venerdì 25 dicembre 2009

giovedì 24 dicembre 2009

Ecco le novità del gruppo Fiat fino al 2011


Conferma della chiusura di Termini Imerese, ma anche avvio della produzione di due modelli di segmento alto negli stabilimenti ex Bertone di Grugliasco, nel Torinese; un'erede della Fiat Idea, ma in due versioni da cinque e sette posti; e ancora una Lancia mediogrande su base Chrysler nel 2011, che sarà proposta pure in versione cabriolet. Infine, una Lancia di grossa taglia, ideale sostituta della Thesis, sempre su piattaforma americana, e una fuoristrada Fiat con meccanica Jeep. C'è questo e altro nella relazione presentata dall'amministratore delegato della Fiat a Governo e sindacati il 22 dicembre. Non soltanto i piani della casa automobilistica per i suoi stabilimenti italiani, cinque dedicati all'auto e che oggi danno lavoro a circa 22 mila persone, ma anche informazioni sui prodotti che verranno, tutte ben nascoste in uno schemino che individua i modelli con le denominazioni tecniche dei segmenti. Andiamo con ordine, quindi. Marchionne ha detto che a condannare Termini sono gli insostenibili costi logistici. "Produrre un'auto lì ci costa fino a mille euro in più", ha dichiarato, "e, se per anni ci siamo accollati l'onere di gestire lo stabilimento di Termini in perdita, il mutato contesto della crisi economica non ce lo consente più". Per giustificare la decisione su Termini, il numero uno di Fiat ha tracciato un quadro impietoso. "I cinque stabilimenti di Fiat in Italia", ha detto, "producono in complesso 650 mila vetture l'anno e occupano quasi 22 mila persone. In Polonia un unico stabilimento produce circa gli stessi volumi con meno di un terzo di addetti. In Brasile un solo impianto arriva a produrre 730 mila unità l'anno con 9.400 persone". L'altra fabbrica della Fiat a rischio è Pomigliano d'Arco, in provincia di Napoli, dove oggi si assemblano le 159. La soluzione che ha in mente la Fiat è di trasformare radicalmente le linee per trasferirvi in futuro la produzione della Panda e farne dunque il secondo più grande stabilimento in Italia. Ma l'operazione richiede risorse ingentissime. Marchionne ha bussato alla porta del Governo, sapendo bene che l'alternativa sottintesa che mette sul piatto è la chiusura dell'impianto. Anzi, gli scettici pensano che alla fine andrà così, e all'inizio del 2011, una volta terminata l'ulteriore tornata di incentivi all'acquisto di auto ecologiche promossa dal Governo, sarà quello il destino di Pomigliano. Anche perché all'orizzonte si staglia l'ombra dell'impianto serbo di Kraguejevac, capace di 200 mila unità l'anno. E veniamo ai prodotti. Nel 2010, accanto all'Alfa Romeo Giulietta e alla commercializzazione della Doblò, ci saranno tre modelli Abarth: la 500 TC, la 500 Cabrio e la Punto Evo. Ma la vera sorpresa è una fuoristrada col marchio Fiat su base Jeep, con ogni probabilità la Wrangler. Il 2011 poi è un vulcano in eruzione. A parte ciò che si sapeva, e quindi nuova Panda e nuova Ypsilon, ci saranno: una Fiat crossover su base Chrysler, e - sempre debitori verso l'altra sponda dell'Atlantico - quattro modelli Lancia. Sì, quattro! E sono: una monovolume grande, cioè l'erede della Phedra, fatta su base Voyager; una nuova ammiraglia costruita sulla meccanica della 300 C; e una vettura medio-grande in foggia di berlina e di cabriolet (base Sebring?). Un piano molto ambizioso, forse anche troppo. I modelli sulla rampa di lancio sono così numerosi che pare difficile gestirli commercialmente. E, a ben vedere, si tratta sempre delle stesse meccaniche che girano di qui e di là, in un gioco delle tre tavolette. Ma anche questa - la capacità di spremere il massimo dal poco che si ha in casa - è abilità. Speriamo che al mago Marchionne l'incantesimo funzioni anche stavolta.
(Fonte: www.quattroruote.it - 23/12/2009)

mercoledì 23 dicembre 2009

Fiat perfezionerà entro fine anno l'acquisto del 67% di Zastava


Il governo serbo e Fiat hanno concordato il completamento dell'acquisto da parte del gruppo italiano della quota di maggioranza del più grande produttore di auto del Paese, Zastava Automobili. Nel 2008 il governo serbo e Fiat hanno creato una joint venture da 1 miliardo di euro, Fiat Automobili Srbija, in seguito alla quale Fiat acquistava il 67% di Zastava, mentre il governo serbo deteneva la partecipazione rimanente. La crisi finanziaria ha portato Fiat a rinviare l'investimento in Zastava. Il 20 dicembre scorso l'AD Fiat Sergio Marchionne, durante un incontro a Torino con il presidente serbo Boris Tadic, ha garantito che l'intesa con Belgrado sarà firmata questo mese, secondo una nota emessa dagli uffici di Tadic. "Entro fine anno, Fiat farà il suo primo pagamento di 100 milioni di euro, quello che rimane sarà pagato con cadenza trimestrale", ha detto Tadic, secondo la nota. In Serbia viene assembleato il modello Punto per la vendita in Serbia e nella parte serba della Bosnia. Nel 2009 verranno costruite 15.000 Punto.
(Fonte: http://it.reuters.com - 21/12/2009)

martedì 22 dicembre 2009

Marchionne presenta il piano Fiat per l'Italia: investimenti per 8 miliardi nei prossimi due anni e produzione a un milione entro il 2012


Otto miliardi di investimenti in Italia nei prossimi due anni, target di produzione fino ad un milione di autovetture entro il 2012 e conferma dello stop alla produzione di auto a Termini Imerese. Sono questi gli elementi principali della nuova strategia che l'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, ha presentato a Palazzo Chigi nel corso dell'incontro con governo e sindacati. "Abbiamo un piano ambizioso per la Fiat soprattutto in Italia", ha detto Marchionne. Su Termini Imerese, Marchionne ha spiegato che l'impianto smetterà di produrre auto da dicembre 2011 ma si è detto disponibile a discutere con la Regione Sicilia e con vari gruppi privati delle possibili proposte di riconversione. Quanto all'impianto di Pomigliano, Marchionne non ha chiuso all'ipotesi di spostare lì la produzione della nuova Panda ma ha avvertito che l'operazione "costa centinaia e centinaia di milioni di Euro". "Inoltre, la ristrutturazione comporterà, per i lavoratori, un ulteriore periodo di inattività", ha detto di Pomigliano Marchionne. Il numero uno del Lingotto ha anche aggiunto che l'impianto ex Bertone produrrà due modelli Chrysler e che Fiat darà vita a 11 nuovi modelli tra 2010 e 2011, tra cui la nuova Lancia Y. Marchionne ha quindi auspicato il rinnovo degli incentivi, senza i quali il mercato italiano delle automobili rischia di precipatare nel 2010 "verso la soglia di 1.700.000 unità". Il manager ha poi negato che la Fiat sia sussidiata dallo Stato, poiché ammonta a circa 800 milioni il credito fiscale vantato dal Lingotto nei confronti dell'Erario. "A fine anno, il debito dello Stato verso la Fiat, per gli incentivi, salirà ad oltre 600 milioni. Se poi aggiungiamo altri rimborsi che l'Erario ci deve sulle dichiarazioni dei redditi degli anni passati, il credito accumulato dal gruppo arriverà ad 800 milioni di Euro", ha detto Marchionne.
(Fonte: http://it.reuters.com - 22/12/2009)

lunedì 21 dicembre 2009

Croma ieri, oggi, domani: storia di un’idea vincente


Quando nacque, a metà degli anni '80, la Croma segnò per la Fiat una svolta senza ritorno nel concetto di media superiore. Frutto di un progetto avanzato dell'era Ghidella, la "tipo 4" fu declinata con quattro marchi diversi che hanno dato alla luce la Fiat Croma, l'Alfa Romeo 164, la Lancia Thema e la Saab 9000. Per la Lancia fu un vero successo, ma la vera rivoluzione fu rappresentata dalla Croma. Il concetto di "grande Fiat", di erede della deprimente, banale Argenta, a sua volta restyling della 132, veniva declinato con un'idea innovativa assolutamente sconosciuta alle precedenti berline della casa. La nuova immagine della grande Fiat doveva essere caratterizzata da sobrietà, praticità e affidabilità. La linea discreta, disegnata da Giugiaro, mostrava uno sbalzo posteriore ridotto e un comodo portellone per l'accesso al bagagliao, allestimenti interni austeri ma ben realizzati, trazione anteriore, una gamma ampia e articolata di allestimenti e motorizzazioni, sia benzina sia diesel. Nella sua lunga carriera, tre serie in dieci anni, la Croma ospitò anche un'innovativa motorizzazione diesel a iniezione diretta, anticipando di una decina d'anni tutte le concorrenti. Divenne popolare in Italia come alternativa discreta della lussuosa Thema. Nella seconda serie in particolare veniva spesso utilizzata come auto di servizio per politici e manager. Era un'auto "intelligente", unica formula che poteva rendere convincente l'immagine di una Fiat non utilitaria. Non a caso tra i mercati esteri il migliore per Fiat fu il difficilissimo mercato tedesco; proprio nella patria di Mercedes, BMW, Volkswagen, Audi, la Fiat col portellone trovò il maggior apprezzamento. Per lungo tempo non ebbe un'erede e la nuova Croma, dalla travagliata gestazione in epoca di joint venture con la GM, riprendendo il concetto di una grossa Fiat che fosse essenzialmente discreta e pratica, vide finalmente la luce nel periodo più buio del gruppo torinese, tra il 2003 e il 2004, quando la sparizione o la vendita erano dati per certi. La nuova Croma era "vecchia" nel senso che pur correttamente definita nell'idea di preferire a una classica berlina una sorta di station wagon che richiamasse il senso di praticità che era stato l'elemento vincente della prima generazione, era condizionata dalla banalità del disegno e dalle dimensioni dei volumi. Sulla piattaforma allungata della vecchia Vectra, che aveva generato anche la Opel Signum, la nuova Croma era stretta e lunga rispetto alle sue concorrenti, con un frontale anonimo e pesante. Sembrava un disastro annunciato e invece, contro ogni previsione, anche se non è stata in grado di ripetere il successo della Croma che piaceva ai tedeschi sui mercati europei, si è ritagliata un suo spazio sul mercato interno, con numeri di vendita discreti. Il restyling del novembre 2007, con la "faccia da Bravo", ne ha migliorato notevolmente l'aspetto, pur nei limiti di una piattaforma ormai anziana, e la Croma ha recuperato un pò in termini di immagine e vendite. Ma è ormai tempo di pensare ad una nuova serie. Dopo la tedesca, dopo l'italiana, avremo una Croma americana. Già perché la base della futura grande Fiat sarà quella delle Chrysler 200/300 e potrebbe essere prodotta direttamente in USA. Facile profetizzare sin da ora che anche la futura Croma d'America conserverà la formula, la sola valida per il marchio Fiat, che ha reso vincenti le due serie precedenti. Sarà una Fiat spaziosa (molto più dell'attuale), sobria, pratica, affidabile, che non si fa notare ma sulla quale si può contare.
(Fonte: www.motori.it - 19/12/2009)

venerdì 18 dicembre 2009

Saab chiude. E se Fiat ne acquistasse il marchio per le Chrysler vendute in Europa (tranne in Italia, dove resterebbe Lancia)?


