domenica 30 giugno 2013

I rating di Morgan Stanley su dieci titoli dell’auto


Il mercato dell’auto europeo ha già toccato il punto di minimo? Se lo chiedono gli esperti di Morgan Stanley, che hanno leggermente incrementato le loro aspettative nel breve termine, ma che ritengono che nel lungo periodo il declino sia strutturale. Ecco la loro opinione su dieci titoli del settore, con i relativi prezzi obiettivo.
BMW - Gli specialisti della banca d’affari americana hanno un giudizio neutrale (equalweight, cioè peso in linea con il mercato) sulla casa automobilistica tedesca, che da inizio anno ha accusato sul listino di Francoforte una performance negativa (-1%). Il prezzo obiettivo di 79 euro implica un potenziale di rialzo del 9%, mentre il p/e (prezzo/utili) è stimato 9,2 quest’anno e 8,6 nel 2014.
PSA - Giudizio neutrale (equalweight) per la casa automobilistica francese, che da gennaio è salita sul listini di Parigi del 26%. Il prezzo obiettivo è stato incrementato da 5 a 8 euro, con un margine dalle quotazioni attuali del 16%. Il p/e è negativo nel 2013 (-2) per posizionarsi a 11,7 nel 2014.
FIAT INDUSTRIAL - Il parere degli analisti è positivo (overweight, cioè sovrappesare) per il titolo che da fine 2012 ha guadagnato il 7% e negli ultimi 12 mesi il 16%. Il target price di 10 euro implica un potenziale di crescita del 13%, mentre il p/e è 9,8 quest’anno e 8,6 nel prossimo.
MICHELIN - Rating neutrale (equalweight) per il produttore francese di pneumatici, che ha un prezzo obiettivo di 79 euro, il 15% in più delle quotazioni recenti. Il titolo, che da gennaio ha accusato una performance negativa (-4%), presenta un p/e di 7,7 nel 2013 e 7 nel prossimo anno.
FIAT AUTO - Gli analisti di Morgan Stanley temono che Fiat possa deludere nuovamente le aspettative del mercato. Il rating è quindi underweight (sottopesare) con prezzo obiettivo 5 euro, del 14% inferiore alle quotazioni recenti. Da inizio anno il titolo è salito a piazza Affari del 53% e negli ultimi 12 mesi del 61%, a fronte di un p/e che scende da 13,5 nel 2013 al 4,8 nel 2014.
VOLKSWAGEN - Per il titolo tedesco è stato confermato il rating overweight (sovrappesare), con prezzo obiettivo 190 euro, che lascia spazio a un rialzo del 13%. Il titolo, che è sceso del 2% da inizio anno, ma è salito del 36% negli ultimi 12 mesi, ha un p/e 2013 di 8,3 che scende a 7,1 nel 2014.
RENAULT - Il gruppo francese, che da fine 2012 è salito in borsa del 48%, merita il rating overweight (sovrappesare). Il target price è 70 euro (+16% dalle quotazioni attuali), mentre il p/e scende da 6,3 nel 2013 a 5,1 nel 2014.
DAIMLER - Il titolo, che è cresciuto dal dicembre 2012 del 18% e negli ultimi 12 mesi del 39%, merita il rating neutrale (equalweight), perché ai prezzi attuali è correttamente valutato. Il target di 46 euro è infatti inferiore del 6%. Il p/e è stimato 12,2 nel 2013 e 9,7 nel 2014.
PIRELLI - Il gruppo italiano, che è salito del 15% negli ultimi 12 mesi e del 6% da inizio anno, è stato assegnato il prezzo obiettivo di 11 euro, che è del 20% superiore alle quotazioni attuali. Il p/e scende da 10,3 nel 2013 a 8,5 nel 2014. Il rating è overweight (sovrappesare).
PORSCHE - Anche al produttore tedesco di auto di lusso è stato assegnato il rating overweight (sovrappesare), visto che ha un potenziale di rialzo del 19% rispetto a un prezzo obiettivo di 75 euro. Il titolo, che è salito del 52% negli ultimi 12 mesi e del 2% da inizio 2013, ha un p/e di 4,8 quest’anno che scende a 4,1 nel prossimo.
(Fonte: www.milanofinanza.it - 14/6/2013)

sabato 29 giugno 2013

Green Cars Forum: la mobilità del futuro sarà sostenibile, digitale e integrata


Diciotto convegni spalmati sapientemente durante una tre giorni dedicata alla mobilità del XXI secolo del Green Cars Forum (www.greencarsforum.it). L’appuntamento è a Torino, presso il Centro Congressi Lingotto Fiere, dal 25 al 27 settembre e il tema centrale sarà quello dell sviluppo e del rilancio del settore automotive nazionale ed europeo attraverso l'innovazione tecnologica mirata a produrre auto pulite a basse emissioni. Un processo di rilancio che coinvolge in modo trasversale sia le grandi case automobilistiche sia una pluralità di aziende in grado di fornire accessori e componenti, macchinari, attrezzature e servizi, specialmente negli ambiti di styling e ingegneria. Strutturato come un "centro del sapere", l'appuntamento prenderà in considerazione tutta la filiera della mobilità sostenibile, dando spazio ai protagonisti di questo cambiamento culturale; aziende, università e istituzioni saranno rappresentate ai massimi livelli per contribuire fattualmente a ridisegnare il modello di business della mobilità di merci e persone attraverso l'utilizzo delle tecnologie del XXI secolo. Dalla progettazione di veicoli a ridotto impatto ambientale all'integrazione con le altre forme della mobilità urbana, dall'analisi approfondita delle regolamentazioni europee ed italiane agli impatti sulla city logistics, dall'innovazione tecnologica alla creazione di nuovi poli industriali, il Green Cars Forum sarà il "centro del dibattito" per tutte le problematiche legate al settore produttivo automotive. L'accento sarà posto, in particolare, sulla progettazione di veicoli a basso impatto ambientale e sulla loro integrazione con le altre vetture per la mobilità urbana, sui nuovi poli industriali e sulla regolamentazioni dell'Unione Europea. L'obiettivo degli organizzatori e promotori (Comune di Torino, Camera di Commercio, Regione Piemonte, Confindustria Piemonte e alcune delle principali associazioni di settore) è anche far divenire Torino e il Piemonte il fulcro della conoscenza internazionale sulla mobilità sostenibile. In quest'ottica l'evento sarà strutturato in sessioni di conferenze, con focus italiano e internazionale per approfondire le grandi tendenze in atto e gli spunti più avveniristici per il mercato del futuro; agende di alto livello, importanti case histories internazionali e prestigiosi interventi istituzionali. Ci sarà una grande area expo adiacente alle sale convegni e un circuito di prova per test drive di prototipi, oltre alla possibilità di organizzare workshop aziendali di carattere tecnico e commerciale e seminari formativi pre-conference. Esclusivi talkshow con i principali protagonisti del mercato dell'automotive, numerosi eventi ospitati di aziende, associazioni e media, iniziative di networking come reception cocktail e dinner e matching per espositori e visitatori completeranno il quadro di una grande manifestazione internazionale. Green Cars Forum è parte di Smart Mobility World, primo evento completamente B2B in Italia sulla smart mobility (www.smartmobilityworld.eu).
(Fonte: www.repubblica.it - 20/6/2013)

venerdì 28 giugno 2013

Ferrari: il Messico è la nuova Cina


È vicino agli U.S.A., ma al contempo apre le porte per l'America del Sud. È in continua crescita, tanto che nel 2012, secondo il Center for Automotive Research, ha attirato investimenti per 3,7 miliardi di dollari, e ne attirerà altri 3 ogni anno ancora per un bel po'. Per l'industria automotive, il Messico è ormai un Paese chiave. Al punto che la stessa Ferrari lo ha appena definito la "nuova Cina".
La rivalità col Dragone - A riportare l'interesse di Maranello per il Messico è Forbes, che elenca alcune recenti dichiarazioni di Marco Mattiacci, presidente e CEO di Ferrari North America, durante una convention sul futuro del lusso tenuta a New York. Mattiacci ha sottolineato come molte attività manifatturiere "stiano tornando in Messico", lodando "l'eccezionale qualità dell'istruzione" del Paese e sottolineando la sua "vicinanza agli U.S.A.". La "nuova Cina", però, nasconde una riflessione più ampia: non è un mistero che negli anni scorsi il Messico sia stato penalizzato proprio dal boom del colosso asiatico, scelto da molte industrie per il bassissimo costo della manodopera. Ma con il continuo aumento di quest'ultima (si stima che in Cina la paga oraria sia oggi di 2,50 dollari, contro i 3,50 in Messico), il Paese del Centro America sta riguadagnando posizioni.
Miliardari in fila - In questo scenario, il Cavallino Rampante ha un metro di paragone tutto suo: secondo Mattiacci, in Messico ci sono già 15 "milionari e miliardari" pronti a fare la fila per avere una LaFerrari: "Nel 2003, quando abbiamo lanciato la Enzo – ha specificato il top manager – non avevamo questo genere di richiesta. Un segnale importante". Per il mercato del lusso lo è sicuramente, ma per il resto?
Crescita continua - Non c'è soltanto la Ferrari a "puntare" il mercato messicano. A maggio il Gruppo Volkswagen ha annunciato l'apertura di una fabbrica Audi da 1,3 miliardi di dollari, pronta a metà 2016, mentre Honda ha investito cifre simili per l'apertura, ormai imminente, di due stabilimenti nello stato del Guanajuato. La salute dell'industria automotive messicana, ottava al mondo per auto prodotte, è confermata anche dai dati di Boston Consulting, per cui dal 2000 al 2013 il numero di veicoli costruiti nel Paese è costantemente aumentato al ritmo di un 3 percento annuo. Un risultato notevole, se si pensa che nello stesso periodo gli U.S.A. hanno fatto registrare una flessione dell'1,3 percento. E l'immediato futuro, sempre secondo Boston, è ancora più roseo: la crescita messicana raggiungerà il 5 percento annuo, contro il 3 degli Stati Uniti. Il duello con la Cina sta per entrare nel vivo.
(Fonte: www.quattroruote.it - 13/6/2013)

giovedì 27 giugno 2013

Maserati Ghibli diesel: "Sound Machine"


