Questa estate capricciosa e instabile, partita meteorologicamente in ritardo, è però caldissima per Fiat, che si avvia a concludere le due mosse che potrebbero decretare il successo ed il consolidamento di una strategia audace. Parte la vita operativa di CNH Industrial, il risultato della fusione tra Fiat Industrial (Iveco, veicoli industriali e da cantiere) e CNH-New Holland (macchine agricole, movimento terra e veicoli speciali). Un colosso (terzo nel mondo dopo Caterpillar e Volvo), con valore (10,5 mld contro i 6,8 dell'auto) e redditività (25,8 mld di ricavi) molto superiori all'auto, presenza globale, forte in particolare nei paesi emergenti. Tra l'altro la fusione apre il ricco mercato americano degli industriali e speciali ad Iveco, che ne era assente. Operazione subito premiata dal valore borsistico che ha registrato un'ulteriore crescita dopo quella costante dalla nascita di Fiat Industrial, due anni fa. Rischi pochi, opportunità di sviluppo molte e così la prima fusione portata a segno dalla Fiat targata Marchionne/Elkann, parte con gran credito sui mercati e solide strutture finanziaria e produttiva. In molti la considerano come l'anteprima della seconda fusione in programma, meno redditizia al momento ma molto più vistosa di quella tra Fiat Industrial e CNH. Probabilmente entro l'estate e in via stragiudiziale, con un accordo diretto tra Fiat e Veba, il Lingotto si aggiudicherà il 100% del pacchetto Chrysler - un'operazione da 20 miliardi di euro prevede il Wall Street Journal - per i quali Fiat ha capitale d'investimento adeguato. Con il 3,3% acquisito in ultima tranche è oggi al 68,5% di Chrysler. Per l'acquisizione del restante 31,5% gli analisti finanziari già fanno notare che per quest'ultima tranche del 3,3% la chiusura si è trovata su un valore intermedio (254 milioni di dollari) tra quello fissato sulla base dei valori dell'accordo del 2010 (139,7 milioni di dollari), quando Chrysler era moribonda, e quello richiesto da Veba (342 milioni). Tutto fa pensare che si trovi un accordo prima del pronunciamento del giudice americano, atteso in ottobre, con tempi allungati rispetto alle previsioni proprio per favorire un accordo tra le parti, e questo in effetti credono i mercati che continuano a premiare sia il titolo che la cassaforte degli Agnelli, la finanziaria Exor. Solo nei primi sei mesi del 2013, il titolo ha guadagnato il 70,5%. Un'estate (e un autunno) destinati a rivoluzionare gli assetti e il peso finanziario del Lingotto, in senso internazionale e globale. Inevitabile in questa prospettiva che la centratura nazionale dei gruppi, se non dal punto di vista produttivo almeno da quello strategico e finanziario, sia superata da una gestione globale che sposta continuamente le sue pedine dove nascono o si sviluppano nuove opportunità produttive o finanziarie. Si vanno intanto delineando i tasselli delle strategie del gruppo, con la presentazione del nuovo Ducato ad Atessa, la conferma del lancio della 500X (con design rivisitato rispetto al concept per renderlo più movimentato e pieno di curve come il Juke, leader di mercato) e della Jeep Mini, nota come B-SUV, nel giugno 2014, dirette concorrenti di Nissan Juke, Opel Mokka, Peugeot 2008, Renault Captur, con obbiettivi di produzione di 280.000 unità/anno, di cui 150.000 Jeep e 130.000 500X. Con la seconda generazione della 500 small, la conferma della futura 500 cinque porte al posto della Punto, che presta invece la sua piattaforma al nuovo prodotto low cost scontato a 8.950 euro, la Street, prodotta sempre a Melfi. In attesa dell'effettiva affermazione dei marchi premium Maserati e Alfa Romeo, con la sfilza di nuovi prodotti annunciati, le soddisfazioni arrivano per il momento dalla partenza brillante della 500L, appena diventata gamma con l'arrivo della Trekking e della Living a 7 posti.
(Fonte: www.motori.it - 12/7/2013)
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