giovedì 31 luglio 2014

Ram ProMaster City, il Doblò per gli U.S.A.


Un altro pezzo da novanta di Fiat Professional si trasferisce negli U.S.A. . È la volta del Doblò, che si si chiamerà Ram ProMaster City, riprendendo il nome del fratello maggiore Ducato in stile americano, come Ford Transit Connect, Chevrolet City Express e Nissan NV200, sui diretti concorrenti. Fiat ha sempre tenuto gelosamente per se il Doblò fino all’ultima serie che è stata condivisa con la Opel ed adesso arriva la notizia dello sbarco negli U.S.A. . Sarà offerto in 6 configurazioni, dal cargo al combinato con le grandi superfici vetrate. Proprio come in Italia ci sarà il passo lungo ed il tetto alto. Dalle immagini diffuse si nota subito la differenza nei gruppi ottici e nel nuovo paraurti all’anteriore. Viene quasi il dubbio che negli U.S.A. sarà anticipata la nuova serie. Negli Stati Uniti c’è una concezione diversa del propulsore ed infatti sul Ram ProMaster City sarà montato un 2,4 litri Tigershark a 4 cilindri in linea con tecnologia MultiAir2, lo stesso che equipaggia il Dodge Dart. Un propulsore da 178 cv e 236 Nm di coppia massima che viene tenuta a bada dal cambio automatico a 9 rapporti. La versione commerciale è a 2 posti mentre quella wagon ne ha 5. Così come il Fiat Doblò e l’Opel Combo, il RAM ProMaster City ha sospensioni bi-link al posteriore con molle elicoidali che assicurano un’ottima tenuta di strada ed un alto comfort di marcia. L’abitacolo è impreziosito da un display touch screen da 5 pollici con navigatore GPS e dal sistema UConnect. La lista degli optional non finisce qui e comprende molto per la sicurezza ma anche per l’estetica. Negli U.S.A. il Ram ProMaster City sarà disponibile entro la fine del 2014 nella sola versione benzina. Siamo sicuri che quando gli americani proveranno i motori diesel italiani non ne faranno a meno, viste le performance dei Multijet di Fiat.
(Fonte: www.theblazonedpress.it - 26/6/2014)

mercoledì 30 luglio 2014

Mirafiori: inaugurati gli uffici di "Officina 82"


Radici. È il sindaco Fassino, per primo, a parlare di radici. Ma evidentemente il termine è giudicato appropriato perché lo ripeterà, assediato dai giornalisti, anche l’ad di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne. E il concetto sarà ribadito pure dal presidente John Elkann: «In questo decennio abbiamo realizzato diversi interventi per recuperare alcune aree del comprensorio di Mirafiori. Con un obiettivo chiaro: accompagnarne l’evoluzione, collocandoci altre attività industriali accanto a quelle tradizionalmente legate al mondo dell’automobile. Progetti diversi per finalità ed estensione, ma che sono uniti dallo stesso significato: confermano l’importanza che Torino ha avuto, ha e avrà per Fiat-Chrysler».
La vecchia sede - Radici, appunto. Ora, è vero che «verba volant» e solo «scripta manent», ma altri 42 mila mq all’interno dell’«antica» Officina Meccanica trasformati in uffici per accogliere oltre 1.500 persone fino a ieri ospitate nell’edificio di corso Ferrucci, e in affitto perché di proprietà di «Beni Stabili», qualcosa in più varrà, o no, di uno «scripta»? Marchionne, che come tutti gli umani suda pure lui per colpa del maglioncino nero di cotone che sfoggia nonostante il caldo pesante che tiranneggia il centinaio di persone accorse davanti alla Porta 30 di via Plava, ingresso della rinnovata «Officina 82», quasi sospira, ma di soddisfazione, quando deve rispondere all’ennesima domanda sulle «Cassandre che lanciano allarmi sul destino dello storico stabilimento».
«Cassandre smentite» - «Oggi queste Cassandre hanno avuto un’altra bella risposta - dice - e tutto il resto sono chiacchiere. Guardate mi sono persino dimenticato quanto abbiamo speso per tutta la parte rinnovata che oggi avete potuto visitare. Anzi, forse sono stati circa 40 milioni che non crescono sugli alberi. Vedete, tutte le facciate sono state rinnovate, c’è l’Abarth, la New Holland, adesso anche Officina 82, non ci dobbiamo vergognare. Ma ora c’è tantissimo lavoro da fare all’interno». Sull’esterno, il colpo d’occhio per chi da anni, diciamo decenni, non si avvicinava a Mirafiori dal lato Sud, è una sorpresa. Probabilmente anche per il sindaco Fassino che ha ricordato come Mirafiori sia stato «uno dei luoghi fondamentali» della sua «formazione politica».
«Torino è strategica» - Probabilmente nel 1980, durante la vertenza conclusasi con la «marcia dei 40 mila», anche lui c’era e aveva visto le barricate ai cancelli dove oggi svettano colonnine dove le «officine» di una volta sono chiamate «loft». «Ricordo com’era Mirafiori e vedo com’è cambiata - ha detto il sindaco al momento del taglio del nastro - spesso ci dimentichiamo che la forza di un luogo di produzione è quella di essere costantemente capace di evolversi con la società. Qui un tempo era solo un luogo di produzione mentre oggi incorpora molte attività di carattere tecnico amministrativo, intellettuale, di progettazione». Per il sindaco («Sono tra quelli che non ha mai ceduto all’idea che la Fiat voglia andarsene da qui») l’inaugurazione di ieri è un altro importante argomento di conferma «di quanto Torino sia strategica per la Fiat che, anche oggi che è diventata un player globale, una nuova cosa sul mercato mondiale, ha bisogno di radici e Torino è la sua radice forte».
La scultura all’ingresso - Parole che con quelle di Marchionne ed Elkann planano su un pubblico fondamentalmente in grisaglia formato principalmente dall’establishment Fiat e da una nutrita pattuglia arrivata da Palazzo Civico: dagli assessori Lubatti e Lo Russo a mega dirigenti come il city manager Montanari o Bertasio. Tra di loro ad aggirarsi, c’erano ex sindaci come Valentino Castellani; imprenditori istituzionali come Carbonato o Marsjai e, diciamo, più colorati come Marco Boglione con gli occhi spalancati sui colori pastello che rendono elegante la fabbrica - lui che vive sull’edificio che un tempo era la sua fabbrica - mentre sui muri interni dell’ex-officina campeggiano cubitali citazioni, da Anatole France a Blaise Pascal: «Dobbiamo conoscere i nostri limiti, siamo tutti qualcosa ma nessuno di noi è tutto». Mentre all’esterno, due enormi pugni in pietra, scolpiti da Bruno Martinazzi su commissione degli Agnelli 40 anni fa, adornano l’ingresso: «Opera simbolica - la definisce Marchionne - un legame con lo spirito originario con cui fu creata: l’idea dell’impresa che come sintesi delle forze che convergono verso lo stesso obiettivo».
(Fonte: www.lastampa.it - 24/7/2014)

martedì 29 luglio 2014

Jeep Renegade: incontro a Palazzo Chigi tra Renzi, Marchionne e John Elkann


È stata presentata nella location di Palazzo Chigi la nuova Jeep Renegade, la prossima vettura nata all’interno del Gruppo FCA che, tecnicamente, sotto alcuni aspetti sarà anche un’anticipazione della futura Fiat 500X. Alla presentazione hanno partecipato il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, il Presidente di Fiat John Elkann e l’amministratore delegato Sergio Marchionne, insieme a tre operai rappresentanti della forza lavoro dello stabilimento di Melfi, dove la Renegade verrà prodotta. È stata ovviamente l’occasione per mostrare al pubblico la nuova Jeep, la prima che verrà prodotta interamente in Italia, e ribadire ancora una volta come, nonostante lo spostamento della sede che verrà ufficializzato il 1° agosto (legale in Olanda e fiscale nel Regno Unito), l’impegno dell’azienda in Italia rimarrà costante. Naturalmente le parole di Elkann e Marchionne, unite a quelle di Renzi, difficilmente non avrebbero potuto chiamare una risposta da parte della FIOM, che ha nuovamente richiesto un incontro al Governo per discutere del rilancio del settore automobilistico. La Jeep Renegade sarà un modello particolarmente importante per il Lingotto, in quanto verrà dotato di tecnologie particolarmente interessanti, anche per il segmento a cui fa riferimento. Sin dalle sue dimensioni sembrerebbe una vettura più orientata verso il mondo del SUV, ma proporzioni e impostazione fanno maggiormente il verso ai crossover. Oltre a ciò sarà utilizzata una speciale trazione integrale con sistema Jeep Selec-Terrain, oltre ad un dispositivo per la disconnessione dell’asse posteriore. Insomma, una lunga serie di extra davvero invitanti, che scopriremo pian piano nei prossimi mesi.
(Fonte: www.motorionline.it - 26/7/2014)

lunedì 28 luglio 2014

Financial Times: ipotesi di fusione FCA-PSA


Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi secondo le quali Volkswagen avrebbe avviato discussioni con Fiat-Chrysler per arrivare ad una fusione fra i due Gruppi, smentite poi seccamente da FCA, ora la nuova ipotesi è di un possibile accordo fra PSA (Peugeot-Citroën) e Fiat-Chrysler che se realizzata porterebbe alla creazione del quinto produttore mondiale di auto con una potenza produttiva di otto milioni di veicoli all'anno. Ma questa volta ad avanzare la proposta potrebbe essere stato il Gruppo guidato da Sergio Marchionne. Fonti ben informate, infatti, parlano sul Financial Times di discussioni informali già avviate nei mesi scorsi per valutare diverse opzioni strategiche anche allo scopo di ridurre la struttura costi e migliorare l'esposizione ai mercati emergenti. I colloqui sarebbero stati temporaneamente sospesi per il completamento dell'investimento del Gruppo cinese Dongfeng in PSA, e sono rimasto allo stadio preliminare. Ogni eventuale sviluppo non arriverebbe prima del prossimo anno. La fusione permetterebbe di unire la forza produttiva in Europa di Fiat e Peogeot insieme alla presenza sul mercato americano assicurata da Chrysler, mentre la presenza nel gruppo francese della cinese Dngfeng Motor consentirebbe una maggiore forza sui mercati emergenti, la Cina in particolare. Un portavoce di Fiat-Chrysler ha detto che al momento il Gruppo non è in trattative con PSA. "Abbiamo discussioni con tutti su progetti specifici" è stata la precisazione. Dunque anche se è ancora presto per valutare la portata di una clamorosa fusione fra i due Gruppi, va sottolineato che Fiat e PSA in passato hanno comunque già siglato intese su modelli condivisi per la realizzazione, ad esempio, dei monovolumi di taglia grande che hanno portato al debutto degli italiani Ulysse Fiat e Lancia Phedra e dei loro "gemelli" francesi Peugeot 807 e Citroën C8. Un'alleanza che si è via via estesa anche al settore dei veicoli commerciali con modelli progettati e realizzati su una base completamente condivisa. Passando alle gamme di modelli dei due Gruppi, è chiaro che in Europa esiste una evidente forma di sovrapposizione fra le gamme, ma non del tutto. E' vero infatti che i due Gruppi sono molto forti nei segmenti piccoli e medi, il che significa che si dovrà trovare una soluzione che non "cannibalizzi" le rispettive gamme, ma Peugeot e Citroen non sono forti quanto FCA nel settore dei Suv e crossover. E poi se è vero che Citroen ha avviato con successo la produzione di vetture "premium" con la linea DS, è altrettanto vero che FCA grazie a Alfa Romeo, ma soprattutto a Ferrari e Maserati ha una pacchetto di proposte all'altezza della migliore concorrenza. Passando alle aeree geografiche di competenza, mentre FCA è forte in Nord America e anche in Sud America, PSA può vantare una presenza già ben avviata in Cina grazie al partner Dongfeng. Insomma se sono rose fioriranno, ma di sicuro non sarà un problema che Fiat e Peugeot Citroën siano marchi di vocazione prettamente generalista.
(Fonte: www.motori24.ilsole24ore.com - 24/7/2014)