Giri la chiave (per modo di dire, qui c'è il pulsante e la chiave è un transpodner che ti tieni in tasca) e pensi ti abbiano dato da provare la macchina sbagliata: non la Ghibli diesel ma quella a benzina. E invece no: questa Maserati a gasolio 'suona' proprio come una super car a benzina. Ma non una qualsiasi, proprio una possente V8. Incredibile ma vero: stesso "sfarfallio" ai bassi regimi, stesso tono cupo, stessa rabbia. Stessa cattiveria quando sali di giri. Un colpo di gas e il simil "V8" inonda abitacolo di melodia. Tutti i brand più blasonati hanno superato "il battesimo del diesel" con prestazioni mozzafiato, basse vibrazioni, erogazioni "cattive" (il motore non muore più in alto) ma nessuno era mai riuscito a fare quello che ha fatto la Maserati: far suonare un diesel come un motore a benzina. E se vi sembra poco sbagliate: questa è una rivoluzione che la dice lunga sulla passione, sulla follia e sulla poesia che c'è dietro la realizzazione di queste macchine, macchine fatte col cuore. Il carburante del demonio, come gli inglesi più snob (quelli che guidano solo Bentley e Rolls, marche non ancora piegate alla logica dei diesel) insomma qui non ha fatto danni perché come ci ha spiegato Arald Wester, numero uno della Maserati "volevamo conservare la nostra tipica esperienza di guida e l'inconfondibile firma Maserati, il suono". Obiettivo riuscito, dal punto di vista tecnico grazie a un complesso studio sull'impianto di scarico che ha portato a piazzare due attuatori sonori posti alla fine del sistema di scarico che si attivano però solo quando si preme il tasto sport. Lo abbiamo contestato a Wester, dicendogli che la Ghibli diesel dovrebbe sempre suonare così, non solo quando si attiva il sistema... E il numero uno della Maserati ridendo ci ha spiegato che "si, la Ghibli ha una procedura di accensione obbligata: si fa partire il contatto, si spinge il tasto sport e poi si preme il pulsante e via...". Ecco spiegata da quale passione arriva la Ghibli. Da uno (sempre Wester, ovvio) che quando ti deve annunciate il prezzo ti dice con rammarico "mi vergogno a dirlo, costa 66 mila euro, praticamente la regaliamo. Immaginatela come una tassa sul divertimento...". Detto questo, la Ghibli è già bella che svelata. Il suono è un dettaglio ma fa capire di più di mille discorsi sulla tecnica o sulle prestazioni, la vera anima della macchina. Per la cronaca la gamma si compone di tre motori: due varianti del nuovo motore a benzina V6 twin-turbo da 3,0 litri, da 410 0 330 Cv e il diesel da 275 Cv. Le sorprese poi non finiscono qui: per sfuggire al superbollo c'è anche una versione diesel depotenziata a 250 cavalli. I primi due li fa direttamente la Ferrari a Maranello, il secondo, ossia il capolavoro, la VM di cento ("Ma su progetto totale di Maserati" precisano a Modena) che arriva a 275 Cv e 600 Nm di coppia a 2.000 giri/min. Ossia il più potente motore turbodiesel monoturbo da 3 litri oggi sul mercato, capace di un’accelerazione da 0 a 100 km/h in 6,3 secondi, emissioni sono ridotte a 158 grammi di CO2/km e il consumo è di soli 5,9 litri/100 km. Gli altri due diavoli a benzina invece promettono prestazioni monstre con uno 0-100 bruciato in 4,8 secondi per la più potente e in 5,6 per l'altra. Scatti assicurati dalla collaborazione del nuovo cambio ZF a otto marce e dalla trazione integrale on-demand Q4 che mantiene passive le ruote anteriori, che intervengono istantaneamente e con intelligenza quando è necessario per assicurare la trazione. Non solo: la Ghibli, come altri modelli del Tridente, utilizza un differenziale meccanico posteriore a slittamento limitato sia nelle versioni a trazione posteriore, sia a trazione integrale. Ed è l'unica della sua classe ad essere equipaggiata con differenziale a slittamento limitato meccanico di serie in tutte le sue versioni per assicurare la migliore trazione in tutte le situazioni di guida (la coppia di riduzione dell'unità asimmetrica consente un bloccaggio del 35% sotto carico e del 45% in rilascio). Insomma questa sound machine non smette mai di stupire: nasce da una costola della Quattroporte (condivide con l'ammiraglia scocca, schema delle sospensioni, motori) ma è più leggera di 50 kg, e più corta di 173 mm nel passo e di 291 mm in totale. E' anche più bassa ma parliamo sempre di un incrociatore dal passo di 2.998 mm, e una lunghezza totale di 4,97 metri. Eppure questa Ghibli su strada mostra una maneggevolezza record, una piacevolezza di guida e un assetto da GT di gran razza. Merito delle sospensioni posteriori mulltilink a cinque bracci, di un assetto da supercar e di mille altre cose. Però - soprattutto con il tasto sport inserito che cambia erogazione e assetto stesso - la Ghibli va su strada come una regina (a proposito a 100 orari le bastano 36 metri per fermarsi di colpo). Bisogna solo fare l'occhio alle dimensioni importanti e prendere un po' la mano con il cambio automatico che ha una sua logica di inserimento della retro e del parking tutta sua, ma dopo un po' la Ghibli diventerà la macchina dalla quale non vorrai mai scendere. Fra i dettagli "no" (ma forse anche questa è una cosa da maniaci) i comandi al volante ripresi pari pari dalle Chrysler-Jeep. Li tocchi e ti ricordi subito delle Wrangler. Per fortuna lì vicino ci sono i maxi paddle di metallo per il cambio marcia. Li tocchi e ti ricordi subito delle Ferrari. Pari. Poi se hai ancora dei dubbi, sulla Ghibli devi fare una cosa semplice semplice: spegnere lo stereo Bowers & Wilkins Premium Surround Sound (15 altoparlanti per 1.280 Watt) e abbassare il finestrino: a quel punto se sei un appassionato di motori ti dimentichi pure come ti chiami.
(Fonte: www.repubblica.it - 21/6/2013)

mercoledì 26 giugno 2013

Marchionne: "Lancia ha un appeal limitato"


L'amministratore delegato di Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne, riguardo al marchio Lancia è stato più che esplicito: "il brand è morto - disse nell'ottobre 2012 -, non tornerà quello di una volta. Valorizzeremo solo la Ypsilon, l'unico modello economicamente sostenibile, il resto della gamma ha appeal limitato fuori dall'Italia. Dobbiamo abbandonare l'illusione che il brand ritorni ad essere quello di un tempo". E la presentazione a Taormina delle versioni speciali della Ypsilon (sistemate sulla spiaggia dell'incantevole hotel Atlantis Bay grazie a due elicotteri) conferma la volontà di creare sempre più attenzione attorno a questo modello.
MAGGIO, TRAGUARDO IMPORTANTE PER YPSILON - "La city car torinese ha superato le 100.000 immatricolazioni dal lancio, aumentando le vendite del 12% rispetto allo stesso mese del 2012. Nel progressivo 2013 - ha evidenziato Antonella Bruno, responsabile del brand Lancia per regione EMEA - sono state vendute 26 mila Ypsilon, con un aumento nella quota del segmento di 0.3 punti percentuali. Un marchio capace di distinguersi in tutto quello che fa. Da sempre Lancia ha proposto soluzioni inedite in grado di rappresentare un punto di vista non convenzionale nel mondo dell'auto. Quello di Lancia è un mondo di donne e uomini aperti e sempre al passo con i tempi, in grado di definire il proprio stile con gusto e carattere, sicuri delle proprie scelte. Insieme a loro, Lancia si sta evolvendo nel prodotto, nella comunicazione, nei linguaggi e nei territori di riferimento. La gamma Ecochic identifica le alimentazioni alternative a GPL e metano e la stiamo introducendo anche in Spagna, Olanda e Svizzera. In Italia la Ypsilon è la seconda vettura più venduta del segmento B e l'auto più acquistata dalle donne. Se guardiamo ai risultati del Brand nel suo complesso, in Italia nel 2012 Lancia ha raggiunto il miglior risultato di quota degli ultimi dodici anni: 5,1%. Non solo: tra il 2011 e il 2012 i volumi del Brand Lancia nel resto d'Europa sono cresciuti del 26%. Una crescita molto importante. Le serie speciali esprimono la personalità e la distinzione Lancia. Noi le sviluppiamo già a partire dai primi anni di vita del modello Ypsilon Elefantino e Ypsilon S MOMODESIGN rappresentano oggi due nuove anime della nostra fashion city car, prezzi che partono rispettivamente da 12.850 e da 14.200 euro.
FUTURO NEBULOSO - Nel calendario del Lingotto si allontano i nuovi modelli. Dopo Thema 4WD e Flavia Cabrio non si hanno ancora notizie su eventuali novità compreso il restyling della Ypsilon atteso, secondo iniscrezioni, fra fine 2014 ed inizio 2015. Ma Antonella Bruno, da noi incalzata sul tema Taormina ha detto: "per il 2013 e il 2014 stiamo lavorando sulle serie speciali, ma in futuro punteremo solo su modelli che siano economicamente sostenibili. Oggi sappiamo tutti che il mercato sta attraversando un momento difficile, quindi sarebbe sbagliato investire su nuovi prodotti che non garantiscano volumi di vendita interessanti".
LA MISSION SECONDO OLIVIER FRANCOIS NEL 2011 - "Lancia è l'unico marchio al mondo che offre lusso, qualità e distintività dalla citycar all'ammiraglia - aveva detto Olivier François, responsabile del brand nel 2011 - l'unico marchio al mondo che offre un lusso caldo, all'italiana, ovunque ci sia mercato, inclusi i classici segmenti di volume. E per Ypsilon il lusso dipende dalla sostanza, non dalle dimensioni. Ypsilon è giunta alla quarta generazione: la storia del modello parte nel 1985 con la Y10 al Salone di Ginevra. Fu la prima ammiraglia in miniatura. Prima vettura con motore Fire, la Y10 inventò il concetto di downsizing. La vera sfida è quella di conquistare i Very Ypsilon People in tutta Europa. La 5 porte premium per un lusso democratico".
L'ALTO DI GAMMA PENALIZZATO IN ITALIA - La politica punitiva nei confronti dell'auto in generale, e dell'alto di gamma in particolare, ha tagliato le gambe alla Lancia: prezzo della benzina più alto d'Europa, tassa di circolazione elevata, superbollo, le varie una tantum, l'IVA pesante, il redditometro. Una Lancia che era sinonimo di eleganza, perfezione costruttiva (gli sportelli si chiudevano con il classico "clock").
MODELLI CHE HANNO INCANTATO - Come dimenticare l'Aurelia GT, l'Appia, l'Ardea, l'Aprilia, la Flaminia, la Flavia, la Fulvia, la Stratos HF, la Beta, la Gamma, la Thema, la Prisma, la Dedra, la Delta, la K, la Thesis, la Musa, la Phedra per non parlare dei successi mondiali nei Rallies (Fulvia Coupè HF nel 1972, Stratos dal '74 al '76, Rally 037 nel 1983 e le Delta HF dominatrici dall'97 al '92. Ma anche prima era lungo l'elenco dei modelli a cominciare dall'Alfa 12 HP del 1907, prezzo 10 mila lire. Ed ancora Eta, Kappa, Lambda per ricordarne gli albori. Gianni Lancia, cedette al Gruppo Pesenti (1956) la Casa fondata da suo padre Vincenzo nel 1906 poi rilevata da Fiat. Che fine farà tanta storia? Ancora nessuno è in grado di dirlo con esattezza.
(Fonte: www.sicurauto.it - 21/6/2013)

