mercoledì 7 marzo 2012

Salone di Ginevra: intervista a Marchionne


Il numero uno del Gruppo Fiat-Chrysler, Sergio Marchionne, ha organizzato una conferenza stampa a porte chiuse al Salone di Ginevra, prima del suo intervento ufficiale allo stand Fiat, per incontrare i giornalisti del settore. L'attesa per il suo intervento era grande, soprattutto alla luce delle recentissime polemiche relative al futuro degli stabilimenti italiani. "La risposta l'abbiamo data già ieri - ha esordito Marchionne - ed era chiara: abbiamo preso un impegno per Pomigliano. Molti di voi hanno visto la stabilimento. Abbiamo confermato l'impegno di Mirafiori per un modello Fiat e uno Jeep dal 2013. Gli altri due stabilimenti hanno già prodotti e non c'è niente da dire: i prodotti saranno rinnovati nei tempi richiesti dal piano sviluppo. Nessuna minaccia per gli stabilimenti, come confermato nel comunicato di ieri".
A proposito degli altri stabilimenti, Punto e Bravo stanno andando male: avete intenzione di accelerare il rinnovo?
"Prima di criticare l'andamento della Punto guardate al segmento B in Europa. Il fatto di rinnovare il prodotto non aiuterebbe la domanda, i numeri sono quelli che sono. Stiamo lavorando sulla nuova Punto per avere un prodotto competitivo. Ancora non c'è una data precisa di lancio, stiamo lavorando soprattutto sui costi. Dobbiamo trovare una soluzione per avere un prodotto competitivo rispetto ai concorrenti: questo è il segmento più importante come misure, ma come margini è ridotto brutalmente. Le perdite dei nostri concorrenti sono dovute a questi segmenti, persino per la Volkswagen. La situazione è delicata: dobbiamo lavorare per ottenere un prodotto competitivo, anche dal punto di visto del costo, per rimanere a galla".
Ci dà un giudizio sull'accordo PSA-GM?
"Non sono spiazzato, è un accordo che abbiamo già vissuto in passato. Si tratta di un accordo diverso, sono cambiati i tempi, è cambiata la struttura della GM. E sono più forti.  Dal punto di vista del Gruppo PSA, hanno un partner forte (non come per Fiat, ai tempi). E' tutto da vedere, l'impegno è a lungo termine, i benefici si vedranno con il tempo, non c'è niente di immediato... vediamo come si sviluppa. Sono tutti e due capaci per averci pensato bene. Noi non abbiamo perso niente... per noi non si chiude nessuna pista, l'accordo non ha chiuso niente alla Fiat, tecnicamente potremmo fare accordi con ambedue".
Parlando del settore auto, al Salone ci sono molte novità, ma i numeri sono preoccupanti anche nei paesi emergenti?
"Nessuno mette in dubbio che il mercato europeo sia in crisi, il fatto che abbiamo una mancanza di equilibrio tra domanda e offerta sta incidendo su prezzi e margini, un problema che nel resto del mondo non c'è. Non toccatemi il Brasile: vista la nostra performance siamo leader in un mercato che continua a crescere. Vanno bene anche Canada, America, Messico, Asia... non disperiamo".
Accordo con i sindacati e news in merito?
"Gli accordi sono chiari, capitolo chiuso, non vogliamo fare ulteriori dibattiti. L'accordo modello per tutto il gruppo è la base su cui andare avanti. Ovviamente stiamo operando in un mercato molto difficile: abbiamo una sovracapacità produttiva in Europa. Il problema va risolto a livello europeo, non nazionale. Il governo italiano può solo collaborare con gli altri Stati europei. La Comunità Europea aveva già ribilanciato in passato il settore dell'acciaio. Speriamo che qualcuno a Bruxelles ci ascolti presto: anche Tavares, Renault, e Varin, PSA e GM, dicono la stessa cosa".
Oggi la Fiat sta andando molto in fretta in U.S.A. e lentamente in Europa: questo squilibrio crea difficoltà nell'integrazione del gruppi?
"No, il sistema di gestione è disegnato per dare autonomia alle zone e cercare di condividere le scelte strategiche di sviluppo. La parte europea della Fiat è la più debole, quindi inciderà sulle valutazioni quando ci sarà la eventuale fusione, ma non abbiamo urgenza nei tempi. Sono cose che si possono fare quando vogliamo, siamo in una posizione chiara per quanto riguarda il nostro interesse a Chrysler. Gestionalmente le aziende sono già integrate, la vita continua...".
Come vede lei lo sviluppo impetuoso dei coreani? Dovranno fare accordi con qualcuno?
"Hanno abbastanza forza per andare avanti, sono più grandi di Fiat-Chrysler. Hanno enormi capacità di sviluppo, quello che hanno fatto negli ultimi tre anni è impressionante. C'è da imparare: hanno rimpiazzato i giapponesi. Li stiamo seguendo, ma non credo faranno fusioni, non è nel loro DNA".
Tolta la possibilità di accordarsi con PSA, chi è il possibile partner?