NEW YORK - La vendita di Saab all'olandese Spyker non può essere conclusa e il marchio svedese sarà progressivamente chiuso. Lo afferma General Motors, sottolineando che Saab onorerà comunque i suoi impegni sul fronte del debito. La chiusura avrà conseguenze su circa 3-4 mila posti di lavoro in Svezia, anche se indiscrezioni stampa, tenendo conto dell'indotto, parlano di conseguenze su 8 mila lavoratori. E infatti il governo di Stoccolma ha espresso la sua «tristezza» per il mancato accordo. Gm precisa inoltre che la chiusura progressiva del marchio Saab non è una bancarotta o una forzata liquidazione.
STOCCOLMA NON INTERVIENE - Il ministro svedese dell'Industria, Maud Olofsson, ha convocato un incontro con i sindacati nel quartier generale di Saab a Trollhaettan, ma ha ribadito che il governo di centrodestra non interverrà a sostegno della società. Per il governo la decisione di Detroit è una doccia fredda, data la pioggia di critiche che ha già sommerso l'esecutivo accusato di aver fatto troppo poco per assicurare il futuro di Saab. La chiusura avverrà in modo ordinato e il processo verrà condotto in collaborazione con lo stesso marchio svedese. Lo afferma General Motors in una nota. L’ipotesi più consistente per la cessione di Saab era in realtà già venuta meno il mese scorso, quando il produttore svedese di vetture sportive Koenigsegg aveva deciso di rinunciare all'acquisto di Saab.
STORIA - Acronimo di Svenska Aeroplan AktieBolaget (Aeroplani Svedesi Società per Azioni), Saab nasce nel 1937 come azienda specializzata nella produzione di aeroplani. Al termine della seconda guerra mondiale, la società inizia a diversificare la propria produzione entrando nel settore automobilistico e lanciando il suo primo modello di auto nel giugno 1947. Nel 1990 Gm acquista il 51% del marchio, per poi acquistare il restante 49% circa dieci anni dopo. Saab raggiunse una grande popolarità negli anni Ottanta con il modello 900, ma poi cominciò un lento declino che l'anno scorso l'ha portata a coprire appena lo 0,4% delle vendite europee di auto, con una perdita netta di 3 miliardi di corone (270 milioni di euro).
(Fonte: http://motori.corriere.it - 18/12/2009)

giovedì 17 dicembre 2009

Chrysler produrrà il motore Fire per la 500 nordamericana


Chrysler investirà 179 milioni di dollari per produrre, dal quarto trimestre 2010, il motore Fire 1,4 litri, 16 valvole, la cui prima applicazione sarà sulla Fiat 500 di produzione nordamericana nel corso del 2011. Lo comunica Chrysler, precisando che il motore sarà prodotto nell'impianto Gema di Dundee, nel Michigan. L'investimento creerà circa 570 nuovi posti di lavoro. L'a.d. di Chrysler, Sergio Marchionne, ha commentato in una nota che l'investimento «è un'ulteriore passo che dimostra la nostra intenzione di rispettare la promessa dell'alleanza strategica tra Chrysler e Fiat e la sostanza del piano presentato a novembre». Il governatore dello stato del Michigan, Jennifer M. Granholm, ha indicato che «il progetto dimostra anche che il Michigan è in grado di offrire un ambiente competitivo a livello di business, infrastrutture e forza lavoro di talento per competere sul mercato mondiale». Il propulsore Fire nasce dalla collaborazione tra i gruppi di sviluppo dei motori Chrysler e Fiat, e includerà le tecnologie Fiat più avanzate ed innovative per ridurre le emissioni e i consumi, ovvero la Multiair, che riduce i consumi e le emissioni fino al 10% assicurando anche un incremento della potenza fino al 10%. Tale tecnologia rappresenta un'esclusiva di Chrysler in Nordamerica. E' anche prevista una versione turbo di questo motore, che consentirà una riduzione dei consumi fino al 25% rispetto a un propulsore V6 delle stessa potenza. Il motore Fire 1,4 è destinato a essere montato anche sulla crescente gamma di veicoli con minori consumi targati Chrysler. La casa americana possiede due siti nel complesso di Gema presso Dundee. Oltre a quello sud che produrrà il Fire, quello a nord, che ha iniziato le attività nell'ottobre 2005, produce la gamma di propulsori aspirati a 4 cilindri World Gas Engine.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 17/12/2009)

mercoledì 16 dicembre 2009

Fiat-Tata: collaborazione sempre più stretta


"Il rapporto tra Tata e Fiat è forte e in crescita. La nostra collaborazione si sta allargando ad altri modelli e siamo disponibili a lavorare con il nostro partner su ogni piattaforma e prodotto". Parole del numero uno del gruppo indiano, Ratan Tata, dopo un vertice con il ministro dello Sviluppo economico, Claudio Scajola, nell'ambito del Forum Italia-India. Ratan Tata ha pure ricordato come il numero delle auto Fiat vendute in India sia in costante aumento. "Abbiamo anche già parlato della commercializzazione europea della Nano, ma Marchionne in questo momento è molto impegnato con Chrysler, mentre sull'impianto di Termini Imerese non so nulla". Ratan Tata è stato insignito da Scajola dell'onorificenza al merito di Grande Ufficiale della Repubblica italiana per i suoi meriti nei settori dell'impegno economico, dello sviluppo sociale e della ricerca scientifica.
(Fonte: www.quattroruote.it - 16/12/2009)

martedì 15 dicembre 2009

Fiat, spunta la "pista cinese" per lo stabilimento di Termini Imerese


Ipotesi cinese per Termini. Gli abboccamenti e i contatti si sarebbero infittiti negli ultimi giorni, con l'avvicinarsi della scadenza del 22 dicembre, quando Fiat, governo e sindacati si riuniranno a Palazzo Chigi per discutere il piano del Lingotto sugli stabilimenti italiani. La proposta di rilevare lo stabilimento siciliano viene dalla Chery, società fondata nel 1997, principale produttore di auto cinese, fino al marzo scorso in joint venture con il Lingotto per la produzione di auto in Cina con motori italiani. Poi la crisi e l'alleanza di Torino con Chrysler hanno congelato l'intesa. Da tempo i manager cinesi sono alla ricerca di uno stabilimento europeo, secondo il metodo seguito negli anni '80 dai giapponesi, subito dopo la fine del contingentamento. Uno stabilimento, spiegava ieri una fonte che sta mantenendo i contatti nella trattativa, che serva sia per produrre auto sia per una sorta di "scuola guida" in un settore in cui le aziende di Pechino hanno ancora da imparare. Interessamenti di società cinesi si erano avuto negli anni e nei mesi scorsi anche per rilevare la Bertone, la storica carrozzeria torinese poi acquistata da Fiat con i suoi 1.000 dipendenti. Dell'ipotesi cinese per Termini si è parlato il 3 dicembre scorso in una riunione al ministero dell'industria: "La determinazione di Marchionne a chiudere comunque la produzione di auto nello stabilimento siciliano - racconta chi ha partecipato all'incontro negli uffici del ministero di Scajola - preoccupa il governo. Così si stanno cercando soluzioni alternative per mantenere comunque la produzione automobilistica: quella dei costruttori di Pechino è una di queste ipotesi". Ieri pomeriggio una seconda fonte confermava i contatti in corso con i cinesi. Contatti che sarebbero al momento a livello informale e che, sempre informalmente, non avrebbero trovato un'opposizione di principio da parte del Lingotto. Anche se è evidente che l'ingresso di un secondo costruttore in Italia finirebbe per rompere una situazione di monopolio produttivo che dura da decenni. Resta da vedere se la Chery riuscirà a rendere competitivo uno stabilimento che la Fiat considera troppo costoso non per la qualità del prodotto finito ma per i costi della logistica. Sull'argomento le perplessità sono forti. I cinesi potrebbero però rispolverare il vecchio progetto di raddoppio della fabbrica proposto dalla Fiat negli anni scorsi e poi accantonato per le titubanze della giunta Cuffaro. Aumentando le linee produttive infatti si giustificherebbe la presenza di un indotto più consistente dell'attuale, in grado di abbassare i costi di produzione. L'alternativa all'arrivo di un nuovo costruttore in grado di rilevare lo stabilimento siciliano è l'impegno di Fiat a realizzare a Termini produzioni diverse da quella automobilistica. Marchionne ha detto più volte che in Sicilia Torino "è pronta a fare la sua parte ma non può farlo da sola". Difficilmente prima del 22 dicembre si troverà una soluzione al rebus. Ma è probabile che in quella data governo, azienda e sindacati decidano di aprire un tavolo specifico sul futuro della fabbrica vicino a Palermo.
(Fonte: www.repubblica.it - 14/12/2009)

