffman. Del resto agli americani l'Alfa era sempre piaciuta molto. Non a caso si narra che Henry Ford si togliesse il cappello al passaggio di una macchina con il Biscione di Milano. Ford a più riprese tentò di comprare Alfa Romeo, che però fini nelle mani del Lingotto nel 1986, ceduta dall'Iri, il cui presidente era Romano Prodi. Alla fine degli anni '80, Fiat diede vita a un'importante alleanza con Chrysler, creando la joint venture «Alfa Romeo Distributors of North America». Ma l'accordo non andò a buon fine e nel 1995 Alfa Romeo uscì dal mercato U.S.A. . L'ultimo capitolo americano di Fiat risale agli inizi del nuovo secolo, esattamente al 2000, con l'accordo di joint venture siglato tra il Lingotto e il colosso di Detroit General Motors. Con l'accordo, Gm acquistò una partecipazione nella divisione auto della casa torinese. L'alleanza fu comprensiva però anche di un'opzione put, che diede a Fiat il diritto di vedere la divisione automobilistica a Gm dopo quattro anni, pena il pagamento da parte di quest'ultima di due miliardi di dollari. Il gigante americano scelse alla fine quest'ultima opzione, e il 13 maggio del 2005 fu ufficialmente rottura tra le due aziende.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 20/1/2009)

martedì 10 febbraio 2009

Fiat valuta l'ingresso nella IndyCar nel 2011


Dopo la joint-venture siglata con Chrysler nei giorni scorsi, la Fiat sta vagliando tutte le possibilità per creare un’immagine forte negli Stati Uniti. Una di queste è il probabile ingresso della casa torinese nella IndyCar come fornitrice di motori. Gli organizzatori della competizione nordamericana stanno preparando una piccola rivoluzione nei loro regolamenti, più che altro per limitare il monopolio di Honda che, attualmente, è l’unico motorista della IndyCar. Tra le case che, in questo periodo, si sono dimostrate interessate all’ingresso in questo campionato automobilistico ci sono il gruppo Volkswagen e, appunto, Fiat. Il debutto in IndyCar del gruppo italiano dovrebbe avvenire nel 2011 o al massimo nel 2012. Nello stesso periodo è atteso il ritorno negli USA dell’Alfa Romeo e non è escluso che proprio questo brand possa essere utilizzato sulle monoposte che adotteranno i propulsori sviluppati da Fiat Powertrain Technologies. A confermare l’interesse di Fiat nei confronti della IndyCar è stato Paolo Martinelli, vice-presidente FPT e in passato capo motorista della Scuderia Ferrari negli anni d’oro di Michael Schumacher. Per quanto riguarda, invece, la tipologia di propulsori da impiegare, i vertici della IndyCar stanno pensando a motori a quattro cilindri da due litri, dotati di iniezione diretta e sovralimentati con turbocompressore.
(Fonte: www.autoblog.it - 7/2/2009)

lunedì 9 febbraio 2009

Chrysler nomina Chiomenti Italian Counsel per la joint venture con Fiat


Prosegue il lavoro che porterà alla joint venture tra Fiat e Chrysler. La compagnia americana ha nominato lo studio Chiomenti, e nello specifico l’avvocato Filippo Modulo, quale Italian counsel per l'operazione. Il team di Chiomenti, quindi, opererà al fianco di Chrysler assieme all’advisor Schulte Roth & Zabel. Per Fiat, invece, stanno agendo gli avvocati di Sullivan & Cromwell capitanati da Scott Miller. Sul fronte finanziario, la situazione appare più complessa. Per il momento sembra che la macchina del prestito bancario si sia fermata. Il primo febbraio, come si ricorderà, Fiat sembrava a un passo dall'ottenere una maxi linea di credito da parte di un pool di banche guidato da Intesa Sanpaolo. Enrico Salza aveva in proposito dichiarato: «Mancano solo dettagli tecnici». L’entità della cifra non è mai stata ufficializzata anche se da più parti si parlava di 2 o 3 miliardi. Sul deal sarebbero impegnati i team legali di Allen & Overy (per le banche) e di Clifford Chance (per Fiat). Ma l’operazione si troverebbe in una fase di stallo a causa della estrema cautela di uno degli istituti impegnati nella sindacazione del prestito che, qualora dovesse essere erogato, rappresenterebbe senza dubbio la più importante operazione di Banking in questa stagione di assoluto credit crunch.
(Fonte: www.toplegal.it - 9/1/2009)