martedì 25 giugno 2013

Fiat, slitta il verdetto su Chrysler-Veba


Fiat potrebbe aspettare più del previsto la sentenza arbitrale del giudice del Delaware sul prezzo delle azioni Chrysler che il Lingotto acquisterà dal fondo Veba (acquisto che avviene in base a un'opzione call in parte già esercitata). Secondo fonti citate dall'agenzia Bloomberg, il giudice Donald Parsons potrebbe non decidere nel merito della questione «al più tardi entro il terzo trimestre» - come finora atteso da Sergio Marchionne - e «avviare invece un vero e proprio dibattimento, dove testimoni ed esperti possano essere interrogati dalle due parti» afferma Charles Elson, direttore del centro di Corporate Governance all'Università del Delaware, in un'intervista all'agenzia americana. Questa eventualità metterebbe a rischio l'intero calendario dell'operazione di acquisto del 100% di Chrysler e anche la successiva fusione tra Fiat e Chrysler. Fonti vicine al Lingotto hanno peraltro definito ieri «pure illazioni» le voci di uno slittamento della decisione del giudice. La vertenza è stata avviata da Fiat lo scorso settembre, dopo che l'esercizio della prima opzione call (su una quota del 3,32% di Chrysler in mano al Veba) non è andato in porto per un disaccordo sul prezzo delle azioni: il Veba - fondo fiduciario gestito dal sindacato Uaw che gestisce l'assistenza sanitaria ai pensionati Chrysler - ha chiesto 342 milioni di dollari per il 3,32% contro i 140 circa offerti da Fiat. Il disaccordo principale è sul calcolo dell'indebitamento Chrysler (uno dei fattori considerati nella formula): secondo Torino deve comprendere il bond da 4,2 miliardi di dollari emesso nel 2009 a favore dello stesso Veba, mentre quest'ultimo ne contesta l'inclusione. Una decisione, o direttamente la valutazione delle azioni oppure la scelta di andare a dibattimento, potrebbe arrivare fin dal mese di luglio. Secondo Elson «il giudice Parsons è molto attento e vorrà prendersi il tempo necessario a raccogliere tutte le informazioni». A detta di Larry Hamermesh, professore alla Widener University specializzato in diritto societario del Delaware, un dibattimento «è lo scenario più probabile» e potrebbe far slittare la decisione finale «fra nove e dodici mesi». Secondo Randall Thomas, professore alla Vanderbilt University, Parsons potrebbe dare ragione a Fiat e, qualora opti per un processo vero e proprio, scegliere una procedura rapida che potrebbe portare all'udienza nel giro di «due o tre mesi». Oggi intanto Fiat firmerà con un pool di banche il contratto per una linea di credito revolving da 2 miliardi di euro, che andrà a sostituirne una corrispondente da 1,95 miliardi con scadenza luglio 2014. Sergio Marchionne è impegnato con le banche su più di un fronte: anche Chrysler, infatti, sta rinegoziando i termini di prestiti bancari per circa 3 miliardi di dollari accesi nel 2011, con l'obiettivo di ridurne il costo e soprattutto di rimuovere parte dei vincoli al trasferimento di fondi tra Chrysler e Fiat. Anche questa operazione - ha scritto la Bloomberg qualche giorno fa - potrebbe andare in porto entro oggi. Ieri Fiat ha comunicato una variazione del capitale sociale per effetto dell'esercizio di stock option: la nota del Lingotto precisa che «la nuova composizione del capitale sociale Fiat S.p.A., la cui attestazione ex articolo 2444 c.c. è stata depositata in data 19 giugno 2013, riporta l'emissione di n. 79.375 nuove azioni a seguito di esercizi di stock option». Le azioni hanno valore nominale di 3,58 euro, e il capitale sociale aumenta quindi di circa 280mila euro.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 21/6/2013)

lunedì 24 giugno 2013

Fiat e Chrysler, nuove intese con le banche


Fiat e Chrysler siglano nuovi accordi con le banche. L'azienda americana (controllata al 58,5% dal Lingotto) ha annnunciato un'intesa con i creditori per modificare le condizioni delle Senior Credit Facilities ottenute nel maggio 2011: il prestito da 3 miliardi di dollari e la linea di credito da 1,3 miliardi di dollari; Fiat, dal canto suo, ha firmato il rinnovo della linea di credito a tre anni con un pool di nove banche italiane e straniere.
Fiat rinnova la linea di credito da 2 miliardi - «Nell'ambito della normale attività di finanziamento», come spiega il comunicato del Lingotto, Fiat ha firmato ieri il rinnovo di una linea di credito revolving triennale per 2 miliardi di euro. La linea è «disponibile per le generali esigenze aziendali e per i fabbisogni legati al capitale di funzionamento ed è destinata a sostituire la linea di credito revolving da 1,95 miliardi a 3 anni originariamente firmata a luglio 2011. I nove istituti di credito sono Intesa Sanpaolo, UniCredit e Mediobanca fra gli italiani; Barclays, BNP Paribas, Citigroup, Crédit Agricole, Royal Bank of Scotland e Société Générale tra gli stranieri.
Chrysler riduce il costo del debito - Chrysler, riduce il costo del debito e allenta i vincoli alla distribuzione di fondi ai soci. Gli emendamenti all'accordo del 2011 vedono una riduzione dell'1,5% degli spread sul prestito (dal 3,75% al 2,25%) e un taglio dello 0,25% del tasso minimo applicabile (dal 2,25% al 2%). L'azienda stima una minore spesa per interessi pari a circa 50 milioni annui, compensata in parte da un premio una tantum di 29,5 milioni pagato agli investitori. Le clausole restrittive sui pagamenti sono invece state adeguate a quelle sui bond emessi nel 2011: in particolare, la restrizione ai pagamenti è stata alzata fino a un limite pari al 50% dell'utile netto consolidato cumulato a partire dal 1° gennaio 2012.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 21/6/2013)