lunedì 14 dicembre 2009

Montezemolo: Fiat non cerca un partner asiatico e non cederà Alfa Romeo


La Fiat non cerca partner in Asia, non cederà l'Alfa Romeo e presenterà il nuovo piano nella primavera del prossimo anno. Lo ha detto il presidente del gruppo Fiat Luca Cordero di Montezemolo nel corso di un'intervista con Reuters. "No. Credo che la Fiat sia stata molto coerente. Noi per il momento dobbiamo fare attenzione a non fare indigestione, abbiamo già un accordo con la Chrysler sul quale siamo molto impegnati. Abbiamo grandi sinergie", ha risposto alla domanda se gli annunci di collaborazione fra Peugeot-Citroen e Mitsubishi Motors e fra Volkswagen e Suzuki Motors aumentano la pressione su Fiat per cercare un partner asiatico. A questo proposito Montezemolo ricorda il recente accordo con la Guangzhou Automobiles, sesto maggior produttore di auto cinese: "Abbiamo già fatto un grande accordo in Cina per produrre automobili e abbiamo un accordo da due anni in India con la Tata. In Cina andremo con le Jeep". Il presidente della Fiat aggiunge che, da questo punto di vista, "l'accordo con la Chrysler è anche in funzione dei mercati orientali. Nega anche che sia intenzione del gruppo di vendere l'Alfa Romeo: "No", risponde secco prima di ricordare che il gruppo è impegnato "in un grande lavoro con Alfa Romeo. Presenteremo la nuova Alfa, la Giulietta, che sostituisce la 147 e pensiamo che vi siano inoltre opportunità molto importanti per l'Alfa". Circa le recenti polemiche con il sindacato sulla capacità produttiva della casa torinese in Italia e circa la richiesta di aumentare significativamente la produzione, risponde che "tutte le cose che abbiamo detto le abbiamo sempre fatte. Così, dateci un attimo di tempo e lo faremo". Sulle sinergie avviate dalla fusione con l'americana Chrysler, Montezemolo cita due esempi di sviluppo: "Presto avremo in Europa l'ammiraglia, la Chrysler 300 che diventerà l'ammiraglia del gruppo. Poi tutte le vetture del tempo libero: le quattro ruote motrici, le monovolume per le quali la collaborazione con Chrysler sarà importante, senza dimenticare lo storico sbarco della 500 negli U.S.A.". Infine, sull'annuncio di un nuovo piano agli inizi del nuovo anno, il presidente della Fiat specifica che "sarà presentato in primavera", come annunciato dall'amministratore delegato Sergio Marchionne.
(Fonte: http://it.reuters.com - 14/12/2009)

venerdì 11 dicembre 2009

Marchionne ai dirigenti Fiat: «Il peggio è passato»


«Il peggio è passato, possiamo ricominciare a pensare al futuro in modo più sereno. Possiamo cominciare di nuovo a pianificare un percorso di crescita». Così l'ad del Lingotto, Sergio Marchionne, ha concluso il suo intervento nel tradizionale appuntamento di fine anno del gruppo dirigenti Fiat, l'associazione che riunisce i managers delle varie società. All'incontro, che è stato seguito da circa 2.000 persone, in sala ed in collegamento video streaming da più di 300 sedi del Gruppo nel mondo, hanno partecipato il presidente della Fiat Luca Cordero di Montezemolo e il vice presidente John Elkann «Il 2009 - ha detto Marchionne - è stato uno di quegli anni che il nostro Gruppo ricorderà a lungo. La crisi economica internazionale ha spazzato via le condizioni di base sulle quali avevamo disegnato i nostri programmi. I mercati in cui operano i nostri settori hanno raggiunto ovunque livelli molto bassi, con alcuni crolli drammatici. Ma il 2009 - ha aggiunto - è stato anche un anno carico di significato, perchè ha messo alla prova le capacità della Fiat. Ci ha costretti a fare i conti con l'emergenza e a rimettere di nuovo tutto in discussione. Ha dimostrato quanto a fondo abbia inciso il cambiamento culturale che è stato introdotto nel Gruppo. Ha dimostrato il valore dei leader che guidano questa azienda». «Il Gruppo ha reagito senza pensarci troppo e senza chiedere aiuto a nessuno. Abbiamo varato una severa azione di contenimento dei costi e abbiamo ripensato i nostri piani alla luce di una situazione d'emergenza - ha proseguito l'ad del Lingotto - tutto quello che è stato fatto ci permetterà di chiudere l'anno secondo le previsioni e di ottenere un margine della gestione ordinaria che è uno dei più alti tra i nostri concorrenti». Nel suo intervento, Marchionne ha poi osservato come «il 2009 non solo ha messo solo alla prova la nostra capacità di gestione dei problemi, ma ha messo anche in luce i valori che guidano le nostre scelte. Abbiamo preferito gestire la situazione limitando al massimo le conseguenze sulle persone. Ci siamo sempre sforzati di trovare un giusto punto di equilibrio tra logiche industriali e responsabilità sociale». «Ma la Fiat, da sola, non può fare tutto - ha precisato - se vogliamo davvero risolvere i problemi, soprattutto in Italia, bisogna che tutti gli attori coinvolti prendano coscienza che la realtà è totalmente cambiata. Bisogna che tutti siano disposti ad assumere la propria parte di responsabilità. Infine, ricordando che «quella con Chrysler è stata senza dubbio la più grande operazione compiuta quest'anno. Se non avessimo raggiunto questo accordo, i nostri piani per il futuro sarebbero molto diversi e molto meno ambiziosi. Il destino delle due aziende è oggi legato a doppio filo ed entrambe avranno enormi benefici», per quanto riguarda le previsioni per il prossimo anno, Marchionne non ha nascosto che restano molte incertezze legate all'andamento dei mercati e all'evoluzione dell'economia mondiale. «Dovremo continuare a convivere con un contesto fatto di alti e bassi. Ma il peggio è passato, possiamo ricominciare a pensare al futuro in modo più sereno. Possiamo cominciare di nuovo a pianificare un percorso di crescita», ha concluso.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 11/12/2009)

giovedì 10 dicembre 2009

2009, l'anno delle alleanze (e con Mazda il gruppo Fiat-Chrysler raggiungerebbe Renault-Nissan...)


Il mondo dell'auto difficilmente si dimenticherà dell'anno che sta per concludersi. Profondamente segnato dalla recessione economica, il 2009 l'ha visto trasformarsi e non poco. A tenere banco sono stati il braccio di ferro tutto famigliare tra la Porsche e il gruppo Volkswagen, la tormentata vicenda della cessione della Opel, al consorzio guidato da Magna, da parte della General Motors e il matrimonio tra la Fiat e la Chrysler. L'accordo tra il Gruppo torinese e quello americano, stando alle recenti vicende economiche, non è certo l'ultimo di questo 2009. Ieri la notizia dell'acquisizione da parte della Volkswagen del 19% della Suzuki e una settimana fa quella dell'intenzione del Gruppo PSA (Citroën-Peugeot) di accaparrarsi delle quote “importanti” della Mitsubishi. In un anno così "intenso", ritorna alla mente una "profezia" di Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat, che giusto uno anno fa disse: "dopo la crisi economica resteranno solo sei grandi gruppi. Ossia riusciranno a sopravvivere soltanto quelli con una produzione superiore a 5,5 milioni di auto all'anno. Per i costruttori di massa alla fine ci sarà un americano, un tedesco, un franco-giapponese, probabilmente con una ramificazione negli U.S.A., uno in Giappone, uno in Cina e un altro potenziale player in Europa". Così, dando per scontato che gli ultimi matrimoni annunciati vadano in porto, abbiamo provato a stilare una nuova classifica dei 15 Costruttori più grandi al mondo (vedi tabella sopra). I dati sono quelli delle vendite globali del 2008 e comprendono sia le vetture che i veicoli commerciali. Come si può notare, con l'acquisizione della Suzuki, il gruppo Volkswagen si porta a poche lunghezze dalla capolista Toyota, mentre sia Fiat che PSA scalano posizioni su posizioni. La Casa torinese, che l'anno scorso ha venduto 2.524.325 veicoli, aggiunge le 1.893.918 unità della Chrysler e si posiziona al 7° posto. Il Gruppo francese, invece, grazie al 1.321.225 vetture della Mitusbishi superera le oltre 4.500.000 unità vendute posizionandosi in 6ª posizione alle spalle della Ford.
(Fonte: www.alvolante.it - 10/12/2009)

mercoledì 9 dicembre 2009

Marchionne al Congresso U.S.A.: Chrysler si concentrerà sugli obiettivi a lungo termine


Nel breve periodo Chrysler lascerà scivolare la propria quota di mercato per concentrarsi sugli obiettivi di ristrutturazione a più lungo termine. Lo ha spiegato Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat-Chrysler, questa notte durante la presentazione del business plan ai membri del congresso U.S.A. . Marchionne ha anche detto che l'impianto di Sterling Heights in Michigan resterà aperto nel 2011, secondo quanto riferito dal parlamentare Candice Miller. In passato Chrysler aveva detto che l'impianto, dove vengono prodotte le Sebring e le Dodge Avenger, sarebbe stato chiuso come parte del piano di ristrutturazione. Secondo Miller, il cui distretto include anche Sterling Heights, Marchionne avrebbe detto che le Sebring sono al centro del piano industriale di Chrysler per il segmento delle berline di media taglia, anche se sul lungo periodo potrebbero essere prodotte anche altrove, non a Sterling Heights. Nel piano industriale, Marchionne prevede di ottimizzare la linea di produzione e di concentrarsi sul marchio Dodge. Un'altro punto fondamentale è la produzione di motori più ecologici. Alcuni veicoli saranno inoltre riprogettati per essere compatibili con le piattaforme Fiat. Ieri sera Chrysler, in una nota, ha fatto sapere che deve ancora risolvere una serie di questioni riguardo la possibile estensione della produzione a Sterling Heights, e che sta portando avanti delle trattative con funzionari locali e statali e con gli asset manager. La casa automobilistica sta continuando a "studiare luoghi alternativi" per la produzione, anche al di fuori del Michigan. Miller ha detto che Sterling Heights è pronta a competere per mantenere il sito. Marchionne non ha avanzato richieste specifiche al Congresso durante la presenatazione del piano industriale. Un'altra fonte con diretta conoscenza del meeting ha detto che Marchionne è "molto concentrato" e che ha intenzione di lasciare scivolare la quota di mercato nel breve termine al fine di migliorare il marchio e rendere profittevole la società. "Non stiamo progettando miracoli con Chrysler", aveva detto Marchionne lunedì ai legislatori a Washington.
(Fonte: http://it.reuters.com - 9/12/2009)

martedì 8 dicembre 2009

"Sindrome giapponese": Peugeot ci prova con Mitsubishi e VW vuole Suzuki. Davvero nessuna speranza per Fiat-Mazda?


