venerdì 21 ottobre 2011

Marchionne: utili record per Fiat-Chrysler nel 2011


«Il mercato italiano dell'auto è ai minimi dagli anni 90, e le prospettive del 2012 non sono incoraggianti. Eppure, anche se sembra paradossale, quest'anno potremmo battere il record di profitti del 2008, nonostante il consolidamento di Chrysler per soli 7 mesi». In occasione della presentazione delle Lancia Thema e Voyager, tenuto in lingua inglese, Sergio Marchionne – amministratore delegato di Fiat e Chrysler – inserisce una nota positiva in un panorama che non lascia grandi spazi all'ottimismo. Il record viene dalla somma dei risultati di gestione previsti per Fiat (2,1 miliardi di euro) e Fiat Industrial (1,5 miliardi): i 3,6 miliardi complessivi (contro i 3,4 del 2008) fanno parte dei target 2011 che ieri lo stesso Marchionne ha riconfermato. La conferma degli obiettivi dovrebbe estendersi al prossimo anno: «Non credo dovremo spostare i numeri del 2012, li stiamo analizzando adesso» ha detto Marchionne. Il declassamento da parte di Fitch «non sorprende» ma «non influenza i rendimenti», anche perché «abbiamo molti business che generano cash e abbastanza liquidità per un bel po' di tempo». Le prospettive congiunturali non sono però incoraggianti. «Non sarà un grande anno», in particolare per l'Europa, ammette Marchionne. Il gruppo Fiat ha però altri punti di forza: «Attualmente il Brasile e la Chrysler sono le nostre due maggiori fonti di profitto». Ieri l'azienda U.S.A. (di cui Fiat ha il 53,5%) ha annunciato un investimento da 165 milioni nell'impianto di Sterling Heights, in Michigan, dove dal 2013 dovrebbe essere prodotta una nuova berlina e da dove potrebbe uscire anche la futura Alfa Romeo Giulia. Proprio dagli Stati Uniti partirà il rilancio dell'Alfa: «Sarà in America nel 2013» ha confermato Marchionne, smentendo invece seccamente che Cnh sia in vendita (la concorrente Agco aveva espresso interesse). Nel nuovo gruppo che guarda oltre l'Atlantico, l'Europa preoccupa e l'Italia resta il tallone d'Achille. «Noi abbiamo un terzo del mercato italiano dell'auto, che è calato dai 2,45 milioni del picco del 2008 ai meno di 1,8 previsti per quest'anno: per Fiat vuol dire 210mila vetture in meno, l'equivalente di uno stabilimento». In questa situazione, Marchionne difende la decisione di rallentare il rinnovo della gamma: «La gente si chiede dove sono i modelli nuovi: ma a chi li vendiamo»? La stagnazione in Europa avrà conseguenze sulla struttura produttiva? «Non ci saranno cambiamenti dopo la chiusura di Termini Imerese. Ma il ruolo degli impianti italiani deve essere visto nell'ambito di una struttura produttiva più ampia che comprende anche America, Brasile e Cina. Le decisioni non sono italocentriche e i tentativi di parte dei sindacati di forzarci la mano non funzioneranno». Qui il manager rilancia la polemica contro la Fiom e alla domanda sullo sciopero proclamato per venerdì, risponde: «Personalmente credo lo sciopero – anche di cinque minuti – sia una cattiva idea, perché non incoraggia gli investimenti in questo Paese». A Marchionne risponde Susanna Camusso, segretario della Cgil: «Nella tradizione democratica lo sciopero è l'unico strumento che hanno i lavoratori per farsi sentire, quando le risposte non arrivano». A una domanda su Confindustria, infine, Marchionne risponde con una battuta: «Non mi chieda nemmeno di esprimere un'opinione sulla ex presidente di Confindustria per quanto riguarda la Fiat. Elkann ha già dato le dimissioni. La Fiat non c'entra più con Confindustria, quindi lasciamola fuori, per favore».
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 20/10/2011)

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