È vicino agli U.S.A., ma al contempo apre le porte per l'America del Sud. È in continua crescita, tanto che nel 2012, secondo il Center for Automotive Research, ha attirato investimenti per 3,7 miliardi di dollari, e ne attirerà altri 3 ogni anno ancora per un bel po'. Per l'industria automotive, il Messico è ormai un Paese chiave. Al punto che la stessa Ferrari lo ha appena definito la "nuova Cina".
La rivalità col Dragone - A riportare l'interesse di Maranello per il Messico è Forbes, che elenca alcune recenti dichiarazioni di Marco Mattiacci, presidente e CEO di Ferrari North America, durante una convention sul futuro del lusso tenuta a New York. Mattiacci ha sottolineato come molte attività manifatturiere "stiano tornando in Messico", lodando "l'eccezionale qualità dell'istruzione" del Paese e sottolineando la sua "vicinanza agli U.S.A.". La "nuova Cina", però, nasconde una riflessione più ampia: non è un mistero che negli anni scorsi il Messico sia stato penalizzato proprio dal boom del colosso asiatico, scelto da molte industrie per il bassissimo costo della manodopera. Ma con il continuo aumento di quest'ultima (si stima che in Cina la paga oraria sia oggi di 2,50 dollari, contro i 3,50 in Messico), il Paese del Centro America sta riguadagnando posizioni.
Miliardari in fila - In questo scenario, il Cavallino Rampante ha un metro di paragone tutto suo: secondo Mattiacci, in Messico ci sono già 15 "milionari e miliardari" pronti a fare la fila per avere una LaFerrari: "Nel 2003, quando abbiamo lanciato la Enzo – ha specificato il top manager – non avevamo questo genere di richiesta. Un segnale importante". Per il mercato del lusso lo è sicuramente, ma per il resto?
Crescita continua - Non c'è soltanto la Ferrari a "puntare" il mercato messicano. A maggio il Gruppo Volkswagen ha annunciato l'apertura di una fabbrica Audi da 1,3 miliardi di dollari, pronta a metà 2016, mentre Honda ha investito cifre simili per l'apertura, ormai imminente, di due stabilimenti nello stato del Guanajuato. La salute dell'industria automotive messicana, ottava al mondo per auto prodotte, è confermata anche dai dati di Boston Consulting, per cui dal 2000 al 2013 il numero di veicoli costruiti nel Paese è costantemente aumentato al ritmo di un 3 percento annuo. Un risultato notevole, se si pensa che nello stesso periodo gli U.S.A. hanno fatto registrare una flessione dell'1,3 percento. E l'immediato futuro, sempre secondo Boston, è ancora più roseo: la crescita messicana raggiungerà il 5 percento annuo, contro il 3 degli Stati Uniti. Il duello con la Cina sta per entrare nel vivo.
La rivalità col Dragone - A riportare l'interesse di Maranello per il Messico è Forbes, che elenca alcune recenti dichiarazioni di Marco Mattiacci, presidente e CEO di Ferrari North America, durante una convention sul futuro del lusso tenuta a New York. Mattiacci ha sottolineato come molte attività manifatturiere "stiano tornando in Messico", lodando "l'eccezionale qualità dell'istruzione" del Paese e sottolineando la sua "vicinanza agli U.S.A.". La "nuova Cina", però, nasconde una riflessione più ampia: non è un mistero che negli anni scorsi il Messico sia stato penalizzato proprio dal boom del colosso asiatico, scelto da molte industrie per il bassissimo costo della manodopera. Ma con il continuo aumento di quest'ultima (si stima che in Cina la paga oraria sia oggi di 2,50 dollari, contro i 3,50 in Messico), il Paese del Centro America sta riguadagnando posizioni.
Miliardari in fila - In questo scenario, il Cavallino Rampante ha un metro di paragone tutto suo: secondo Mattiacci, in Messico ci sono già 15 "milionari e miliardari" pronti a fare la fila per avere una LaFerrari: "Nel 2003, quando abbiamo lanciato la Enzo – ha specificato il top manager – non avevamo questo genere di richiesta. Un segnale importante". Per il mercato del lusso lo è sicuramente, ma per il resto?
Crescita continua - Non c'è soltanto la Ferrari a "puntare" il mercato messicano. A maggio il Gruppo Volkswagen ha annunciato l'apertura di una fabbrica Audi da 1,3 miliardi di dollari, pronta a metà 2016, mentre Honda ha investito cifre simili per l'apertura, ormai imminente, di due stabilimenti nello stato del Guanajuato. La salute dell'industria automotive messicana, ottava al mondo per auto prodotte, è confermata anche dai dati di Boston Consulting, per cui dal 2000 al 2013 il numero di veicoli costruiti nel Paese è costantemente aumentato al ritmo di un 3 percento annuo. Un risultato notevole, se si pensa che nello stesso periodo gli U.S.A. hanno fatto registrare una flessione dell'1,3 percento. E l'immediato futuro, sempre secondo Boston, è ancora più roseo: la crescita messicana raggiungerà il 5 percento annuo, contro il 3 degli Stati Uniti. Il duello con la Cina sta per entrare nel vivo.
(Fonte: www.quattroruote.it - 13/6/2013)
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