Prove di dialogo per il sesto colosso mondiale dell’auto: PSA Peugeot Citroen, il secondo produttore europeo, tratta un’alleanza con Mitsubishi Motors, il sesto del Sol Levante, in quello che è un altro sforzo di consolidamento nel settore automobilistico globale. Le due compagnie hanno confermato l’ipotesi di ampliamento delle relazioni attualmente in corso, classificando però quella di legami azionari «tra le opzioni allo studio». L’indiscrezione sul nuovo polo delle quattro ruote franco-nipponico, il secondo dopo il filo che lega dal 1999 Renault e Nissan, guidate entrambe da Carlos Ghosn, l’ha lanciata il quotidiano finanziario Nikkei, secondo cui è al vaglio pure l’acquisto da parte del gruppo europeo del 30-50% del capitale della più piccola società giapponese, con l’emissione di titoli riservata del controvalore fino a 300 miliardi di yen, circa 2,3 miliardi di euro. Le risorse servirebbero al buy-back su azioni privilegiati detenute dalle società del gruppo Mitsubishi che, in base ad altre indiscrezioni del Nikkei, è possibilista addirittura di fronte alla cessione del controllo alla casa automobilistica francese della famiglia Peugeot. Il 34% di Mitsubishi Motors, infatti, è nel possesso delle compagnie della galassia del gruppo Mitsubishi, come Mitsubishi Heavy Industries che ha il 15%, sufficiente per il ruolo di socio di riferimento, e la trade house Mitsubishi Corp, che detiene il 14%. «C’è la volontà di discutere: ci sono già accordi tra noi come quello sull’auto elettrica, in vendita nel 2010 sul mercato europeo, sviluppata sulla nostra i-MiEV», spiega all’Ansa, un portavoce di Mitsubishi Motors. Quanto ad incontri tra i vertici dei due gruppi, «è difficile possano esserci nell’immediato visto che i nostri sono attualmente impegnati a Los Angeles». Se dovesse arrivare a buon fine, l’aggregazione darebbe vita al sesto gruppo mondiale dell’auto, con vendite per 4,45 milioni di veicoli, di cui 1,19 milioni per la parte nipponica. Mitsubishi Motors, i cui titoli in borsa hanno avuto un rally del 13,45%, ha chiuso l’anno fiscale 2008 con una perdita di 54,88 miliardi di yen (circa 450 milioni di euro) con ricavi per 1.970 miliardi di yen (-26,4%), scontando l’apprezzamento dello yen e la crisi economica. L’alleanza, come atteso dagli analisti, era una delle vie obbligate per i giapponesi. Da parte francese, la disponibilità della famiglia Peugeot ad aprire il dossier alleanze, ha reso quanto mai opportuno l’aumento della massa produttiva visto il consolidamento in corso nel settore (ad esempio Fiat-Chrysler) e l’interesse per le auto a basso impatto ambientale, con tutto il know-how della Mitsubishi nel settore elettrico.
(Fonte: www.lastampa.it - 3/12/2009)

Volkswagen AG si prepara ad annunciare il progetto di acquisire fino al 20% della giapponese Suzuki Motor. Lo riferiscono tre fonti vicine ai negoziati. Una delle fonti, che ha chiesto di non essere identificata, ha precisato che la partecipazione di Volkswagen potrebbe facilmente salire ad una quota di controllo superiore a un terzo. "Un annuncio potrebbe arrivare già questa settimana", ha detto la fonte. "Questo è il primo passo". Una partecipazione del 20% in Suzuki vale circa 250 miliardi di yen (2,8 miliardi di dollari) ai prezzi attuali. I portavoce di Volkswagen e Suzuki non hanno rilasciato commenti.
(Fonte: http://it.reuters.com - 8/12/2009)

lunedì 7 dicembre 2009

Marchionne ad Automotive News: Fiat-Chrysler a 5,5 milioni nel 2014


«In Europa non ci si è ancora occupati della sovracapacità strutturale mentre in U.S.A. l’amministrazione Obama ha costretto il settore a una ristrutturazione. Risultato: negli Stati Uniti le società che riemergono dalla bancarotta saranno molto più adatte a realizzare un ritorno sul capitale». Sergio Marchionne, nella consueta intervista di fine anno ad Automotive News, questa volta nella doppia veste di ceo di Fiat e di Chrysler, promuove l’impegno Usa nei confronti dell’industria automobilistica e boccia senza mezzi termini quello europeo. Mentre Washington ha agito concretamente, Bruxelles non ha mosso un dito. Ecco perché, secondo Marchionne, Fiat non potrà raggiungere in Europa un margine operativo del 7-7,7%, risultato che Chrysler avrà invece modo di toccare negli Stati Uniti entro il 2014 (anno nel quale le due case venderanno complessivamente 5,5 milioni di auto). Quello della sovracapacità è un problema che continua a restare lettera morta nonostante i continui solleciti a porvi rimedio da parte di Marchionne, soprattutto quando era a capo dell’Acea, l’associazione europea dei costruttori. Nel mondo, in sintesi, la capacità produttiva è di 90 milioni di vetture l’anno, almeno 30 milioni in più rispetto a quanto il mercato è in grado di assorbire in condizioni normali. Circa un terzo di questa capacità è installata in Europa, dove persiste il basso grado di utilizzo degli stabilimenti. «Il governo U.S.A. sta affrontando correttamente i problemi dell’industria dell’auto, l’Europa no - insiste -; da noi, inoltre, interessi nazionali continuano a prevalere sulla salute generale del settore». Marchionne, che illustrerà i piani del gruppo Fiat nel primo trimestre del 2010 («dico solo che se dovessi ridisegnare Fiat non costruirei gli impianti dove sono ora»), ha meno problemi quando parla di Chrysler e ricorda che la casa U.S.A. ha raggiunto il break even anche in ottobre, dopo averlo già fatto a settembre, e che la società può sopravvivere a un’altra recessione. Il top manager è tornato al di là dell’Atlantico e ieri ha fatto il punto della situazione dopo essere intervenuto al Peterson institute for international economics di Washington. «Non prevediamo miracoli per Chrysler - ha spiegato - ma siamo impegnati in poche e precise scelte che si tradurranno nei cambiamenti necessari». Una battuta anche sul suo doppio e impegnativo ruolo: «Lavoro 7 giorni su 7, 24 ore al giorno; non può andare avanti per sempre. Fiat e Chrysler hanno bisogno di una soluzione permanente per il ruolo di CEO, tema che va affrontato nei prossimi 24 mesi». Come dire che manterrà il ruolo di doppio ceo per due anni. Quindi, ha dato indicazioni sul programma dei modelli italiani per gli U.S.A. e quello dei marchi Chrysler, Dodge e Jeep. Per la distribuzione delle Alfa Romeo si cercherà un collocamento di mercato tenendo anche presente il posizionamento dei marchi tedeschi. «Ma non avremo certo bisogno - ha detto il ceo - dei 3mila dealer che fanno parte della rete Chrysler, ce ne basteranno alcune centinaia». Per il marchio Chrysler e la linea di prodotti Lancia, Marchionne ha confermato che funzioneranno come un unico brand, con Chrylser forte in U.S.A. . La Fiat 500, invece, nascerà in Messico con motori di produzione U.S.A. . Infine, Russia o Cina ospiteranno la produzione di future Jeep.
(Fonte: www.autonews.com - 7/12/2009)

venerdì 4 dicembre 2009

Il futuro di Lancia potrebbe chiamarsi Chrysler


A partire dal 2011 il marchio Lancia potrebbe cedere il posto al brand Chrysler anche in Europa. L'ipotesi sulla nuova strategia commerciale di Fiat Group, che di fatto porterebbe a un forte ridimensionamento o alla fine del celebre marchio italiano, giunge dalla versione online del periodico statunitense Automotive News sulla base di alcune dichiarazioni dell'AD del Lingotto, Sergio Marchionne. «Non c'è dubbio che, a parte qualche mercato in Europa, Chrysler possa diventare un brand globale» aveva dichiarato Marchionne, sottolineando la maggiore spendibilità del marchio statunitense sul mercato internazionale rispetto al meno conosciuto e radicato brand Lancia. «Dobbiamo agire con attenzione per non distruggere le radici di Lancia, occorre trovare un modo per preservare l'identità di Lancia attraverso una mediazione che possa mettere in comune buona parte del portfolio con Chrysler» aveva poi aggiunto l'amministratore delegato da alcuni mesi impegnato anche sul fronte statunitense grazie all'ingresso di Fiat Group nel gruppo Chrysler. Secondo alcuni osservatori, le parole di Marchionne potrebbero implicitamente indicare l'adozione di una nuova strategia tesa a rinforzare il già noto marchio Chrysler a discapito di Lancia. La presenza dello storico brand italiano potrebbe essere ridimensionata a livello internazionale, concentrando gli sforzi nei paesi in cui Lancia è riuscita ad affermarsi e farsi conoscere come la Francia, il Belgio e naturalmente l'Italia. Del resto, ragionano gli esperti, su 103mila auto con marchio Lancia vendute nel 2008 su scala globale, ben 93mila sono state vendute in Italia a fronte delle oltre 29mila Chrysler vendute sul mercato europeo nel medesimo periodo di riferimento. Fiat Group potrebbe anche decidere una strategia meno incisiva, tesa a un ridimensionamento più graduale del marchio, che raccoglie una nutrita comunità di acquirenti affezionati. In questo caso Lancia potrebbe diventare un sub-brand di Chrysler, sulla scia di quanto realizzato con il marchio Abarth, ovviamente con declinazioni diverse. Una strategia commerciale adottata nel corso degli ultimi anni da numerosi produttori di automobili, interessati a razionalizzare l'offerta e a mettere ordine nei brand per orientare meglio l'acquisto da parte della clientela. Le possibilità ventilate da Sergio Marchionne e prospettate dagli analisti andranno verificate con attenzione. La scelta di ridimensionare un marchio come Lancia e di renderlo un sub-brand di Chrysler anche in Italia potrebbe portare a pesanti ripercussioni per le quote detenute da Fiat Group in alcuni importanti segmenti del mercato dell'auto. Il destino di Lancia e degli altri marchi controllati dal gruppo del Lingotto sarà probabilmente deciso nel corso del prossimo anno, anche sulla base dei primi risultati ottenuti con il piano di rilancio di Chrysler Group. Il proceso di integrazione delle due società porterà inevitabilmente all'adozione di alcune scelte dolorose, ma inevitabili per ristrutturare i due gruppi, ottimizzare i costi, rinnovare la gamma degli autoveicoli e tornare a crescere sia nel Vecchio che nel Nuovo continente.
(Fonte: www.autonews.com - 3/12/2009)

giovedì 3 dicembre 2009

Coda (Fiat Group Purchasing): entro due-tre anni raggiungeremo l'efficienza di Toyota


