Fiat è in trattative con un gruppo di banche per un finanziamento fino a 10 miliardi di dollari per acquistare la quota restante di Chrysler e rifinanziare due debiti della casa automobilistica. Lo riporta l’agenzia Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali le banche con cui Fiat tratta sono, fra le altre, Bank of America, Deutsche Bank, Goldman Sachs e BNP Paribas. L’amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne, punterebbe a chiudere l’operazione entro la fine dell’estate. «Sono ministro da poco, mi interessa conoscere un grande imprenditore italiano e uscire dalle cose che si leggono per sentire direttamente». Il ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, spiega così le ragioni dell’incontro di venerdì con l’amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne. Nessun motivo, al momento, per esprimere preoccupazione sull’operazione con Chrysler, che tiene banco in questi giorni. Oggi a Piazza Affari il titolo del Lingotto, dopo la corsa dei giorni scorsi, risente del clima generale e chiude in calo dell’1,96% a 5,74 euro. Vanno giù anche Industrial (-2,58% a 8,86 euro) e la holding Exor (-1,08% a 24,65) che domani riunirà l’assemblea degli azionisti nell’inconsueta sede dell’Industrial Village a Torino, tra camion e macchine agricole. E proprio dal presidente John Elkann potrebbe arrivare qualche indicazione sui tempi del progetto di fusione con la casa di Detroit e sui contatti che il Lingotto avrebbe avviato con alcune banche d’affari per il finanziamento dell’operazione. All’assemblea di Exor ci sarà anche Marchionne, che siede nel board di Exor e che venerdì volerà a Roma. Al ministro il manager della casa torinese darà rassicurazioni sulla presenza del gruppo in Italia e sul futuro degli stabilimenti, anche dopo la fusione con Chrysler e la quotazione a Wall Street. «Vogliamo che rimanga in Italia. A Marchionne dirò: “dimmi cosa possiamo fare per mantenere la Fiat con suoi impianti produttivi in Italia e dimmi cosa vuoi fare tu per il tuo paese”», ha detto nei giorni scorsi Zanonato. Con l’amministratore delegato del Lingotto si dichiara «in assoluta e totale sintonia» il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi che sul domicilio fiscale nel Regno Unito di Fiat Industrial commenta: «Quello che conta è dove c’é il cervello che pensa i prodotti e dove ci sono le mani che li producono». Aspetta chiarimenti sulle prospettive del gruppo anche il sindacato. «Mirafiori è ferma e non si muoverà nulla fino a quando Marchionne non avrà sciolto il nodo del valore della quota Chrysler detenuta da Veba perché fino ad allora non sarà chiaro quanta liquidità potrà usare», osserva il segretario generale della Fim torinese, Claudio Chiarle. «Se fossi Bob King - aggiunge - non escluderei dalla trattativa anche la localizzazione dei nuovi modelli. Il sindacato americano è intenzionato a fare in fretta e questo ci consente di ipotizzare tempi non troppo lunghi per la conclusione della partita U.S.A. e quindi per il futuro di Mirafiori e Cassino».
(Fonte: www.bloomberg.com - 29/5/2013)
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