domenica 21 aprile 2013

Marchionne e i 10 passi della svolta di Fiat


Sergio Marchionne ha celebrato se stesso nel corso dell'assemblea degli azionisti di Torino che ha approvato il bilancio 2012. Il manager ha sottolineato come dieci anni fa il gruppo fosse "sull'orlo dell'estinzione". Oggi "la realtà di allora non esiste più, i ricavi si sono più che triplicati, allora eravamo totalmente sbilanciati verso l'Europa. Eravamo l'undicesimo costruttore mondiale, oggi siamo i settimi. Siamo anni luce lontani da allora". Certo, di acqua sotto i ponti dal 2003 ne è passata: basti pensare che Gianni Agnelli moriva il 25 gennaio del 2003 e poco tempo dopo lo seguiva il fratello Umberto Agnelli. La fine di un'epoca. Oggi il Lingotto è una realtà completamente diversa: un gruppo mondiale anche se (ancora per poco) radicato a Torino, meno identificato con l'Italia e, forse anche per questo, dopo le aspre lotte sindacali che hanno portato alla rottura della Fiat con la Fiom, un po' meno amata. Ecco quindi i dieci punti essenziali del cambiamento:
1) La governance - Nel 2003 al vertice c'erano Umberto Agnelli e Giuseppe Morchio. John Elkann (attuale presidente ed erede designato dell'Avvocato) e Marchionne (a.d. dal giugno del 2004) sedevano nel cda. Tra i consiglieri non c'era nessuna donna. La svolta rosa risale solo allo scorso anno: Christine Morin Postel è la prima donna in oltre cent'anni di storia a varcare la soglia del cda del Ligotto, Maria Patrizia Grieco quella di Fiat Industrial.
2) Gli azionisti - La quota di riferimento, messa in salvo grazie al noto "equity swap", oggi come ieri apparteneva alla famiglia torinese (nel 2003, il 30% faceva capo a Ifil, oggi a Exor erede delle finanziarie del gruppo). Dieci anni fa tuttavia erano presenti i libici della Lia e le banche (Mediobanca, Generali, San Paolo Imi) entrate con l'inevitabile salvataggio del gruppo avvenuto con un aumento di capitale nel corso del 2003. Oggi, con quote superiori al 2%, ci sono solo istituzionali (Vanguard International al 2,1% e Ballie Gifford al 2% in Fiat e Harris Associates e il Fondo Sovrano di Singapore in Fiat Industrial).
3) La Borsa - Nell'aprile del 2003 il titolo viaggiava intorno ai 6,2 euro. Oggi Fiato Auto ha chiuso a 4,03 euro e Fiat Industrial a 8,5 euro.
4) I conti - Forse l'aspetto più impressionante. Fiat chiudeva il 2003 con 47 miliardi di fatturato e una perdita netta di 1,9 miliardi. Nel 2012, nonostante il freno dell'Europa, Fiat ha registrato un giro d'affari di 84 miliardi e un utile netto di 1,4. Fiat Industrial ha invece brindato a un utile netto di 921 milioni di euro su un giro d'affari di 25,8 miliardi.
5) Struttura più leggera e addio a partecipazioni non strategiche - Il processo di riorganizzazione e di semplificazione avviato nel 2003 (che conta, tra il resto, l'addio a Toro) è ormai definito o quasi. Tra le eredità di un passato, in cui il Lingotto era a tutti gli effetti nel circolo dei tra i salotti buoni di Piazza Affari, può ormai ricomprendersi a tutti gli effetti solo il 10,4% di Rcs, chiaramente legato al patto di sindacato.
6) L'espansione nei Paesi emergenti e in America - Una strategia vincente, vista la recessione in corso in Europa.
7) La rottura con GM nel 2005 - Grazie alla fine del matrimonio con GM, che risaliva al 2000, Marchionne ha portato a Torino 1,55 miliardi di euro. Il manager con un colpo di scena aveva minacciato gli americani dell'esercizio della put, ovvero li avrebbe obbligati all'acquisto, uno shopping che GM non poteva più permettersi.
8) L'acquisto di Chrysler nel 2009 - Oggi l'obiettivo, come ribadito da Marchionne, è l'unione delle due realtà. E ci sono ottime possibilità che questo accada prima del giugno del 2014.
9) Lo spin-off di Fiat Industrial - Dalla prima seduta del 2011 sono quotati in borsa due titoli distinti, Fiat Industrial e Fiat S.p.A., così da meglio valorizzare le diverse attività del gruppo. Come Marchionne aveva spiegato all'epoca, i diversi business (macchinari industriali e auto) ormai non avevano più punti in comune.
10) La contesa con Fiom e l'uscita da Confindustria - Quest'ultima, annunciata dalla fine del 2011, è operativa dal 2012.
(Fonte: http://economia.panorama.it - 9/4/2013)

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