domenica 27 luglio 2014

Mediobanca: PIL dell'Italia a -7% senza FCA


Il trasferimento del quartier generale di Fiat-Chrysler in Olanda costerà all’Italia il 7,1% del Prodotto interno lordo. Tanto infatti vale il giro d’affari generato dal gruppo guidato da Sergio Marchionne secondo i calcoli del rapporto annuale sulle multinazionali di R&S Mediobanca. Dal quale emerge che senza il Lingotto il peso delle aziende globali sull’economia italiana scende dal 26,4% al 19,6 per cento. Contro, per esempio, il 57% del Regno Unito, dove Fiat si appresta a spostare la sua sede fiscale. Il trasloco da Torino ad Amsterdam, quindi, incide in maniera pesante sui dati macroeconomici del Paese. Proprio in una fase in cui le ultime rilevazioni dell’Istat smentiscono le previsioni di crescita del governo. Non solo: in base ai dati Mediobanca, l’Italia scivola in basso nella classifica europea del peso delle multinazionali di ogni Paese membro sul pil dell’Unione: la quota italiana, in particolare, crolla dal 7,5% al 5,5 per cento. Al vertice restano la Germania, che conta con le sue multinazionali per il 21,5% del pil europeo, la Gran Bretagna con il 24,4% e la Francia con il 15,3 per cento. Secondo quanto rileva il rapporto, poi, le multinazionali italiane offrono in proporzione meno opportunità di lavoro ai cittadini della Penisola: in Francia e Germania rispettivamente 13 e 9 cittadini ogni 1000 abitanti lavorano in una multinazionale, mentre in Italia sono solo 3 su mille. Nonostante aumentino l’impiego di forza lavoro, infatti, assumono di più all’estero e così il numero medio degli occupati nelle corporations nella Penisola passa, sempre senza Fiat, da 49.924 occupati in media a 36.992. Rispetto a Francia e Germania le multinazionali italiane hanno poi minore solidità finanziaria: i tedeschi, per esempio hanno il 38,7% di debiti finanziari, contro lo 0,2% nostrano. La produttività è in generale minore e il fatturato scende dell’1,5% nel 2013 senza Fiat-Chrysler. Stesso film per la redditività: il margine operativo netto della Penisola è del 5,2%, contro il 10% della Francia. La Germania è invece sempre in testa, in Europa, per solidità e produttività. Mentre nell’ultimo decennio, rispetto alle principali concorrenti europee, le multinazionali manifatturiere italiane hanno bruciato ricchezza per almeno venti punti rispetto a francesi e tedeschi, che hanno creato valore per i propri azionisti. Fiat, secondo lo studio, è cresciuta quasi esclusivamente grazie all’acquisizione di Chrysler, ma solo per dimensioni e vendite, mentre è arretrata in termini di redditività operativa. Per quanto riguarda il modello proprietario prevalente, inoltre, secondo il report in Italia il 51,5% delle aziende multinazionali, alle quali cui fa capo il 55% del fatturato, è controllato dallo Stato. La percentuale salirà al 70% se Fiat confermerà lo spostamento della sede in Olanda. L’altro numero rilevante è quello delle multinazionali a conduzione familiare, che in Italia sono il 46,7%, mentre la media europea è del 26,3 per cento. Con l’uscita di Danieli e Riva per l’Ilva commissariata, nel 2012 le multinazionali da 16 diventano 14. Nel 2013 al primo posto c’è Eni con 114,7 miliardi di ricavi, seguita da Exor con 113,7 miliardi, Enel a 77,3 miliardi e a distanza tutte le altre. In Europa, le multinazionali più grandi sono tedesche, con un numero medio di occupati che tocca i 140mila diepndenti. Continua, però, l’avanzata delle multinazionali asiatiche nel mondo, che superano per dimensione media da quest’anno le nordamericane. In generale, le multinazionali dei Paesi emergenti crescono più velocemente: oggi sono grandi circa il doppio rispetto a 9 anni fa e se mantenessero lo stesso ritmo, nel prossimo quinquennio le asiatiche diventerebbero le più grandi del mondo ed entro un ventennio anche le centro-sud americane supererebbero i giganti della triade Nord America-Europa-Giappone.
(Fonte: www.ilfattoquotidiano.it - 16/7/2014)

sabato 26 luglio 2014

Car sharing: a Torino c'è la Fiat 500 elettrica


L’offerta di car sharing nella città di Torino si amplia e si diversifica con novità interessanti come l’utilizzo in esclusiva europea della Fiat 500e, la piccola elettrica venduta fino ad ora negli U.S.A. . I clienti dell’auto condivisa di Car Sharing Torino potranno scegliere fra l’insolita auto a batterie (servizio denominato "Elettrico") e le modalità "Classico" per un percorso di andata e ritorno o "Andata" per un semplice viaggio a destinazione. Il tutto con la possibilità di sfruttare 75 parcheggi nella città di Torino e altri 16 nella prima cintura periferica e soprattutto 126 auto di 11 modelli diversi disponibili 24 ore su 24
19 Euro una tantum di iscrizione - L’iscrizione a Car Sharing Torino costa 19 euro una tantum, cui vanno aggiunti i costi di quota oraria e chilometrica sempre comprensivi di carburante e assicurazione. oltre a questo c’è il libero accesso alla ZTL, la sosta gratuita nelle zone blu e GTT e la possibilità di percorrere corsie e vie riservate. Per chi utilizza il servizio con più frequenza c’è anche l’abbonamento annuo da 59 Euro che garantisce tariffe agevolate di utilizzo, fino al 50%. Anche le aziende possono utilizzare il car sharing del capoluogo piemontese con l’abbonamento annuale impersonale da 100 euro che può essere usato da dipendenti diversi.
"Torino un modello di SMART city a livello Europeo" - La presentazione a Torino di quello che viene definito il car sharing 2.0 è stata accompagnata dalle dichiarazioni dell’Assessore Claudio Lubatti che dice: "Sono innovazioni estremamente importanti che, aumentando l’offerta ai cittadini, amplificano le possibilità di integrazione con il trasporto pubblico in un ottica di mobilità organizzata, sostenibile e che punta a far divenire la città di Torino un modello di SMART city a livello Europeo". All’amministratore torinese fa eco il consigliere delegato di CarCityClub, Marco Cordeddu: "E’ stato un grande sforzo organizzativo ma siamo convinti che grazie a queste innovazioni Car Sharing Torino riuscirà ad essere una vera alternativa di mobilità per la cittadinanza in termini di convenienza economica che di sostenibilità ambientale."
(Fonte: www.omniauto.it - 9/7/2014)

venerdì 25 luglio 2014

Comunicazione: FCA pesca in Tesla e Toyota


Ancora lavori in corso all'ufficio comunicazione di Fiat Chrysler Automobiles, anche se il mosaico della ristrutturazione si può dire quasi ultimato. Per i nuovi capi brand di FCA il coordinatore Claudio D'Amico ha deciso un profilo internazionale. E così a Maria Conti (designata a Fiat), in arrivo dalla bavarese BMW Group Italia dove era responsabile delle P.R. di Mini, si uniscono ora Roberto Toro, dall'americana Tesla, e Simona Magnarelli, con alle spalle una lunga esperienza all'ufficio stampa della giapponese Toyota Motor Italia. Toro si occuperà di Alfa Romeo, Magnarelli di Lancia e Mopar. D'Amico ha invece pescato in casa Lingotto per Jeep (Andrea Pallard) e Fiat Professional (Norman Winkler). Annunciate nelle prossime settimane altre novità.
(Fonte: www.ilgiornale.it  - 15/7/2014)

giovedì 24 luglio 2014

Fiat Freemont e Panda Cross: "effetto SUV"