L'alleanza tra Fiat e Chrysler offrirà grandi opportunità per i fornitori, con la possibilità di ampliare sinergie, ridurre i costi, aumentare la competitività. Lo ha detto Gianni Coda, Responsabile di Fiat Group Purchasing, la società che si occupa degli acquisti del Lingotto, oggi a Torino in occasione di una tavola rotonda tra Camera di Commercio Americana in Italia e l'Unione industriale di Torino, a cui hanno partecipato oltre ad imprenditori dell'indotto auto anche l'ambasciatore degli Stati Uniti d'America in Italia David Thorne. "Nell'arco di due/tre anni arriveremo alle stesse efficienze e competitività dei nostri più grandi concorrenti", ha detto Coda citando colossi dell'auto come Toyota. "Nel giro di un mese - ha ricordato il manager del gruppo Fiat - siamo riusciti ad allineare l'organizzazione Chrysler a quella Fiat e quindi oggi - ha aggiunto - agiamo come un unico ente di fronte ai nostri fornitori". "Chrysler comprava per 28 miliardi di dollari e Fiat per 40 miliardi - ha proseguito -: insieme acquistiamo per 68 miliardi di dollari: siamo 4000 persone complessivamente, presenti in tutto il mondo. E pensiamo di dare il nostro contributo rilevante sia nell'alleanza tra Fiat e Chrysler che all'interno di Fiat stessa. Oggi già il 52% dei componenti dell'auto è realizzato da fornitori comuni sia di Fiat che di Chrysler, nel 2014 questa quota salirà tra il 65 e il 70%. Si possono quindi immaginare - ha aggiunto Coda - le opportunità che nascono per i fornitori, considerando poi che a pari condizioni di mercato ci aspettiamo di superare i 5 milioni di volumi. Se oggi un fornitore fa 100mila pezzi un domani ne farà 300-400 mila. Sia per lui che per noi cambia di molto e questo già avviene tra i nostri competitori". Coda riprendendo il piano presentato agli inizi di novembre dall'ad Sergio Marchionne a Detroit ha ricordato che ci si aspetta una ripresa del mercato americano e anche se più lentamente anche di quello europeo e che in questa prospettiva le piattaforme Fiat potranno superare il milione di vetture ciascuna. Ha poi ricordato che per quanto riguarda Chrysler le auto del segmento B saranno prodotte dal gruppo Fiat e importate negli U.S.A., mentre quelle del segmento C e D , saranno prodotte negli U.S.A. su piattaforme Fiat come quella che sta per essere lanciata per la Alfa Romeo. Quanto al marchio Dodge il segmento B sarà importato dagli Stati Uniti e prodotto da Fiat "anche se non vi dico dove", ha aggiunto. Infine, per quanto riguarda i veicoli commerciali, l'equivalente del Ducato sarà realizzato negli Stati Uniti, mentre le versioni americane di Doblò e Scudo saranno importate dagli U.S.A. e prodotte da Fiat. "Dove? - ha concluso sorridendo - Non ve lo dico". L'ambasciatore degli Stati Uniti David Thorne, ha invece sottolineato che dal 2004 al 2008 gli investimenti italiani in America sono aumentati del 26%. L'anno scorso gli investimenti diretti negli Stati Uniti di aziende italiane sono stati valutati in 18 miliardi di dollari e hanno contribuito a creare oltre 130mila posti di lavoro. "Tutto questo - ha detto - prima del recente rientro ad alta visibilità di Fiat nel mercato americano attraverso la partecipazione in Chrysler. Sono certo che, incoraggiate dall'importante investimento in Fiat, molte altre aziende piemontesi valuteranno l'opportunità di aprire attività negli Stati Uniti".
(Fonte: www.asca.it - 2/12/2009)

mercoledì 2 dicembre 2009

Prime foto ufficiali della Giulietta. Il debutto a marzo al Salone di Ginevra


Tenuta di strada, sicurezza e comfort, abbinate a linee filanti e motori dalle elevate prestazioni. Tutte le qualità dell'Alfa Romeo in una vettura: la nuova Giulietta che, oltre al nome (inizialmente la denominazione del progetto era Milano, ma è stato successivamente cambiato), dal modello mito degli anni Cinquanta eredita anche fascino e stile. Debutterà al prossimo salone di Ginevra, in programma dal 4 al 14 marzo 2010, e dalla prossima primavera darà battaglia sul mercato delle compatte a due volumi. Si tratta della vettura, completamente rinnovata e di segmento medio-premium, che prenderà il posto dell'Alfa 147. Nell'anno del centenario del Biscione, Fiat rilancia il brand Alfa Romeo riproponendo una vettura che ha fatto sognare generazioni di automobilisti. È il tributo alla capostipite delle medie Alfa Romeo: una sportiva per la prima volta alla portata di tutti, negli anni del Dopoguerra, capace di esprimere sia grande agilità sui percorsi impegnativi che doti di comfort sulle strade di tutti i giorni. Christopher Reitz, il responsabile del Centro Stile Alfa Romeo che ha tenuto a battesimo il progetto, è partito proprio da queste caratteristiche per resuscitare la Giulietta. Sintesi di sportività ed eleganza, come impone la tradizione del Biscione, il nuovo modello sviluppa le linee della MiTo - ma anche della Fiat Bravo e della Lancia Delta, con cui condivide in parte il pianale. Il risultato è un auto assettata e grintosa, in cui spicca sul frontale l'inedita interpretazione del classico scudetto, nonostante le proporzioni importanti: la nuova Alfa è lunga 4,35 metri, larga 1,80 e alta 1,46. Il passo è di 2,63 metri. Il bagagliaio ha una capienza di 350 litri. Anche gli interni riprendono l'impostazione della Giulietta anni Cinquanta, con linee tese ma leggere e una plancia a sviluppo orizzontale. Una ricetta curata nei minimi particolari, in cui l'amore per il dettaglio e i materiali di pregio rappresentano, ieri come oggi, l'espressione più evoluta del made in Italy. Innovativi anche i motori, tutti omologati Euro5 e dotati di serie del sistema Start&Stop, per una guida entusiasmante ma sempre rispettosa dell'ambiente. Al lancio le versioni disponibili saranno quattro: due turbo benzina, un 1.4 TB da 120 cavalli e un 1.4 TB MultiAir da 170 cv, e due diesel, il 1.6 Jtdm da 105 cv e il 2.0 Jtdm da 170 cavalli. A questi si aggiungerà anche il brillante 1750 TBi da 235 cavalli, abbinato all'esclusivo allestimento Quadrifoglio Verde. Dotata dei sistemi di sicurezza di ultima generazione, la nuova Giulietta dispone anche - di serie - dei più sofisticati dispositivi per il controllo del comportamento dinamico. Tra questi il selettore Alfa Dna, che permette di modificare i paramenti di funzionamento di motore, cambio e sistema sterzante.
(Fonte: www.motori24.ilsole24ore.com - 2/12/2009)

martedì 1 dicembre 2009

Automotive News: rischio di congelamento dello sviluppo dei futuri modelli Alfa Romeo


Fiat Group Automobiles potrebbe sospendere temporaneamente i futuri investimenti in programma per Alfa Romeo nell’ambito di una revisione strategica del brand richiesta da Sergio Marchionne in persona. Quella del “congelamento” dei prossimi prodotti è una delle due strade prese in considerazione da Fiat: l’altra, secondo un approfondito reportage appena pubblicato da Automotive News, sarebbe quella di attingere fortemente alla banca organi Chrysler per rimpiazzare la 159 e dare un’erede alla 166 senza spendere più del dovuto. “L’amministratore delegato Sergio Marchionne ha esaurito la pazienza nei confronti del marchio” riporta testualmente l’organo di informazione. Il numero uno Fiat avrebbe richiesto questa profonda revisione strategica sul marchio Alfa, allo scopo di valutarne le attuali potenzialità. In base ai risultati che darà questa “ricerca”, si deciderà se dare al Biscione un futuro con i prodotti Chrysler o sospendere gli investimenti dopo il lancio della Giulietta, il modello che avrebbe dovuto chiamarsi Milano fino a pochi giorni fa. “Dobbiamo lavorare per prendere una decisione intelligente sul futuro di Alfa”, ha dichiarato Marchionne nell’intervista rilasciata ad Automotive News. Nella lucida disamina della situazione, Marchionne ha poi affermato che “Alfa Romeo è andata incontro a troppe reinvenzioni consecutive”, osservando poi come “sia ora di smetterla con questi stravolgimenti”. E allora, ecco le opzioni che ha Alfa davanti a sé: nell’ipotesi migliore, il marchio andrà a costruire in Nordamerica le sue future berline di segmento D ed E (le eredi di 159 e 166, per capirci) su base Chrysler. Nella peggiore, dicevamo, MiTo e Giulietta rimarranno gli unici due prodotti del nuovo corso Alfa, e in gamma rimarranno, fino ad esaurimento completo di quanto rimane della loro carriera commerciale, GT, 159, 159 Sportwagon, Brera e Spider. La grande berlina erede della 166, in questo scenario, non vedrebbe mai la luce. Nel 2008 Alfa ha venduto 103.000 auto, una cifra pari a circa la metà di quanto totalizzato nel 2000 (203.000 unità). Si stima che la casa abbia perso tra i 200 e i 400 milioni di euro ogni anno negli ultimi dieci anni. Alla luce di questi numeri è chiaro che la possibilità di fare investimenti da soli sia praticamente nulla. Per questo Marchionne è costretto a guardare Oltreoceano: “Sicuramente la disponibilità di ottenere piattaforme di segmento D ed E dagli U.S.A. esiste. Dobbiamo valutarne l’opportunità economica”, ha osservato l’ad. Per sapere cosa sarà di questo asse “transatlantico” dobbiamo aspettare fino a inizio 2010, quando Alfa presenterà il suo business plan per il prossimo quinquennio. “Solo allora avremo stabilito quali architetture Chrysler saranno utilizzabili da Alfa Romeo. Certamente comunque, non ci sarà il gemellaggio con Dodge su cui sono uscite molte indiscrezioni di recente”, ha affermato Marchionne. “L’heritage di Alfa e quello di Dodge sono diversissimi ed il loro DNA è altrettanto inconciliabile: perderemmo tutta l’identita di Alfa Romeo se tentassimo di americanizzarla”, ha proseguito il manager. Marchionne si è infine detto soddisfatto della MiTo e fiducioso per la Giulietta “che farà molto per innalzare il livello qualitativo del marchio”.
(Fonte: www.autonews.com - 1/12/2009)

lunedì 30 novembre 2009

Marchionne: "Altre alleanze? Basta Chrysler"


