giovedì 11 luglio 2013

Alfa Romeo (1): i dettagli tecnici della 4C


"Viva l'Italia": così Enzo Ferrari concludeva le sue conferenze stampa, un saluto non certo casuale perché così il Drake identificava sempre di più le sue auto con il nostro Paese, quasi le Rosse fossero la nostra nazionale a motori. Un "Viva l'Italia" che si può ripetere anche oggi, sia dal punto di vista storico che tecnico: la nuova 4C nasce a Modena, alla Maserati, quindi in una specie di "succursale" della Ferrari, senza considerare che lo stesso Commendatore per anni ha gestito il reparto corse dell'Alfa. E la tecnica? Beh, qui siamo nella sezione "ti piace vincere facile" perché tutto qui è davvero made in Italy, dal design allo sviluppo, finendo ovviamente con la produzione "perché qui - spiegano con orgoglio all'Alfa - si trova tutto quello che serve per produrle: la tradizione, la tecnologia, il saper fare. Ma, soprattutto, la passione, la stessa che anima il nostro team che ha ideato, progettato e realizzato l'Alfa Romeo 4C". Bando alle ciance: chi compra auto del genere è sensibile fino ad un certo punto alla storia (altrimenti si porterebbe a casa una Giulia GT Junior e la farebbe finita), vuole anche argomenti concreti, quelli che servono per girare la domenica in pista e mettersi dietro qualche Porsche o roba simile. Ecco quindi un impiego forsennato di materiali racing (in primis il carbonio) per arrivare ad avere un rapporto peso/potenza inferiore a 4 kg/CV e peso totale a secco di soli 895 kg. Gran parte del miracolo lo si deve - ovvio - alla monoscocca in fibra di carbonio, un pezzo unico che pesa solo 65 kg, senza dimenticare però che questa GT doveva comunque rimanere più o meno accessibile, essere prodotta ad un ritmo di 1000 pezzi l'anno e quindi finire sul mercato ad un prezzo di circa 50 mila euro, ben lontano dal milione o giù di lì, il listino di tutte le altre supercar che usano questa tecnologia da F1. Ma chi pensa che la scocca arrivi da chissà dove, sbaglia di grosso: questo pezzo è progettato interamente dall'Alfa e viene prodotto dalla Adler Plastic in Campania. E poi non si vive solo di carbonio: la 4C è anche un'orgia di alluminio usato soprattutto per la gabbia di rinforzo del tetto e i tralicci anteriori e posteriori. Ma anche nei dischi freni anteriori, di tipo ibrido con campana in alluminio e corona in ghisa (fanno risparmiare 2 kg a disco...) e aumentano il grip e il feeling al pedale. Perfino la lamiera qui non è normale: per la carrozzeria è stato usato l'SMC (Sheet Moulding Compound), uno strano composito a bassa densità e alta resistenza che fa risparmiare un altro 20% sulla bilancia rispetto alla tradizionale lamiera in acciaio. I vantaggi dell'SMC sono enormi e se chiedete a un ingegnere "a che serve" siete morti. Basti solo sapere che a differenza dell'alluminio, non si deforma in caso di piccoli urti e resiste molto bene agli agenti chimici e atmosferici. In più disperde meglio anche la rumorosità, quella "brutta", da non confondere con il sound del motore... Insomma, "per ottenere il minore peso possibile - spiegano all'Alfa - non si è trascurato alcun materiale, vetro compreso. Nello specifico l'alleggerimento è stato ottenuto con un vero e proprio "snellimento" della silhouette: tutti i cristalli sono più sottili, mediamente del 10% ispetto a quelli normalmente adottati da una vettura consentendo così una riduzione di peso media del 15%. In particolare, il parabrezza è di soli 4 mm: è un risultato eccezionale soprattutto se si considera la forma particolarmente aerodinamica, difficile da ottenere con un cristallo così sottile". Appare chiaro che quando qualcuno dell'Alfa parla della 4C gode davvero. D'altra parte erano anche anni che una vettura del Biscione non nasceva come una vera supercar, ossia con oltre 400 punti di misura per controllare la qualità della scocca e con la finezza di far fare a tutte le 4C un test su strada di 40 km. Un trattamento del genere, per capirci, è stato riservato recentemente alla preziosissima Alfa Romeo 8C. Ma come convive - nella stessa fabbrica - un'Alfa in mezzo a tante Maserati? Con una strategia ben precisa: sono state allestite le Officine 4C, ovvero aree specifiche per le operazioni di 'scoccatura' (si veste la scocca con carrozzeria e i due telai, anteriore e posteriore) e 'montaggio'. Nasce così un piccolo capolavoro: "piccolo" perché la 4C è lunga quattro metri e larga due, con un'altezza di appena 118 cm una ripartizione pesi al 40-60 fra avantreno e retrotreno, mentre il famoso 4 cilindri 1750 turbo benzina della Giulietta Quadrifoglio Verde qui arriva a 240 Cv ed è abbinato ad un cambio TCT con doppia frizione a secco che scarica la potenza (alleluja) sulle ruote posteriori e che grazie al giocattolino "launch control" spara la macchina da 0-100 in meno di 5 secondi. Infine una chicca: qui è stato gettato allo sfascio il servosterzo. Motivo? Oltre alla ricerca di leggerezza così si è raggiunta finalmente quella precisione di guida dimenticata da anni perché sempre filtrata da sistemi di assistenza. Certo nelle manovre con quelle colossali ruote anteriori da 17 pollici (o da 18 fra gli optional) serviranno un po' di muscoli, ma qualche sudata in più regalerà di certo anche qualche derapata aggiuntiva...
(Fonte: www.repubblica.it - 11/6/2013)

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