Fiat potrebbe produrre i nuovi modelli Alfa Romeo all’estero. E cancellare un marchio punta di diamante dell’auto Made in Italy, nato più di cento anni fa. «Abbiamo le alternative necessarie per realizzare le Alfa ovunque nel mondo», è l’ultima minaccia di Sergio Marchionne. In Italia «le condizioni industriali rimangono impossibili», sostiene il numero uno di Fiat. La strada è tracciata. Le luci sullo stabilimento Alfa Romeo di Arese sono state spente da tempo. Inaugurata nel 1963, la fabbrica ha iniziato il declino 18 anni fa, dopo la chiusura da parte di Fiat degli stabilimenti e la cessione dei terreni. Qui si producevano modelli da leggenda: le Alfetta, le Nuove Giulietta, l’Alfa 6, Alfetta Gt e Gtv. La produzione si è fermata nel 2000. Il definitivo conto alla rovescia sui due milioni di metri quadrati dell’ex Alfa Romeo - una città nella città, più grande dell’ex Falck a Sesto San Giovanni - è cominciato a dicembre, quando i Comuni di Arese e Lainate hanno ratificato l’accordo con Regione Lombardia e proprietà dei terreni per cancellare la vocazione industriale dell’area. La reindustrializzazione in un lampo si trasforma in progetto immobiliare. Sulle ceneri dell’ex stabilimento motoristico nasceranno case e un gigantesco iper del gruppo Finiper di Marco Brunelli (marchi Iper e Unes). Il futuro si chiama Expo 2015. E il piano di riqualificazione dell’area, contestato dal territorio, avanza. Parte della struttura dove un tempo nascevano le auto del Biscione sarà riqualificata a quartiere polifunzionale, con un centro commerciale, uno residenziale e parcheggi per accogliere 4mila mila auto per l’Esposizione universale. Ora nell’ex tempio delle tute blu che, con i suoi 18mila e passa di operai era uno dei siti più produttivi di tutto il Nord Italia, sono chiuse tutte le portinerie, si entra solo dalla Ovest. Davanti ci sono ancora gli ultimi 40 operai sostenuti dallo Slai–Cobas che continuano a occupare le vecchie sedi sindacali dello stabilimento fantasma. L’area che affianca viale Luraghi ad Arese in parte è stata recintata, presto i camion cominceranno ad accatastare qui le prime macerie degli stabilimenti dismessi che lasceranno posto ai negozi. Dentro, i capannoni della meccanica, della tintoria, della carrozzeria cadono a pezzi. I lavori sono già in corso, da mesi sono all’opera le ruspe per demolire gran parte del vecchio e cominciare a costruire il nuovo. Il 30 aprile scorso sono state staccate le utenze a tutti i capannoni della Meccanica, primo passo verso la demolizione dell’ex stabilimento. I cantieri della grande trasformazione partiranno con la costruzione del centro commerciale di 77mila metri quadrati, per il quale è previsto un investimento di 350 milioni di euro. A maggio sono arrivati gli ultimi permessi per costruire. A regime, 3mila nuovi posti di lavoro nel terziario.
(Fonte: www.ilgiorno.it - 20/8/2013)
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