Pensate ad altre alleanze dopo quella con Chrysler? A questa domanda l'ad del Lingotto ha risposto: "Fiat e Chrysler bastano. La presentazione fatta il 4 novembre scorso in America era assolutamente chiara: c'è stata una divisione di responsabilità: fino al segmento C si farà in Europa, oltre in America". In particolare a chi gli domandava della produzione di auto elettriche l'ad di Fiat ha risposto: "Gli americani hanno investito nell'auto elettrica da anni. C'è un gruppo di 125 ingegneri che abbiamo ereditato da Chrysler e che stanno lavorando sul piano prodotto da tempo. Sono molto più avanti di noi. Su questo tema l'accordo con Chrysler ci da la possibilità di sviluppare le capacità tecnologiche delle due aziende. Quello che si farà in Europa è un altro discorso - ha concluso - ma la tecnologia per il momento esiste in America".
(Fonte: www.agi.it - 20/11/2009)

venerdì 27 novembre 2009

Gilles (Dodge): la Viper potrebbe avere un'erede


La prossima Viper? "Ci stiamo ragionando, pensiamo a come potrà nascere il modello futuro". Così, Ralph Gilles, amministratore delegato della Dodge, sulla supercar americana che andrà in pensione alla fine del 2010 e non sarà sostituita. Almeno per ora. "Quando hai un partner dall'altra parte dell'Oceano che è tra i migliori costruttori al mondo di auto sportive, le opportunità sono immense". Sono parole di speranza e di passione quelle del manager Chrysler: "Mi sento molto legato alla Viper e non solo dal punto di vista professionale. Ne ho avuta una e so di quali prestazioni è capace, sia dentro sia fuori dalla pista". Il 24 novembre, infatti, una Viper SRT 10 ACR ha stabilito il nuovo record sul circuito di Laguna Seca, girando 1' 33" 944, abbassando di 1,1 secondi il precedente primato. La vettura utilizzata è una versione speciale, omologata per l'impiego stradale, che sarà prodotta in 500 esemplari nel 2010. Grazie ad alcuni ritocchi alla meccanica e all'aerodinamica, la velocità massima ora è aumentata di 6,4 km/h, raggiungendo i 296 l'ora. La carta d'identità è quella di sempre: il V10 di 8.4 litri sprigiona 600 CV e una coppia massima di 560 Nm, permettendo alla Viper di scattare da 0 a 100 km/h in meno di 4 secondi.
(Fonte: www.quattroruote.it - 25/11/2009)

giovedì 26 novembre 2009

Saab potrebbe chiudere entro fine anno: ultima chiamata per Fiat?


Nubi fosche si addensano sul cielo di Trollhättan. Dopo la rottura delle trattative tra Koenigsegg e General Motors, il futuro di Saab è in bilico. Se non si troveranno nuovi acquirenti il marchio svedese rischia grosso, addirittura la chiusura alla fine dell'anno. La Casa americana, infatti, in questo momento è concentrata su un altro fronte caldo, quello della Opel, che richiede un piano di rilancio da 3,3 miliardi di euro. Secondo gli analisti appare improbabile che la GM si tenga la Saab, dalla quale ha ottenuto soltanto pesanti perdite in 19 anni di "matrimonio". I cinesi della Baic, che si erano inseriti nella trattativa a supporto di Koenigsegg, non dispongono di risorse economiche sufficienti per acquistarla da soli, ma soprattutto non potrebbero mai accollarsi le perdite di Saab, che lo scorso anno sono ammontate a 286 milioni di euro. L'appuntamento decisivo sarà il 1° dicembre, quando il consiglio di amministrazione di GM si riunirà per esaminare il delicato caso della consociata scandinava. I precedenti di Saturn e Pontiac non fanno ben sperare: entrambe le Case saranno chiuse e diventeranno, almeno per ora, materiale di archivio. In Svezia gli oltre 3.000 lavoratori della Saab e non solo sperano nel miracolo, ovvero in un intervento diretto del governo di Stoccolma. Ma non sarà facile lo stesso, perché il marchio scandinavo soffre moltissimo: fra gennaio e ottobre le vendite nell'Europa a 15 (22.858 vetture) sono calate del 59% rispetto allo stesso periodo del 2008. E a livello mondiale le consegne non superano le 100.000 unità l'anno. Inoltre, Saab è legata a doppio filo con GM e non solo per una questione finanziaria: i pianali sui quali sviluppare le vetture, i motori e tante altre componenti sono sempre arrivati in Svezia attraverso l'alleanza. Il management americano, però, ha commesso errori enormi. "La Saab non mai ricevuto da GM la considerazione che meritava né gli investimenti necessari per competere con altri costruttori europei di prestigio", spiega Paul Newton di Ihs Global Insight. Per non parlare delle strategie adottate sul mercato U.S.A.: qui si tentò la partnership con Subaru (anche lei, ai tempi, controllata da GM) con la 9-2X, un modello basato sulla Impreza, che si guadagnò il triste nomignolo di "Saabaru". Poi gli americani alzarono ancora il tiro con la 9-7X, una Suv sviluppata sulla Chevolet Trailblazer. "Questa gestione grossolana e dissennata ha consegnato la Saab ai libri di storia già tanto tempo fa", conclude Newton. Eppure, al Salone di Francoforte si è vista un po' di luce: la nuova 9-5 ha un design più moderno e attraente, vanta tecnologie di ultima generazione per i motori e offre interni raffinati ed eleganti. Dovrebbe raggiungere le concessionarie nella prossima primavera. Ma il condizionale, mai come questa volta, è d'obbligo.
(Fonte: www.quattroruote.it - 26/11/2009)

mercoledì 25 novembre 2009

Dopo l'arrivo di Fiat, Detroit nuovo polo di sviluppo per l’industria del made in Italy


Si fa strada un Michigan un po’ più italiano grazie alla nuova Chrysler targata Fiat. Alle presenze radicate nell’area di Detroit di aziende del settore automotive, come Magneti Marelli, Comau, Teksid (tutte controllate dal Lingotto), Brembo e VM Motori, se ne potrebbero aggiungere altre nei prossimi anni. Ad attirarle, le opportunità create dalla rinascita della più piccola delle Big Three, proprio grazie all’impegno e al know how del gruppo di Torino. A favorire la progressiva apertura nei dintorni di Motor City di imprese in arrivo dall’altra parte dell’Atlantico è anche il clima positivo creato da Fiat e la riconosciuta «buona partnership - evidenziata nelle scorse settimane dal Detroit News - in quanto le differenze culturali tra italiani e americani non si rivelano come motivo di contesa». «Ci aspettiamo che molti fornitori decidano di investire qui - spiegano dal Consolato italiano della capitale del Michigan -; le ragioni sono molteplici: il cambio favorevole; la presenza di manodopera qualificata, tutte persone rimaste senza lavoro a causa della crisi; gli incentivi; per non parlare della possibilità di trovare casa a buon mercato». Un appartamento che in Italia costa un milione di euro, nel comprensorio di Detroit si può acquistare per mezzo milione di dollari. Al di là della convenienza, le caratteristiche sono ovviamente diverse, e differente è anche la tassazione sulla proprietà calcolata in funzione del luogo (sui 15-20mila dollari l’anno). Comunque a Detroit il fermento, in questo periodo, non manca. Da piccola Las Vegas del Michigan, come si è tentato di trasformarla negli ultimi anni allo scopo di ridarle un’immagine diversa da quella di città depressa e pericolosa, ora il territorio intorno a Detroit sta via via ritrovando le sue radici industriali legate all’automobile. La rinascita di General Motors e la tenuta di Ford, insieme alla ritrovata Chrysler, hanno riportato la voglia di fare in questa zona. Il «Made in Italy», in questo contesto, ha un ruolo non indifferente: sono una trentina le imprese presenti nell’area, tutte in un modo o nell’altro legate all’automotive. Il volume d’affari generato è intorno a 5 miliardi di dollari e i posti di lavoro creati sono tra 5 e 6mila. Si tratta soprattutto di operai, mentre gli italiani occupano la cabina di regia. Tra le aziende extra-auto che hanno deciso di puntare recentemente sul Michigan c’è, per esempio, Berloni Cucine, che ha scelto per la sua sede Troy, a poche miglia da Auburn Hills, dove si trova il quartier generale di Chrysler. Un’ubicazione non casuale, che tiene conto delle ricadute positive sull’offerta italiana che deriveranno dall’«effetto 500» o dall’«effetto MiTo», quando cioè sulle strade del Michigan si vedranno i primi modelli frutto dell’alleanza Fiat-Chrysler. Non è un caso che a Royal Oak, sobborgo che ospita lo zoo e l’acquario di Detroit, gli italiani residenti non hanno avuto problemi a convincere le autorità a battezzare una delle strade come Fiat Drive. L’auspicio è di calamitare l’attenzione dei pendolari con il Paese d’origine, creando così un po’ di indotto turistico ed enogastromonico «doc». Il Michigan, dunque, si presenta in questo momento con le carte in regola per diventare una sorta di Eldorado per il «made in Italy». Un modo per far tornare la città quella dei tempi migliori, con gli alberghi pieni e i taxi sempre in movimento. Gli italiani possono contribuire a riempire le strade di una metropoli svuotata dalle paure e dalla crisi. Ieri, intanto, il neo ambasciatore degli U.S.A. in Italia, David Thorne, ha incontrato a Torino i vertici di Fiat (presenti Luca di Montezemolo, John Elkann e Sergio Marchionne). L’occasione è stata fornita dalla riunione del consiglio per le relazioni Italia-U.S.A. di cui Marchionne è presidente dallo scorso giugno.
(Fonte: www.ilgiornale.it - 18/11/2009)

martedì 24 novembre 2009

Koenigsegg abbandona la trattativa con GM per l'acquisto di Saab


L'accordo di General Motors per la vendita della controllata svedese Saab Automobile alla Koenigsegg è saltato: quest'ultima ha deciso di abbandonare le trattative. Il direttore generale di GM, Fritz Henderson, ha detto di essere "molto deluso" da questo fallimento e che il gruppo americano annuncerà presto le prossime mosse. La vendita del marchio svedese era infatti molto importante per la Casa statunitense che, uscendo dalla bancarotta pilotata, sta cercando di "liberarsi" del "peso superfluo". Dopo la grande popolarità ottenuta negli anni '80 con il modello 900, infatti, la Saab ha incominciato un lento declino che l'anno scorso l'ha portata a coprire appena lo 0,4% delle vendite europee di auto con un buco di bilancio pari a 3 miliardi di corone. E le previsioni di vendita per l'anno 2009 non sono buone. Ciò nonostante però la connazionale Koenigsegg era interessata all'acquisto, ma "il fattore tempo è sempre stato critico nelle nostre strategie volte a dare nuova vita a una società", ha spiegato la produttrice di piccole auto di lusso nella nota che ne ha annunciato il ritiro. Sebbene infatti ad agosto GM e Koenigsegg avessero raggiunto un'intesa per la cessione entro la fine dell'anno del marchio Saab al produttore svedese, gli analisti erano rimasti scettici. Koenigsegg prevedeva per Saab il lancio di tre nuovi modelli, entro il 2012, compresa un'auto elettrica, ma le modeste dimensioni di Koenigsegg, che conta su una forza lavoro di 45 dipendenti e produce pochissime auto (l'anno scorso appena 18) a prezzi astronomici, sono sempre sembrate troppo in contrasto con quelle di Saab, che al momento conta oltre quattromila dipendenti.
(Fonte: www.omniauto.it - 24/11/2009)

lunedì 23 novembre 2009

International Green Apple Awards 2009: Fiat vince il premio "Green Champion"