domenica 23 giugno 2013

Fiat-Chrysler (2): parole chiave della fusione


Invaderanno gli articoli di giornale e i lanci di agenzia. Sono le parole chiave della fusione prossima ventura tra Fiat e Chrysler. Ecco un breve vocabolario per interpretare quella che si annuncia come la più significativa operazione finanziaria nella storia recente dell’industria manifatturiera italiana.
CALENDARIO - Il tempo è il fattore decisivo fin dalla nascita dell’alleanza nel 2009. Il voluminoso contratto che porta la firma delle due società, delle amministrazioni americana e canadese e dei sindacati dell’auto nel Nordamerica, prevede precise scadenze. Nel giugno 2009, due mesi dopo l’accordo, Fiat ottiene il primo pacchetto del 20 per cento di Chrysler cui ne seguiranno altri tre del valore del 5 per cento ciascuno legati al trasferimento di tecnologie ecologiche (come l’adozione di motori a basso consumo) o al raggiungimento di obiettivi di mercato e fatturato. Tutti i pacchetti di azioni legati al trasferimento tecnologico sono stati ottenuti da Fiat tra il gennaio 2011 e il gennaio 2012. Nel 2011 Fiat ha anche rilevato la quota del 7,5 per cento di azioni in mano ai governi di U.S.A. e Canada e ha acquistato, esercitando un’opzione call, un ulteriore 16 per cento di quota. Oggi Fiat ha il 58,5 per cento di Chrysler e il fondo Veba il rimanente 41,5. Secondo l’accordo del 2009 Fiat può acquistare da Veba pacchetti di azioni del 3,3 per cento al ritmo di uno ogni sei mesi fino a raggiungere, nel 2016, un ulteriore 16,6 per cento
CHRYSLER - La più piccola delle tre sorelle di Detroit ha rischiato seriamente di scomparire alla fine del 2008, come GM. «Siamo sull’orlo dell’abisso» dichiara a novembre l’ad di GM Richard Wagoneer chiedendo prestiti ponte per le industrie dell’auto all’amministrazione Bush ormai al termine del mandato. Il presidente repubblicano li concede il 19 dicembre. A Chrysler vanno 4 miliardi, l’ossigeno necessario per arrivare a marzo. Nel frattempo si cerca una soluzione: l’alleanza con la Fiat di Marchionne. Il turnaround è notevole. L’azienda di Auburn Hills, che aveva dovuto licenziare decine di migliaia di dipendenti nel 2007 e 2008, riapre le fabbriche a partire dal 2010 e oggi rappresenta la parte sana del bilancio Fiat: nel 2012 ha realizzato un utile di 2,7 miliardi di euro contro un utile di 700 milioni del gruppo Fiat (America latina e polo del lusso compresi). In Europa Fiat ha invece perso 700 milioni.
DELAWARE - La Chancery Court di Wilmington, presieduta dal giudice Donald Parsons, deve dirimere il contenzioso tra Fiat e Veba sul valore delle azioni Chrysler. Deve farlo dando l’interpretazione esatta dei parametri fissati nell’accordo del 2009. A Wilmington hanno sede molte società U.S.A., tra le quali anche Chrysler, grazie al regime fiscale di favore praticato dallo stato del Delaware. Il 25 marzo scorso Parsons ha annunciato che intende studiare la questione in modo approfondito avvalendosi anche del parere di consulenti. La sentenza è prevista per il 25 luglio.
FIAT - Anni decisivi per la Fabbrica Italiana Automobili Torino. Superato il secolo di vita nel 1999, è incappata all’inizio del 2000 nella crisi più grave della sua storia. La svolta nel 2004 con l’arrivo di Marchionne nel ruolo di amministratore delegato. Ora la discussione è su che cosa rimarrà dopo il merger con Chrysler. «Dovete scordarvi della vecchia mamma Fiat, oggi siamo un’impresa globale », ha detto l’ad nei giorni scorsi. Dal gennaio 2011 la vecchia Fiat si è divisa in due: le attività non auto sono confluite in Industrial recentemente fusa con Cnh. Cnh-Industrial avrà sede in Olanda e quotazione principale a Wall Street. Molti immaginano che così accadrà anche per Fiat-Chrysler.
FUSIONE - Perché fondere? «Perché conviene», è la risposta del Lingotto. La fusione tra Fiat e Chrysler non è obbligatoria. Se Marchionne riuscisse a conquistare il 100 per cento delle azioni di Auburn Hills potrebbe tenere la casa di Detroit nel bilancio del gruppo come una controllata ma non sarebbe una mossa che il mondo finanziario americano accetterebbe con gioia. Con la fusione invece, e la creazione di una holding Usa di controllo, la disponibilità delle banche d’oltre Atlantico a finanziarie il nuovo gruppo salirebbe di molto. Uno degli interrogativi della fusione riguarda il nome della futura società. Difficile che Marchionne accetti lo schiaffo di lasciare Chrysler ed escludere Fiat. Più probabile la ricerca di un acronimo che accontenti le diplomazie delle due sponde dell’oceano.
IPO - Minaccia e opportunità, l’Ipo è uno dei nodi da sciogliere nella fusione. La questione non è naturalmente se andare in Borsa ma quando andarci. Creare la holding e portare a Wall Street la nuova società o andare in Borsa e lì realizzare l’acquisto delle quote ancora in mano al Veba? Marchionne propende ovviamente per la prima soluzione mentre il fondo pensioni del sindacato preferirebbe la seconda per incamerare una parte del prevedibile aumento di valore che il titolo Chrysler avrebbe rispetto ad oggi. Il Veba ha anzi minacciato di voler portare in Borsa il suo 41,5 per cento e ha dato il via alle pratiche burocratiche per arrivarci. Ma in Fiat ritengono che si tratti una mossa tattica per tirare sul prezzo e realizzare comunque la vendita prima di arrivare a Wall Street.
MARCHIONNE - Sergio Marchionne è evidentemente il perno dell’intera operazione. Senza di lui sarebbe stato impossibile arrivarci ed è anche impensabile che, almeno nei primi anni, Fiat-Chrysler possa consolidarsi senza il manager italiano più apprezzato negli U.S.A. . Anche per questo non stupisce il recente annuncio di John Elkann: «Ho parlato con Marchionne, resterà con noi ancora a lungo». In ogni caso pare chiaro che l’obiettivo dell’ad è quello di arrivare alla fusione entro il 1° giugno 2014, a dieci anni esatti dal suo insediamento al vertice operativo del Lingotto.
MERCATI - Sono, indirettamente, il fattore decisivo per decidere i caratteri della fusione. Se, alla fine, la nuova società avrà il suo baricentro in U.S.A. è anche perché in questi anni il mercato del Nordamerica si è rapidamente ripreso dalla crisi del 2009 e torna ad incrementare vendite e utili. Nel frattempo in Europa il crollo delle vendite è stato drammatico. Nel 2012 le consegne del gruppo nel Vecchio continente sono scese del 14 per cento mentre nell’area Nafta sono salite dell’11. «La ripresa del mercato europeo - ha detto recentemente Marchionne - non arriverà prima di tre-quattro anni». Europa e America Latina insieme (in sostanza il gruppo Fiat senza Chrysler) consegnano circa 2 milioni di pezzi, centomila in meno del solo Nordamerica.
QUARTIER GENERALE - Non è una questione di forma, ma di sostanza. Non c’entrano l’orgoglio nazionale, la storia, le radici. Conta il business. Non esiste alcun gruppo al mondo che non abbia un quartier generale in cui si prendono le decisioni strategiche. Così come non esistono giornali senza la prima pagina. Se cercate un facile guadagno scommettete sul fatto che il quartier generale del nuovo gruppo rimarrà in Italia: i bookmaker vi pagheranno molte volte la posta. Per quartier generale non si intende né la sede legale (Fiat Auto l’ha già avuta per un certo periodo in Olanda senza apprezzabili conseguenze sulle scelte strategiche) né il domicilio fiscale (la scelta di Chrysler di portarlo in Delaware non ha provocato rivolte a Detroit). Si intende invece il luogo in cui si coordinano le diverse strategie regionali del gruppo, la stanza dei bottoni in cui si compiono le scelte decisive. Essere a migliaia di chilometri dal quartier generale può avere conseguenze negative nel medio periodo: lontano dagli occhi, lontano dal cuore. La riprova? Provate ad annunciare a Detroit che il quartier generale della nuova società sarà al Lingotto.
VEBA - Il Voluntary Employee Beneficiary Association è un trust che si occupa dell’assistenza sanitaria e pensionistica degli ex dipendenti di Chrysler. In origine Veba era un fondo unico che si occupava dell’assistenza degli ex dipendenti di tutte e tre le case di Detroit. Ma dopo il fallimento pilotato di Chrysler e GM nel 2009, i fondi Veba sono diventati tre, ciascuno con una sua gestione autonoma. Questo per tutelare gli ex dipendenti Ford che, a differenza dei colleghi delle altre case, non erano sull’orlo del fallimento. Il Veba di Chrysler ha rilevato il 67,7 per cento delle azioni Chrysler dopo il fallimento, cedendole gradualmente a Fiat nel corso del tempo. La scommessa di Veba è che, risanata la società, quelle azioni tornassero ad acquistare valore e potessero essere trasformate in denaro per pagare l’assistenza medica dei pensionati. Obiettivo di Veba è dunque quello di uscire dal capitale di Chrysler al più alto prezzo possibile.
WALL STREET - La borsa di Milano capitalizza circa 400 miliardi di euro. Wall Street capitalizza circa 14.000 miliardi di euro (18.000 miliardi di dollari). Potendo scegliere, dove quotereste la vostra nuova società? In quale delle due piazze andreste a cercare capitali per investire? Quello dalla quotazione in Borsa della nuova holding che nascerà dalla fusione non sembra essere un gran dilemma per Marchionne. Che probabilmente applicherà alla fusione Fiat-Chrysler lo stesso metodo già scelto porterebbe la quota del Lingotto al 75 per cento. Ma sul valore di quei pacchetti del 3,3 è in corso la causa di fronte al tribunale del Delaware. Il giudice del Delaware Donald Parsons per Cnh-Industrial: quotazione principale a New York e quotazione secondaria a Milano. Ma è evidente che a Milano rimarrà più per questioni di immagine che di sostanza.
(Fonte: www.repubblica.it - 17/6/2013)

sabato 22 giugno 2013

Fiat-Chrysler (1): i pro e contro per l’Italia


L’ultima mossa preparatoria in ordine di tempo dovrebbe essere quella di ricontrattare, con un pool di nove banche americane ed europee (per l’Italia ci sono Unicredit, Intesa e Mediabanca ma potrebbe aggiungersi anche Mps) una linea di credito di 1,9 miliardi di euro (2,6 miliardi di dollari). L’accordo potrebbe essere raggiunto entro fine mese e, secondo le indiscrezioni, potrebbe consentire a Marchionne di sbloccare il divieto che oggi impedisce a Chrysler di pagare dividendi. Se così fosse, Fiat, in quanto azionista di Detroit, otterrebbe nuova liquidità da utilizzare nell’acquisto del 41,5 per cento di azioni ancora in mano al fondo Veba. Ma il dividendo Chrysler potrebbe avere contemporaneamente un effetto sfavorevole a Torino perché consentirebbe anche a Veba di incamerare liquidità e dunque aumentare la sua autonomia nella trattativa con Fiat. Si sa che l’obiettivo principale del fondo è realizzare il massimo dalla vendita del pacchetto per poter finanziare l’assistenza medica e assicurativa dei pensionati di Chrysler. Il fattore tempo gioca dunque a favore di Marchionne mentre è plausibile che il fondo intenda chiudere la trattativa il prima possibile. Il secondo segnale delle ultime settimane è l’annuncio di Exor di cedere una partecipazione storica come la quota in Sgs. Partecipazione alla quale Torino era particolarmente legata perché di Sgs Marchionne continua ad essere presidente. Con l’operazione gli Agnelli hanno incamerato due miliardi di euro in preparazione di un’eventuale aumento di capitale Fiat anche se ufficialmente la finanziaria degli Agnelli ha smentito che la provvista sia legata alla vicenda americana. Ora il Lingotto ha di fronte a sé diversi scenari. Molto dipenderà da quando e come Torino conquisterà la totalità delle azioni Chrysler. Se attendendo il pronunciamento del Tribunale del Delaware sul valore delle azioni, che arriverà plausibilmente entro il 25 luglio. Oppure grazie a un accordo extragiudiziale con il fondo Veba. Di quell’accordo potrebbe far parte anche il pagamento del dividendo Chrysler che la ricontrattazione del debito con le banche potrebbe consentire. Se Marchionne arriverà così a ottenere il 100 per cento di Chrysler, si passerà successivamente alla creazione di una holding americana da quotare a New York in cui far confluire le attività di Fiat e Chrysler. Ma se l’accordo con Veba non si trovasse, i tempi si allungherebbero perché per comperare il 41,5 per cento di Detroit sarebbe necessario attendere la quotazione del titolo in Borsa, «operazione che non potrà essere fatta prima del quarto trimestre di quest’anno», ha dichiarato l’ad di Torino. Qualsiasi scenario si realizzi, è piuttosto probabile che entro fine anno la Fiat di oggi confluisca in una grande società con sede in America. Sarà un vantaggio o uno svantaggio? Sarà quasi certamente un vantaggio per gli azionisti. Le banche di tutto il mondo concedono crediti a tassi più favorevoli a una società U.S.A. di quanto non avvenga, a parità di fondamentali, per una società italiana, soprattutto oggi. Differenze significative, come passare dal 3 al 7 per cento. E certamente la possibilità di essere quotati in una Borsa come Wall Street con una capitalizzazione quaranta volte superiore a quella di Milano, è un gran vantaggio per chi è in cerca di investitori. Quali conseguenze invece per gli insediamenti italiani? Secondo il progetto di Marchionne, la fusione dovrebbe servire a garantire lavoro alle fabbriche della Penisola anche se dovesse continuare l’attuale profonda crisi del mercato europeo. Con la fusione il Lingotto potrebbe trovare in America i soldi necessari per investire negli stabilimenti italiani facendoli produrre per tutti i mercati e non solo per quello asfittico del vecchio continente. Il primo esperimento è in corso da qualche mese alla Maserati di Grugliasco, vicino a Torino, dove si producono Quattroporte e Ghibli, due modelli di lusso destinati ad essere venduti in tutto il mondo. Un esperimento che dovrebbe servire a capire se lo stesso metodo può essere utilizzato, su scala più larga, anche a Mirafiori. In sostanza l’Italia potrebbe perdere una parte del suo ruolo strategico nelle decisioni che riguardano la Fiat (anche se rimarrebbe a Torino la sede delle attività europee del nuovo gruppo) scambiando la perdita del quartier generale e della sede legale con la possibilità di mantenere gli attuali livelli occupazionali. I tempi del merger stringono. Perché per far riuscire l’operazione è necessario sfruttare al massimo l’attuale congiuntura favorevole del mercato americano. Un rallentamento delle vendite e degli utili di Chrysler renderebbe tutto molto più difficile. Ecco perché questa estate sarà probabilmente quella decisiva.
(Fonte: www.repubblica.it - 17/6/2013)

venerdì 21 giugno 2013

Fiat 500L: la sette posti sarà "Living"


