lunedì 22 luglio 2013

Chrysler: "Continuiamo a credere in Detroit"


Chrysler Group, controllata da Fiat, "crede nella città di Detroit e nella sua gente. Non solo continuiamo a investire nella città e nei suoi residenti aumentando la nostra presenza a Detroit, ma ci impegniamo anche a giocare un ruolo positivo nella sua rivitalizzazione". Così la società in una breve nota, dopo che il governatore del Michigan Richard Snyder, nella serata americana di giovedì, ha annunciato il fallimento della città a causa di debiti per oltre 18 miliardi di dollari. La storia di Chrysler è del resto legata a doppio filo con quella della città di Detroit fin dal 1925, quando la società è stata fondata, per poi passare nelle mani di Daimler-Benz, del fondo Cerberus Capital Management e infine di Fiat. Proprio sotto il controllo del Lingotto e la guida dell'amministratore delegato Sergio Marchionne, Chrysler si è lasciata alla spalle il baratro dell'amministrazione controllata del 2009 e degli aiuti federali miliardari (tutti restituiti), contribuendo alla ripresa del settore automobilistico. Anche Detroit stava cercando di risollevare la testa dopo la crisi, appunto grazie all'indotto generato da Chrysler, General Motors e Ford Motor, ma il peso dei debiti ha finito per essere insostenibile. La rinascita di Detroit era diventata il tema dell'ormai celebre spot pubblicitario che Chrysler aveva mandato in onda durante il Super Bowl del 2011, la finale del campionato di football americano e l'evento televisivo più seguito negli Stati Uniti: il rapper Eminem celebrava la città e la produzione Chrysler, "questa è Motor City e questo è quello che facciamo", diceva. Al di là degli spot pubblicitari, la ripresa di Chrysler è nei numeri: le immatricolazioni sono in rialzo da 39 mesi consecutivi (+8% in giugno e +9% nei primi sei mesi del 2013, ma i risultati dei mesi precedenti sono stati altrettanto convincenti), nel primo trimestre il debito industriale è calato a 619 milioni di dollari dagli 1,3 miliardi dell'anno prima e i profitti sono sì calati a 166 milioni di dollari, ma a incidere erano stati i costi collegati al lancio delle nuove vetture. Proprio nei giorni scorsi il New York Times aveva lodato il ruolo della società guidata da Sergio Marchionne per rivitalizzare una città in grave difficoltà: la rinascita della fabbrica di Jefferson North "è diventata la prova del fatto che la spirale al ribasso apparentemente senza fine può invertire rotta", scriveva il quotidiano parlando dello stabilimento dove è prodotto "il veicolo più redditizio sul mercato", la Jeep Grand Cherokee. L'impianto, scriveva il quotidiano, genera profitti annuali da circa due miliardi di dollari e contribuisce in modo determinante "alla salute di Chrysler, il terzo produttore di auto americano". In una città in cui il tasso di disoccupazione è al 16%, ben al di sopra del 7,6% del dato nazionale, lo stabilimento, che conta circa 4.600 dipendenti e produce 300.000 vetture all'anno, dà lavoro a parte degli abitanti di Detroit e fa finire nelle casse dell'amministrazione locale tasse sugli immobili per oltre 12 milioni di dollari.
(Fonte: www.borsaitaliana.it - 19/7/2013)

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