Il Gruppo Fiat è stato insignito dell'onorificenza di "Green Champion". L'importante riconoscimento internazionale è stato attribuito alla casa del Lingotto nel corso di una cerimonia che si è svolta alla Camera dei Comuni di Londra e che premia il percorso intrapreso dal marchio italiano nell'attenzione profusa al rispetto dell'ambiente. Ecco quindi che in occasione dell'International Green Apple Awards 2009, alla presenza di Michael Cooke, direttore generale del Chartered Institute of Environmental Health alla Fiat è stato riconosciuto ufficialmente il suo impegno con uno speciale riconoscimento che la Green Organisation riserva esclusivamente ai "migliori risultati conseguiti". Il merito del riconoscimento è da attribuire all'"eco:Drive", innovativo sistema, disponibile gratuitamente, che consente ai guidatori di capire meglio come lo stile di guida che essi adottano influenzi i consumi e l'emissione di sostanze inquinanti. Il dispositivo è stato presentato in occasione del Salone di Parigi dello scorso anno e raccoglie tutte le informazioni relative all'efficienza del veicolo e alle varie caratteristiche di guida del conducente. La presa USB del sistema Blue&Me permette di inserire una normale chiavetta USB in cui vengono salvati i dati registrati nelle varie sessioni di guida per essere poi trasferiti su un computer e successivamente analizzati con il programma in dotazione. Sono così evidenti i dati relativi a consumi ed emissioni di ogni viaggio (ecoIndex) ed è possibile ricevere consigli su come migliorare il proprio stile di guida riducendo l'impatto ambientale mentre si è al voltante della propria vettura. Infine, adottando una condotta di guida maggiormente "eco-responsabile" i vantaggi non sono solo per l'ambiente ma anche il portafogli può beneficiarne dal momento che oltre a ridurre le emissioni di CO2 del 15 per cento, è possibile ottenere un risparmio annuo di carburante compreso tra 120 e 200 euro.
(Fonte: www.repubblica.it - 23/11/2009)

venerdì 20 novembre 2009

Betts (Chrysler) lancia la sfida della qualità


"Adesso è diverso, tutti parlano apertamente dei problemi di qualità e di come risolverli". Doug Betts, vice presidente di Chrysler e responsabile della qualità, confessa al "Detroit News" le sfide enormi che lo attenderanno nei prossimi anni. Il suo compito è di quelli da non dormirci la notte: le vetture della Casa americana, infatti, da tempo sono affette da problemi di affidabilità con il risultato che Chrysler si colloca ai piani bassi della classifica di J.D. Power, dominata dai costruttori giapponesi. Betts, che viene da precedenti esperienze in Toyota e Nissan, sa bene di che portata è la partita e spiega in che modo la Fiat sarà fondamentale per elevare gli standard delle vetture Chrysler. Il team ai suoi ordini, infatti, sta reclutando 200 ingegneri in più e presto sarà composto da 1.700 addetti, contro gli appena 200 di qualche anno fa, quando Betts approdò ad Auburn Hills. L'obiettivo principale sarà limitare i difetti in fase di sviluppo prodotto, soprattutto quelli legati al design, che secondo Betts hanno rappresentato circa il 75% del totale lo scorso anno. Il manager di Detroit, poi, si sofferma sugli standard di produzione industriale "World class manufacturing" di Fiat che sono stati introdotti anche in Chrysler dal 1° novembre. Dall'altra parte si pensa, invece, di esportare a Torino parte dei metodi di controllo della qualità elaborati dallo stesso Betts e alcuni software di rilevazione dei difetti sviluppati dalla Casa americana. "Credo che possiamo arrivare a costruire vetture che non necessitino d'interventi di garanzia nei primi tre mesi di vita", ha concluso Betts con il pensiero sicuramente rivolto ai 21 nuovi modelli da lanciare sul mercato entro il 2014.
(Fonte: www.quattroruote.it - 20/11/2009)

giovedì 19 novembre 2009

Le nuove Lancia-Chrysler saranno così?


Piace pensare che i programmi del Gruppo Fiat a seguito dell’accordo con Chrysler saranno forieri di molte interessanti novità per tutti i marchi del Gruppo automobilistico italiano. Ad esempio Lancia è il marchio che prima di altri potrebbe beneficiare di questa joint venture, si veda la nuova berlina che verrà realizzata sulla piattaforma comune con Chrysler dalla quale dovrebbe derivare una nuova ammiraglia ed una monovolume. Il risultato sarà quello di poter assistere ad una sostituta della Lancia Thesis, verrebbe da dire, finalmente, stante il fatto che l’auto di punta della Lancia non è mai riuscita ad imprimere il segno del proprio passaggio, col risultato che la nuova berlinona dovrebbe sfruttare lo stesso pianale della Chrysler 300 C. Mentre sembrerebbe sempre più probabile il fatto che il marchio Dodge e Chrysler non verranno più commercializzati in Europa da qui a due anni, parrebbe al contempo cosa certa immaginare che un’altra vettura col marchio Lancia potrebbe imporsi sul mercato occidentale, pensiamo ad una vettura derivata dalla Chrysler Sebring. L’ammiraglia Lancia dovrebbe detenere elementi tipici del marchio italiano, come si evince da questo render che tuttavia tale è e tale dovrà essere immaginato per quello che è, ovvero con tutti i suoi limiti, visto che non esiste nessuna ipotesi certa a proposito delle linee che la nuova ammiraglia della Lancia potrà detenere al momento del debutto. Tuttavia anche adocchiando questa ricostruzione grafica della vettura ci si accorge che non siamo del tutto avulsi dalle linee attuali della Thesis, fatto che potrebbe contribuire in una qualche misura a non ritenere del tutto estranea per i nostri gusti la futura ammiraglia italo-americana che si presenta abbastanza persuasiva in fatto di dimensioni e linee generali che denunciano una forte immagine di auto muscolosa ma dai tratti in una qualche misura anche sportivi. Per il resto che dire, visto che bisognerà pur sempre aspettare il prossimo anno per conoscere nel dettaglio tutte le nuove vetture appartenenti ai marchio Fiat, Lancia e Alfa Romeo.
(Fonte: www.allaguida.it - 14/11/2009)

mercoledì 18 novembre 2009

Chrysler investe per produrre motori Fiat nel Michigan


Passi avanti per la Fiat negli U.S.A.: il gruppo Chrysler investirà 179 milioni di dollari in un impianto nel Michigan per produrre motori Fiat, una mossa intesa ad aiutare il produttore italiano ad aumentare la propria quota nell'azienda americana. Ne dà notizia il sito del Wall Street Journal. Chrysler spenderà il denaro nei prossimi cinque anni per costruire i motori Fiat a quattro cilindri, da un litro, nel proprio stabilimento di Dundee, secondo la Michigan Economic Development Corporation, un organismo pubblico per la promozione delle imprese. Per il progetto, lo stato ha concesso a Chrysler un credito fiscale pari a 4,6 milioni di dollari. Il programma, una collaborazione tra Chrysler e Fiat, prevede una produzione di 250mila motori all'anno. L'investimento fa parte dell'accordo raggiunto tra Chrysler e Fiat dopo che la casa statunitense aveva chiesto la bancarotta. La Fiat ha ottenuto una quota del 20% di Chrysler e ha un'opzione per continuare a rafforzare la propria quota dopo il raggiungimento di una serie di obiettivi legati al trasferimento di tecnologie alla casa americana e alla commercializzazione dei prodotti Chrysler fuori dal Nord America. Grazie all'investimento nell'impianto di Dundee, che occupa attualmente 207 persone, saranno creati 155 nuovi posti di lavoro.
(Fonte: http://europe.wsj.com - 17/11/2009)

martedì 17 novembre 2009

IAI (Rossignolo) acquista il marchio De Tomaso e diventa De Tomaso Automobili S.p.A.


Gli mancava un marchio importante e adesso sta per prendersi anche quello: se le banche creditrici daranno l'ok, la Innovation Auto Industry (IAI) di Gian Mario Rossignolo (nella foto) rileverà il brand De Tomaso, rilanciandolo con una nuova gamma di vetture formata da una crossover, una limousine e una coupé. Il tutto secondo uno schema che poggia su una collaborazione con Pininfarina per quel che riguarda il design e su un nuovo approccio produttivo legato a una rivoluzionaria tecnica di lavorazione dell'alluminio, che dovrebbe abbattere i costi di produzione in maniera drastica. Produzione che dovrebbe avvenire nello stabilimento ex Pininfarina di Grugliasco, che la IAI sta per prendere in affitto dalla società pubblica Finpiemonte, che a sua volta sta per definirne l'acquisto. Un progetto ambizioso, che ricorda proprio il modo d'agire di Alejandro De Tomaso: anche il costruttore italo argentino nel tentativo di rilanciare la Maserati lavorò con l'aiuto di fondi pubblici per fabbriche in crisi, all'epoca era la finanziaria Gepi, e anche De Tomaso guardava soprattutto al mercato americano, dove Rossignolo conta di piazzare buona parte delle ottomila vetture all'anno che verranno costruite a regime. Ovviamente, tra gli addetti ai lavori c'è parecchia curiosità (e non poco scetticismo) attorno al progetto, che potrà contare anche su un secondo polo produttivo identificato in un'altra area di crisi, l'ex Delphi di Livorno. Finora Rossignolo, che è affiancato dai figli Edoardo e Gianluca, ha marciato spedito nell'esecuzione dei piani che aveva annunciato, ma è ovvio che il bello arriva adesso: la sua è una sfida industriale a tutto il mondo dell'auto premium, ritenuto troppo obsoleto, e in questa avventura l'ex capo di Lancia, Zanussi e Telecom si gioca tutta la sua credibilità, oltre a un bell'investimento personale.
(Fonte: www.quattroruote.it - 16/11/2009)