"Tutti... scelga uno lei. Sono tutti accettabili come partner, siamo aperti. Alcuni non sono compatibili, come Volkswagen, per tantissime ragioni. Daimler non è compatibile per il prodotto, BMW non è compatibile con Fiat... Renault è tecnicamente compatibile... Adesso non mettetemi parole in bocca non vere: non ho parlato con Ghosn, tranquilli".
Torniamo al Brasile: a febbraio 2012 avete riconquistato la leadership rispetto a GM. E' stupito dalle 1.568 Fiat 500 vendute in un mese?
"Vendiamo quattro milioni di vetture l'anno, non so cosa rispondere, non conosco questi dati nel dettaglio; forse questi numeri sono dei complimenti e li accetto. Ma non lo sapevo neanche: sono preso a vedere cosa vendiamo in America rispetto a Mini, è quello che voglio. Nel frattempo stiamo trattando con gli istituti finanziari per sviluppare lo stabilimento nel Pernambuco. Abbiamo fatto questi investimenti proprio perchè ci sono interessanti agevolazioni".
Le Alfa prodotte in Cina per l'Europa: è sempre vero?
"Lo devo aver detto anni fa: non vale più, preferisco produrre in America perchè abbiamo risolto i problemi strutturali".
L'Alfa negli Stati Uniti?
"Confermo che produrremo negli Stati Uniti. Stiamo nel frattempo esportando in Cina, producendo in Europa. L'importante sarà il segmento D per Alfa, lo faremo in U.S.A. su architettura condivisa".
Come sta andando la Panda?
"35.000 vendute, sta andando bene".
Dopo due mesi, con la crisi europea, come vede il bicchiere?
"La crisi è quella che avevamo previsto. Nessuno ci credeva, ma ora è palese".
Di un partner come Suzuki o Mazda, cosa ne pensa?
"Non ho opinioni in particolare: sono complementari a Fiat, parliamo con tutti. Siamo universali, ci sono riunioni in corso anche qui al Salone".
La produzione in Italia dipenderà dal mercato U.S.A.?
"Dipenderà da tutti i mercati esteri: ho preso l'esempio degli U.S.A. perchè finalmente possiamo esportare prodotti là, come la Jeep da Mirafiori".
Alfa Romeo: il punto sulla Giulia e sulla Suv?
"La Giulia è abbastanza definita. La produzione avverà in America, tutto già stabilito. Abbiamo "sgelato" il design e ci abbiamo lavorato ancora. La macchina c'è".
E la Kubang?
"Ritocchi di stile, in produzione nel 2013 e non si chiamerà Kubang".
Cosa le piace e cosa non le piace del governo Monti?
"Mi piace tutto".
Che cosa è cambiato con la trattativa GM-PSA per la Fiat?
"S'è creato un livello di complicazione che non esisteva prima. Sul discorso dei veicoli commerciali non ci sono problemi: era già tutto ben chiaro con PSA e continuerà fino al 2017. L'accordo tra GM e PSA non prevede un ridimensionamento produttivo di Opel o Peugeot, quindi non intacca noi. Si tratta di un accordo a lungo termine, che non serve a risolvere il problema attuale europeo: quindi non cambia molto".
Vuole spostare il quartier generale a Detroit?
"Ho detto che si potrebbe fare, non che lo faremo".
E' inevitabile che le fabbriche vadano chiuse? E' la cosa che tutti vogliono evitare, ma potrà succedere oppure c'è un altro modo?
"L'unica altra soluzione che c'è è quella di utilizzare la base produttiva europea per esportare: a parte i tedeschi, non lo ha fatto nessuno. Per questo gli stabilimenti italiani devono competere a livello internazionale, per proteggersi... Se poi questo basta a risanare la crisi non lo so: nel caso della Fiat il problema è gestibile".
Ma non è il caso che il governo italiano intervenga per supportare gli imprenditori, per produrre in Italia?
"Abbiamo fatto una scelta chiara e sappiamo benissimo che l'Italia ha un problema finanziario. Per questo non chiediamo nulla al governo per lo sviluppo industriale. Sappiamo che sarebbe una richiesta che graverebbe su una situazione troppo difficile. Anche quando ho parlato ieri con la Fornero l'ho ribadito. Abbiamo agevolazioni in Brasile e le stiamo sfruttando. Abbiamo appena fatto accordo per sviluppo del marchio Jeep in Russia con Sberbank. Sono esempi chiari di governi che vogliono tenersi gruppi industriali. La Fiat ha scelto di non spingere su questo tasto in Italia, non sarebbe capito... La Fiat non può imporre quello che sta ottenendo altrove: verrebbe vista come l'ennesima richiesta. La Fiat è solida finanziariamente senza l'assistenza del governo italiano. Non lo faremo mai: non voglio incentivi, voglio solo operare bene nel Paese. La Fiat si oppone agli incentivi sul mercato, ci interessa zero qualunque forma di incentivo, perchè portano alla crisi. Cerchiamo di staccare la spina agli incentivi, che falsano il mercato e basta".
(Fonte: www.quattroruote.it - 6/3/2012)

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