lunedì 9 settembre 2013

Fiat-Chrysler, fusione al rallentatore


Si allungano i tempi del progetto di fusione tra Fiat e Chrysler. Il fondo previdenziale Veba, titolare del 41,5% delle azioni di Chrysler, ha chiesto al tribunale del Delaware di rinviare al gennaio 2015 la fase dibattimentale del contenzioso legato al valore della quota del gruppo U.S.A. in proprio possesso. Fiat, invece, continuando a premere sull'acceleratore, si è espressa affinché l'udienza sui termini dell'accordo di call option su 54mila azioni Chrysler ancora in mano al Veba inizi nel prossimo mese di maggio. Se il giudice Donald Parsons dovesse accettare l'istanza di Veba, il Lingotto si troverebbe costretto a rinviare ulteriormente il progetto di fusione con la controllata del Michigan. La proposta di Veba intende «portare la questione al dibattimento entro un termine ragionevole che consenta alle parti e al tribunale di procedere a un ritmo adeguato», hanno spiegato gli avvocati del fondo in una lettera depositata presso la Corte del Delaware. Lo scorso luglio il giudice Parsons non aveva voluto stabilire un valore per l'esercizio della prima opzione call di Fiat sul 3,3% circa di Chrysler senza avviare un dibattimento tra le parti. La sentenza emessa aveva, comunque, sposato in alcune parti le richieste del Lingotto, in particolare su due punti centrali: i debiti di Chrysler comprendono anche il bond da 4 miliardi di dollari emesso nel 2009 a favore dello stesso Veba e l'ebitda di Fiat usato per calcolare il multiplo della stessa Casa automobilistica italiana deve comprendere anche la quota di risultato di competenza del socio di minoranza di Chrysler. Il giudice del Delaware, pur fornendo in tal modo indicazioni sui limiti dell'esborso in capo a Fiat, non aveva stabilito l'esatto ammontare del valore da pagare, non disponendo pertanto a Veba di consegnare le azioni a causa di questioni ancora aperte sull'interpretazione di alcuni punti controversi del contratto. In base al contratto del 2009, Fiat ha un'opzione per acquistare da Veba il 16,6% di Chrysler in tranche semestrali del 3,32% circa. Torino ha già esercitato i propri diritti di prelazione su tre opzioni salendo così, potenzialmente, al 68,5% del capitale di Chrysler dall'attuale 58,5 per cento. Fiat ha offerto per la prima tranche circa 140 milioni di dollari a fronte dei 342 milioni pretesi da Veba e, di conseguenza, si è rivolta al tribunale. Stabilendo il prezzo della prima tranche, infatti, si avrebbe la possibilità di quantificare il valore del 100% di Chrysler senza ricorrere al mercato attraverso un'offerta pubblica iniziale.
(Fonte: www.ilgiornale.it - 6/9/2013)

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