lunedì 16 novembre 2009

Indiscrezioni sul piano Fiat per l'Italia: produzione a +40%


Più automobili prodotte in Italia. Questa sarà l'offerta contenuta nel piano che tra un paio di settimane Sergio Marchionne presenterà ai sindacati. In cambio di che cosa? L'obiettivo dell'ad del Lingotto è quello di riequilibrare una realtà da lui definita "non più accettabile" e sintetizzata in queste cifre: nei cinque stabilimenti italiani dell'auto (Mirafiori, Cassino, Pomigliano, Melfi, Termini Imerese) con 21 mila 900 addetti quest'anno si produrranno 645 mila vetture (15-20 mila in più del 2008); nello stesso periodo, in Polonia, 5 mila 800 addetti produrranno 600 mila vetture e in Brasile 8 mila 700 addetti ne produrranno 700 mila. Avviato il piano di rilancio della Chrysler, Marchionne affronta dunque il "caso Italia", tentando di ridimensionare questo evidente squilibrio. Le indiscrezioni che circolano a Torino ipotizzano una rivoluzione che allarma i sindacati. Ecco perché.
Termini Imerese - E', al momento, l'unica certezza. Il piano infatti prevede la fine della produzione automobilistica nel 2011 già annunciata da Marchionne. Da quel momento la nuova Y verrà trasferita in Polonia. Non c'è invece alcuna certezza sul futuro dei 1500 dipendenti della fabbrica siciliana. Il Lingotto ha sempre detto di essere in attesa di proposte da parte delle istituzioni.
Pomigliano - Dagli stabilimenti polacchi verrebbe trasferita la produzione della nuova Panda che vale 270 mila vetture all'anno. Lo stabilimento campano perderebbe progressivamente le ben più pregiate produzioni dei modelli Alfa Romeo. E' certo infatti che l'erede della 159, la futura Alfa Milano dell'accordo Chrysler, verrà dirottata su Cassino.
Cassino - Lo stabilimento laziale continuerà a produrre Croma, Bravo e Delta, alle quali si aggiungerà appunto il nuovo modello Alfa, forse apripista di altre vetture dello stesso marchio.
Melfi - Non si prevedono cambiamenti: resta confermata infatti la vocazione di principale stabilimento italiano per le utilitarie come la Punto e le sue eredi.
Torino - A Mirafiori l'unica certezza è la conferma dell'Alfa MiTo. Si avviano infatti ad esaurimento la Multipla e i due monovolumi di segmento B, Idea e Musa. Decisamente a fine corsa la Thesis. Multipla, Idea e Musa dovrebbero essere sostituite dal futuro monovolume oggi sotto la sigla di L1, un progetto di qualche anno fa che oggi potrebbe essere realizzato, insieme alla MiTo, su un'unica linea. L'erede della Thesis dovrebbe essere prodotta invece a Grugliasco, nello stabilimento Bertone acquisito da Fiat, dove arriverebbero anche le produzioni della Chrysler. La partnership potrebbe anche portare a una modifica dell'accordo con Psa per i monovolumi di segmento D, Ulisse e Phedra, che potrebbero essere sostituiti dalla nuova versione di Chrysler Voyager.
Con questo piano la produzione italiana di Fiat passerebbe dagli attuali 600-650 mila a 850-900 mila pezzi all'anno con un incremento del 40 per cento, naturalmente "se il mercato ci assiste", come è sempre stato detto a Torino. Al tavolo con le parti sociali l'aumento della produzione italiana sarà certamente il punto di forza di Marchionne. Ma i sindacati temono che l'aumento quantitativo coincida con la marginalizzazione degli stabilimenti italiani nella geografia del gruppo. Cioè che indebolisca le prospettive di Pomigliano, non ne offra alcuna a Termini Imerese e modifichi il ruolo centrale di Mirafiori. "La scelta dell'America per l'auto elettrica" si chiede Giorgio Airaudo (Fiom) "si deve leggere come primo passo verso il trasferimento oltre oceano del baricentro del gruppo?". Si paventa una riduzione di peso di Pomigliano perché un conto è produrre un'Alfa, un altro la Panda: "Sul futuro dello stabilimento si respira un clima pesante", diceva nei giorni scorsi Giuseppe Terracciano (Fim). E il governo? Ancora giovedì Scajola rassicurava: "La Fiat non chiuderà stabilimenti in Italia".
(Fonte: www.repubblica.it - 14/11/2009)

venerdì 13 novembre 2009

UBS rilancia la partnership Fiat-PSA


UBS rilancia la partnership Fiat-PSA (Peugeot-Citroen). Mentre l'alleanza con Chrysler è positiva, gli analisti della banca svizzera continuano a credere che il Lingotto avrà bisogno di un deal in Europa per ottenere lo spin-off dell'auto. E gli esperti vedono PSA come il partner ideale grazie a una forte logica industriale e dell'azionariato. A non pensarla così è il Financial Times. Il quotidiano britannico scrive che, nel caso in cui PSA volesse rinunciare a "una vita da scapolo, che potrebbe rivelarsi costosa nel lungo termine, una combinazione con BMW avrebbe più senso di una possibile integrazione con Fiat, con cui le sovrapposizioni sarebbero di gran lunga maggiori". Gli esperti analizzano anche la situazione di Chrysler. Senza sottostimare l'importanza del lavoro svolto dal management, il cauto ottimismo di UBS sulla casa di Detroit deriva soprattutto "dal notare come le ipotesi di mercato per il 2010-2011 siano eccessivamente prudenti". Chrysler infatti potrebbe sorprendere nei primi anni del piano quinquennale. Sui target a lungo periodo, gli esperti dubitano del margine di Ebit del 7-8%, considerato "fuori dalla norma" fino a quando i costi base non inizieranno a normalizzarsi. Tenendo in considerazione la guidance della casa di Detroit e le stime di UBS sul cash flow del gruppo, il capitale di Chrysler potrebbe avere un valore di 8 miliardi di dollari e 1,2 euro per azione.
(Fonte: www.milanofinanza.it - 13/11/2009)

giovedì 12 novembre 2009

Marchionne conferma l'intenzione di Fiat di investire in Serbia


"Continuiamo a lavorare con impegno allo sviluppo del progetto di Fiat in Serbia". Così l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, in merito ai piani di Fiat in Serbia. "Abbiamo terminato la definizione del business plan di Chrysler - ha continuato Marchionne - e stiamo ora finalizzando la parte relativa all'Europa". Il numero uno della casa automobilistica torinese nel confermare le mire strategiche in Serbia ha sottolineato che "si sta procedendo rapidamente per stabilire quali piattaforme saranno assegnate allo stabilimento di Kragujevac". Sulla base delle analisi ad oggi effettuate, i veicoli prodotti in Serbia potrebbero essere destinati a numerosi mercati, tra cui Europa Occidentale e Orientale, Russia e Nord America. "Desideriamo ringraziare il Presidente Tadic e il suo Governo per la disponibilità dimostrata nel consentire a Fiat di definire i propri piani, che intendiamo annunciare entro la fine del mese prossimo", ha concluso poi Marchionne.
(Fonte: www.finanzaonline.com - 12/11/2009)

mercoledì 11 novembre 2009

Ecco la nuova Chrysler 300C, “sorella” della prossima ammiraglia Lancia


Il neonato gruppo Fiat-Chrysler ha annunciato in pompa magna, la settimana scorsa, una futura proficua e stretta collaborazione fra i nuovi luxury brand del gruppo: Chrysler per l’America, Lancia per l’Europa. E già insistenti indiscrezioni danno per certa la condivisione della nuova piattaforma LY a trazione posteriore della ventura 300C con una grande berlina Lancia probabilmente declinata anche in versione familiare. La nuova 300C arriverà a fine 2010-inizio 2011 e queste sono le prime foto semi-ufficiali, provenienti dalle slide di una presentazione. La carrozzeria riprende le linee squadrate e imponenti dell’attuale generazione, mentre a cambiare nella sostanza sono gli interni e la meccanica. Il progetto era ormai quasi ultimato nel momento dell’acquisizione da parte del gruppo italiano e pertanto le modifiche apportate non saranno sostanziali, ma si concentreranno sul comparto motoristico e in particolare riguarderanno l’adozione del Multiair sul V6 Pentastar (qualche mese dopo il lancio della vettura) e i propulsori turbodiesel 4 cilindri common-rail. Secondo Marchionne, AD del Gruppo Fiat, lo sviluppo di questo nuovo pianale, a partire dall’LX dell’attuale 300C (stretto parente di quello della vecchia Mercedes Classe E), è costato uno sproposito, forse più del necessario. Ciononostante porta in dotazione un nuovo gruppo sospensione posteriore, una maggiore rigidezza strutturale e resistenza agli urti, una revisione della qualità dei componenti e un alleggerimento totale di 40-50 Kg. Questa nuova piattaforma è già stata rinominata “E-Evo” all’interno di FIAT e verrà senza dubbio riutilizzata in più modelli del gruppo al fine di ammortizzarne gli elevati costi di progettazione e produzione. Proprio per questo agli 80 mila esemplari annui previsti per Chrysler, Lancia potrebbe affiancarne 15 mila in Europa, in modo da sfiorare i 100 mila annui. La nuova ammiraglia Lancia prenderebbe la pesante eredità lasciatale dalla sfortunata Thesis ma potrebbe venir destinata ad un pubblico più ampio, per esempio con una versione wagon, peraltro già prevista per la sorella americana. Le modifiche potrebbero rivelarsi più lievi del previsto, quel tanto da sagomarne l’aspetto ai canoni dell’eleganza europea, e alla classe degli interni Lancia; mentre la meccanica, forte dei nuovi V6 Pentastar benzina e dei 4 cilindri diesel italiani (per la 300C ci sarà anche un V8 Hemi a cilindri disinseribili), non necessiterebbe di sconvolgimenti. Dove invece il Gruppo Fiat spera di intervenire in modo importante è l’abitacolo, da rifinire con materiali e ricercatezza stilistica all’altezza degli standard dei clienti europei, ben più esigenti degli americani. Anche gli interni della 300C subiranno delle modifiche prima dell’entrata in produzione: se è troppo tardi per grandi interventi, maggiore attenzione sarà dedicata ai materiali e alle rifinitura, con l’ambizione di proporre sul mercato nordamericano una temibile avversaria per le lussuose Cadillac.
(Fonte: www.oneauto.it - 10/11/2009)