mercoledì 1 febbraio 2012

Di Risio (Dr Motor): "Al via entro l'anno la produzione della Dr 5 a Termini Imerese"


Il 31 dicembre scorso a Termini Imerese si è chiusa l'era Fiat. Tra qualche settimana il testimone passerà a Dr Motor. A capo della Casa molisana c'è Massimo Di Risio: 51 anni, un passato da pilota automobilistico (circa 200 gare vinte, tra cui un campionato europeo e uno italiano) e un presente da imprenditore a Macchia d'Isernia, sede dell'azienda che vende in media 4 mila macchine all'anno. A Termini, con i suoi 4 modelli, vuole arrivare nel 2017 a quota 60 mila e ri-assumere, entro lo stesso anno, 1.312 ex operai Fiat. La prima auto, la nuova versione del suv Dr 5, uscirà dalle linee produttive alla fine di quest'anno. Per gli altri 3 modelli (una berlina, un'utilitaria e una simil-Punto) bisognerà aspettare il biennio 2013-2014. Tra meno di un mese Dr Motor farà il suo ingresso a Termini.
Cosa succede adesso?
«Stiamo già lavorando ai piani produttivi. Aspettiamo solo il via libera di Invitalia e delle banche per potere firmare il contratto di sviluppo, che segnerà il passaggio definitivo, dopodiché ci vorrà qualche mese per adeguare le linee produttive ai nostri modelli. Prevediamo che la prima auto sarà pronta per la fine del 2012, se non prima».
Attualmente Dr Motor utilizza componenti "Made in China", che vengono poi assemblati nello stabilimento di Macchia d'Isernia. Che ruolo avranno i cinesi a Termini? E quale le aziende dell'indotto?
«I componenti continueranno ad arrivare dalle società cinesi (Chery e Geely, ndr) e da altre parti del mondo, ma verranno assemblate dagli operai di Termini. Non siamo i primi a usare scocche e lamiere provenienti dall'estero: lo fanno tutte le case automobilistiche. Per il resto, ci siamo impegnati a mantenere i contratti di fornitura con tutte le aziende dell'indotto, che continueranno a fare quello che facevano per Fiat».
Vi siete posti l'obiettivo di arrivare a vendere 60 mila auto entro il 2017. In un momento di crisi del settore, in cui persino Fiat ha subito un netto calo delle immatricolazioni, le sembra realistico?
«Siamo abbastanza fiduciosi, puntiamo a conquistare il 3 per cento del mercato italiano. Tra l'altro, la cifra 60 mila si riferisce a 4 diversi modelli: 15 mila unità a modello è un numero facilmente raggiungibile».
Il marchio Dr Motor non è ancora molto conosciuto in Italia. Su cosa punterete per rendere il brand appetibile? Perché il consumatore dovrebbe scegliere voi e non una Casa più famosa?
«Il nostro punto di forza è il rapporto qualità-prezzo. Le auto hanno costi inferiori del 20 per cento rispetto alla concorrenza, pur mantenendo le stesse caratteristiche qualitative. E questo, in un momento di crisi economica, fa la differenza».
In Sicilia c'è chi teme che Dr Motor possa fare quello che molti imprenditori venuti da fuori hanno già fatto negli anni passati: venire, prendere i fondi pubblici e dopo qualche anno chiudere i battenti.
«Mi sembra fantascientifica come ipotesi, visto che su Termini stiamo investendo (15 milioni di euro, a fronte dei 110 totali tra contributi regionali, statali e privati, ndr) e rischieremmo di perdere tutto. Non sarebbe una scelta conveniente perché noi non siamo come le grandi Case con decine di fabbriche, abbiamo solo lo stabilimento di Macchia e quello di Termini, che diventerà il nostro sito principale. E comunque è una politica che ci appartiene. Alla base della nostra azienda c'è la passione, non la speculazione».
Se non doveste riuscire a vendere le 60 mila auto l'anno cosa succederebbe?
«Intanto l'obiettivo di pareggio di bilancio si raggiungerà a una cifra inferiore, circa 45 mila, un traguardo che pensiamo di superare facilmente. E comunque un imprenditore deve avere un pizzico di ottimismo, stiamo intraprendendo una nuova strada e ci concentriamo su questo».
Dr Motor nel 2011 ha registrato debiti con banche e fornitori per 32 milioni di euro. Come farete a gestire questo e allo stesso tempo investire nuovo capitale su Termini? Il progetto siciliano potrebbe esserne influenzato negativamente?
«Io credo che 32 milioni di euro non siano tanti in proporzione all'attività che svolgiamo. Per un'azienda automobilistica sono cifre comuni, la maggior parte delle società del settore ha debiti».
Lo stabilimento di Macchia d'Isernia conta un centinaio di operai e i sindacati sono praticamente assenti. Saprà gestire i numeri molto più elevati di Termini e la presenza di Cgil, Cisl e Uil?
«Con i sindacati abbiamo già avuto modo di conoscerci e i rapporti durante le trattative sono stati sereni. Per quanto riguarda i numeri, la filosofia dell'azienda è gestire i rapporti a livello personale e faremo lo stesso anche con i 1.312 operai di Termini».
(Fonte: www.repubblica.it - 28/1/2012)

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