Secondo il principio che tanti indizi fanno una prova è oramai indiscutibile che tutti i grandi costruttori hanno impostato strategie di prodotto che divagano rispetto alle rispettive tradizioni per indirizzarsi sempre di più verso modelli alternativi, di fatto o anche solo di nome. Spariti dal linguaggio comune termini classici come berlina, coupé o fuoristrada, è tempo di Suv, di crossover e di qualsiasi definizione indichi che la macchina in questione non è la solita. Questa fuga dalla normalità ha motivazioni che vanno oltre l’evoluzione del mercato e dei gusti del pubblico, per diventare «una questione di sopravvivenza in Europa», come sintetizza con una certa brutalità Jim Farley, executive vice president di Ford Motor Company con la responsabilità di vendite e marketing. Il senso di questa affermazione è che un costruttore di volume che nel vecchio continente si accontenti di fare il proprio mestiere di generalista, producendo e vendendo i modelli classici, non riesce più a far quadrare i conti e rischia un bagno di sangue finanziario appena il mercato rallenta. Il punto di vista coincide sostanzialmente con quello espresso da Sergio Marchionne sulla non opportunità di investire sulle solite auto ma di puntare su quelle che hanno qualcosa in più in termini di appeal e che, soprattutto, permettono di spuntare listini più alti sfuggendo alla concorrenza al ribasso. La ricetta Fiat maturata in questi anni ha oramai una direzione precisa, a cui corrisponde un obiettivo diverso dal passato e dalla vocazione storica del marchio, che di fatto ha abbandonato il cuore del mercato per cercare spazi e utili in quei settori dove dove la tirannia dei prezzi è meno vincolante. Quella che appare oggi una vera e propria corsa ai segmenti dei Suv e dei cosiddetti crossover è una risposta coerente con l’attuale situazione in Europa, con una gamma da rinnovare e la consapevolezza di non poter competere a livello globale con gli altri generalisti che vantano posizioni migliori nei grandi mercati emergenti (Cina in particolare) e quindi hanno maggiori possibilità di realizzare economie di scala. L’idea di Torino è invece quella di cercare di inseguire i marchi premium, i quali possono permettersi di spuntare prezzi più alti grazie al prestigio, cosa che non è realizzabile con il brand Fiat ma può riuscire sfruttando l’immagine forte di modelli come Panda e 500. Dato che il mercato chiede Suv e crossover, diventa più che sensato cavalcare la moda partendo da nomi famosi e così la raffica di cross, Panda Cross, 500X e Freemont Cross; con la missione di trovare spazio in un mercato affollato ma meno competitivo rispetto a quello dove agiscono modelli popolari come Punto e Bravo. Le armi scelte da Fiat-Chrysler sono quelle tipiche della creatività italiana, fatte di stile, di personalità e di tutto quello che occorre per distinguersi e il caso della Panda Cross è emblematico: una estremizzazione della più popolare delle Fiat, resa esteticamente spettacolare e con tutti i contenuti per farne una vera e propria citycar-fuoristrada, unica sul mercato. La Pandina assume infatti un look aggressivo e la meccanica di base della versione 4x4 è ulteriormente arricchita con il sistema di controllo della velocità in discesa e un assetto specifico con pneumatici maggiorati e altezza da terra aumentata. Anche le motorizzazioni sono state aggiornate e guadagnano 5 Cv (80 per il diesel Multijet e 90 per il TwinAir Turbo), mentre l’equipaggiamento di serie comprende specifiche finiture interne, sedili speciali, condizionatore e volante in pelle con comandi integrati. Dalla Panda in su il concetto cross appare oramai come una scelta strategica e la prospettiva di vedere in futuro una vera e propria gamma (a cui si andranno ad aggiungere la futura Alfa Suv e la Maserati Levante), che affiancherà quella dei Suv istituzionali con il marchio Jeep, sembra proprio confermarlo. Sulla nuova Panda Cross sono stati potenziati anche i due motori disponibili: il diesel Multijet 1.3 che ora arriva a 80 Cv il Twinair turbo che di cavalli adesso ne ha 90. La Panda Cross, vero e proprio piccolo Suv di casa Fiat, sarà in vendita da settembre con un listino che parte da 19.500 Euro.
(Fonte: www.repubblica.it - 21/7/2014)

mercoledì 23 luglio 2014

Dalla 500X alla Renegade, il futuro è questo


Resistere e provare a contrattaccare. Come? Facendo quello che fanno i concorrenti più attrezzati sul fronte dell’adeguamento dell’offerta a una domanda che tende ad avere un andamento ondivago e per giunta diventa sempre più esigente e sofisticata. Le versioni Cross della Panda e del Freemont stanno in questa strategia che rimane in ogni caso un pezzo del disegno complesso di consolidamento dei risultati acqusiti e di riposizionamento laddove questo deve ancora avvenire da parte di Fiat-Chrysler. Insomma un altro passaggio interlocutorio, questa volta importante, in vista del cambio di marcia previsto col nuovo piano presentato il 5 maggio a Detroit. Si comincerà a settembre e dall’Italia. Un avvio in parte annunciato ma non per questo meno atteso proprio perché è qualcosa che aiuta a prefigurare il futuro del gruppo guidato da Marchionne. Già vista in anteprima a marzo nella vetrina del salone di Ginevra, ai primi di settembre sarà presentata alla stampa internazionale la Jeep Renegade un modello del fortunatissimo marchio che verrà costruito a Melfi per essere venduto nei mercati di tutto il mondo con l’eccezione del Brasile che sarà servito dalla produzione del futuro stabilimento di Pernambuco ma fra due-tre anni. Questa vettura entrerà in produzione e in commercio in autunno e precederà di poco la presentazione annunciata per dicembre della 500X, altro piccolo Suv che uscirà sempre dalla fabbrica di Melfi e che utilizzerà il pianale della Jeep Renegade. Marchionne sa quanto sia importante indovinare la prima mossa e perciò è attento a partire col piede giusto, sfruttando seppure indirettamente, il vantaggio acquisito con l’operazione Maserati. L’idea di produrre modelli globali è stata acquisita come linea guida e il fatto che ciò avvenga in Italia, per la Renegade, così come è avvenuto per la Maserati di Grugliasco, può essere letto come una risposta che l’inizio di un nuovo rapporto tra questo paese e FCA. Dopodiché dall’anno prossimo si vedrà quali saranno gli altri passaggi quando saranno scoperti alcuni pezzi del mosaico che sinora sono stati poco chiari. Intanto sarà interessante sapere dove e a partire da quando saranno realizzati gli otto nuovi modelli che dovranno consentire all’Alfa Romeo di passare dall’attuale produzione annua di 75 mila a 400 mila vetture nel 2018. E qui torna in gioco l’Italia nel senso che se è vero che, ancora tre mesi dopo la presentazione del piano, a restare senza una missione definita sono in questo paese gli stabilimenti di Cassino e Mirafiori, è molto probabile che il primo dei due sarà destinato alla produzione delle nuove Alfa. E anche in tal caso si deve presumere che i modelli che usciranno da questa fabbrica saranno in larga parte destinati a un mercato globale. Quanto a Mirafiori, dove ancora si produce l’Alfa Mito destinata a uscire di scena, l’unica cosa certa è che verrà in parte utilizzata per la produzione del Suv Maserati Levante il cui esordio è stato fatto slittare al 2015. Forse quando ciò accadrà sarà possibile conoscere anche la missione più dettagliata di Mirafiori. Sinora si è parlato vagamente di modelli Suv dell’Alfa, ma da Torino e da Detroit non sono venute conferme. Perciò, meglio limitarsi alle certezze e queste per il momento si chiamano Jeep Renegade e 500X. La Jeep Renegade, il primo modello del marchio U.S.A. di proprietà Fiat che verrà prodotto in Italia a Melfi da dove uscirà anche la Fiat 500X.
(Fonte: www.repubblica.it - 21/7/2014)

martedì 22 luglio 2014

VW-FCA (2): ha vinto la "linea Winterkorn"?


L'indiscrezione riportata dal mensile tedesco Manager Magazin sul progetto di Ferdinand Piëch (nella foto) di acquistare Fiat Chrysler Automobiles ha fatto trasparire, secondo i maggiori commentatori del Paese, che alle manie di grandezza del patriarca di Volkswagen, abbia prevalso all'interno del gruppo di Wolfsburg il pragmatismo dell'amministratore delegato Martin Winterkorn, da oltre sette anni alla guida del colosso dove resterà probabilmente fino al 2018. Winterkorn, infatti, punta a dare la precedenza a una radicale cura dimagrante dell'organizzazione del gruppo e a rimandare per il momento piani di nuove acquisizioni. Chi conosce bene il carattere di Piëch e anche della moglie Ursula, che gli è sempre accanto nelle più importanti decisioni con un ruolo che nessuno sa ben definire, non ha difficoltà a capire come al nipote del creatore del mitico «Maggiolino» possa piacere l'idea di mettere le mani su una perla come Jeep, marca che sul mercato tedesco sta andando a vele spiegate sotto la regia di Fiat. E, soprattutto, accarezzi l'idea di impossessarsi dell'efficiente rete di distribuzione di Chrysler negli U.S.A., in grado di risolvere una volta per tutte le difficoltà del gruppo sul grande mercato nordamericano, il tallone d'Achille di Volkswagen. Ma anche Alfa Romeo continua a essere il grande sogno di Piëch, marchio che per qualche momento in passato era apparso quasi a portata di mano. Senonché il costo che i tedeschi dovrebbero affrontare per l'acquisto di Fiat Chrysler Automobiles potrebbe essere troppo alto per un gruppo, quello guidato da Winterkorn, che già fa trasparire preoccupanti sintomi di pesantezza organizzativa. Secondo colosso al mondo, dopo la giapponese Toyota, Volkswagen con le sue 12 marche produrrà nel 2014 circa 10 milioni di veicoli, con quasi 600mila addetti e un giro d'affari intorno a 200 miliardi. Far salire a bordo della corazzata anche FCA potrebbe significare imboccare la stessa strada di quella colossale «Welt Ag» (Società per azioni mondiale) che la rivale Daimler, alcuni anni fa, si vantava di aver creato con il blitz su Chrysler. Un sogno che l'allora numero uno del gruppo di Stoccarda, Jürgen Schrempp, si affrettò a rimettere nel cassetto appena in tempo per evitare il disastro. E la stessa cosa potrebbe accadere oggi per Wolfsburg. Con l'acquisto di FCA, il numero delle marche sotto il tetto di Volkswagen salirebbe a una ventina, ed è molto probabile che nell'attuale momento, caratterizzato da una fase di pesanti innovazioni tecnologiche - una sorta di rivoluzione rafforzata anche dalla digitalizzazione dell'auto - i tedeschi non possano permettersi una simile politica di espansione. Più saggio e urgente, lasciando per ora da parte gli ambiziosi progetti di Piëch, è dare precedenza alla linea Winterkorn: risparmiare 5 miliardi l'anno soltanto per la marca Volkswagen con un radicale riordino che consenta di guadagnare di più per ogni auto venduta, invece che cercare di vendere sempre più vetture con un ritorno però più povero.
(Fonte: www.ilgiornale.it - 20/7/2014)

lunedì 21 luglio 2014

VW-FCA (1): smentito un possibile acquisto


La notizia è di quelle che potrebbero sconvolgere il mondo dell'automobile: secondo il giornale tedesco Manager Magazine, Volkswagen sarebbe stata pronta ad acquisire una parte di Fiat Chrysler Automobiles. Il mensile ha anche parlato di incontri tra il socio di riferimento della casa tedesca, Ferdinand Piech, ed alcuni esponenti della famiglia Agnelli. Lo spunto base per il tentativo di acquisizione sarebbe stato l'intenzione del Lingotto di non occuparsi più del comparto auto da strada per concentrarsi sul segmento alto rappresentato in primis dalla Ferrari. In realtà le cose sono molto più complicate, innanzitutto per condurre in porto una simile operazione Volkswagen dovrebbe spendere una cifra molto alta di cui certamente in questo momento il gruppo tedesco non dispone, anche a causa delle recenti acquisizioni Scania e Man. Inoltre, sembra che l'amministratore delegato dei FCA, Sergio Marchionne, abbia altri obiettivi o perlomeno altre idee anche per condurre una trattativa simile. Al momento quindi le cose non dovrebbero subire alcun mutamento. A rafforzare questa ipotesi, anzi a renderla di fatto definitiva, è tempestivamente giunto un comunicato stampa di Exor, la società controllata dalla famiglia Agnelli che detiene anche un quota di maggioranza in Fiat, in risposta ad una richiesta di chiarimenti da parte della Consob, la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa, e che seccamente smentisce qualsiasi trattativa: «Dichiarazione di un portavoce Exoe, su richiesta di Consob: Non vi sono discussioni con Volkswagen sulla cessione della nostra partecipazione in Fiat».
(Fonte: www.automania.it - 20/7/2014)

