mercoledì 29 febbraio 2012

Marchionne a Bruxelles: "Fiat resta in Italia, ma solo a precise condizioni"


La Fiat manterrà le scelte industriali in Italia, ma soltanto "a condizioni estremamente chiare". Lo ha ribadito l'amministratore delegato Sergio Marchionne, parlando a Bruxelles in qualità di presidente dell'ACEA. "Non possiamo continuare a perdere soldi in Europa semplicemente per tenere in piedi un sistema industriale che economicamente non ha basi", ha detto Marchionne riferendosi direttamente all'Italia. Un messaggio chiaro, che pare rivolto più al Paese (e dunque anche al mercato interno) che a un singolo destinatario. Marchionne ha smentito di aver ipotizzato il "sacrificio" di due stabilimenti italiani e spiegato che l'esigenza del Lingotto è di "mantenere una politica industriale in Italia che dà la possibilità agli stabilimenti di raggiungere livelli di produttività adeguata per competere nel mondo usando le infrastrutture che permettono di esportare in altri Paesi fra cui gli Stati Uniti". Il manager non ha elencato le "precise condizioni" necessarie a tale politica industriale, ma ha lasciato intendere che tra esse ci sono la riforma del welfare e del mercato del lavoro: "Se io potessi fare solo una cosa - ha detto Marchionne - probabilmente creerei un ambiente del lavoro flessibile per gestire la domanda e l'offerta". E' la risposta a una domanda specifica sull'eccesso di produzione nel settore europeo dell'auto, ma Marchionne ha buon gioco a muoversi sulla direttrice della maggiore flessibilità sollecitata al governo italiano dalle istituzioni internazionali. Il sistema del welfare europeo, dice Sergio Marchionne, deve essere ripensato e ridimensionato, se si vuole che l'industria del continente resti competitiva a livello globale. "Draghi - ha detto riferendosi a un'affermazione recente del presidente della BCE - è stato molto chiaro: bisogna ripensare e ridimensionare il sistema del welfare. È un processo complesso ma deve essere fatto e ogni ostacolo che sarà gettato in questo processo lo rallenterà". "Chiunque gestisce una multinazionale - ha continuato l'ad della Fiat - capisce che il mondo è piatto, dal punto di vista commerciale. Non esiste la nozione che noi europei siamo diversi: bisogna riconoscere le sfide, non possiamo continuare a ignorarle". "Sono convinto che esistono le condizioni per creare la flessibilità 'buona'", ha detto Marchionne. "Quello che dobbiamo fare è abbandonare gli schemi del passato. Se continuiamo a insistere che tutte le cose che abbiamo avuto e costruito sono essenziali per il futuro, quando in effetti sono considerate degli ostacoli proprio del progresso industriale di un Paese, quella strada non ci porterà molto lontano". Sui tempi per gli impegni italiani di Fiat e sull'investimento da 20 miliardi dell'annunciato piano Fabbrica Italia, Marchionne ha detto che su "Mirafiori gli impegni li stiamo prendendo. Ci stiamo lavorando alla velocità della luce, perciò abbiamo annunciato il modello Jeep Mirafiori che partirà l'anno prossimo". Marchionne ha anche parlato di Pomigliano d'Arco: "La decisione di riportare la produzione della nuova Panda in Italia non è stata presa solo sulla base di considerazioni razionali, ma per via del legame storico e della relazione privilegiata di Fiat con l'Italia e perchè i lavoratori dello stabilimento di Pomigliano hanno scelto di unirsi a noi nella sfida di diventare globalmente competitivi. Meritavano l'opportunità di dare prova di sè stessi".
(Fonte: www.repubblica.it - 28/2/2012)

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