Fiat conferma i propri impegni in Italia. Anzi, ribadisce la propria “italianità” come valore aggiunto del marchio. E questo mentre il titolo del Lingotto continua a volare in Borsa sull’onda di una fusione con Chrysler (passando per l’acquisizione della quota controllata dal fondo Veba) che viene data sempre più vicina. Per prendere contatto con il nuovo governo e rassicurarlo sulle voci che periodicamente fanno scattare l’allarme su un fantomatico addio all’Italia da parte della casa automobilistica torinese, sono scesi ieri a Roma il presidente John Elkann e l’amministratore delegato Sergio Marchionne. A riceverli, prima che i vertici della Fiat partecipassero all’assemblea annuale di Bankitalia, è stato il nuovo ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato. Un’ora di colloquio e, alla fine, l’asciutto commento di Marchionne: «L’incontro è andato benissimo, perfettamente». E Zanonato di rimando: «E’ stata una conversazione lunga e piacevole: non abbiamo certo definito le strategie, ma gli impegni e gli atteggiamenti di Marchionne sono stati confortanti». Poi è arrivato il comunicato ufficiale del ministero di via Veneto a elencare ufficialmente le rassicurazioni fornite da Marchionne ed Elkann a Zanonato:«La conferma degli impegni di Fiat per il Paese, l’intenzione di non chiudere alcuno stabilimento italiano, il mantenimento degli attuali livelli occupazionali nonostante la fase di forte difficoltà che il mercato dell’auto sta attraversando a livello nazionale ed europeo». Nei giorni scorsi Zanonato aveva anticipato il tema dell’incontro. «A Marchionne dirò: “dimmi cosa possiamo fare per mantenere la Fiat con suoi impianti produttivi in Italia e dimmi cosa vuoi fare tu per il tuo Paese”». Il dialogo è evidentemente partito, visto che la riunione non è stata solo l’occasione per fare il punto della situazione su un mercato in grande difficoltà, ma è servita anche - per usare le parole del ministero - «ad avviare un percorso di collaborazione tra governo e Fiat sul fronte della tutela e del rilancio del comparto automobilistico italiano». Non solo, i vertici del Lingotto hanno spiegato al ministro che l’azienda può ottenere significativi margini di crescita sui mercati extra europei, soprattutto in America Latina e in Cina. L’obiettivo di ottenere pieno successo all’estero, però, è stato ribadito, non andrà a scapito dell’italianità, visto che Fiat e i suoi brand rappresentano alcune delle più stimate e apprezzate espressioni del Made in Italy. Senza dimenticare l’importante segnale mandato giovedì da Elkann all’assemblea di Exor: la holding della famiglia Agnelli resterà saldamente al timone di Fiat anche dopo la fusione con Chrysler. Exor è pronta a seguire Fiat anche qualora in futuro (a medio-lungo termine, come prefigurato da Marchionne) fosse richiesto un aumento di capitale per un rafforzamento patrimoniale. Dialogo avviato, dunque, sui binari della collaborazione. Tanto è vero che Zanonato farà «presto» visita allo stabilimento di Grugliasco vicino a Torino dove si produce la Maserati “Quattroporte”, prestigiosa ammiraglia del Lingotto. Commenti positivi sull’incontro sono arrivati dal presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi («Conferme che fanno solo piacere») e dal segretario generale della Uil, Luigi Angeletti che ha annunciato un prossimo incontro con Marchionne a giugno. Fuori dal coro, invece, il segretario generale della Fiom Maurizio Landini: ha chiesto «meno reverenza e più fatti, accordi scritti». Chi scommette decisamente su Fiat è la Borsa. Il titolo ieri ha chiuso, per la prima volta dall’agosto del 2011, sopra i 6 euro, a 6,12 con un guadagno del 3,29%.
(Fonte: www.lastampa.it - 1/6/2013)
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