Fiat potrebbe aspettare più del previsto la sentenza arbitrale del giudice del Delaware sul prezzo delle azioni Chrysler che il Lingotto acquisterà dal fondo Veba (acquisto che avviene in base a un'opzione call in parte già esercitata). Secondo fonti citate dall'agenzia Bloomberg, il giudice Donald Parsons potrebbe non decidere nel merito della questione «al più tardi entro il terzo trimestre» - come finora atteso da Sergio Marchionne - e «avviare invece un vero e proprio dibattimento, dove testimoni ed esperti possano essere interrogati dalle due parti» afferma Charles Elson, direttore del centro di Corporate Governance all'Università del Delaware, in un'intervista all'agenzia americana. Questa eventualità metterebbe a rischio l'intero calendario dell'operazione di acquisto del 100% di Chrysler e anche la successiva fusione tra Fiat e Chrysler. Fonti vicine al Lingotto hanno peraltro definito ieri «pure illazioni» le voci di uno slittamento della decisione del giudice. La vertenza è stata avviata da Fiat lo scorso settembre, dopo che l'esercizio della prima opzione call (su una quota del 3,32% di Chrysler in mano al Veba) non è andato in porto per un disaccordo sul prezzo delle azioni: il Veba - fondo fiduciario gestito dal sindacato Uaw che gestisce l'assistenza sanitaria ai pensionati Chrysler - ha chiesto 342 milioni di dollari per il 3,32% contro i 140 circa offerti da Fiat. Il disaccordo principale è sul calcolo dell'indebitamento Chrysler (uno dei fattori considerati nella formula): secondo Torino deve comprendere il bond da 4,2 miliardi di dollari emesso nel 2009 a favore dello stesso Veba, mentre quest'ultimo ne contesta l'inclusione. Una decisione, o direttamente la valutazione delle azioni oppure la scelta di andare a dibattimento, potrebbe arrivare fin dal mese di luglio. Secondo Elson «il giudice Parsons è molto attento e vorrà prendersi il tempo necessario a raccogliere tutte le informazioni». A detta di Larry Hamermesh, professore alla Widener University specializzato in diritto societario del Delaware, un dibattimento «è lo scenario più probabile» e potrebbe far slittare la decisione finale «fra nove e dodici mesi». Secondo Randall Thomas, professore alla Vanderbilt University, Parsons potrebbe dare ragione a Fiat e, qualora opti per un processo vero e proprio, scegliere una procedura rapida che potrebbe portare all'udienza nel giro di «due o tre mesi». Oggi intanto Fiat firmerà con un pool di banche il contratto per una linea di credito revolving da 2 miliardi di euro, che andrà a sostituirne una corrispondente da 1,95 miliardi con scadenza luglio 2014. Sergio Marchionne è impegnato con le banche su più di un fronte: anche Chrysler, infatti, sta rinegoziando i termini di prestiti bancari per circa 3 miliardi di dollari accesi nel 2011, con l'obiettivo di ridurne il costo e soprattutto di rimuovere parte dei vincoli al trasferimento di fondi tra Chrysler e Fiat. Anche questa operazione - ha scritto la Bloomberg qualche giorno fa - potrebbe andare in porto entro oggi. Ieri Fiat ha comunicato una variazione del capitale sociale per effetto dell'esercizio di stock option: la nota del Lingotto precisa che «la nuova composizione del capitale sociale Fiat S.p.A., la cui attestazione ex articolo 2444 c.c. è stata depositata in data 19 giugno 2013, riporta l'emissione di n. 79.375 nuove azioni a seguito di esercizi di stock option». Le azioni hanno valore nominale di 3,58 euro, e il capitale sociale aumenta quindi di circa 280mila euro.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 21/6/2013)
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