E tre: dopo la versione Trekking debutta la Living che nel linguaggio "fiattesco" significa passare dal quasi Suv al quasi monovolume sette posti. Il "quasi" è d'obbligo perché la 500L conserva la sua peculiarità, quella di essere una 500, quindi una macchina compatta: è una 5+2 posti ma in soli 4 metri e 35 centimetri. Il che porta a raggiungere anche un altro primato: è l'unica del suo segmento con una capacità di carico di 638 litri. In tempo di crisi nulla di meglio che scodellare giù un po' di record e non è un caso che la Fiat 500L stia veleggiando al meglio nel tempestoso mercato dell'auto: conserva lo spirito originario della 500 lanciata nel 2007 ma offre tanta praticità in più. E proprio da questo mix di simpatia, spazio e stile la Fiat fa nascere il concetto che dà origine al nome: "questi sono gli ingredienti - spiegano a Torino - di un modo nuovo di concepire l'auto che non si basa solo sulle caratteristiche tecniche, ma anche e soprattutto sul modo in cui l'auto viene vissuta: il 'living space', da cui prende il nome, diventa così protagonista in questa vettura". In realtà la forza di questa macchina sta tutta in un concetto: è 20 cm più corta di una Station Wagon del segmento C, ma offre lo stesso spazio. Anzi, in alcuni casi anche di più. Una furbizia che poi, abbinata alla gamma di motori e versioni, assicurerà ancora successo. Al lancio Fiat 500L Living sarà, infatti, equipaggiata con due propulsori benzina - 1.4 16v da 95CV e 0.9 TwinAir Turbo da 105 CV - e altrettanti turbodiesel, 1.6 Multijet II da 105CV e 1.3 Multijet II da 85CV, quest'ultimo anche con cambio automatico. La gamma? Due allestimenti (Pop Star e Lounge), entrambi con 5 o 7 posti, 19 colori esterni (inclusi 11 bicolore) e 6 rivestimenti interni, 15 tipologie diverse tra cerchi in lega e coppe ruota: in totale sono ben 282 le combinazioni possibili. Con accessori di livello come interni in pelle, navigatore integrato o la retrocamera per l'assistenza alle manovre in retromarcia. Il tutto per un listino che dovrebbe andare da circa 16.500 mila Euro su.
(Fonte: www.quattroruote.it - 18/6/2013)

giovedì 20 giugno 2013

Maserati Ghibli: il listino prezzi per l'Italia


Maserati ha fissato il listino prezzi della nuova Ghibli per l'Italia: il modello che segnerà l'ingresso del marchio del Tridente nel segmento E sarà proposto nel nostro Paese a partire da 65.000 Euro. Il valore è relativo alla Ghibli Diesel, che da noi è equipaggiata con il 3.0 V6 da 250 CV. Al debutto, il modello sarà declinato in quattro varianti. Oltre alla Diesel, ci saranno tre versioni equipaggiate col nuovo 3.0 V6 biturbo fabbricato dalla Ferrari a Maranello. La prima, destinata alla Ghibli, eroga 330 CV a 5.000 giri e 450 Nm da 1.750 a 4.500 giri, con l'overboost che porta il valore di picco a 500 Nm. Questa variante, capace di raggiungere i 263 km/h e di scattare da 0 a 100 in 5,7 s, è proposta in Italia a 67.000 Euro. Un gradino più su c'è la Ghibli S, che è dotata della versione più potente del sei cilindri. Questa variante, capace di erogare 410 CV a 5.500 giri e 550 Nm da 1.750 giri, scatta da 0 a 100 in 5 secondi e raggiunge i 285 km/h di velocità massima. Il suo listino è stato fissato a quota 79.500 Euro. Basata sulla stessa motorizzazione è la Ghibli S Q4. Questo modello adotta uno schema di trazione integrale inseribile, che in condizioni di aderenza normale si comporta come una normale trazione posteriore, ma in caso di necessità l'elettronica invia fino al 50% della coppia all'asse anteriore, in 150 millesimi di secondo. La versione, capace di coprire lo 0-100 km/h in 4,8 s e di raggiungere i 284 km/h, è proposta nel nostro Paese a 82.500 Euro.
(Fonte: www.quattroruote.it - 18/6/2013)

mercoledì 19 giugno 2013

Dodge: marchio "rottamato" entro il 2016?


L’indiscrezione è stata pubblicata dal sito "Ward’s Auto" citando fonti informate sui fatti. Dodge si troverà infatti ad affrontare una serie di problemi soprattutto dopo la fine della produzione della Avenger ed il passaggio di molti modelli sotto altri marchi del gruppo. Almeno due altri prodotti, spiegano le fonti, sarebbero già pronti ad essere venduti come Chrysler se non addirittura cancellati, riducendo ulteriormente la gamma di modelli Dodge. Alla casa costruttrice resterebbero così solo la Durango, la Challenger e la Charger, a meno che nei prossimi mesi non vengano introdotte altre auto nuove. Il prossimo modello della Challenger potrebbe essere passata a SRT come è già successo per la Viper. La Durango condivide la piattaforma con la Jeep Grand Cherokee. La Charger potrebbe essere rimpiazzata dalla nuova Chrysler 300. I pick-up infine sono già da tempo passati sotto il marchio Ram. Ogni decisione in merito però non dovrebbe realisticamente essere presa prima del 2016, quando la maggior parte della produzione del gruppo dovrebbe essere basata sulle piattaforme Fiat C/D-Evo o CUSW, cosa che già avviene per la Dart. Proprio questa unione di piattaforme potrebbe portare alla sostituzione degli attuali modelli Dodge con equivalenti vetture a marchio Chrysler o Fiat.
(Fonte: www.wardsauto.com - 12/6/2013)

martedì 18 giugno 2013

L'arcivescovo Nosiglia in visita a Grugliasco: "Il cuore di Fiat resti a Torino"


"Ho chiesto di fare ogni sforzo per mantenere il cuore torinese di Fiat". Così l'arcivescovo Cesare Nosiglia al termine della visita di ieri alla Maserati di Grugliasco. Nosiglia si è detto "ammirato per la scelta di Fiat di investire in un momento difficile come questo". La visita dell'arcivescovo arriva in un momento cruciale nella storia del rapporto tra la città e Fiat: nell'imminenza di una fusione con Chrysler che suscita al contempo speranze e timori. La speranza che il successo americano possa dare una mano agli insediamenti torinesi. E il timore che la fusione diventi l'occasione per trasferire oltreoceano il baricentro del nuovo gruppo automobilistico. Accompagnato nella visita da John Elkann e Sergio Marchionne, Cesare Nosiglia si fa interprete di ambedue questi stati d'animo dei torinesi "in un momento particolarmente difficile per l'economia cittadina". L'arcivescovo visita lo stabilimento perché, spiega, "il giorno dell'inaugurazione ero impegnato a Roma e non avevo potuto essere nello stabilimento. Non volevo però rinunciare a dare un segnale di presenza e di attenzione per un settore produttivo tanto importante per il nostro territorio, per la capacità dell'azienda di affrontare la trasformazione e per l'occupazione che è riuscita a mantenere e a creare". Naturalmente il giro tra le linee è servito anche a scambiare opinioni sul futuro di Fiat in Italia. John Elkann e Sergio Marchionne ha ripetuto al vescovo che "l'intenzione dell'azienda è quella di non chiudere alcun stabilimento in Italia". Quando ci sarà dunque un futuro per le produzioni di Mirafiori? "Ho fatto molte volte questa domanda - spiega Nosiglia - perché è chiaro che, per quanto molto importante sia l'investimento fatto a Grugliasco, è dalle prospettive di Mirafiori che dipendono le sorti dell'industria automobilistica della città. Ma devo dire - aggiunge il vescovo - che in tutte le occasioni sia Elkann che Marchionne hanno ripetuto che Mirafiori ha un futuro e che i tempi del nuovo investimento dipendono dalle condizioni di mercato. Non c'è la discussione sul se fare quell'investimento ma su quale sia il momento migliore per farlo". Poi, inevitabilmente, il confronto è andato sul futuro del quartier generale di Fiat-Chrysler. Anche qui la risposta è stata quella ufficiale: "Fiat è un'azienda globale con molte sedi in tutto il mondo". Ma il vescovo ha insistito: "Possiamo dire, un po' per scherzo, che anche le auto in qualche modo hanno un cuore. Io chiedo che anche in futuro non venga meno il cuore torinese della Fiat". Un appello importante alla vigilia delle scelte del Lingotto sulla fisionomia della nuova società. Fuori dai cancelli della Maserati di Grugliasco era stata indetta dalla Fiom una manifestazione per chiedere che l'azienda assuma gli ultimi cento dipendenti ancora in cassa integrazione: "E' inaccettabile - ha detto il segretario della Fiom torinese, Federico Bellono - che oggi lavorino in Maserati 1.200 persone e che dei 1.000 ex dipendenti della Bertone un centinaio siano ancora fuori dalla fabbrica". In occasione della visita di ieri pomeriggio i vertici di Fiat hanno garantito al vescovo che man mano che aumenterà la produzione, verranno riassorbiti tutti gli ex dipendenti dello stabilimento.
(Fonte: http://torino.repubblica.it - 14/6/2013)

lunedì 17 giugno 2013

Fiat a stelle e strisce: dall'Italia appena il 9% del fatturato


Fiat è ormai, di fatto, un'azienda americana. La società realizza in Italia meno del 9% del proprio fatturato consolidato (il 50% in meno di dieci anni fa). Nella Penisola occupa il 29% dei propri dipendenti e ospita il 28% dei propri stabilimenti su scala mondiale. I suoi profitti provengono interamente dalla Chrysler. Exor, la finanziaria di controllo della Fiat, a sua volta controllata dalla famiglia Agnelli, nel 2012 ha aumentato il fatturato omogeneo dell'11%, ma senza Chrysler il suo giro d'affari sarebbe cresciuto di appena il 2 per cento. Il fatturato della sola Fiat è infatti diminuito di quasi il 5%, dai 37,4 miliardi del 2011 a 35,6 miliardi. Il gruppo Chrysler, con i suoi 51,2 miliardi di euro di ricavi, ha rappresentato nel 2012 il 61% del giro d'affari totale di Fiat. E gli 1,4 miliardi di profitti netti riportati a bilancio dalla società al termine dello scorso anno non sono altro che il saldo tra i 2,45 miliardi di utili netti di Chrysler e il miliardo e oltre di perdita netta di Fiat. Insomma, in Italia e nel resto dell'Unione Europea gli affari procedono male per il gruppo. Senza lo sbarco negli U.S.A., con l'acquisizione della casa di Detroit, oggi Fiat non avrebbe alcuna prospettiva di crescita. Il suo bilancio si sostiene grazie al mercato americano. In Nordamerica Chrysler ha venduto 2.115.000 vetture nel 2012, il 19% in più dell'anno precedente, con performance molto positive negli Stati Uniti (+20%) e in Messico (+22%). In America latina l'aumento è stato del 5% e in Brasile, dove Fiat detiene tuttora la leadership di mercato, del 9 per cento. Le Americhe rappresentano oggi il 50% dei ricavi del gruppo Fiat. L'Europa, invece, rappresenta il 35% delle vendite, mentre Russia ed Estremo Oriente raggiungono a stento il 15%, una quota minima se paragonata alle dimensioni di quei mercati. Per di più il mercato europeo regredisce. Fiat nel 2012 ha subito cali di consegne drammatici di vetture e veicoli leggeri, sia in Francia (-26%), sia in Italia (-20%), sia in Germania e Spagna (-11%). L'unico mercato UE in controtendenza è la Gran Bretagna, dove la società ha aumentato le consegne dell'8 per cento.
(Fonte: http://oddo.blog.ilsole24ore.com - 11/6/2013)

domenica 16 giugno 2013

Crisi dell'auto: detrarre per ripartire?


