domenica 26 febbraio 2012

Menga (CIVES): "Ecco la verità sulle reali emissioni - indirette - dell'auto elettrica"


Ma quanto inquina un'auto elettrica? Ed è vero che l'auto elettrica per l'Italia andrebbe bene solo se l'energia elettrica venisse prodotta dalle fonti rinnovabili? A dare una risposta alla madre di tutte le domande - fin qui lasciata morire da tutti - arriva Pietro Menga, presidente Commissione Italiana Veicoli Elettrici Stradali del Comitato Elettrotecnico Italiano: "Siamo tutti pienamente d'accordo che le fonti rinnovabili debbono essere perseguite come un'esigenza ineludibile per il futuro elle nostra civiltà, e che un'auto elettrica alimentata da queste fonti dia il meglio di sé - spiega Menga - Ci sono però due paradossi che non possono essere elusi".
Cominciamo subito, allora...
"Il primo, che la politica del perseguire la perfezione, se male utilizzata, può uccidere quella più pragmaticamente orientata a ottenere almeno il buono, e di ottenerlo al più presto. Il vecchio adagio che recita "l'ottimo è nemico del buono" sembra calzare perfettamente al nostro tema: quello che conta non è che l'auto elettrica abbia impatto nullo o quasi nullo sul sistema ambientale, ma piuttosto che abbia impatto alquanto più ridotto di quello delle auto con motore termico. Il messaggio corretto e a cui dare risalto non è quello apparso ultimamente sui media ma piuttosto "con le fonti rinnovabili l'auto elettrica sarebbe ancora meglio".
Va bene, ma l'auto elettrica è comunque un buon affare?
"Direi proprio di si: per quanto riguarda le emissioni locali, semplicemente i motori elettrici non ne hanno: zero è diverso da qualunque altro numero. Per quanto riguarda le emissioni di gas climalteranti, è sufficiente valutare quali sono le emissioni della rete di generazione elettrica per ogni chilowattora prodotto, e incrociare questo dato col consumo di un'auto elettrica. Occorre, ovviamente, fare riferimento ai numeri relativi alla nostra realtà nazionale".
Forse le sembrerà semplice, ma sono anni che cerchiamo di avere questo dato. Che sembra non esistere...
"Il dato c'è, lo abbiamo calcolato. Ed è questo: ogni chilowattora messa in rete dalle centrali termoelettriche italiane emette mediamente circa 630 grammi di gas serra. Ma poiché all'energia messa in rete concorrono anche le fonti rinnovabili (oggi per il 32%, in buona parte idroelettrico) e le importazioni dall'esterno prive di emissioni (come il nucleare francese), la cifra di cui sopra si riduce a 400 grammi di gas serra per chilowattora reso ai consumi. A questi però vanno aggiunte quelle prodotte nella fase di estrazione delle fonti fossili e del loro trasporto (trivellazioni, petroliere, gasdotti e quant'altro); e allora la cifra aumenta un po' per diventare circa 450 grammi. Siccome un'auto elettrica consuma dalla rete elettrica 0,13-0,18 chilowattora al chilometro, a seconda della taglia, ne deriva che le sue emissioni complessive di gas serra si posizionano tra i 60 e gli 80 grammi al chilometro".
Beh, fra "60 e gli 80 grammi al chilometro" non è poco...
"Si, ma se adesso andiamo a confrontare questi 60-80 grammi (che certamente si ridurranno col crescere delle rinnovabili) con le emissioni delle migliori auto tradizionali, scopriamo che l'elettrico si conferma già adesso un ottimo affare per il nostro Paese".
Come siete arrivati ad avere questo numero?
"So cosa sta per chiedermi: per chi dubitasse, precisiamo che questi numeri sono stati elaborati a partire dai dati ufficiali pubblicate da fonti al di sopra di ogni sospetto (come Terna, l'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas AEEG, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ISPRA, il Gestore Servizi Energetici, l'ENEA, e gli Ispettorati della Motorizzazione per quanto riguarda i consumi dei veicoli)".
Come dimostrate di essere imparziali?
"Per non essere accusati di faziosità, prendiamo come confronto le emissioni delle migliori auto di piccola cilindrata presenti sul mercato, quelle che con maggior probabilità potrebbero essere sostituite da auto elettriche; in breve, la famiglia di vetturette con consumi compresi tra 3 e 4 litri/100 km ed emissioni locali di 90-100 grammi di CO2 al chilometro. Alle quali però dobbiamo anche in questo caso aggiungere le emissioni indirette prodotte da estrazione, trasporto, raffinazione e distribuzione dei carburanti: che assommano più o meno al 16-17% di quelle emesse localmente quando il combustibile è la benzina, al 18-19% per il gasolio e al 25-27% per il metano delle auto bi-fuel. Anche in questo caso le fonti di informazione sono ben lontane dall'essere partigiane dell'auto elettrica, trattandosi di Concawe (la struttura di ricerca europea dell'industria petrolifera), Eucar (la struttura di ricerca europea dell'industria dell'auto), e il JRC di Ispra (il Centro di Ricerca Indipendente dell'UE). Naturalmente lo studio dettagliato e ogni altro approfondimento su quanto sopra è a disposizione di tutti quanti ne fossero interessati.
Quindi?
"A conti fatti, allora, le emissioni complessive di gas serra di queste vetturette si posizionano sui 110-120 grammi al chilometro, da confrontare con i 60-80 dell'auto elettrica. L'industria dell'auto farebbe salti di gioia se riuscisse a produrre autovetture termiche con questi livelli di emissioni; il giorno in cui riuscirà a farlo vi sarà già stata una maggior penetrazione di fonti rinnovabili e l'auto elettrica, anche quelle già diffuse nel frattempo sulla strada, manterranno inalterato, e a costo zero, il loro vantaggio".
Prima parlava di paradossi. Ce ne ha detto solo uno. Qual è l'altro?
"Il secondo paradosso è che l'associare le fonti rinnovabili ad uno specifico carico elettrico suona un pochino surrettizio. Una volta messi in rete, gli elettroni provenienti dalle fonti rinnovabili, come tutti gli altri, non hanno nome e cognome, e quale che sia l'utilizzatore che essi vanno ad alimentare - un'auto elettrica o un asciugacapelli - il vantaggio per il paese in termini di minori emissioni climalteranti è rigorosamente lo stesso. Si può poi, del tutto correttamente, associare a queste fonti una contrattualizzazione differente per la loro produzione e distribuzione, ma questo resta un puro elemento di mercato e non di ambiente".
Sta dicendo che le fonti rinnovabili rappresentano un valore in sé?
"Esatto, non hanno bisogno di stampelle per spingere verso una maggior diffusione né tanto meno per una loro giustificazione".
Però il settore delle rinnovabili, finora fortemente e giustamente sostenuto dalla mano pubblica, è oggi penalizzato da una riduzione del sostegno...
"Si, ed è comprensibile e opportuno che si guardi ad ogni possibile sbocco. Ma il proporre sul tavolo l'equazione "senza rinnovabili niente auto elettrica" suona doppiamente sbagliato e pericoloso: da una parte perché i numeri non corrispondono, dall'altra perché, nell'attesa del meglio, rischia di allontanare se non addirittura paralizzare una rapida diffusione della mobilità elettrica che, non ci stanchiamo di ripeterlo, è da subito un ottimo affare per il paese e per la collettività". 
(Fonte: www.repubblica.it - 15/2/2012)

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