domenica 20 luglio 2014

UE (2): FCA e Ford chiedono una drastica riforma del settore auto


Una riforma "drastica" e "genuina" dell'Unione Europea affinché si dia sostegno all'impenditoria del continente, dove prevale l'impressione che si stia perdendo competitività su scala globale. E' quello che chiedono i produttori d'auto attivi nel Vecchio Continente - Ford e Fiat-Chrysler in primis - mentre la nuova Commissione a Bruxelles sta prendendo forma tra le polemiche legate alla designazione a presidente di Jean-Claude Juncker. Lo scrive il Financial Times. Mentre lavora alla quotazione della nuova Fiat Chrysler Automobiles, Sergio Marchionne - amministratore delegato di Fiat e Chrysler - ha lanciato un avvertimento: Juncker "è la continuazione di come Bruxelles è ora. Non si vedrà un cambiamento drastico a Bruxelles e le persone sono stanche di Bruxelles". Stando al quotidiano finanziario, per il manager italo-canadese si rischia di aumentare ulteriormente il discontento su come è gestita Bruxelles: "Credo che in Europa ci sia un'incredibile resistenza, su più fronti, sulla continuazione di una struttura a Bruxelles guidata dalla Germania e influenza dalla Germania", ha detto Marchionne in un recente meeting. E' alla luce di tutto questo che Marchionne dice di comprendere, secondo l'FT, la posizione del premier britannico David Cameron, che ha fallito nell'impedire l'indicazione del lussemburghese Juncker alla presidenza della Commissione UE (su 28 Stati, Regno Unito e Ungheria hanno votato contro). Per Marchionne, dice l'FT, "la Commissione deve attraersare cambiamenti drastici". Stephen Odell, a capo delle attività europee di Ford, rinforza la tesi di Marchionne facendo pressioni affinché ci sia "un nuovo corso genuino per l'Europa". Lo ha fatto, spiega l'FT, in una lettera inviata a Juncker e ai leader dei Paesi UE. In essa chiede un ripensamento di come la legislazione, gli accordi commerciali e le regole sono messi a punto per permettere all'industria europea di crescere. "Cè bisogno di un nuovo approccio dall'alto della nuova leadership nella Commissione e Parlamento UE e che sia sostenuto completamente da tutti gli Stati membri", ha scritto il britannico Odell.
(Fonte: http://america24.com - 10/7/2014)

sabato 19 luglio 2014

UE (1): FCA si aggiudica il bando per le auto del semestre di Presidenza italiana


Dimmi cosa guidi e ti dirò chi sei, dicono i sociologi: niente di meglio, quindi, che far viaggiare le Delegazioni e le Autorità nazionali ed europee legate alla Presidenza italiana del Consiglio dell'Unione Europea con macchine italiane, Fiat ovviamente. Questo il nuovo "colpo" di Fiat-Chrysler che si è aggiudicato il bando di gara del Ministero degli Esteri per la fornitura di automezzi, a titolo di comodato gratuito, della Presidenza UE. Sembra una cosa da poco ma non è così perché il Gotha della politica internazionale viaggerà su Panda, 500L e Ducato e in occasione della prima riunione informale dei ministri di Giustizia e Affari interni, la flotta di veicoli italiani ha già avuto il suo primo battesimo. Imponente lo sforzo: parliamo di 50 500L e 20 Minibus Fiat Nuovo Ducato, più una "testimonial" Panda. Furba la scelta delle motorizzazioni: le auto tutte a doppia alimentazione Bi-Fuel metano/benzina e i Ducato con alimentazione Turbo Diesel con iniezione diretta Multijet "Common Rail" a geometria variabile. Gestita dalla Leasys, questa flotta è unica anche negli allestimenti: tutti i veicoli sono di colore grigio e sono contraddistinti dal logo del Semestre italiano di Presidenza. Insomma, dopo il 9° Summit Mondiale dei Premi Nobel del 2008 a Parigi, il G8 del 2009 a L'Aquila, l'anniversario dell'Unità d'Italia nel 2011 e l'Official Global Partner di Expo 2015, ora Fiat-Chrysler è ancora protagonista nei grandi appuntamenti istituzionali italiani ed internazionali.
(Fonte: www.repubblica.it - 8/7/2014)

venerdì 18 luglio 2014

FCA parteciperà al Milano Auto Show


Alla fine il sì di Fiat Chrysler Automobiles è arrivato. Il Milano Auto Show sarà il primo Salone internazionale dell'auto al quale la neonata FCA prenderà parte. È stato, comunque, un sì sofferto dopo l'iniziale chiusura del Lingotto ad aderire all'esposizione organizzata dalla Promotor di Alfredo Cazzola in collaborazione con Fiera Milano. Un no, al di là di ipotetiche pressioni politiche torinesi (il sindaco Piero Fassino, ndr) emerse lo scorso novembre, probabilmente motivato anche dalle tensioni di quel periodo tra la Fiat e il fondo americano Veba per chiudere il cerchio su Chrysler. Definita la fusione che porterà in ottobre FCA a Wall Street, ecco il cambio di strategia da parte del Lingotto e il sì alla rassegna in programma dall'11 al 21 dicembre nel polo fieristico di Rho nonché battistrada dell'Expo 2015. «FCA parteciperà con tutti i suoi marchi - gongola Cazzola -; questa decisione è arrivata nella fase organizzativa più importante e agevola la scelta di molte case che avevano recepito con interesse il nostro progetto. Il sì di FCA, inoltre, è un segnale importante di vitalità del gruppo nell'interesse di tutti». E l'ad di Fiera Milano, Enrico Pazzali: «Il sì del gruppo automobilistico leader in Italia rappresenta un importante segnale di fiducia e riconferma la volontà espressa da Sergio Marchionne di scommettere sul Paese. C'è comunque ancora tanto lavoro da fare». Finora i padiglioni di Fiera Milano riservati all'evento sono quattro, e l'auspicio - grazie all'importante effetto locomotiva di FCA - è ovviamente di aumentarli (l'Eicma, l'ormai consolidato Salone mondiale della moto, ne occupa 8). Il Milano Auto Show, comunque, in attesa che alla fine di luglio l'organizzatore Cazzola abbia in mano i contratti firmati delle case automobilistiche aderenti, avrà tra le novità «extra prodotto», una serie di eventi che coinvolgeranno il Quadrilatero della moda, Zona Tortona e Brera. Le manifestazioni del Milano Auto Week, come è stato denominato il «fuori-salone», si svolgeranno sotto la direzione artistica del gruppo Condé Nast, lo stesso che edita il magazine Vogue diretto da Franca Sozzani. Motori-Moda-Multimedialità-Milano, dunque: l'Auto Show, la cui formula, Cazzola ribadisce essere «la più bella del mondo», sarà all'insegna di queste quattro «M». «L'evento - sottolinea il presidente di Promotor - avrà una sua specificità e dopo l'ok ricevuto l'altra sera da Fiat Chrysler Automobiles conto sulla presenza dell'amministratore delegato Marchionne. Il Milano Auto Show, inoltre, visto che si svolgerà nei giorni precedenti la chiusura del 2014, sarà anche una grande prova generale di Milano in vista dell'Expo del 2015. E l'automobile sarà la vera regina». Cazzola sottolinea infine la fattiva sinergia tra Promotor e Fiera Milano: «L'ad Pazzali ci è stato molto vicino e, fin da subito, abbiamo avviato con lui un'azione improntata sulla credibilità e sul rispetto reciproco». Per tutto luglio Promotor («ci abbiamo investito svariati milioni di euro», ricorda l'organizzatore») proseguirà a illustrare nel dettaglio, alle società, i contenuti e le idee elaborate dal team di esperti. Quindi il rush finale che porterà Milano a ricongiungersi con l'auto. «Ci auguriamo che il sindaco Giuliano Pisapia sia dei nostri», conclude Cazzola.
(Fonte: www.ilgiornale.it - 5/7/2014)

giovedì 17 luglio 2014

Accordo FCA-Accenture per la prossima generazione dei servizi Uconnect in EMEA


Accenture ha iniziato a lavorare con il gruppo Fiat-Chrysler per sviluppare la prossima generazione di servizi connessi per i sistemi Uconnect in EMEA (Europa, Medio Oriente e Africa). I sistemi Uconnect sono integrati nei veicoli del gruppo Fiat-Chrysler per fornire agli automobilisti funzioni di comunicazione, intrattenimento e navigazione rimanendo concentrati sulla guida. “Accenture e il gruppo Fiat-Chrysler stanno insieme progettando, realizzando e gestendo le attività tecnologiche e la piattaforma mobile che permetteranno di fornire la prossima generazione di servizi connessi per i sistemi Uconnect di Fiat-Chrysler in Europa” ha dichiarato Luca Mentuccia, Global Senior Managing Director di Accenture. “L’implementazione utilizzerà asset e competenze della Connected Vehicle Business Service di Accenture, che può aiutare le case automobilistiche a realizzare i sistemi di bordo e di back-end necessari ad avere veicoli connessi e può anche realizzare l’integrazione con i fornitori di contenuti, di dati diagnostici sul veicolo in tempo reale e la gestione completa del programma” ha aggiunto.  Accenture è un’azienda globale di consulenza direzionale, servizi tecnologici e outsourcing che conta circa 289 mila professionisti in oltre 120 paesi del mondo. Combinando un’esperienza unica, competenze in tutti i settori di mercato e nelle funzioni di business e grazie ad un’ampia attività di ricerca sulle aziende di maggior successo al mondo, Accenture collabora con i suoi clienti, aziende e pubbliche amministrazioni, per aiutarli a raggiungere alte performance. A livello globale, i ricavi netti per l’anno fiscale 2013 (settembre 2012-agosto 2013) ammontano a 28,6 miliardi di dollari. La Connected Vehicle Business Service di Accenture fornisce soluzioni di bordo e di connettività, piattaforme telematiche e integrazione dei dati, nonché servizi end-to-end ad aziende del settore automobilistico, industriale, fornitori diretti, società del settore telecomunicazioni e compagnie d’assicurazione. Avvalendosi di soluzioni e attività create e sviluppate internamente, Accenture progetta, realizza e gestisce una serie di servizi tecnologici per migliorare l’esperienza del cliente finale e creare efficienze in ambiti quali il monitoraggio in tempo reale e la manutenzione predittiva. I costruttori possono beneficiare di nuovi flussi di ricavi generati dal modo in cui Accenture applica gli analytics e dalle sue capacità di miglioramento dei processi, della gestione dei programmi e della integrazione per i fornitori terzi. La piattaforma di Accenture Mobility Managed Services può aiutare i clienti nel lancio e posizionamento di offertedi mobilità in modo rapido e su base di costi variabili. La piattaforma, basata su standard e a sviluppo aperto, è disegnata per aiutare a ridurre le complessità attraverso architetture modulari, pre-integrazione con operatori di rete, produttori di dispositivi e sviluppatori di applicazioni.
(Fonte: www.blogmotori.com - 21/6/2014)

mercoledì 16 luglio 2014

Fiat Professional: nuovo Fiat Ducato, "A new generation at work"


