martedì 24 settembre 2013

Fiat-Veba: Marchionne assume Ron Bloom, ex "zar dell'auto" di Obama


Sergio Marchionne sceglie un alleato di peso nella trattativa per salire in Chrysler. È Ron Bloom, che nel 2009 fu il vice di Steve Rattner nella task force creata dal presidente Obama per salvare il settore auto americano; in quella veste Bloom si occupò principalmente proprio di Chrysler: fu lui a convincere Obama a gettare un salvagente all'azienda evitando di farla fallire, e fu lui a mettere a punto l'accordo che diede a Fiat la maggioranza del gruppo di Detroit lasciando a Veba, fondo gestito da UAW, la quota di minoranza che ancora conserva. A parte lo stesso Marchionne, dunque, forse nessuno conosce meglio di Bloom la Chrysler, il contratto firmato nel 2009 e i dettagli del fondo Veba. Un patrimonio fondamentale, ora che i due azionisti sono impegnati in una disputa sul valore delle azioni e sull'interpretazione del contratto stesso. Marchionne si è espresso in passato pubblicamente con elogi per il ruolo svolto da Bloom nei frenetici negoziati della primavera 2009. Il superconsulente può offrire al manager Fiat anche l'esperienza accumulata in vent'anni di lavoro per conto del sindacato americano dei metallurgici USW. Nato a New York 58 anni fa e laureato alla Harvard Business School, Bloom ha in effetti alle spalle una carriera curiosa che lo ha visto crescere alla banca Lazard, fondare una società in proprio, passare al servizio del sindacato USW e tornare poi (dopo la parentesi della task force di Obama, di cui è stato a capo dopo l'uscita di Rattner) alla stessa Lazard, di cui è attualmente vicepresidente. Oltre alle competenze, Bloom porta anche un paradosso: proprio in questi giorni è stato infatti assunto come consulente dal comitato che rappresenta i pensionati della municipalità di Detroit, nella causa che questi ultimi hanno intentato per bloccare il fallimento (Chapter 9) della città. Se dunque Bloom lavorerà sul dossier Chrysler sulla sponda opposta ai sindacati dell'auto, a poche miglia di distanza sosterrà i sindacati dei dipendenti pubblici nella loro battaglia per difendere le pensioni dai tagli chiesti dall'Emergency Manager, Kevyn Orr. Quest'ultimo, a completare la lista delle ironiche coincidenze, nel 2009 faceva parte del team di avvocati dello studio Jones Day che per conto di Chrysler gestirono la ristrutturazione. Se Marchionne e il Veba non dovessero raggiungere un accordo sul prezzo, il fondo venderebbe una parte delle azioni sul mercato in un'Ipo (offerta iniziale) che è in corso di preparazione. Il modello S-1 dovrebbe essere depositato presso la Sec in questi giorni, mentre il collocamento dovrebbe essere guidato – secondo quanto rivelato dalla Cnbc – dalla banca d'affari JpMorgan Chase. Marchionne preferirebbe evitare il collocamento in quanto allungherebbe i tempi della fusione tra Fiat e Chrysler. Lo scenario ritenuto attualmente più probabile resta quello di un accordo, magari all'ultimo istante. Secondo il Wall Street Journal ci sono almeno una dozzina di banche ancora in gara per partecipare all'operazione Chrysler. Anche nel caso in cui non vi fosse Ipo, ma vendita diretta dal Veba a Fiat, servirebbero banche per certificare la bontà del prezzo per ciascuna delle parti, senza contare il fatto che Marchionne ha in passato avanzato l'ipotesi di una ricapitalizzazione del gruppo dopo la fusione.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 21/9/2013)

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