venerdì 6 febbraio 2009

Fiat promossa da Merrill Lynch, la Borsa premia il Lingotto


Merrill Lynch ha aggiunto il Gruppo Fiat alla sua lista di titoli preferiti in Europa citando "la valutazione da default" del gruppo torinese. Grazie a "migliori margini, un miglior management e un debito piu' contenuto, Fiat non si trova nella stessa difficile situazione del 2002-2003", scrivono gli analisti di Merrill Lynch in una nota, "eppure il prezzo dell'azione è inferiore". Insomma, comprare ora potrebbe essere un buon affare. Merrill sottolinea come solo "una piccola parte del debito industriale di Fiat scadrà nel 2009 ed è più che coperto dai 2,8 miliardi di euro di cassa industriale e dai probabili flussi di cassa legata al working capital (capitale circolante netto, ndr)".
(Fonte: www.rainews24.it - 4/2/2009)

giovedì 5 febbraio 2009

FT: fusione tutta francese tra Renault e PSA?


L'alleanza tra Fiat e Chrysler ha innescato "ogni sorta di speculazione su una nuova e massiccia ondata di consolidamenti nel settore dell'auto", ma se la casa del Lingotto punta decisamente su una operazione internazionale, invece Oltralpe, in Francia "se la storia si ripeterà" è più probabile una soluzione domestica: una combinazione tra Renault e PSA. "E' il vecchio sogno di molti politici francesi, una fusione tutta francese", afferma l'editorialista del Financial Times Paul Betts, con un commento agli ultimi sviluppi nel settore auto del Vecchio Continente, nella sua rubrica European View. Nei giorni scorsi indiscrezioni della stampa transalpina hanno riferito che allo studio vi è una alleanza tra PSA e la tedesca Bmw. Un'ipotesi a cui Betts crede poco. "I recenti esempi di alleanze franco tedesche nell'industria sono stati poco incoraggianti", dice, citando l'esempio di Eads, il gruppo di difesa e aerospaziale che controlla Airbus. Ma c'è anche la tedesca Siemens, che ha appena deciso di defilarsi dalla sua joint venture sul nucleare con la francese Areva. In più, in Francia, proprio su Fiat c'è "un precedente storico", prosegue l'editorialista, sulla chiara preferenza dei politici per operazioni tutte francesi. Risale agli anni '70, quando il gruppo Michelin stava considerando di cedere la sua quota in Citroen per concentrarsi sui pneumatici. L'operazione venne bloccata dall'Eliseo, dove all'epoca c'era il generale De Gaulle, dice Betts. "Recentemente c'era stata molta speculazione sulla possibilità che Fiat e PSA stessero rafforzando i loro legami. Ma il gruppo di Torino, nella fretta di effettuare una mossa di consolidamento strategico, ha chiaramente percepito che era più semplice raggiungere un accordo con gli americani". E "se la storia si ripeterà", in Francia l'ipotesi "più probabile - conclude - è una fusione tutta francese tra Renault e PSA".
(Fonte: www.ft.com - 3/2/2009)

mercoledì 4 febbraio 2009

I venditori Chrysler: "Dateci 500 e Bravo, in U.S.A. saranno un successo"


