Prima l’assemblea dell’accomandita della famiglia Agnelli a Maranello, poi il consiglio delle relazioni Italia-U.S.A. di cui è presidente. Sergio Marchionne ha utilizzato le due importanti occasioni per ribadire i punti fermi delle sue strategie in merito alle fusioni di Fiat Auto e Fiat Industrial con le loro rispettive controllate americane ed ha aggiunto alcuni elementi a una situazione che resta molto fluida. Il nuovo scenario prevede infatti rilevanti esportazioni fuori dell’Europa per far ripartire le fabbriche soprattutto italiane. Per raggiungere certi obiettivi devono però realizzarsi alcune condizioni esterne all’azienda e su queste Marchionne ha puntato il dito: «Ho incontrato il ministro Zanonato, mi è piaciuto molto, è una grandissima persona. Dal governo mi aspetto solo che ci facciano lavorare senza ostacoli». L’amministratore delegato di Fiat spiega meglio: il Lingotto non chiede aiuti, ma l’impegno affinché il sistema torni a funzionare: «Noi ci siamo impegnati a risanare le nostre attività in Italia facendo investimenti importanti con l’obiettivo di ricreare una base di occupazione decente nel Paese. Ma l’impegno non deve essere solo nostro, deve essere di tutti. La priorità assoluta è far lavorare la gente. Se non funziona una nostra fabbrica e un nostro dipendente non lavora sono almeno altre 7 o 8 persone che si fermano perché ci sono gli operai delle aziende collegate. Guardare verso altri mercati non è una scelta, ma un obbligo, le vendite di auto in Italia si sono dimezzate e il futuro va cercato altrove». Oltre all’occupazione c’è un altro aspetto fondamentale, per la riuscita del piano, che non è sotto il controllo di Torino. «Purtroppo il valore attuale dell’euro non è sostenibile per un’azienda che deve esportare», ha dichiarato Marchionne: non bello visto che buona parte delle Maserati (Quattroporte, Ghibli) prodotte a Grugliasco dovranno uscire dall’Europa, verso U.S.A. o Cina. Visto che nella sede della Ferrari si sono riuniti gli esponenti della Famiglia, Marchionne ha puntualizzato i rapporti con l’azionista e la situazione finanziaria del Lingotto: «Mi sono sempre stati vicino in questi dieci anni e lo sono tuttora. L’obiettivo resta la fusione con Chrysler, per far questo continuiamo a parlare con Veba e attendiamo la decisione della corte del Delaware che dovrebbe arrivare a breve. Vogliamo portare a termine l’operazione il prima possibile, ma non dipende da noi quindi non so quando avverrà. Non abbiamo invece bisogno di aumenti di capitale e nemmeno di ricorrere al credito». L’ad di Fiat e presidente di Chrysler ha ricordato che la liquidità dell’azienda supera i 21 miliardi, che lui parla costantemente con le banche, ma non c’è alcun dossier per un prestito di 10 miliardi di dollari.
(Fonte: http://motori.ilmessaggero.it - 9/6/2013)
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