AFFERMAZIONE NETTA - Le Alfa Romeo non verranno mai prodotte fuori dall’Italia. Parola di Sergio Marchionne, gran capo del gruppo Fiat. “È possibile che lo sarà, ma con un altro amministratore delegato della Fiat, non con me” ha precisato Marchionne in un’intervista al Financial Times in cui ha toccato un po’ tutte le questioni d’attualità per il gruppo Fiat. A proposito di Alfa Romeo, Marchionne ha anche fatto un ragionamento che suona un po’ come un’autocritica, magari non personale, ma per Fiat. “Se guardo alla storia e al DNA di Alfa Romeo - e le sue potenzialità sono legate al suo DNA - sono portato a pensare che nel passato le nostre ambizioni sono state sottodimensionate”.
LE QUALITÀ DEL MADE IN ITALY - In sostanza, nell’intervista al Financial Time Marchionne ha legato la sua strategia della produzione premium in Italia all’importanza dell’italianità della produzione. “Non ho alcun dubbio che l’origine della produzione è importante per Maserati. E io credo che sia importante anche per Alfa Romeo”. Ciò mentre non molto tempo fa, sia pure nell’ambito di polemiche con i sindacati, aveva affermato che ci vuole poco a spostare all’estero la produzione e che non ci saranno più investimenti Fiat in Italia se non ci sarà chiarezza sui rapporti tra azienda e sindacati. Non solo. Nell’intervista, a proposito dello stabilimento di Mirafiori a Torino, Marchionne ha dichiarato che il piano avviato prevede che tutto il personale dell’impianto (5 mila persone) rientri a lavorare nello stabilimento, dove verranno prodotte vetture “premium”. Dunque un atteggiamento determinato sulle prospettive italiane di Alfa Romeo e degli impianti di Mirafiori.
INTERROGATIVI - Magari si poteva sentire come si colloca nella visione "Alfa-Made-in-Italy" il fatto che per la futura spider la progettazione e la costruzione avviene assieme a Mazda che, apportando lei la piattaforma a trazione posteriore, non ha certo un ruolo secondario. Così come si sarebbe potuto sentire se si collocherebbe nell’ottica di italianità l’eventualità che Alfa Romeo vada a produrre modelli su piattaforme di origine Chrysler (nel caso che si decida di produrre modelli a trazione posteriore), ma meglio accontentarsi: la determinazione di Marchionne nel propugnare la produzione in Italia non è poco.
LE AZIONI CHRYSLER - Su un giornale che si chiama Financial Times non potevano poi mancare riferimenti alla vicenda della progettata acquisizione del 41,5% del pacchetto azionario di Chrysler, oggi in mano al fondo Veba dei sindacati americani. Come noto, è molto forte la divergenza sul prezzo a cui Fiat dovrebbe pagare le azioni. L’arbitrato del tribunale a quanto pare non arriverà prima del 2015 e, quindi, per Fiat occorre trovare un’altra soluzione, più rapida. Questa potrebbe essere l’acquisizione delle azioni sul mercato attraverso una Ipo (Initial Public Offering), cioè una offerta pubblica di acquisto. In questa ottica Marchionne ha detto che è tutto pronto per far entrare Chrysler in Borsa, dopo di che avviare l’offerta pubblica. Secondo Marchionne ciò potrebbe avvenire già in settembre. In questo contesto, da parte del Financial Times viene fatta una battuta sul “piano B” di Fiat, dicendo che persistendo lo stallo sulla prospettata totale acquisizione di Chrysler, forse la soluzione migliore sarebbe un assetto del tipo di quello esistente tra Renault e Nissan.
LE QUALITÀ DEL MADE IN ITALY - In sostanza, nell’intervista al Financial Time Marchionne ha legato la sua strategia della produzione premium in Italia all’importanza dell’italianità della produzione. “Non ho alcun dubbio che l’origine della produzione è importante per Maserati. E io credo che sia importante anche per Alfa Romeo”. Ciò mentre non molto tempo fa, sia pure nell’ambito di polemiche con i sindacati, aveva affermato che ci vuole poco a spostare all’estero la produzione e che non ci saranno più investimenti Fiat in Italia se non ci sarà chiarezza sui rapporti tra azienda e sindacati. Non solo. Nell’intervista, a proposito dello stabilimento di Mirafiori a Torino, Marchionne ha dichiarato che il piano avviato prevede che tutto il personale dell’impianto (5 mila persone) rientri a lavorare nello stabilimento, dove verranno prodotte vetture “premium”. Dunque un atteggiamento determinato sulle prospettive italiane di Alfa Romeo e degli impianti di Mirafiori.
INTERROGATIVI - Magari si poteva sentire come si colloca nella visione "Alfa-Made-in-Italy" il fatto che per la futura spider la progettazione e la costruzione avviene assieme a Mazda che, apportando lei la piattaforma a trazione posteriore, non ha certo un ruolo secondario. Così come si sarebbe potuto sentire se si collocherebbe nell’ottica di italianità l’eventualità che Alfa Romeo vada a produrre modelli su piattaforme di origine Chrysler (nel caso che si decida di produrre modelli a trazione posteriore), ma meglio accontentarsi: la determinazione di Marchionne nel propugnare la produzione in Italia non è poco.
LE AZIONI CHRYSLER - Su un giornale che si chiama Financial Times non potevano poi mancare riferimenti alla vicenda della progettata acquisizione del 41,5% del pacchetto azionario di Chrysler, oggi in mano al fondo Veba dei sindacati americani. Come noto, è molto forte la divergenza sul prezzo a cui Fiat dovrebbe pagare le azioni. L’arbitrato del tribunale a quanto pare non arriverà prima del 2015 e, quindi, per Fiat occorre trovare un’altra soluzione, più rapida. Questa potrebbe essere l’acquisizione delle azioni sul mercato attraverso una Ipo (Initial Public Offering), cioè una offerta pubblica di acquisto. In questa ottica Marchionne ha detto che è tutto pronto per far entrare Chrysler in Borsa, dopo di che avviare l’offerta pubblica. Secondo Marchionne ciò potrebbe avvenire già in settembre. In questo contesto, da parte del Financial Times viene fatta una battuta sul “piano B” di Fiat, dicendo che persistendo lo stallo sulla prospettata totale acquisizione di Chrysler, forse la soluzione migliore sarebbe un assetto del tipo di quello esistente tra Renault e Nissan.
(Fonte: www.alvolante.it - 16/9/2013)
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