«Fiat 500 e Bravo le potrei vendere bene, aumenterei del 20% le consegne annue. Sì, le vorrei subito». Chuck Eddy, concessionario Chrysler, Dodge e Jeep dell'Ohio, non ha dubbi, anche se parla di auto che non conosce. Così, s'informa delle misure e dei prezzi: «Se restiamo fra i 18 e i 20 mila dollari - prosegue - queste si vendono eccome, da noi». Eddy è stato concessionario Alfa e Maserati e oggi è un dirigente dell'associazione dei dealers Chrysler: «Per noi l'accordo con la Fiat è perfetto: loro non hanno una rete di vendita negli Stati Uniti, quindi non rischiamo di farci concorrenza, mentre noi non abbiamo piccole macchine, quindi le Fiat sarebbero proposte originali nei nostri show room». Chuck Eddy e molti altri venditori Chrysler sono riuniti a New Orleans, insieme con alcune migliaia di colleghi di altre marche, per l'annuale Convention della Nada, l'associazione dei concessionari U.S.A. . Un'occasione ideale per tastare il polso di chi, domani, potrebbe seriamente vendere le Fiat in America. Wes Lutz, dealer Chrysler e Dodge del Michigan, vede le auto piccole come una necessità: «Gli americani continuano ad amare le grandi dimensioni, i Suv, ma è il governo di Washington che chiede di comprare auto piccole: noi dobbiamo adattarci. Sono convinto che prima o poi, qui da noi, la metà del mercato sarà composto da small cars. Insomma, l'accordo con gli italiani è prezioso». Mister Lutz è convinto che 500, Panda, Bravo e Grande Punto possano avere molto successo in Florida e in California, «dove il clima è più mite e dove, specie in California, l'attenzione all'ecologia è molto forte». Già, perché l'introduzione di small cars, più leggere e dai consumi contenuti, è la chiave per mettersi in regola con i severi standard in fatto di emissioni inquinanti. Una gamma che parte dalla piccola e parsimoniosa 500 («Abbiamo bisogno di auto da 40-50 miglia a gallone», scende nel dettaglio Lutz) è indispensabile per rispettare i limiti imposti dal governo. Chiediamo a Marshall Hebert, che vende Chrysler in Louisiana, se il marchio potrebbe avere importanza: in altri termini, meglio una Fiat 500 o una Chrysler 500? «Va bene anche il badge Fiat, purché arrivi presto! Anzi, tutto sommato, sarebbe pure meglio, perché un nuovo brand incuriosisce, richiama». A favore delle piccole con il marchio Fiat si schiera anche «JJ» Vigorito, quarta generazione di italiani in America, concessionaria nello stato di New York: «Penso che il brand Fiat stia bene sulle auto piccole: trasmette qualità. Ma è anche vero che per dare notorietà ai nuovi modelli occorreranno almeno sei mesi. E ci vorrà una grande campagna pubblicitaria». «Io ne so qualcosa - aggiunge il padre di «JJ», John Vigorito, che ha ceduto l'attività al figlio -, perché ai miei tempi ho faticato molto a vendere le Yugo, anche se devo ammettere che fra quelle auto, davvero sconosciute, e le Fiat di oggi c'è una bella differenza». Non è dello stesso avviso Wes Lutz, il quale ritiene che sarebbe meglio averle sì subito, ma con il marchio della Casa americana: «Per i miei clienti, la notorietà del nome è importante e qui i prodotti italiani sono assolutamente sconosciuti». Sulle attese della clientela, anche Marshall Hebert ha le sue idee: «Vedo in futuro il parco auto delle famiglie americane composto da un Suv e da una piccola auto. Con la benzina a quattro dollari il gallone la vita degli americani è cambiata e ora, anche se il pieno costa la metà, in molti si sono convinti che con una small car si possono risparmiare tanti dollari». I 3.285 dealers Chrysler sanno che dovranno aspettare un paio di mesi per sapere se l'accordo con Fiat andrà in porto. Intanto devono far fronte alle richieste del copresidente della loro Casa, Jim Press, che proprio qui a New Orleans, nel corso di un'animata riunione, ha chiesto ai suoi uomini della rete «almeno» 78 mila ordini per poter rimettere in moto la produzione. Ma i venditori fanno fatica a reagire alla crisi come vorrebbe il copresidente, visto che nell'insieme il loro stock, cioè le auto già parcheggiate nei piazzali delle concessionarie, è di quasi 400 mila unità.
(Fonte: www.corriere.it - 2/2/2009)

martedì 3 febbraio 2009

WSJ: Marchionne conta di definire l'alleanza con Chrysler entro il 17 febbraio


Per Fiat, l'alleanza con Chrysler è «un biglietto della lotteria» che potrebbe non valere nulla se la casa automobilistica americana non si riprenderà. Lo ha detto l'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne in un'intervista al Wall Street Journal. Nell'intervista, richiamata sulla home page del sito del quotidiano Usa, Marchionne afferma che Fiat darà a Chrysler la tecnologia per produrre piccole vetture a risparmio energetico in grado di rispondere ai nuovi requisiti federali di basso consumo. «Sviluppare questo know-how costerebbe a Chrysler 3 miliardi di dollari o più», ha detto Marchionne. Entro il 17 febbraio, Chrysler dovrà presentare al governo Usa il piano industriale nel quale si inserisce l'intesa con il produttore italiano. «Fiat sta facendo una corsa contro il tempo», scrive il Wall Street Journal, per passare al setaccio le operazioni di Chrysler «prima di andare avanti con la joint venture». Chrysler ha già ricevuto un prestito federale di 4 miliardi di dollari e ne chiede altri 3 miliardi. Stando ai termini del prestito federale, entro il 17 febbraio deve presentare un piano che dimostri come intende essere in grado di sopravvivere. Marchionne sottolinea che il gruppo torinese non prenderà soldi da Chrysler fino a quando il governo non sarà rimborsato. «Facciamo questo gratis», ha detto. L'alleanza con la Fiat ha infatti sollevato negli Stati Uniti interrogativi sulla possibilità che gli aiuti concessi a Chrysler si traducano in aiuti a una casa automobilistica straniera. Ma attraverso l'accordo Fiat punta a «far soldi»: «Non voglio avere per i prossimi 5 anni un 35% di niente… L'obiettivo è far soldi». Negli ultimi giorni Marchionne e altri dirigenti Fiat hanno discusso con le loro controparti della Chrysler per conoscere in profondità la casa americana «prima di procedere con un accordo vincolante». Fiat sta ancora analizzando le attività della Chrysler. L'accordo fra Fiat e Chrysler - scrive il Wall Street Journal - dipende dalle concessioni che la casa americana riuscirà a ottenere dai distributori, dai fornitori, dalle banche, dagli obbligazionisti e dai sindacati. La casa di Detroit ha già avviato i negoziati con la United Auto Worker, ha informato i fornitori della necessità di ridurre i prezzi e, probabilmente, chiederà ai titolari di obbligazioni di effettuare un'operazione di swap debt for equity.
(Fonte: http://online.wsj.com - 3/2/2009)

