domenica 2 marzo 2014

Pagare l’uso e non il possesso: il fenomeno "car sharing"


I cambiamenti nel mondo dell’auto, da sempre, sono lenti. Cambiare è pieno di rischi e quasi sempre è meglio tenersi quello che c’è. La crisi delle vendite e il progressivo allontanamento dei giovani dalle auto sta cominciando a ribaltare qualche meccanismo legato alla conservazione dello status quo. Per esempio il ribaltamento del concetto di proprietà. Non è detto che un’automobile si debba per forza possederla per andarci in giro. In altre parole, non è affatto necessario comprarla per tenerla ferma la maggior tempo davanti all’ufficio o a casa. Sarebbe meglio pagarne l’uso e niente più. Insomma, diventare i “proprietari” della vettura solo quando si è alla guida. Idea semplice e geniale che presuppone strutture agili e diverse per la gestione ma anche un salto culturale da parte di chi guida. Ora, finalmente, sembra che tutto questo si stia avverando. E quello che era un fenomeno di nicchia, il car sharing, ovvero l’auto condivisa, stia diventando una scelta sempre più diffusa. Complice la crisi, la diffusione della sosta regolamentata anche nelle prime periferie, l’aumento delle zone a traffico limitato (l’Italia con le sue 103 Ztl vanta il primato europeo), il car sharing sta infatti vivendo nel nostro Paese un vero e proprio boom diventando la chiave che riapre le città all’auto. E soprattutto a un suo uso intelligente ed ecologicamente corretto. Dai 17.900 utenti del 2009 si è infatti passati ai circa 90.000 del 2013, sostanzialmente grazie all’ingresso nel settore dei servizi Car2Go (50 mila clienti) e Enjoy (26 mila). E la vera novità del nuovo car sharing, la sua forza più grande è che oggi sta attaccando anche il mondo delle prime auto, eliminando il possesso del veicolo, spostando la spesa al suo uso effettivo. Così le formule che stanno ottenendo il maggiore successo in Italia - quella di Mercedes con le Smart di Car2Go e quella di Eni con le Fiat 500 di Enjoy - sono svincolate dal ritiro e dalla riconsegna delle auto in apposite piazzole, ma consentono la totale libertà sia nell’inizio del noleggio (l’auto libera più vicina si reperisce con un’applicazione per smartphone), sia nella sua chiusura che avviene per via telematica e prevede il rilascio dell’auto in una qualsiasi area di sosta regolamentata, all’interno dell’area concordata da gestore e amministrazione comunale. Milano sta facendo da apripista ma ora anche Roma si sta svegliando. Ci vogliono permessi, autorizzazioni comunali, gare d’appalto. Il solito percorso a ostacoli tipicamente italiano. Perché niente è facile. Soprattutto cambiare in meglio.
(Fonte: www.repubblica.it - 7/2/2014)

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