Partita la campagna pubblicitaria per il lancio sul mercato europeo del Nuovo Fiat Ducato, caratterizzata dal claim “A new generation at work”, una nuova generazione al lavoro. Gli spot internazionali, a cura dell’agenzia Leo Burnett, sono incentrati proprio sui lavoratori, quegli uomini e quelle donne che grazie al loro impegno portano il progresso tecnologico nelle case di tutta Europa: “cablando strade per farci comunicare attraverso le e-mail o lavorando ad altezze impossibili in cima a pale eoliche, affinché il vento possa trasformarsi nella luce che illumina le nostre case. Questi uomini, con la loro fatica e la loro professionalità, lavorano per un nuovo futuro e, per questo, meritano più tecnologia, più efficienza, più valore: è quello che promette e mantiene il Nuovo Ducato”, spiegano da Fiat. Declinato in più soggetti e girato da Maki Gherzi per la casa di produzione Bedeschifilm, lo spot in onda in questi giorni sui vari mezzi di comunicazione chiude con il claim di campagna, “A new generation at work”, che celebra il lavoro di questi professionisti e la nascita di un Nuovo Ducato a loro dedicato. In particolare il Nuovo Ducato offre “più tecnologia rispetto al passato, con soluzioni intelligenti per migliorare il lavoro e la vita a bordo, come i nuovi ausili per la guida, i nuovi strumenti di connettività e i nuovi dispositivi per le flotte. Più efficienza, grazie al miglior carico utile e portata sugli assi per i veicoli a ruota singola, i migliori consumi e le più basse emissioni del segmento unite alle elevate prestazioni della gamma motori Multijet di ultima generazione. Più valore, grazie ad una progettazione mirata alle esigenze dei clienti e degli allestitori, al miglioramento della qualità, della durata e delle performance con la conseguente riduzione dei costi di manutenzione/riparazione e aumento del valore residuo”, come assicurano da Fiat. Gli spot sono visibili anche sul canale Youtube Fiat Professional Official. Per richiedere una prova su strada, saperne di più o fare un preventivo del Nuovo Fiat Ducato si può consultare il sito www.fiatprofessional.it.
(Fonte: www.repubblica.it - 3/7/2014)

martedì 15 luglio 2014

Fiat & SUV: cresce l'attesa per la 500X


E’ l’auto dell’anno, non ci sono dubbi. Prima ancora di rivelarsi, l’attesissima Fiat 500X (ma sarà davvero siglata davvero così? le sorprese sono possibili fino all’ultimo) è il modello sul quale si concentrano le attenzioni in particolare del “Made in Italy” visto che si tratta della versione crossover o Suv di un modello di grande successo, anzi di una famiglia di varianti fra le più gettonate a livello internazionale, quella del “cinquino” che il 4 di luglio di ogni anno festeggia il primo compleanno di una lunga storia, nata nel lontano 1957 con il lancio di una vettura che avrebbe segnato un’epoca ed il cui ricordo sarebbe rimasto come una traccia indelebile nel cuore di tutti gli italiani fino ad oggi. Era la nuova 500, chiamata a sostituire l’ormai obsoleta Topolino che ormai non incontrava più i favori del pubblico che, invece, cercava anche in una piccola automobile l’ergonomia e la praticità oltre che l’economia di gestione tipica dei prodotti più moderni. Una storia di successo arrivata fino ai nostri giorni con un’abile operazione di marketing ha rilanciato in chiave evoluta un prodotto che allora segnò un’epoca e che oggi rivive in una volutamente somigliante esecuzione stilistica, per far battere ancora una volta il cuore a tutti quelli che hanno posseduto una “vecchia” 500, l’anno guidata, vissuta, ammirata e desiderata. Su questa leva emozionale del “filone nostalgia” è basata tutta la filosofia del pensiero modello del brand italiano che ha giustamente puntato a creare così un “istant classic” come già lo era stata la Mini “Made in BMW”. A livello stilistico la nuova Fiat 500X richiama esplicitamente i tratti estetici distintivi della 500, mentre per quanto riguarda la meccanica sarà offerta sia nella variante a trazione integrale, particolarmente indicata a chi cerca un veicolo agile per il fuoristrada leggero, sia nella versione a sola trazione anteriore. Il nuovo Suv Fiat 500 X sarà un veicolo globale, perchè la commercializzazione è prevista in numerosi mercati anche al di fuori dell'Europa, compresi diversi ambiti emergenti su cui Fiat punta molto come il Brasile e la Russia. Fiat 500X, ma anche Jeep Renegade sono le due auto, anzi le due “sorelle”, quasi gemelle più importanti di Fiat, anzi di FCA, ovvero della nuova e globale Fiat Chrysler Automobiles. I due modelli, infatti, sono al centro della strategia del Gruppo guidato dal CEO Sergio Marchionne che punta molto sul loro apporto anche in termini di unità vendute. Entrambe, infatti, nascono da un progetto comune, piattaforma e motori sono gli stessi, così come la location che li produrrà, Melfi. Diversa anche la "mission" dei due modelli: più rivolta ai fuoristradisti la Renegade, più ai modaioli la 500X. I due nuovi modelli, in ogni caso, si inseriscono in un settore tra i più gettonati in assoluto. Infatti in un mercato che stenta a riprendere quota, crossover e Suv sono cresciuti costantemente a doppia cifra negli ultimi sette anni. Tutto, però, è da ricondurre a quell’auto chiamata 500X, il modello dell’anno per Fiat, ma anche quello destinato ad incrementare ulteriormente l’interesse per i crossover o Suv. Questione di pochi mesi...
(Fonte: www.metronews.it - 3/7/2014)

lunedì 14 luglio 2014

FCA: con la fusione gli Agnelli possono salire al 46% dell'assemblea


I diritti di voto della famiglia Agnelli in Fiat, una volta completata la fusione con Chrysler e nella nuova Fiat Chrysler Automobiles (FCA) di diritto olandese, potrebbero salire dal 30,05% al 46% in assemblea. E' uno dei risvolti dell'istituzione di un programma di "fedeltà" degli azionisti, per come emerge dai documenti sulla fusione depositati dal gruppo automobilistico presso la Sec, l'Autorità degli Stati Uniti di vigilanza sui mercati finanziari. Nel prospetto che la fusione, infatti, si dettaglia il meccanismo che assegna diritti di voto doppi agli azionisti che aderiranno all'operazione, oppure ai nuovi azionisti FCA che deterranno i titoli del gruppo auto per tre anni. In sostanza, chi ne farà richiesta all'assemblea straordinaria programmata per l'1 agosto potrà ricevere due diritti di voto in ragione di un'azione ordinaria detenuta. Le nuove azioni FCA verranno assegnate in rapporto di un titolo per ogni vecchia azione ordinaria Fiat detenuta, salvo il diritto di chiedere il recesso. Questo, in base all'andamento del titolo negli ultimi sei mesi, è fissato a 7,727 euro (il titolo Fiat quota attualmente a 7,39 euro). L'esborso massimo fissato per pagare i recessi è di 500 milioni di euro, pari a circa l'8% del capitale (se si esclude Exor, la holding degli Agnelli). Nel documento si spiega che se Exor sarà l'unico socio "storico" a richiedere i diritti di voto doppi (come ha già fatto), mentre nessun altro inoltrerà simile richiesta, in assemblea peserà appunto per il 46% del capitale. Qualora invece tutti gli attuali soci esercitassero questo diritto, il peso in assemblea resterebbe lo stesso di ora, cioè speculare rispetto al possesso del capitale ordinario. Una possibilità che mette al sicuro il controllo del gruppo automobilistico, che - come si dice nel documento stesso - renderà "più difficile per gli azionisti di FCA cambiare il management o rilevare una quota di controllo". Oltre a questi aspetti di governance, nel prospetto si ripercorrono le ragioni fiscali che porteranno la sede del gruppo - dal punto di vista dell'Erario - nel Regno Unito. Fiat annovera tra i possibili rischi il fatto che l'intento di essere trattata da entità fiscale UK fallisca la prova delle autorità, anche se per accedervi le basta che: la maggior parte dei board si tengano nella sede UK, con la maggioranza dei consiglieri presenti; i board nel Regno Unito affrontino discussioni "strategiche" per FCA e le sue controllate; i cda inglesi siano verbalizzati; almeno alcuni degli amministratori, con i loro staff, siano basati nel Regno Unito, dove devono esserci uffici di FCA.
(Fonte: www.repubblica.it - 8/7/2014)

domenica 13 luglio 2014

FCA: Fassino auspica investimenti a breve a Mirafiori


Dopo gli investimenti nella fabbrica ex-Bertone a Grugliasco, Fiat si prepara a fare un investimento non meno significativo a Mirafiori che mi auguro venga realizzato a breve". Così il sindaco di Torino, Piero Fassino che, parlando alla presentazione del libro 'Made in Torino - Fiat Chrysler Automobiles e il futuro dell'industria', ha auspicato che "la prossima assemblea dell'Unione Industriale di Torino venga tenuta a Mirafiori", dopo quella nella fabbrica Maserati di Grugliasco. La scelta dell'integrazione tra Fiat e Chrysler è stata definita "necessaria e quindi giusta" da Fassino. "Non ce n'era un'altra", ha aggiunto Fassino, per il quale la fusione tra Fiat e Chrysler "comporta necessariamente un processo di riorganizzazione che è stato accompagnato dalla scelta di puntare sul segmento del lusso, scommettendo su Alfa Romeo e Maserati". E meno male che c'è stato, ha concluso Fassino, altrimenti "staremmo parlando di migliaia di posti di lavoro che non ci sono più e forse di una Fiat che non esiste più".
(Fonte: www.borsaitaliana.it - 2/7/2014)

sabato 12 luglio 2014

Buon compleanno Dodge: il marchio sportivo di Chrysler festeggia i primi cento anni