Dell'alleanza Fiat-Chrysler si occupa anche il New York Times in un'intervista parallela: «Il nuovo alleato Chrysler adotta un approccio pragmatico», è il titolo. Marchionne non fa promesse altisonanti ma dice: «Penso che Chrysler abbia tutti i prerequisiti per sopravvivere, ma come sarà tra due o tre anni? Non è che arriva la Fiat e Cenerentola si trasforma magicamente in qualcos'altro». E ancora: «Non facciamo questo perché siamo buoni samaritani. Siamo disposti a rischiare di investire tecnologia e tempo per aiutare Chrysler a tornare in vita e per portare valore agli azionisti Fiat». Marchionne, definito un «outsider» dell'establishment del business italiano, ha affermato che bisogna ristrutturare tutto quello che è necessario, anche se doloroso. «Con i prodotti giusti, Chrysler potrà far soldi con la sua quota dell'11% del mercato Usa», anche se le vendite del settore continuano a languire. E ha aggiunto che Fiat potrebbe prendere una quota di maggioranza della Chrysler se certi obiettivi saranno raggiunti. «Non chiediamo niente alla Chrysler. Non prenderemo i suoi soldi. Offriamo piattaforme, motori e una rete di distribuzione al di fuori del Nord America…. Davvero, il rischio è tutto nostro».
(Fonte: www.nytimes.com - 3/2/2009)

lunedì 2 febbraio 2009

PSA-BMW senza Fiat-Chrysler?


E' questa l'ipotesi avanzata oggi dal quotidiano francese "La Tribune". Fino a poche settimane fa le voci più insistenti su possibili nuove alleanze di PSA (Gruppo Peugeot-Citroen) guardavano verso Torino: almeno fino all'annuncio dell'entrata di Fiat nel capitale di Chrysler. Il matrimonio in vista per il produttore automobilistico francese, numero due in Europa dietro Volkswagen, sarebbe invece un altro. Con la tedesca BMW. Secondo "La Tribune", infatti, «una delegazione di BMW si è recata lo scorso 21 gennaio all'Eliseo, a Matignon (sede del primo ministro) e a Bercy (dove si trova il ministero dell'Economia) per incontrarvi alcuni consiglieri tecnici». Stamani PSA ha opposto un secco «no comment». I due gruppi già collaborano per la produzione dei motori a benzina 1,4 e 1,6 litri presenti nei modelli Peugeot 207 e 308 oltre che nelle Citroën C4 e C4 Picasso. BMW utilizza questi motori per le sue Mini. La casa francese, sul fronte strategico dei diesel, è strettamente alleata con Ford. Insieme producono quattro unità (1.4, 1.6. 2.0 e 2.2 litri) che girano sotto il cofano di decine di modelli di marche diverse da Volvo a Mazda. Anche tra Fiat e PSA esistono collaborazioni consolidate da tempo nel settore dei veicoli commerciali. PSA, che in un primo momento sembrava soffrire della crisi meno dei concorrenti, starebbe ora attraversando un periodo delicato. Nel 2008, secondo le prime stime, il gruppo francese avrebbe realizzato un margine operativo di appena l'1,8%. Ma a preoccupare è soprattutto il 2009: da qui a giugno la casa automobilistica ha già deciso di eliminare 3.550 posti di lavoro in Francia.
(Fonte: www.latribune.fr - 2/2/2009)