Di male in peggio. Dopo un 2012 che ci ha riportato indietro di almeno trent’anni (solo 1,4 milioni di nuove vetture), non si arresta il crollo del mercato italiano dell’auto. Certo, anche l’Europa continua scendere, ma le nostre percentuali sono decisamente più impressionanti e tutti i principali analisti prevedono un 2013 intorno a 1,3 milioni di immatricolazioni. Fra pochi giorni ci sarà un nuovo governo e il problema non potrà non essere affrontato. Il settore, infatti, ha un’importanza strategica, da molti punti di vista: genera un fatturato importante, dà lavoro a più di un milione di persone, contribuisce per oltre il 15% alle entrate dello Stato, rappresentando più del 10% del Pil. E’ vero, il nostro paese è in recessione e tutti i comparti sono in sofferenza, ma per fortuna gli altri indicatori accusano contrazioni molto meno accentuate di quella delle vendite di auto. Se da quando è iniziata la crisi (nel 2008) la produzione industriale o, addirittura, il Pil fossero scesi al pari del mercato dell’auto (più del 40%) l’Italia sarebbe già fallita. All’interno delle difficoltà generali, quindi, ci sono problemi particolari che hanno fatto grossi danni e dovranno essere rapidamente rimossi per rimettere in moto uno dei propulsori dell’economia e del Paese. L’auto, infatti, ha sempre avuto anche un ruolo sociale, un ruolo che ha tuttora, ma che non riesce più a esercitare. L’auto resta indispensabile. Per certi versi insostituibile. Serve per andare al lavoro, in vacanza, dal dottore. Per portare i bimbi a scuola. Certo va usata con attenzione e con giudizio (quando necessario e guidando con prudenza per la sicurezza di tutti), ma in molte circostanze non ha alternative. Con l’auto si muovono le persone e le merci, le necessità e le emozioni, si assolvono gli impegni e si ci si gode il tempo libero. L’auto alimenta i consumi e tiene alto l’umore, accorcia le distanze e consente di socializzare, molto più dei social network. Negli ultimi decenni in molti hanno sparato sul settore, in pochi lo hanno difeso. O almeno non ci sono riusciti. Tasse, multe, parcheggi, carburanti, assicurazioni, parole diventate incubi che hanno portato il costo medio di gestione annuale di una vettura oltre i 3.500 euro. Una follia. La mucca a forza di mungerla è quasi morta e anche lo Stato ci rimette con un milione di vetture nuove in meno l’anno e tanti veicoli fermi sotto casa invece che in movimento (è sceso anche il consumo dei carburanti). In realtà, il settore stesso non è che abbia formulato chissà quali proposte per uscire dalla palude. Abbassare le tasse sì, ma il deficit e il debito pubblico non fanno sconti. Togliere l’Ipt o equiparare la normativa delle vetture aziendali a quelle degli altri paesi europei. Buone idee, ma nulla di rivoluzionario, anche perché sulle vetture aziendali i costruttori si lamentano di guadagnare poco (o niente), tanto che molti considerano il vero mercato quello “privati”. A cosa servirebbe quindi vendere un po’ di vetture in più (a bassi margini e coinvolgendo poco i concessionari che sono la categoria più in difficoltà), se addirittura alcune di queste andrebbero a cannibalizzare quelle del mercato privati (chi ha una vettura aziendale non ne acquista un’altra...)? Ecco un sasso nello stagno. Un’idea semplice, ma efficace che sembra tagliata su misura per la situazione attuale perché punta a promuovere l’utilizzo e non l’acquisto (se c’è il primo il secondo arriva spontaneo...) e, soprattutto, ha una forte componente democratica (le vetture aziendali sono nella disponibilità di chi ha già un lavoro solido, mentre l’auto è utilizzata da tutti, anche dai precari e dei disoccupati) che potrebbe ricevere veramente l’ok bipartisan. Assodato che l’auto è un oggetto di sostanza primaria e non un gioco o uno svago, alcune spese per gestirla potrebbero essere detratte dai redditi, come avviene per tante altre voci tipo la casa, la salute e l’istruzione. Una misura strutturale perché protratta nel tempo e non isterica come gli incentivi all’acquisto che aiutano solo chi in un determinato momento deve cambiare vettura e, soprattutto, alterano la domanda anticipando gli acquisti e creando pericolosi alti e bassi (rischiano inoltre di privilegiare un costruttore rispetto all’altro). A lanciare la proposta, che potrebbe incontrare molti consensi e, finalmente, compattare l’intero settore a sostenerla, è uno dei manager più importanti. Massimo Nordio è amministratore delegato di Volkswagen Group Italia, il gigante di Wolfsburg che proprio lo scorso anno è diventato il primo costruttore per pianeta dal punto di vista del fatturato e, molto probabilmente (i dati non sono ancora ufficiali), a gennaio ha conquistato la leadership anche nella classifica mondiale delle vendite. Nordio ha una grande esperienza internazionale, in precedenza ha lavorato (sia in Italia che all’estero) anche per Ford e Toyota. Un maestro del marketing, molto abile ad intercettare ed anticipare gusti, esigenze e necessità dei clienti. E la cosa che più auspicano i 34 milioni di automobilisti italiani è abbassare i costi di gestione diventati ormai insostenibili.
(Fonte: www.ilmessaggero.it - 17/2/2013)

sabato 15 giugno 2013

Maranello: inaugurata la nuova ala del Museo Ferrari


E’ stato inaugurato ufficialmente dal presidente Luca di Montezemolo il nuovo Museo Ferrari di Maranello. La struttura, ampliata di oltre mille metri quadrati e completamente rinnovata negli allestimenti e nella dislocazione delle vetture, ospita l’esposizione permanente delle monoposto più significative della storia della Scuderia e mostre temporanee che suscitano interesse non soltanto negli appassionati ma anche in settori di pubblico più vasti. Ne è un esempio l’ultima nata, intitolata “Da Cinecittà ad Hollywood, tutte le Ferrari nel cinema” che, oltre ad offrire la possibilità di vedere spezzoni dei film più celebri che hanno avuto protagoniste le vetture del Cavallino Rampante, mette in mostra alcune automobili di grande significato, come la 275 GTB4 che fu di Steve McQueen, la Mondial T Cabrio guidata da Al Pacino in “Profumo di donna” e la spettacolare One off di un collezionista americano, ispirata alla 330 LM e usata da Federico Fellini in “Tre passi nel delirio”. Alla cerimonia hanno preso parte anche il vicepresidente Piero Ferrari, l’amministratore delegato Amedeo Felisa e il sindaco di Maranello Lucia Bursi. “Il Museo rappresenta un elemento fondamentale per mostrare al pubblico il passato, la storia e la cultura di un’azienda fortemente proiettata verso il futuro” – ha detto Montezemolo – “Mi fa particolarmente piacere vedere che ci siano tanti visitatori provenienti dall’estero. Quest’anno raggiungeremo le trecentomila presenze che, per un Museo situato non in una grande città, è un grande successo. Sono molto soddisfatto del lavoro svolto nel rinnovamento di questa struttura e di quanto fatto anche nel nuovo Ferrari Store di Maranello, che fungerà da capostipite in termini di qualità dell’ambiente e dei prodotti per tutti i nostri negozi nel mondo”. "Un grande esempio di sinergia tra pubblico e privato". Così il sindaco di Maranello Lucia Bursi ha commentato l'ampliamento del Museo Ferrari, inaugurato ufficialmente martedì 11 giugno alla presenza del presidente Luca Cordero di Montezemolo e del vicepresidente Piero Ferrari. "Il Museo Ferrari di Maranello è la dimostrazione concreta di una passione che dura nel tempo: oggi siamo al quarto ampliamento dall'apertura nei primi anni Novanta, e nel corso di oltre vent'anni di storia questa struttura è sempre cresciuta fino a diventare un punto di riferimento essenziale per gli appassionati e per il territorio. La collaborazione tra Comune di Maranello, proprietario dell'immobile, e la Ferrari, che gestisce il Museo, rappresenta una sinergia positiva tra pubblico e privato ed è anche la dimostrazione che in Italia ci sono progetti che funzionano. Per i lavori di ampliamento voglio ringraziare la Ferrari, che ha permesso di realizzare questo intervento in tempi record". La nuova ala del Museo è di circa 1.000 metri quadrati e comprende nuovi spazi per caffetteria e bookshop, una sala conferenze polivalente e sale espositive al piano superiore. Il costo dell'intervento, finanziato dalla Ferrari spa, è stato di circa 2 milioni e 600 mila euro. Anche l'area esterna al Museo sarà prossimamente interessata da un intervento di riqualificazione, con un progetto del Comune di Maranello che investirà 1 milione di euro, di cui 600 mila euro dalla Comunità Europea: il progetto prevede la sistemazione del piazzale, che permetterà di accogliere i bus dei turisti e le navette e avrà un'ampia zona pedonale, la costruzione della nuova sede dello sportello turistico IAT Terra di Motori e la sistemazione dell'area verde nella zona sul retro del Museo.
(Fonte: http://gazzettadimodena.gelocal.it - 11/6/2013)