Dopo Maserati anche un altro marchio della “galassia” di Fiat Chrysler Automobiles, Dodge, compie nel 2014 i suoi primi cento anni di attività. E se a Bologna erano stati i fratelli Alfieri a dar vita alla Casa del Tridente, a Detroit furono i fratelli John Francis e Horace Elgin Dodge - che fin da piccoli si occupavano di meccanica presso l'officina paterna - a trasformare nel 1914 la loro ditta (la Dodge Brothers Bicycle & Machine Factory) in Dodge Brothers Motor Vehicle Company. La nascita di questa Casa automobilistica pare essere legata al rifiuto da parte di Henry Ford, della cui azienda i fratelli Dodge erano stati azionisti con il 10% del capitale, di acquistare a sua volta la Dodge che era prima del 1914 solo un produttore di cuscinetti e altre parti meccaniche. La prima automobile Dodge debuttò nell'autunno di cento anni fa: era la Torpedo 30-35 a 5 posti. Era dotata di un motore 4 cilindri da 35 Cv e proponeva la grande novità rappresentata dall'avviamento elettrico al posto di quello a manovella, elemento che ne determinò un grande successo. Nel 1917 Dodge iniziò anche la produzione di mezzi da trasporto che furono impiegati dall'esercito americano durante la prima guerra mondiale, per poi debuttare sul mercato civile alla fine del conflitto.  Solo 6 anni dalla nascita della loro azienda automobilistica, nel 1920, entrambi i fratelli John Francis e Horace Elgin Dodge scompaiono a poca distanza di tempo l'uno dall'altro. Nel 1925 la Dodge Brothers Company venne venduta alla banca d'affari Dillon Read & Company (nota anche per il salvataggio della Goodyear) per 146 milioni di dollari, cifra elevatissima per il tempo che ne fece la più grande operazione finanziaria dell'epoca. Tre anni dopo, nel 1928, la Dillon Read cedette a sua volta la Dodge al Gruppo Chrysler, di cui il brand Dodge fa ancora oggi parte. Proprio FCA ricorda in questi giorni il valore di questa grande marca americana e le importanti tappe che hanno segnato i suoi primi 100 anni di storia: le innovazioni tecnologiche degli Anni '30 e '40, l'evoluzione del design degli Anni '50, l'eredità delle competizioni negli Anni '60, la corsa alle potenze elevate degli Anni '70, la ricerca dell'efficienza negli Anni '80 e l'incredibile evoluzione stilistica degli Anni '90.  Oggi Dodge si posiziona come marchio “performance mainstream” all'interno dell'offerta globale Chrysler nel mercato U.S.A. e negli altri Paesi in cui questo brand viene venduto. «Alla Dodge - ha detto Tim Kuniskis, presidente e CEO delle marche Dodge e SRT - non facciamo automobili qualsiasi, facciamo automobili “nervose”. Dodge si sforza di trasformare i veicoli di tutti i giorni in affermazioni della propria personalità. Le nostre - ha ribadito Kuniskis - sono moderne auto ad alte prestazioni in grado di offrire quella sensazione viscerale che ricorda gli acquirenti perchè si sono innamorati la prima volta della guida».  Oggi, a cento anni dalle prime “invenzioni” dei due fratelli John Francis e Horace Elgin, le Dodge - si legge nella nota dell'azienda - sono vetture compatte, minivan, crossover, suv full-size e soprattutto modelli sportivi con una tecnologia raffinata, caratteristiche “best in class” e grandi prestazioni. Ne è un esempio l'ultima nata: quella Challenger SRT che grazie al motore HEMI Hellcat 6.2, ora in variante sovralimentata da 707 Cv, si colloca al vertice delle cosiddette “muscle car” ed è in assoluto una delle più potenti auto stradali prodotte di serie.
(Fonte: http://motori.ilmessaggero.it - 5/7/2014)

venerdì 11 luglio 2014

CarPlay: FCA sceglie (anche) l'entertainment firmato Apple


A Cupertino fanno 29. Ecco quanti sono ora i marchi automobilistici che a partire dal 2015 lavoreranno sull'integrazione del sistema di infotaiment CarPlay, e quindi dell'iPhone, nei rispettivi cruscotti. All'elenco delle 20 aziende già partner di Apple, impegnatesi ad offrire ai clienti la possibilità di scegliere come opzione anche la soluzione della società della Mela, se ne sono aggiunte oggi nove e, in compagnia di Audi e Mazda, ci sono anche i marchi del gruppo Fiat, vale a dire Chrysler, Dodge, Abarth, Ram, Jeep e Alfa Romeo. Ferrari, la punta di diamante della casa italo-americana, aveva da subito sposato l'ingresso in campo di Apple nelle quattro ruote al pari di Hyundai, Mercedes, Volvo e Honda, mentre fra le case che hanno abbracciato il progetto di recente spiccano i nomi di Bmw, Nissan, Ford, Citroen e Kia Motors. Va detto a chiare lettere che la scelta di Fiat-Chrysler non è esclusiva, visto che il gruppo italo-americano ha aderito anche alla Open Automotive Alliance di Google per lo sviluppo di Android Auto. Per conoscere l'identità dei singoli modelli che sfrutteranno CarPlay, che verrà reso disponibile entro la fine dell'anno come aggiornamento del sistema operativo iOs 7, bisognerà aspettare ancora un pò e solo Audi ha confermato che le prime sue vetture con la tecnologia "in car" di Apple usciranno nel 2015. Da sottolineare che la casa dei quattro anelli è tra i membri fondatori della Open Automotive Alliance che mira a portare Android nel cruscotto. Le finalità del sistema nato in pancia al colosso californiano le ricordiamo subito: mettere a disposizione di chi ha in tasca un iPhone una "console", controllabile dal display della plancia o semplicemente attivando direttamente dal volante l'assistente vocale Siri, per effettuare chiamate, utilizzare le mappe di navigazione, ascoltare musica e accedere ai messaggi. Con solo una parola o un tocco oppure con manopole e sistemi di input scelti dai costruttori. Chi sta (anche) con Google Toyota, Bmw (che ha scelto di sviluppare un sistema proprio) e Daimler: sono solo questi, fra i grandi costruttori, i marchi che ad oggi non hanno stretto un accordo di collaborazione con il colosso di Mountain View per adottare la piattaforma Android. La Open Automotive Alliance, l'organismo nato per l'appunto con il fine di portare il sistema operativo mobile di Google all'interno degli abitacoli, si è via via allargata e accanto ai soci fondatori General Motors, Audi (come accenato sopra), Honda, Hyundai e Nvidia ha trovato l'adesione di Bentley, Fiat, Chrysler, Infiniti, Maserati, Mazda, Mitsubishi, Nissan, Renault, Seat, Škoda, Subaru, Suzuki, Volkswagen, Kia e Volvo. Marchi che a loro volta sono raggruppati in grandi gruppi che marca per marca possono differenziare i sistemi di bordo a secondo del Dna del brand. Come noto Google ha annunciato una soluzione ad hoc per gli sviluppatori, Android Auto, e l'intento è naturalmente quello di facilitare ulteriormente il cosiddetto "porting" dei servizi e delle app mobili della galassia di "Big G" e che risiedono su smartphone e tablet dentro le auto. Mettendo nelle mani dei conducenti, come nel caso di CarPlay, strumenti di controllo di tutto il sistema di infotainment basati sui comandi vocali. L'idea in comune sia di Google sia di Apple è mettere al centro del sistema di bordo lo smartphone che opererà cosi da cervello pensante di tutto l'infotainment di bordo. E qui emerge la prima criticità: adottando questa soluzione, gli utenti saranno vincolati ai device basati sul software di Google o di Apple e cosi gli tocca fare una precisa scelta di campo e se si considera che l'auto dura molto di più di un telefonino, e che l'utente dovrebbe rimanere vincolato a uno dei due "schieramenti" per anni e supportare magari elevati costi di aggiornamento, si può intuire come la strada per integrare gli smartphone a bordo deve passare da sistemi interoperabili, liberi, aperti e multi piattaforma. Ed è questo che alla fine vogliono fare i costruttori: dare più possibilità di scelta e tenersi i clienti, non regalarli ad Apple o a Google.
(Fonte: www.motori24.ilsole24ore.com - 1/7/2014)

