"A Monti non chiederò nulla. Non voglio assolutamente nulla. Confermerò quanto già abbiamo detto per Mirafiori e Pomigliano: andiamo avanti con i nostri investimenti secondo i programmi". A pochi giorni dall'incontro a Palazzo Chigi con il premier Mario Monti, in agenda venerdì 16 marzo, l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ribadisce che "non ci sono novità" e che tutto procede come stabilito. All'assemblea della società elvetica di certificazione SGS, di cui Exor detiene il 15%, è presente anche John Elkann: "L'incontro con Monti - afferma il presidente della Fiat - era programmato da tempo, assolutamente niente di specifico all'ordine del giorno. Lo aggiorneremo su ciò che stiamo facendo". Le richieste a Monti arrivano invece dal fronte sindacale. "Mi aspetto che il governo spinga la Fiat a dare ancora più velocità ai suoi investimenti e mi aspetto che la Fiat dia al governo rassicurazioni in tal senso", afferma il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, mentre Rocco Palombella, numero uno della Uilm, sostiene che bisogna risolvere "una volta per tutte le ambiguità sul piano Fabbrica Italia". Per Maurizio Landini, leader della Fiom, quello che serve è "un tavolo con la Fiat e le parti sociali, per discutere di difesa del lavoro, di investimenti e di diritti". Marchionne, che arriva a Ginevra direttamente dagli U.S.A., taglia corto sull'annosa questione della sede futura del gruppo: "L'unica cosa che conta sono gli stabilimenti, i lavoratori che abbiamo e se le auto vengono vendute. Andiamo dove si fanno affari, siamo nomadi". L'amministratore delegato della Fiat si sofferma anche sulla situazione del mercato dell'auto, già affrontata una settimana fa sempre a Ginevra, in occasione del Salone e ribadisce che il gruppo raggiungerà il "break-even" in Europa per l'auto nel 2014. Il primo trimestre per la casa torinese "è stato debole in Europa, i volumi sono giù, anche i prezzi non sono un granché". Marchionne non si sbilancia sui conti, dopo la perdita di 500 milioni registrata nel 2011: "Abbiamo dato una forchetta - spiega - che include una perdita di mezzo miliardo nella parte più bassa. E' difficile fare previsioni adesso". Bene invece Chrysler e l'America Latina. I primi dati di marzo per la casa di Detroit "sono buoni: la cosa importante è vedere come chiudiamo il mese. Sono rimasti 15 giorni, fateci lavorare", dice il manager del Lingotto. Sui rapporti con GM per un'eventuale fusione con Opel, poi, afferma: "Ho avuto una discussione di tre secondi, classici discorsi tra amministratori delegati. Abbiamo parlato per vedere cosa si poteva fare, non c'è nulla in questo momento". Marchionne ribadisce che ci vuole "una serie di azioni per ridurre la capacità produttiva in Europa o rindirizzarla. Non importa se siamo noi o qualcun altro a farlo, l'importante è che qualcuno lo faccia". Quanto a un partner asiatico "non risolverebbe il problema della sovracapacità in Europa, nessuno entrerebbe in un mercato sovraccarico". L'amministratore delegato della Fiat sottolinea che in piazza con la Fiom "non erano operai nostri, la percentuale di adesione nelle fabbriche del gruppo è stata sotto il 6%". E all'accusa di assumere a Pomigliano solo non iscritti al sindacato di Landini, Marchionne replica: "Assumiamo gente sulla base delle capacità, non controllo se hanno la tessera". Una critica alla Fiom arriva dal segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, che l'accusa di "avere la sindrome di Peter Pan" e di "non assumersi le proprie responsabilità".
(Fonte: www.ansa.it - 12/3/2012)
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