Sede legale in Olanda, sede fiscale a Londra, mercato azionario di riferimento New York. Questa, in estremissima sintesi, la situazione che si prefigura per la nuova Casa automobilistica FCA (Fiat Chrysler Automobiles), nata dalla fusione di Fiat Group Automobiles e Chrysler Group. Il che non significa affatto l’abbandono dell’Italia da parte del colosso torinese (lo stesso John Elkann, il Presidente, ha ribadito più volte che il suo ufficio non traslocherà mai dalla città sabauda), anzi: sarà una formidabile opportunità di rilancio per la più grande industria del nostro Paese. Con conseguenti ricadute positive sul comparto di nostro interesse, le flotte aziendali. Vediamo il perché. Fiat-Chrysler significa un’azienda da 158 stabilimenti (44 in Italia, 33 in Europa, 48 in Nord America, 19 in Sud America e 14 in Asia-Oceania), 77 centri di ricerca e 215.000 dipendenti nel mondo. Insomma: un’azienda globale. Il settimo gruppo industriale automobilistico nel mondo in termini di volumi di vendita. Con le spalle così possenti da affrontare al meglio sia la crisi del mercato dell’auto (che al momento è soltanto europea) sia le grandi sfide tecnologiche del prossimo futuro. E, di conseguenza, con prospettive di sviluppo (e di rilancio) in grado di farla competere in modo più efficace sullo scacchiere internazionale. Un’azienda globale, come dimostrano il successo worldwide dei brand premium e dei “generalisti” Volkswagen, Toyota e Hyundai, si riflette positivamente in termini di appetibilità anche nel mercato delle flotte aziendali, un comparto che a livello mondiale significa quasi il 40% delle immatricolazioni. Perché la capacità di attirare i clienti con prodotti specifici sui singoli mercati è la chiave di volta per acquisire una posizione di rilievo assoluto tra i clienti più difficili: quelli che utilizzano l’auto per lavoro, che necessitano di un post-vendita dedicato, di un’affidabilità comprovata, e di sistemi finanziari commisurati alle necessità d’impresa. E, non ultimo, necessitano anche di un parco auto che dia un immagine riflessa positiva all’azienda che rappresentano. Un parco auto, insomma, le cui caratteristiche si riassumono in questi termini inglesi: trend, cool, economy, safe and green. Sergio Marchionne ha annunciato il nuovo piano industriale di Fiat Chrysler Automobiles per il prossimo 2 maggio, ma molte delle novità che verranno annunciate sono ormai già più che semplici indiscrezioni. E, guarda caso, molte di esse sembrano concepite su misura per l’utilizzo aziendale. Ecco quelle più interessanti, in attesa di conferme ufficiali da parte del “boss dei due mondi”. Cominciamo con Alfa Romeo, il brand da sempre considerato “semi-premium” nelle flotte e che più ha sofferto nei volumi negli ultimi anni, per mancanza di una gamma articolata (da decenni è ormai in pratica “monoprodotto” nelle flotte: prima con la 156, poi con la Giulietta): arriveranno un suv di categoria “media” (competitor di Audi Q5, per intenderci), con una meccanica e una dotazione tecnologica di trasmissione integrale piuttosto sofisticata, perché derivata da quella della Jeep Cherokee in fase di lancio a breve. Seguirà (alla fine del prossimo anno), la tanto attesa Giulia, berlina e Sportwagon, con la trazione posteriore (finalmente!) oppure integrale. Un attacco diretto alle BMW Serie 3, insomma. Per Lancia, invece, il destino non sarà a tinte fosche come molti avevano pronosticato. Certo, questo è un brand di caratura soprattutto nazionale. Ma attraverso le sinergie con Chrysler (già applicate per Thema e Voyager), ci sarà uno sviluppo della gamma. La 200C di Chrysler, per esempio, permetterà di derivare una berlina chic di classe media, per affrontare adeguatamente se non la Mercedes Classe C, almeno la Volkswagen Passat, la nuova Ford Mondeo e le francesi Citroen C5 e Peugeot 508. Modelli che nelle flotte italiane hanno una propria quota più che dignitosa. Un mercato che, se torniamo indietro di pochi anni, era appannaggio proprio della Lancia Lybra e, prima ancora, della Dedra e, in parte, della Thema di prima generazione. La Delta dovrebbe rimanere in listino almeno per 2-3 anni, mentre la Ypsilon, unica Lancia veramente Lancia, avrà un’evoluzione in chiave sportiva (forse verrà rispolverato il glorioso marchio HF). Per Fiat il progetto di sviluppo è ancora più articolato: si baserà soprattutto sui segmenti bassi, vera forza del brand, con l’enfatizzazione di due “brand nel brand”: 500 e Panda. Della prima abbiamo già visto alcune derivazioni: la 500L, la 500L Living e la 500L Trekking. Arriveranno anche la 500X, cioè un “suvvino”: sarà prodotta in Italia a Melfi, assieme a una piccola Jeep. Ma anche la tradizionale 500 è destinata a subire modifiche, partendo dalla versione prodotta in Messico per il mercato nordamericano (che sembra quasi identica alla “nostra”, ma sotto pelle ha parecchie differenze): ci sarà (ed è la vera novità) anche in versione a 5 porte. La famiglia delle Panda crescerà fino a fagocitare la Bravo: l’erede della “compatta” Fiat (ben conosciuta e apprezzata dalle flotte), si chiamerà Panda XL. Arriverà nella seconda metà del 2015 e sarà una vera crossover. Anche se la Bravo non lascerà subito i listini, per accontentare le esigenze di chi in flotta vuole una normale berlina a due volumi.
(Fonte: www.fleetblog.it - 5/2/2014)
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