giovedì 10 luglio 2014

Alfa Romeo: il ritorno del Quadrifoglio Verde


Una decina di nuovi modelli con un investimento di cinque miliardi di euro e un balzo in avanti della produzione da poco più di 70.000 unità all’anno a ben 400.000: un programma che definire ambizioso è un eufemismo e, per di più, da realizzare entro il 2018. Eppure, questi sono gli annunciati parametri di riferimento per il rilancio dell’Alfa Romeo, marchio destinato quindi ad assumere un ruolo di primaria importanza nell’ambito della strategia a medio termine del neonato gruppo FCA, Fiat Chrysler Automobiles, verso l’obiettivo annuale complessivo fissato a 7 milioni di auto dalle 4,3 milioni di oggi. Per il Biscione, significa non soltanto il riconoscimento del valore intrinseco di un blasone prestigioso, per troppo tempo messo in ombra, ma soprattutto la possibilità di competere ad ampio raggio con una gamma finalmente più ricca e tecnicamente raffinata, che vedrà l’arrivo anche di SUV e Crossover, di sportive di rango e di vetture a trazione posteriore, costruite in Italia e forti, al di là di qualche vincolo internazionale inevitabile, anche di qualificanti sinergie con Ferrari e Maserati. Intanto, per non perdere la mano e valorizzare al massimo i prodotti attuali, i tecnici Alfa Romeo hanno lavorato alle varianti più aggressive di Giulietta e Mito, quelle che, in ossequio alla tradizione, si fregiano del Quadrifoglio Verde, simbolo identitario dal 1923 dei modelli al top per potenza, prestazioni e vocazione agonistica del marchio. Base di partenza per la berlina media cinque porte in chiave anabolizzata il modello recentemente aggiornato: poco nell’estetica esterna, con modifiche soprattutto al frontale che adotta luci diurne a LED, mentre anche all’interno i miglioramenti sono di dettaglio. E la Giulietta Quadrifoglio non esagera nelle caratterizzazioni, limitandosi a qualche presa d’aria in più, calandra a nido d’ape da classica sportiva, pinze freno rosse e, naturalmente, cerchi abbondanti e il simbolo verde in evidenza sui passaruota anteriori. Nell’abitacolo, prevale il nero nelle finiture e i sedili sono profilati come si deve e rivestiti in pelle e Alcantara. Pezzo forte della vettura è comunque il motore, praticamente lo stesso della supercar compatta 4C: un sofisticato quattro cilindri in alluminio, turbocompresso e con alimentazione ad iniezione diretta di benzina, che pur con una cilindrata contenuta, 1.750 cc (numero carico di ricordi per gli appassionati), vanta 240 Cv e una coppia di 340 Nm; i progettisti, tra l’altro, sono riusciti a donargli una “voce” dal timbro corsaiolo, un valore che certo apprezzeranno i destinatari di un’auto dal così forte temperamento. Temperamento che non manca davvero alla Giulietta Quadrifoglio Verde, sottolineato dalla presenza del cambio a doppia frizione TCT a sei rapporti, con funzione launch-control per accelerazioni da fermo “effetto fionda” (senza pattinamenti si raggiungono i 100 orari in circa 6 secondi), e dal noto “manettino” DNA Alfa Romeo, che permette di selezionare tre parametri di guida (Dynamic, Natural, All Weather) agendo su controllo dello slittamento, erogazione della potenza del motore, comportamento dello sterzo e dei freni. Con tali alleati e i freni Brembo, la berlina del Biscione non si sente in difficoltà nemmeno fra i cordoli di una pista, facendo subito dimenticare il suo schema a trazione anteriore e facendo apprezzare la precisione estrema degli organi di direzione, una tesi di laurea con lode per i tecnici della casa e pedigree d’eccellenza per confrontarsi, senza troppi complessi d’inferiorità, con BMW M e Audi S. La velocità massima raggiungibile è nell’ordine dei 240 km/h, ma è forse più interessante notare che, scegliendo la taratura più soft, in fondo si può viaggiare con un comfort non disprezzabile per la categoria e sfruttare la buona abitabilità per quattro persone e la discreta capienza del vano bagagli. Un fiore all’occhiello per la gamma, dunque, proprio nell’anno che spegne le sessanta candeline per la prima Giulietta, presentata al Salone di Torino del 1954 in edizione Sprint coupé realizzata da Bertone, cui faranno seguito la Spider Pininfarina, la berlina e altre varianti leggendarie. Anche la versione Quadrifoglio Verde della Mito si aggiunge alla gamma del modello aggiornato e l’obiettivo è ancora la soddisfazione di palati che apprezzano la “cucina sportiva”, con il mirino puntato, in questo caso, su Mini Cooper e simili. Sotto il cofano, il quattro cilindri turbo 1.400 Multiair, già sulle “spinte” del gruppo Fiat, Abarth comprese, nella versione da 170 Cv. Riproposto l’abbinamento con il cambio a doppia frizione TCT a sei rapporti e con il DNA, qui impegnati ad esaltare l’estrema maneggevolezza della piccola tre porte del marchio, capace di raggiungere i 220 km/h e di passare da 0 a 100 km/h in 7,3 secondi. E non manca il dispositivo stop&start per contenere i consumi (in media 5,4 l/100 km). Su strada, il telaio della Mito dimostra di sopportare bene la “cura”, garantendo divertimento in sicurezza, vigilato dall’elettronica, e con un comfort accettabile. All’interno, spazio un po’ sacrificato e accessibilità limitata nella parte posteriore, rivestimenti in pelle e, fra gli optional, sedili sportivi con guscio in fibra di carbonio. Disponibili sul mercato da questo mese, le nuove Quadrifoglio Verde fanno pagare il simbolo, rispettivamente, 34.250 (38.750 per l’edizione speciale di lancio in 999 unità) e 23.500 Euro.
(Fonte: www.repubblica.it - 9/6/2014)

mercoledì 9 luglio 2014

Financial Times: FCA pronta ad acquisire Mitsubishi, Suzuki o Mazda per crescere?


FCA, la «Cenerentola» italo-americana del mercato dell'auto globale, per assicurare ai suoi investitori la crescita necessaria, pari al 10% l'anno per un mezzo decennio, dovrà per forza guardare a «un'altra grande operazione» dopo Chrysler. È la scommessa del Financial Times, che in un commento sulla Lex Column scommette su uno shopping in Giappone, notando come Mitsubishi abbia appena stretto un accordo di fornitura a Chrysler, ma citando anche possibili prede come Mazda o Suzuki, quest'ultima forte anche in India dove FCA ha una presenza scarsa.
(Fonte: http://motori.ilmessaggero.it - 6/7/2014)

martedì 8 luglio 2014

FCA: il 1° agosto le nozze Fiat-Chrysler


Fiat Chrysler Automobiles nascerà il primo agosto: il Lingotto ha convocato per quel giorno l’assemblea straordinaria chiamata a dare via libera al progetto di fusione per incorporazione di Fiat nella controllata olandese Fiat Investments, interamente di proprietà del Lingotto. Dal perfezionamento di questa operazione nascerà Fiat Chrysler Automobiles (FCA) che diventerà la holding del gruppo. Gli azionisti dovranno anche confermare nel consiglio di amministrazione Glenn Earle, nominato il 15 giugno al posto di Gian Maria Gros-Pietro. Quest’ultimo ha lasciato il cda il 23 giugno in seguito all’entrata in vigore della «Capital requirements directive IV», la direttiva che limita il numero delle posizioni in organi amministrativi di altre società che possono essere ricoperte da componenti di organi di gestione di gruppi bancari (Gros-Pietro presiede il consiglio di gestione di Intesa Sanpaolo). I dettagli del piano sono quelli resi noti dal Lingotto nei giorni scorsi. Dopo la fusione, gli azionisti Fiat riceveranno un’azione ordinaria di FCA per ogni azione Fiat ordinaria posseduta. Le azioni di FCA saranno quotate a Wall Street e, si prevede, anche sul mercato azionario telematico di Borsa Italiana. Il prezzo di liquidazione unitario delle azioni Fiat da corrispondere agli azionisti che avranno esercitato il diritto di recesso è pari a 7,727 euro, cifra che – spiega una nota diffusa dall’azienda – corrisponde alla media aritmetica dei prezzi giornalieri di chiusura pubblicati da Borsa Italiana nei sei mesi precedenti l’avviso di convocazione dell’assemblea straordinaria della Fiat. L’importo eventuale da pagare agli azionisti che eserciteranno il diritto di recesso non dovrà superare complessivamente i 500 milioni di euro. Giusto ieri pomeriggio il presidente della Fiat, John Elkann, ha sottolineato che dall’operazione di fusione nascerà una società «molto forte». Elkann ha partecipato, a Torino, alla presentazione del volume «Made in Torino? Fiat Chrysler Automobiles e il futuro dell’industria». Un futuro che sorriderà anche a Torino, ha spiegato il presidente di Fiat: «Abbiamo annunciato a maggio ad Auburn Hills il nostro piano dove vengono esplicitate in modo chiaro le missioni dei marchi e come l’Italia ne beneficerà». Intanto, sul versante Chrysler, arrivano buone notizie dal Canada: a giugno le vendite del gruppo sono aumentate del 3% rispetto allo stesso mese del 2013. Il marchio ha venduto a giugno 27.013 veicoli, confermandosi al vertice della classifica costruttori per i primi sei mesi del 2014. «Le ottime vendite del mese di giugno hanno contribuito al raggiungimento del miglior primo semestre dal 1988», ha dichiarato Dave Buckingham, direttore operativo di Chrysler Canada. Jeep, il marchio di Suv più venduto in Canada, ha registrato vendite pari a 6.817 unità e un record per il mese di giugno grazie alle vendite di Jeep Wrangler che hanno raggiunto le 2.553 unità. Le vendite del marchio Fiat hanno toccato quota 854 unità, segnando un incremento del 12% e un primato per il mese di giugno.
(Fonte: www.lastampa.it - 2/7/2014)

lunedì 7 luglio 2014

Nata il 4 luglio, anzi no: nessuna anteprima della Fiat 500X


Qualcuno ha creduto fino all’ultimo che oggi ci sarebbe stata una sorpresa, un piccolo colpo di scena per dare più forza e carattere alla presentazione della 500 X, una delle evoluzioni più rilevanti del modello che da solo è diventato l’immagine stessa della Fiat. Ma proprio questa volta non è successo nulla e quella di oggi è diventata per Torino, forse definitivamente, una giornata qualunque senza più alcun significato simbolico. Credo ricordino tutti che il 4 luglio è sempre stata una data importante e più che simbolica per la Fiat, e in un certo senso anche per il Paese. Era ed è l’anniversario della lancio della Nuova 500 cinquantasette anni fa, giusto nel 1957, quando la Fabbrica Italiana Automobili Torino rimetteva in moto l’Italia del dopoguerra, “quella” Italia ancora povera ma piena di grandi speranze alla vigilia dell’ormai imminente boom economico di cui proprio la Fiat fu protagonista di primo piano fino a divenire il punto di riferimento dell’industria italiana. Non a caso il 4 luglio del 2007 Sergio Marchionne fece organizzare la più fantasmagorica festa che Torino abbia mai visto, in omaggio al 50° anniversario e al contemporaneo lancio della 500, ancora una volta Nuova. Fu una festa addirittura sfarzosa fra fuochi d’artificio e coreografie acquatiche sul Po che fecero epoca. Poi, negli anni successivi ecco, una dopo l’altra e sempre nello stesso giorno le altre tappe di un modello che è diventato una famiglia eterogenea a molto allargata in attesa ora di crescere ancora con la famosa “X”. Solo una sigla che dovrà essere sostituita dal nome definitivo ancora misterioso per identificare la nuova crossover nata con lo stesso DNA della Jeep Renegade insieme alla quale verrà prodotta a Melfi. Per quanto se ne sa, la macchina è ormai pronta e la presentazione sembrava fissata per oggi come avevano confermato circa un mese fa anche dal Lingotto divenuto in questi giorni più che riservato sull’argomento trasformato di colpo in un piccolo “giallo” in salsa piemontese, mentre le voci di corridoio dicono che il debutto sarà riservato al Salone di Parigi a fine settembre. Sarà un caso, una coincidenza dovuta al susseguirsi degli eventi straordinari di casa Fiat iniziati già il primo dell’anno con l’annuncio della “fusione” Fiat-Chrysler e la nascita del nuovo acronimo FCA. Sta di fatto che proprio due giorni fa un comunicato dell’azienda ha annunciato la data dell’ultima assemblea italiana degli azionisti che avverrà il primo di agosto, sottolineando che “la notizia verrà pubblicata su un quotidiano nazionale il 4 luglio”. I soci dovranno approvare definitivamente (e non c’è dubbio che lo faranno) la fusione e il nuovo assetto con le sedi societaria e finanziaria ad Amsterdam e a Londra e di qui avviare la quotazione in Borsa a Wall Street mentre in Italia il listino figurerà sul “Mercato Telematico Azionario” gestito da Borsa italiana. In sostanza gli azionisti vedranno trasferite le proprie azioni ordinarie Fiat in altrettante azioni FCA di pari valore salvo la possibilità per quei soci che non fossero d’accordo di cederle al valore di 7,7 euro l’una (media del valore nei sei mesi precedenti). I tempi tecnici previsti sono relativamente lunghi ma l’obiettivo di Marchionne è di concludere questo ultimo importante atto entro la fine dell’anno. Sarà questo l’epilogo di una lunga storia italiana durata 115 anni, nata e vissuta integralmente nel cuore di Torino. Ed è fin troppo facile dire che dal prossimo anno il 4 luglio sarà per FCA soltanto l’ Indipendence Day, la festa dell’Indipendenza americana dal Regno Unito di Gran Bretagna, e di Sergio Marchionne da quella Italia che da dieci anni a questa parte gli sta tanto stretta.
(Fonte: www.autoblog.it - 4/7/2014)

