venerdì 14 marzo 2014

Claudio Nobis e la spider "in cerca d'autore" con Mazda: sarà una Fiat o un'Alfa Romeo?


Niente Alfa Romeo per la spider Mazda? Se anche il marchio scelto fosse Fiat, c’è da chiedersi se sarebbe davvero una buona mossa di marketing assegnare ad una sportiva 2015 il nome di quella Fiat 124 Spider che, seppure ebbe successo mezzo secolo fa, non è certo iscritto nell’albo d’oro della storia dell’automobile. Del resto non era stato confermato neppure il nome della Duetto (che a sua volta non fu mai il nome ufficiale) ed è ancora da dimostrare che il ritorno ai nomi celebri sia garanzia di successo. Intendiamoci, Sergio Marchionne al salone di Ginevra non ha detto nulla di tutto questo, ma l’acuta deduzione è stata lanciata nei giorni scorsi dalla stampa più accreditata in quel del Lingotto in seguito alla risposta dell’ad di Fiat alla domanda posta dai giornalisti: “Se le Alfa Romeo si dovranno fare rigorosamente in Italia, come lei ha detto di recente, che ne sarà dell’accordo firmato con la Mazda?”. Dopo i no comment del mese scorso al salone di Detroit e il rinvio al piano industriale del 6 maggio, questa volta l’ad di Fiat ha solo confermato ciò che anche Autoblog aveva scritto giusto alla vigilia della rassegna svizzera: “L’accordo procede, ma nel contratto con la Mazda non c’è nessun obbligo di usare il marchio Alfa. C’è solo un impegno ad usare la piattaforma della MX-5 per un modello che uscirà nel 2015. Ne stiamo discutendo con loro”.
Un'Alfa Romeo "giapponese"? Indietro tutta! - Sembra semplice ma non lo è per niente. La vicenda è nota, ma forse un po’ confusa. Si parte da una prima visione di Sergio Marchionne che considerava normale fare le proprie auto, Maserati, Alfa Romeo o altro ovunque fosse più conveniente, per arrivare a una più aggiornata del tutto opposta per i due marchi nobili della famiglia. Ma se per Maserati non c’era stato alcun problema nel confermare la produzione in Italia come garanzia dell’esclusività del brand, per l’Alfa fare ora un modello in Giappone sarebbe del tutto contraddittorio. Non resta quindi che seguire la logica: “…al momento opportuno daremo un marchio e un nome” ha concluso Marchionne. Ci voleva dunque il salone di Ginevra per mettere fine a un anno di affannose fantasie elaborate intorno alla nuova presunta Alfa Duetto che doveva nascere sulla linea di montaggio della Mazda MX-5 a Hiroshima in base all’accordo avviato dalle due aziende a metà 2012 e confermato giusto un anno fa. Ma le cose programmate a medio lungo termine spesso cambiano e quel che era valido ieri oggi si trasforma in un nuovo problema. Così, se fino a pochi giorni fa il dibattito, più volte affrontato da Autoblog, ha diviso i tifosi dell’Alfa in favorevoli e contrari a un simile incrocio, dopo la definitiva fusione Fiat-Chrysler e la giusta scelta di Marchionne di rilanciare l’Alfa come marchio premium e soprattutto italiano “doc”. Ora la caccia è aperta per scoprire almeno tre cose: 1) quale auto sarà davvero quella prodotta da FCA insieme alla Mazda; 2) quale marchio e quale nome utilizzerà; 3) se poi ci sarà davvero un’Alfa spider erede della Duetto di taglia diversa dalla 4C. Fin qui i crudi fatti di cronaca che hanno stimolato le fantasie dei cronisti secondo un istinto del tutto legittimo ma a volte più che fuorviante. Si è fatta ad esempio anche l’ipotesi di usare il marchio Abarth che per alcuni aspetti avrebbe una sua validità a fronte, tuttavia, di una storia troppo lontana e poco coltivata nel tempo per ottenere un concreto impatto con il pubblico moderno.
Il marchio o il prodotto: chi vince? - Ma, lo chiedo a voi lettori, è il marchio che fa il prodotto o viceversa? Ho letto con attenzione i commenti pubblicati in Italia e in America dove l’attesa delle nuove Alfa dura da anni. Fra le righe ho trovato due messaggi abbastanza evidenti e concreti: un marchio forte e molto caratterizzato nel tempo è il simbolo stesso di un certo tipo di prodotto. Di qui l’attesa di un’auto che confermi le aspettative mantenendo la promessa implicita nel nome: bella, potente quanto basta, a trazione posteriore e comunque accessibile. Ma c’è anche l’alternativa opposta: se qualcuno mi offre quel tipo di macchina capace di darmi “quelle” emozioni va bene lo stesso, l’importante e che si faccia. Quanto al nome sappiamo tutti quanto sia difficile inventarne uno nuovo capace di evocare l’immagine giusta del prodotto se non addirittura rafforzarlo ed è forse per questo che da tempo ormai, più d’una casa automobilistica cerca di rispolverare le glorie del passato per adattarle a concetti nuovi. Un’operazione riuscita, ad esempio, alla Citroen con il ritorno alla “DS” per definire una linea speciale all’interno della sua gamma; ha funzionato perché i modelli, la DS 3 in particolare, ha introdotto una formula attraente ma io sono più che convinto che la maggior parte degli acquirenti di quei modelli sappiano ben poco della formidabile storia della DS originale. Ma su questo lascio a voi la parola. Infine, pensando a quel che deciderà la Fiat, o meglio alla FCA, mi resta un ultimo dubbio che vi sottopongo: il progetto portato avanti fin qui per quella che avrebbe dovuto essere l’Alfa-Mazda verrà usato per un’Alfa italiana o resterà legato per motivi di tempo e di contratto al modello Mazda con i nuovi nomi? In questo caso per una vera erede della Duetto si dovrebbe aspettare ancora un bel po’ semmai è nella testa e nelle possibilità di Marchionne. In un caso e nell’altro mi auguro, per il loro e il nostro bene, che lascino la 124 nell’album di famiglia. Con tutto il rispetto per quella bella spider che io stesso ho avuto a suo tempo accanto alla vera Duetto, del tutto diversa ma anch’essa di piena soddisfazione.
(Fonte: www.autoblog.it - 8/3/2014)

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