martedì 25 ottobre 2011

Marchionne: «Assurde le accuse di anti-italianità. Manterremo i posti di lavoro»


Sergio Marchionne non ci sta a passare per quello che lascia la nave che affonda. «Le accuse di anti-italianità che ho spesso sentito sono semplicemente assurde. Anti-italiano è chi abbandona il Paese, chi decide di non investire» dice l'amministratore delegato di Fiat e Chrysler che ha da poco annunciato l'uscita da Confindustria del gruppo automobilistico. Una scelta, quest'ultima, assunta «con grande serietà» e non dettata «da ragioni politiche».
PRESERVIAMO I POSTI DI LAVORO - «Nei limiti del possibile intendiamo mantenere i posti di lavoro che abbiamo in Italia» rassicura Marchionne intervenuto a Torino al convegno «Make it in Italy» all'Unione Industriale. «Non abbiamo ridotto la nostra forza lavoro nel momento peggiore della crisi non intendiamo certo farlo ora che stiamo lavorando alla realizzazione delle condizioni per crescere in futuro». «Saremo pronti a sfruttare la ripresa là dove si presenterà, sia in Europa ma specialmente sugli altri mercati mondiali».
CHIARIMENTI ALLA CONSOB IL 27 OTTOBRE - «Siamo rimasti sorpresi dal fatto che una richiesta della Consob di natura limitata alle parti abbia trovato ampia copertura nei media. Siamo sempre stati della massima trasparenza con i mercati, le istituzioni e le parti sociali», dice il manager italo-canadese annunciando per il 27 ottobre il documento con i chiarimenti su Fabbrica Italia come chiesto dalla Commissione di vigilanza sulle società e la Borsa.
NIENTE DETTAGLI SUGLI INVESTIMENTI - «È impossibile precisare sin d'ora i dettagli degli investimenti, sito per sito, che avverranno da ora al 2014. Non è qualcosa che viene fatto dai nostri concorrenti e non può essere richiesto a Fiat in modo ossessivo per ogni sito industriale» osserva tuttavia Marchionne. «Non ci pare quindi logico che la Fiat debba fornire dettagli di previsioni pluriennali quando la maggior parte dei Paesi europei sta cercando disperatamente di condividere soluzioni che i mercati finanziari internazionali richiedono per domani».
FIOM? OFFENSIVA TIRANNIA DELLA MINORANZA - Quanto alle contestazioni della Fiom tornata a chiedere il contratto nazionale con un presidio allestito fuori dall'Unione Industriali, «la cosa veramente offensiva è che stiamo vivendo un periodo di tirannia della minoranza», dice Marchionne. «La posizione della Fiom è preconcetta, anacronistica, alimentata da un antagonismo a priori e più preoccupata di tutelare il proprio potere che gli interessi collettivi. È sempre stata molto più politica che sindacale».
L'ANTI-ITALIANO PER MARCHIONNE - Ed è a chi, anche tra i metalmeccanici, lo accusato di scarso senso di responsabilità nei confronti del Paese, Marchionne replica che «anti-italiano è chi non vuole prendere atto del mondo che ci circonda e preferisce restare isolato nel proprio passato. Anti-italiano è chi perde tempo a discutere e rinviare i problemi, chi non si assume la responsabilità di cambiare le cose, di guardare avanti e di agire». E ancora «anti-italiano è chi adotta comportamenti illegittimi, chi non rispetta le regole, chi lede i diritti dei cittadini e delle imprese. La Fiat come tutte le aziende industriali del mondo ha la necessità di contare su condizioni minime di competitività, che sono quelle su cui dobbiamo misurarci con i nostri concorrenti». «Gli accordi che abbiamo sottoscritto con la maggior parte dei sindacati e dei lavoratori servono a garantire queste condizioni. Servono solo a far funzionare meglio la fabbrica, senza intaccare nessun diritto».
L'ITALIA? «DIFENSIVA E IMBARAZZATA» - «Per accontentare tutti, in Italia abbiamo sempre accettato compromessi e mediazioni e abbiamo sempre esaltato forme di attività corporative che hanno minimizzato il cambiamento», è infine l'analisi di Marchionne. Un atteggiamento «che ha frenato l'Italia nel diventare un paese competitivo. È questo atteggiamento che rende gli investimenti stranieri in Italia scarsi e rari e che, per lo meno in parte, continua a tenere l'Italia in posizione difensiva e imbarazzata verso il resto dell'Europa, come abbiamo visto in maniera eclatante».
(Fonte: www.corriere.it - 24/10/2011)

1 commento:

  1. Quanto mi ritrovo in questo amaro sfogo di Marchionne sulle accuse di anti-italianità e nella sua analisi di ciò che nei fatti e nei comportamenti è anti-italiano. Italia difensiva e imbarazzata? Aggiungo anche fortemente divisa e smarrita difronte a chi sta le chiedendo di rendere conto del proprio debito. Ricordo un altro appropriato commento di Marchionne che ha affermato che la credibilità e il gioco di squadra aiutano a far crescere la reputazione di un paese.

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