venerdì 14 giugno 2013

Alfa Romeo 4C: i segreti della nuova sportiva


Dopo mesi di informazioni dosate col contagocce, Alfa Romeo ha finalmente rivelato tutti i segreti della 4C. La nuova coupé, progettata dal Biscione e costruita nella fabbrica Maserati di Modena, è nata tutta intorno al numero "4", quello dei chili per ogni cavallo erogato dal motore. Il rapporto peso/potenza della vettura ha costituito il vero e proprio fulcro su cui si è imperniato il progetto.
La strada della leggerezza - Per raggiungere il traguardo in questione, l'Alfa Romeo ha scelto di battere una delle due strade a disposizione, quella del contenimento del peso, privilegiando questo aspetto nei confronti dell'incremento della cavalleria. Imprescindibile, per rispettare l'ambiziosa consegna, il ricorso ai materiali leggeri, in primis la fibra di carbonio. Il risultato è quello noto: la 4C pesa 895 kg, poco più di una Lotus Elise.
Il peso del carbonio - Come detto, il ricorso alla fibra di carbonio è stato un aspetto centrale per contenere la massa complessiva. La scocca stessa è stata realizzata in questo materiale: sulla bilancia, il cuore strutturale della 4C pesa solo 65 kg. Prodotta dalla Adler Plastic, la scocca è la prima fatta adottando il metodo pre-preg (derivato da quello impiegato in Formula 1) in un volume superiore ai 1.000 esemplari l'anno.
Pre-preg e cocura - La suddetta metodologia di lavorazione permette di ottenere il meglio dalla fibra in termine di reazione alle sollecitazioni e comportamento dinamico. Questo processo, che consente di disporre le fibre nella direzione ottimale rispetto alle forze cui è sottoposta la struttura, è combinato a quello della cocura, che consente di produrre in un solo pezzo parti altrimenti ottenute per assemblaggio, anche di materiali eterogenei. Logici i vantaggi offerti da questa procedura, sul piano della risposta alle sollecitazioni meccaniche.
L'alluminio - Anche l'alluminio gioca un ruolo importante nella costruzione della 4C: questo materiale è impiegato per la struttura di rinforzo del tetto e i tralicci anteriore e posteriore. Le parti in alluminio sono realizzate secondo il processo misto denominato Cobapress, che combina i vantaggi di fusione e forgiatura, permettendo di comprimere al massimo la lega e realizzare parti ancora più leggere. L'alluminio è utilizzato anche nelle campane dei freni: la sua adozione ha consentito un risparmio di 2 kg per ogni ruota.
Pannelli carrozzeria in SMC - La carrozzeria è realizzata in un materiale composito, chiamato Sheet Moulding Compound. Grazie alle sue caratteristiche, l'SMC è in grado di garantire un peso inferiore del 20% rispetto ai tradizionali lamierati in acciaio. Il suo peso specifico (1,5 g/cm3), è nettamente inferiore a quello dell'alluminio (2,7 g/cm3), e i suoi vantaggi si estendono anche al piano della lavorazione, grazie alla superiore malleabilità.
Cristalli sottili e poliuretano iniettato - Per paraurti e parafanghi l'Alfa Romeo ha optato per il poliuretano iniettato, leggero (-20% rispetto all'acciaio) ed economico. La cura dimagrante non ha trascurato nessun aspetto: i cristalli sono più sottili del 10% e più leggeri del 15% rispetto a una vettura tradizionale: il parabrezza, per esempio, è spesso solo 4 mm.
Il processo produttivo - La 4C è una vettura particolare non solo per i materiali con cui è costruita, ma anche per le metodologie della sua produzione: alle Officine 4C nella fabbrica di Modena lavorano operai molto giovani (29 anni l'età media), con un'esperienza già lunga (oltre cinque anni in media) sui modelli Maserati e capaci di operare su 40 diverse stazioni della linea di montaggio. Dopo l'assemblaggio della scocca e i controlli metrologici, il corpo vettura viene portato alla verniciatura, l'unica operazione che si svolge al di fuori della fabbrica Maserati.
L'apporto umano nell'assemblaggio - Al termine di quest'operazione le 4C tornano nello stabilimento per il montaggio, dove è centrale l'aspetto dell'ergonomia. Molte delle operazioni di assemblaggio della sportiva avvengono manualmente, senza l'intervento di robot: il parabrezza stesso è posizionato in questo modo, e molti dei sottogruppi, come la plancia e i gruppi ottici vengono montati in fabbrica, al contrario di quanto avviene di solito. Le operazioni sono completate da un breve collaudo di 40 km e dalla finizione, passaggio necessario prima della commercializzazione.
A settembre in vendita - La 4C sarà consegnata sui mercati europei a partire dalla metà di settembre. A novembre seguirà la presentazione americana al Salone di Los Angeles, dopo la quale partiranno le vendite anche negli U.S.A., previste entro la fine del 2013. Sempre prima della fine dell'anno, il modello sarà commercializzato anche nel resto del mondo. Ogni anno l'Alfa Romeo produrrà 3.500 esemplari della 4C, 1.000 dei quali destinati all'Europa.
Qui si fa la nuova Alfa - La sportiva è importante per almeno due motivi, sul piano delle strategie: in primo luogo, perché segna l'inizio del nuovo corso del marchio, che si rilancerà nel segmento dei Costruttori di prestigio. In secondo luogo, la 4C rappresenta l'inizio di una progressiva integrazione industriale tra Alfa Romeo e Maserati, un processo destinato a portare altri frutti in futuro.
(Fonte: www.quattroruote.it - 11/6/2013)

giovedì 13 giugno 2013

Marchionne lancia l'allarme: "Euro troppo alto, export a rischio"


Prima l’assemblea dell’accomandita della famiglia Agnelli a Maranello, poi il consiglio delle relazioni Italia-U.S.A. di cui è presidente. Sergio Marchionne ha utilizzato le due importanti occasioni per ribadire i punti fermi delle sue strategie in merito alle fusioni di Fiat Auto e Fiat Industrial con le loro rispettive controllate americane ed ha aggiunto alcuni elementi a una situazione che resta molto fluida. Il nuovo scenario prevede infatti rilevanti esportazioni fuori dell’Europa per far ripartire le fabbriche soprattutto italiane. Per raggiungere certi obiettivi devono però realizzarsi alcune condizioni esterne all’azienda e su queste Marchionne ha puntato il dito: «Ho incontrato il ministro Zanonato, mi è piaciuto molto, è una grandissima persona. Dal governo mi aspetto solo che ci facciano lavorare senza ostacoli». L’amministratore delegato di Fiat spiega meglio: il Lingotto non chiede aiuti, ma l’impegno affinché il sistema torni a funzionare: «Noi ci siamo impegnati a risanare le nostre attività in Italia facendo investimenti importanti con l’obiettivo di ricreare una base di occupazione decente nel Paese. Ma l’impegno non deve essere solo nostro, deve essere di tutti. La priorità assoluta è far lavorare la gente. Se non funziona una nostra fabbrica e un nostro dipendente non lavora sono almeno altre 7 o 8 persone che si fermano perché ci sono gli operai delle aziende collegate. Guardare verso altri mercati non è una scelta, ma un obbligo, le vendite di auto in Italia si sono dimezzate e il futuro va cercato altrove». Oltre all’occupazione c’è un altro aspetto fondamentale, per la riuscita del piano, che non è sotto il controllo di Torino. «Purtroppo il valore attuale dell’euro non è sostenibile per un’azienda che deve esportare», ha dichiarato Marchionne: non bello visto che buona parte delle Maserati (Quattroporte, Ghibli) prodotte a Grugliasco dovranno uscire dall’Europa, verso U.S.A. o Cina. Visto che nella sede della Ferrari si sono riuniti gli esponenti della Famiglia, Marchionne ha puntualizzato i rapporti con l’azionista e la situazione finanziaria del Lingotto: «Mi sono sempre stati vicino in questi dieci anni e lo sono tuttora. L’obiettivo resta la fusione con Chrysler, per far questo continuiamo a parlare con Veba e attendiamo la decisione della corte del Delaware che dovrebbe arrivare a breve. Vogliamo portare a termine l’operazione il prima possibile, ma non dipende da noi quindi non so quando avverrà. Non abbiamo invece bisogno di aumenti di capitale e nemmeno di ricorrere al credito». L’ad di Fiat e presidente di Chrysler ha ricordato che la liquidità dell’azienda supera i 21 miliardi, che lui parla costantemente con le banche, ma non c’è alcun dossier per un prestito di 10 miliardi di dollari.
(Fonte: http://motori.ilmessaggero.it - 9/6/2013)

mercoledì 12 giugno 2013

Exor: dopo Chrysler tocca al dossier Ferrari?


Portare i gioielli di famiglia direttamente nella cassaforte privata in modo da giovarsi dell'effetto sottostante sul titolo della holding e valorizzare al massimo il marchio e gli asset aziendali della Ferrari che al momento viaggiano intorno ai 6 miliardi. Ora piuttosto nascosti, invece, nel "mare magnum" della controllante Fiat Auto. Portata a compimento la fusione fra Fiat e Chrysler dopo aver acquistato la quota della Cenerentola di Detroit ancora in mano al sindacato americano Veba e quotato tutto il gruppo a Wall Street, gli Agnelli apriranno con Exor il dossier Ferrari. Secondo alcuni rumors che circolano nelle primarie Sim della City milanese, John Elkann vorrebbe infatti utilizzare parte della cassa realizzata grazie alla vendita con mega-plusvalenza della svizzera SGS (2 miliardi) anche per riorganizzare la catena societaria e valorizzare le partecipazioni della Fiat, portando con una complessa operazione ancora tutta da studiare il gruppo del Cavallino direttamente nella finanziaria della famiglia Agnelli. Aveva in mente anche questo dunque, secondo le indiscrezioni, quando nel comunicare al mercato la cessione della svizzera SGS da parte di Exor, il presidente della holding ha parlato di "utilizzare il ricavato per cogliere nuove opportunità". Al momento il capitale sociale della Ferrari, oggetto più volte in passato di voci su una possibile quotazione o destinatario di appetiti esteri, in particolare del colosso tedesco Volkswagen, è diviso fra Fiat che ha l'85%, Mubadala Development Company (il 5%), società del Golfo Persico con la quale il gruppo di Maranello ha costruito un parco tematico dedicato alla Ferrari ad Abu Dhabi e Piero Ferrari (10%), erede del fondatore Enzo. Se gli step sono ancora tutti da tracciare e capire anche quale sarà il destino degli altri marchi di prestigio della casa automobilistica torinese come Maserati e Alfa Romeo, la ragione industriale dello spin-off dal conglomerato auto del marchio Ferrari sarebbe già chiara ed è quella non nuova di creare un polo del lusso controllato direttamente da Exor, equiparandolo a livello di catena societaria a Fiat-Chrysler e non diluendolo in un gruppo invece più orientato al mass market.
(Fonte: www.affaritaliani.it - 5/6/2013)

martedì 11 giugno 2013

Fusione Fiat Industrial - CNH Global: nasce CNH Industrial


Fiat Industrial e la controllata americana CNH Global hanno annunciato che il nuovo gruppo risultante dalla loro aggregazione si chiamerà CNH Industrial. Il nome Fiat scomparirà quindi dalla società che, oltre alle macchine agricole CNH, costruisce i camion Iveco. In particolare, le due società hanno annunciato che il nuovo soggetto in cui si propone la fusione per incorporazione di Fiat Industrial e CNH assumerà la denominazione sociale di CNH Industrial NV. Le azioni di CNH Industrial saranno quotate al New York Stock Exchange e, immediatamente dopo l’efficacia della fusione, anche sul Mercato Telematico Azionario gestito da Borsa Italiana. La fusione è condizionata all’approvazione degli azionisti di Fiat industrial e CNH. Fiat Industrial, che detiene circa l’87% di CNH, voterà a favore della fusione di CNH all’assemblea degli azionisti della società. Ci si attende che il closing dell’operazione possa avvenire nel corso del terzo trimestre, entro settembre.
(Fonte: www.milanofinanza.it - 6/6/2013)

lunedì 10 giugno 2013

Marchionne: "Fiat-Chrysler non chiuderà fabbriche in Italia"


