giovedì 26 settembre 2013

Chrysler prepara l'ingresso in Borsa: presentati i documenti per l'IPO


Chrysler compie il primo passo verso la Borsa, da dove è assente dal 1998. La casa automobilistica americana, controllata da Fiat, presenta alla Sec il documento S-1, propedeutico all'initial public offering. Né il numero delle azioni né il prezzo è stato ancora definito - si legge nella documentazione di 393 pagine -, ma Chrysler ha fissato un 'placeholder' simbolico di 100 milioni di dollari. I titoli in vendita sono quelli del Veba, il fondo del United Auto Workers, che ha esercitato all'inizio dell'anno il diritto garantitogli nel 2009, quando Fiat è entrata in Chrysler. Il Uaw, registrando il 16,6% delle azioni all'inizio dell'anno, ha premuto sull'acceleratore dell'IPO, che potrebbe aiutare a determinare il prezzo che Fiat dovrebbe versare per salire al 100% di Chrysler dall'attuale 58,5%. Un'IPO, quindi, che non è un «momento di trionfo» per la casa automobilistica, pur dimostrandone la ripresa, afferma il New York Times. L'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne, «l'architetto della rinascita di Chrysler - aggiunge il New York Times - infatti non l'appoggia». JPMorgan è la capofila fra le banche per l'IPO che potrebbe ritardare l'integrazione fra il Lingotto e Chrysler. E potrebbe mettere a rischio l'alleanza stessa: Fiat «ci ha informato che sta valutando l'impatto che l'offerta e l'introduzione di stakeholder potrebbero avere». «Se Fiat non volesse lavorare con noi al di là degli attuali obblighi contrattuali esistenti, potrebbero esserci effetti avversi sulle nostre prospettive e sulle condizioni finanziarie», si legge nella documentazione, nella quale si precisa che al momento non sono prevedibili dividendi. L'IPO potrebbe avvenire già entro la fine dell'anno, ma è probabile che si verifichi nel primo trimestre 2014. Lo sbarco in Borsa potrebbe presentare dei rischi per il Uaw stesso: un flottante di solo il 16,6%, quello registrato dal Uaw, potrebbe essere non visto di buon occhio dagli investitori, soprattutto perchè si tratterebbe di un'IPO che vede l'amministratore delegato della società, Sergio Marchionne, contrario. A questo potrebbero aggiungersi perplessità nell'investire in una società in cui uno dei maggiori azionisti è il sindacato. E quelle per una quotazione separata di due società con uno stesso amministratore delegato, come nel caso di Renault-Nissan. Il valore di un eventuale sbarco in Borsa sarà certamente molto superiore ai milioni di dollari di cui si parla. È infatti prassi delle aziende americane che intendono quotarsi in Borsa indicare il valore minimo possibile nella domanda perché su quel valore devono pagare la tassa di registrazione. Se poi l'IPO non viene effettuata, il denaro viene di fatto perso. Per questo Chrysler indica nel filing di valutare ogni azione che verrà offerta al mercato solo 0,001 dollari, cioè il minimo possibile, con la precisazione che la stima è appunto fatta solo allo scopo di calcolare l'ammontare da pagare per la registrazione con la Sec. Il valore effettivo dell'IPO - se mai ce ne sarà uno - dipenderà dunque dalla quantità di azioni che verrà offerto sul mercato.
(Fonte: http://motori.ilmessaggero.it - 24/9/2013)

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