domenica 6 luglio 2014

Il confronto: l'operaio in Fiat e Volkswagen


Vogliamo parlare di Europa partendo da due realtà produttive e di lavoro: Fiat (ormai FCA, cioè Fiat Chrysler Automobiles) e Volkswagen. Proviamo a metterle a confronto: un operaio che ruota su tre turni avvicendati di otto ore ciascuno guadagna, in Italia, circa 1.600 euro netti mensili, mentre in Germania ne intasca 2.600. A Mirafiori un addetto alla linea di montaggio lavora 15 minuti in più al giorno del suo collega tedesco. Inoltre, mentre in Italia Fiat sta ridimensionando i suoi stabilimenti perdendo ogni anno quote di mercato, Vokswagen è diventata leader in Europa e compete con la Toyota per la prima posizione mondiale. Questo esempio, solo apparentemente molto tecnico, dimostra come la sola questione del costo del lavoro, della flessibilità della prestazione o della libertà di licenziamento, non abbiamo niente a che fare con la competitività dell’impresa. Altri sono infatti i fattori determinanti. In Germania esiste una politica industriale di sostegno ai settori produttivi considerati strategici. Le imprese tedesche investono in innovazione di tecnologia e di prodotto. Quelle italiane nella automatizzazione a risparmio di manodopera (labour saving). Un altro dato di estrema attualità ci dice come, mentre in Italia il premier Renzi parla positivamente di uno sconto fiscale sulle buste paga di 83 euro netti mensili (l'equivalente di un rinnovo di un contratto nazionale di lavoro della durata di tre anni), Volkswagen abbia dato un premio speciale annuo di 6.200 euro ai propri operai, vale a dire di oltre 500 euro al mese. Un'altra differenza con la Germania è rappresentata dalla "mitbestimmung" (codecisione), pratica consolidata per grandi imprese e sindacati tedeschi, che ha notevolmente ridotto il livello del conflitto sindacale e aumentato la coesione sociale: in Italia siamo fermi ai diritti di informazione introdotti nella metà degli anni’70 nei contratti nazionali di categoria, a parte la direttiva sui Comitati aziendali europei. E se il libro di Bruno Trentin “Da sfruttati a produttori” negli anni '70 pose le basi del discorso della partecipazione dei lavoratori, quell'intuizione oggi rimane incompiuta e viene confusa con il concetto di inclusione dei lavoratori nei Consigli di amministrazione delle aziende, anziché della costituzione di Comitati di sorveglianza (alla tedesca), che li associno alle scelte strategiche delle imprese. Essendo abituato a far camminare le mie parole di pari passo con impegno e azioni in politica, tengo a ricordare come nella scorsa legislatura, insieme ad altri parlamentari del Pd, ho presentato una proposta di legge in materia di informazione e consultazione dei lavoratori: tale norma si applicherebbe alle aziende con più di 35 dipendenti. Nelle imprese con almeno 300 dipendenti e nelle società per azioni invece si propone di istituire un Comitato Consultivo composto da rappresentanti dei lavoratori. L’organo amministrativo della società, di sei mesi in sei mesi, trasmette al Comitato una relazione illustrativa della situazione economica, finanziaria, produttiva ed occupazionale. Il Comitato Consultivo esprime un parere preventivo e non vincolante e può formulare osservazioni e raccomandazioni sulle eventuali scelte di politica aziendale. Sul fronte occupazionale il Comitato può intervenire sugli ampliamenti o sulle modifiche delle attività aziendali o più in generale sulle dinamiche dell’organizzazione del lavoro con ricadute sull’occupazione e sulla mobilità dei lavoratori. Altro argomento di stretta attualità riguarda il sistema pensionistico: una delle più evidenti differenze tra il modello italiano e quello tedesco sta nel diverso regime fiscale con cui viene generato il montante contributivo dei lavoratori. In Italia, per i lavoratori dipendenti, corrisponde ad un terzo della retribuzione (pari al 33% di contributi versati), mentre in Germania è molto più basso, circa il 20%, anche perché la previdenza complementare è ben strutturata, economicamente vantaggiosa e culturalmente radicata nelle abitudini di lavoratori ed imprese. I servizi sociali, assistenziali e sanitari minimi a disposizione dei cittadini tedeschi hanno degli standard qualitativi e quantitativi migliori di quelli a disposizione degli italiani: ed è quindi evidente come il welfare state della Germania sia più efficiente di quello italiano dove, a proposito di redditi medio-bassi, in queste settimane soltanto Carla Cantone, segretaria generale dello SPI-CGIL, ha sollecitato il Governo a garantire ai pensionati che percepiscono un assegno fino a 1.500 euro netti mensili, il famoso bonus da 83 euro mensili (1.000 euro annui) previsto dal Governo per i lavoratori dipendenti. Questa disparità è ulteriormente aggravata dal blocco della indicizzazione delle pensioni attuato dal Governo Monti: vogliamo ricordare che nel 2012 e nel 2013 il blocco riguardò le pensioni più basse, quelle oltre la soglia dei 1.500 euro lordi mensili (1.200 euro netti). Se a questo si aggiunge che nella spending review di Cottarelli si vorrebbero nuovamente tassare gli importi pensionistici medi per reperire nuove risorse, ci troveremmo non solo di fronte ad una ingiustizia, ma si verrebbe a determinare una contraddizione rispetto ai propositi del Premier di sostenere i consumi interni per ridare fiato all’economia. Renzi ha già dichiarato di non volere colpire le pensioni: ci auguriamo che questa indicazione diventi la linea di tutto il Governo. L'Europa che sta andando al voto, se vuole sconfiggere destra e populismi, si concentri sui problemi reali dei cittadini per consolidare il suo futuro ed impedire che aumenti a dismisura il numero degli euroscettici.
(Fonte: www.dazebaonews.it - 28/4/2014)

sabato 5 luglio 2014

Leo Burnett Torino: visione sempre più globale con FCA


Far fronte alle esigenze del cliente, continuando ad alzare l’asticella della qualità creativa. Ha le idee chiare Davide Boscacci, Group Creative Director di Leo Burnett, da circa sei mesi alla guida del reparto creativo dell’ufficio torinese dell’agenzia guidata da Giorgio Brenna. Una realtà radicata in Italia, ma proiettata sui mercati globali grazie alla lunga collaborazione con il Gruppo Fiat e più che mai dopo l’integrazione con Chrysler e la nascita di FCA. “Questo passaggio ha aperto grandi opportunità, ampliando i nostri orizzonti – racconta Boscacci -. Magari si parla poco di noi, eppure la sede di Torino rappresenta una delle agenzie che producono di più in Italia. Da qui partono molte delle campagne mondiali di brand importanti come Fiat, Jeep, Dodge, Chrysler, Iveco, Fiat Professional. L’ultimo spot che abbiamo realizzato per 500 per i mercati internazionali andrà anche negli Stati Uniti”. In qualità di headquarter di FCA, Leo Burnett Torino rappresenta una delle poche realtà italiane che esportano creatività. “Per un creativo è una grande occasione lavorare su progetti di respiro globale – continua -. Un cliente come FCA ci consente di metterci alla prova su marchi prestigiosi, sostenuti da budget ancora rilevanti e ci impegna in produzioni di alto livello. E’ una sfida stimolante per noi: siamo una realtà dimensionalmente ben strutturata per il mercato italiano, ma sviluppiamo una quantità incredibile di progetti per un cliente che sta vivendo un periodo di grandissimo cambiamento e questo significa anche confrontarsi con logiche molto complesse. Ma voglio sottolinearlo: ho la fortuna di lavorare con un team di creativi temprati nel fuoco”. Fondamentale è anche il processo di integrazione fra Leo Burnett e Arc. “Nonostante il media televisivo resti ancora centrale per Fiat – sottolinea il direttore creativo -, le operazioni diventano sempre più articolate. Per questo c’è bisogno di abbattere le barriere fra i reparti creativi, unificando i processi. Questa stretta collaborazione sta portando risultati”. Un bilancio positivo quello tracciato da Boscacci, consacrato dal successo della recente campagna ‘Mondiali’ realizzata per Fiat e che vede protagonisti Giovanni Trapattoni e Bruno Pizzul: un progetto di comunicazione che in poco tempo è diventato un piccolo cult ‘nazionalpopolare’, nell’accezione migliore del termine. “Stiamo cominciando a raccogliere i frutti del lavoro portato avanti in questi mesi – prosegue il pubblicitario -. L’impegno profuso dai vertici del gruppo nella riorganizzazione dell’agenzia è stato tutto orientato a portare alla luce il talento. Ma per noi questo è solo l’inizio del percorso. Il nostro obiettivo è ridare a Leo Burnett Torino il giusto posto nella mappa delle agenzie italiane. Dovremo puntare sempre di più sulla nostra dimensione internazionale. Abbiamo realizzato una bella campagna su base nazionale, ma non ci basta. Vogliamo emergere come una realtà capace di realizzare prodotti strategicamente interessanti a tutti i livelli. Abbiamo diverse campagne che sono attualmente in produzione e altri progetti che abbiamo iscritto a Cannes che a mio avviso vanno proprio in questa direzione”.
(Fonte: www.pubblicitaitalia.it - 28/5/2014)