Il mercato europeo dell’auto «non ha ancora toccato il fondo e ci vorranno tre-quattro anni perché si riprenda». Quello italiano, in particolare, «è disastroso», ma nonostante questo «gli stabilimenti italiani non chiuderanno». Sergio Marchionne parla con i giornalisti all’Hotel Excelsior di Venezia, dove partecipa alla due giorni del Consiglio per le Relazioni Italia-U.S.A. che l’amministratore delegato della Fiat presiede. Toccata e fuga in Italia, poi il ritorno in U.S.A. per stringere su Fiat-Chrysler, operazione su cui ha incassato il «positivo sostegno» di Exor e della famiglia Agnelli. Marchionne non parla dei prossimi investimenti: «Su Mirafiori quando saremo pronti lo annunceremo», ribadisce. E aggiunge: «Bisognerà autorizzare la cassa finché gli investimenti non partono». Non dice se ne ha parlato con il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, che ha visto a Venezia. Con il governo italiano i rapporti appaiono distesi. Prima l’incontro nei giorni scorsi con il ministro Flavio Zanonato, poi a Venezia l’occasione per parlare con Giovannini e con il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni. Marchionne spera che si riavvii il tavolo sull’export avviato con il governo Monti. «Non chiediamo incentivi, ma di facilitare il processo di esportazioni creando tutte le condizioni possibili e immaginabili. Questo governo si è insediato da trenta giorni, non possiamo rompergli le scatole. L’impegno con noi per l’export dovrà tornare sul tavolo, credo che sia un interesse anche di Confindustria, ne ho parlato con Squinzi, perché aiuterebbe non solo noi ma tutti gli altri». Marchionne parla anche della Cina dove la Fiat «ha un buon partner, ma potrebbe trovarne un altro da affiancare per sviluppare la Jeep», anche se per ora «nessuna trattativa è in corso, solo diverse manifestazioni d’interesse». La fusione Fiat-Chrysler resta un tema centrale, su cui il manager del Lingotto sta concentrando gran parte delle sue energie: non avverrà «prima del quarto trimestre dell’anno», spiega, anche se «tecnicamente è possibile» che Fiat compri, prima che vada in Borsa, la quota di Veba, il fondo sanitario del sindacato americano Uaw, che detiene ancora il 41,5% di Chrysler. La trattativa va avanti e riguarda «solo il prezzo», non ci sono in ballo prodotti o stabilimenti, come ha ipotizzato in passato il sindacato italiano legando il futuro produttivo di Mirafiori e Cassino all’andamento del negoziato. Marchionne ci sta provando a raggiungere un accordo, altrimenti sarà la Corte del Delaware a pronunciarsi entro fine luglio sul valore del 3,3% di Chrysler e, quindi, indirettamente di tutta la partecipazione. Tutte da vedere ancora le modalità della fusione: «Non dipendono da noi, la discussione è aperta. C’è da lavorare», spiega l’amministratore delegato del Lingotto. Qualcuno chiede se il modello sia quello della fusione tra Fiat Industrial e Cnh: «Questo è il classico esempio di una manovra che è possibile fare e che ha dei vantaggi enormi, poi ci sono alternative. Noi non abbiamo ancora scelto la forma della fusione con Chrysler. Spero che avvenga, prima ci arriviamo poi decidiamo cosa fare». «Fate tante ipotesi, una è quella giusta», scherza il manager del Lingotto che osserva: «Il grande vantaggio di avere a che fare con il sindacato americano è che ha una fiducia enorme in quello che fa il manager».
(Fonte: www.lastampa.it - 8/6/2013)

domenica 9 giugno 2013

SRT Viper GTS: esemplare unico all'asta per la Sons of Italy Foundation


SRT ha realizzato un esemplare unico della nuova Viper GTS destinato alla vendita all'asta per raccogliere fondi in favore della Sons of Italy Foundation. La vettura è stata presentata in anteprima in occasione del 25th Anniversary National Education & Leadership Awards Gala, presso il National Building Museum di Washington. Rispetto al modello di serie, la coupé propone una speciale verniciatura avorio perlato, cerchi di lega nella tinta Vapor chrome e interni di pelle beige Sepia Laguna. All'esterno e all'interno sono inoltre presenti alcuni badge che riproducono il tricolore italiano, utilizzato anche come decorazione al centro dei sedili. 
(Fonte: www.quattroruote.it - 31/5/2013)

sabato 8 giugno 2013

Maserati Quattroporte: pneumatici Continental per il primo equipaggiamento


Le gomme di primo equipaggiamento della nuova Maserati Quattroporte sono fornite da Continental. La nuova ammiraglia del Tridente "calza", per la precisione, i ContiSportContact 5P, scelta che accomuna tutte le motorizzazioni del nuovo modello. La gomma è stata messa a punto in collaborazione tra l'azienda tedesca e la Casa italiana.
Tre misure - La versione base del "treno" prevede pneumatici da 245/45 all'anteriore e 275/40 al posteriore, con cerchi da 19" su entrambi gli assi. Un gradino più su ci sono le gomme da 245/40 all'anteriore e 285/35 al posteriore, con cerchi da 20, mentre al top di gamma sono previste le 245/35 davanti e le 285/30 dietro con cerchi da 21". Tutte le misure sono disponibili a richieste sull'intera offerta di motorizzazioni e omologate per velocità fino ai 320 km/h.
I dettagli del 5P - Il ContiSportContact 5P è il pneumatico più sportivo prodotto dal fornitore tedesco: caratterizzato da un battistrada asimmetrico e da un disegno differenziato per le coperture destinate agli assi anteriore e posteriore, il 5P sfrutta una mescola a due componenti e alta concentrazione di silice. Disponibile per cerchi dai 18" ai 23", il pneumatico è offerto nelle misure superiori ai 225 mm e nelle serie da /40 a /25, tutte omologate per velocità superiori ai 240 km/h.
(Fonte: www.quattroporte.it - 30/5/2013)

venerdì 7 giugno 2013

Fiat 500L Trekking: in vendita a metà giugno


A partire dalla metà di giugno Fiat immetterà nella rete di vendita italiana i primi cinquecento esemplari della 500L Trekking. Questo "lotto" costituità un'anteprima al porte aperte vero e proprio, in programma per il mese successivo. Gli esemplari, secondo quanto reso noto dalla Casa, troveranno posto in aree riservate degli showroom.
Al debutto la Opening Edition - In occasione del lancio, Fiat darà vita a una serie speciale limitata della nuova 500L Trekking: dal 3 al 12 giugno si potrà ordinare, direttamente sulla pagina Facebook della Casa, l'allestimento Opening Edition. Questa versione offre di serie vernice bicolore, sensori di parcheggio posteriori, City Brake Control, impianto hi-fi Beats e pacchetto Comfort. Fanno ugualmente parte della dotazione Esc con Hill Holder, sistema UConnect con touch screen da 5", Bluetooth e comandi al volante, cerchi da 17", climatizzatore bizona, volante e pomello del cambio in pelle, fendinebbia, sensore luci e pioggia, vetri oscurati e sistema Traction+.
Google Offer - Contestualmente, la Casa lancerà una Google Offer, cui si potrà accedere semplicemente digitando il nome dell'auto su Google Search e cliccando sul tasto "get Offer", tramite il quale si entra in una pagina da cui è possibile scaricare un coupon da presentare in concessionaria.
(Fonte: www.quattroruote.it - 2/6/2013)

giovedì 6 giugno 2013

Maserati Quattroporte: per Robb Report è "Best of the Best 2013"


La nuova Maserati Quattroporte è la ''Best of the Best'' tra le berline. Il riconoscimento le è stato assegnato dalla prestigiosa rivista lifestyle americana Robb Report. All'ammiraglia della Casa del Tridente sarà dedicato un servizio sul numero di giugno della rivista, che da 25 anni dà alle stampe il proprio ''Best of Best'', una classifica delle eccellenze a livello mondiale. La classifica ''Best of Best'' comprende 26 categorie di prodotti e servizi riconducibili a sei tematiche: Wheels, Style, Journeys, Leisure, Home, e Wings & Water. I criteri di selezione per ciascuna classe tematica si attengono a severe linee guida, indicate dal team di Robb Report. I vincitori sono selezionati esclusivamente dai giornalisti di Robb Report. Quest'anno il vincitore del titolo ''Best of the Best'' per la categoria berline è la nuova Maserati Quattroporte. La nuova Quattroporte segue le orme della versione precedente, che ha ricevuto ben 57 riconoscimenti a livello internazionale nell'arco di 10 anni da prestigiose riviste, tra cui naturalmente Robb Report.
(Fonte: http://robbreport.com)

mercoledì 5 giugno 2013

Jeep Grand Cherokee MY 2013: i prezzi per l'Italia


Jeep ha annunciato l'apertura della raccolta ordini per la Grand Cherokee recentemente rinnovata. Il modello sarà disponibile nel nostro Paese a partire dal 24 giugno e verrà commercializzato nei quattro allestimenti Limited, Overland, SRT e Summit. I prezzi partiranno dai 58.000 euro.
La Limited e la Overland - L'allestimento Limited è riconoscibile per la cromatura di maniglie, terminali di scarico e degli inserti sui fascioni paraurti. Di serie, le Grand Cherokee Limited montano i cerchi in lega da 18". La versione Overland è invece caratterizzata da fascioni completamente in tinta con la carrozzeria. In questo caso, i cerchi sono da 20".
La Summit e la SRT - L'allestimento Summit, nuovo top di gamma, offre di serie fari bi-xeno con funzione di cornering, terminali di scarico cromati dalla sagoma rettagolare e cerchi da 20" a cinque doppie razze in alluminio satinato. La versione sportiva SRT è infine riconoscibile per l'inserto nero intorno ai fari e alla calandra.
Il dettaglio della gamma - La gamma della Grand Cherokee MY 2013 comprende il 3.0 V6 MultiJet II da 250 CV, il 3.6 V6 Pentastar e i V8 da 5.7 e 6.4 litri, abbinati l'uno all'allestimento Summit, l'altro alla versione sportiva SRT. La gamma colori si articola su undici tinte, con la Deep Auburn riservata alla Summit e la Redline per la SRT. Tra i rivestimenti interni debuttano cinque novità (due per la SRT), tante quante le opzioni disponibili per i cerchi in lega.
I prezzi - 3.6 V6 Summit: 67.000 Euro; 5.7 V8 Summit: 76.000 Euro; 6.4 V8 SRT: 85.000 Euro; 3.0 V6 MultiJet II Limited: 58.000 Euro; 3.0 V6 MultiJet II Overland: 67.000 Euro; 3.0 V6 MultiJet II Summit: 70.000 Euro.
(Fonte: www.quattroruote.it -28/5/2013)