giovedì 25 aprile 2013

Marchionne: "Senza fusione Fiat e Chrysler non potrebbero sopravvivere"


Nè Fiat nè Chrysler sarebbero in grado di sopravvivere da sole. A ribadirlo è stato Sergio Marchionne, parlando a un gruppo di leader dell'industria dell'auto a Detroit, aggiungendo che al termine di questo difficile periodo di transizione per il settore resteranno soltanto cinque o sei grandi produttori mondiali. È in un simile scenario che la fusione tra la Fiat e la Chrysler è inevitabile, ha affermato giovedì sera l'a.d. di Fiat alla Society of Automotive Engineers World Congress. Marchionne ha illustrato a un pubblico di un migliaio di leader del settore dell'auto la sua visione per il futuro di Fiat-Chrysler. «Solo un'integrazione può creare le economie di scala per produrre almeno sei milioni di veicoli all'anno e consentire gli investimenti su larga scala necessari per offrire nuovi modelli». La convergenza e integrazione tra le due società, ha precisato, progrediscono ormai da anni soprattutto per le tre principali “architetture”, che produrrano l'80% del volume totale. Affrontando il tema dell'innovazione necessaria alla crescita futura, ha aggiunto che «nel settore automobilistico la globalizzazione ha permesso di costruire catene di fornitura altamente sofisticate». Sul fronte Chrysler, Fiat è in attesa di risolvere il contenzioso con il fondo sanitario Veba legato al sindacato UAW sul prezzo da pagare per rilevare il pacchetto del 41,5% dell'azienda americana non ancora in suo possesso e ottenere il controllo totale dell'azienda di Detroit (oggi Fiat possiede il 58,5%). Il tribunale potrebbe esprimersi a fine giugno e la fusione essere completata nel 2014, quando Marchionne festeggerà il decimo anno alla guida di Fiat che, ha sostenuto Marchionne in passato, ha sufficienti risorse per portare a termine la fusione. Al convegno di Detroit Marchionne ha anche colto l'occasione per lanciare un'accusa ai governi che impongono l'adozione di specifiche tecnologie per il risparmio energetico. Un riferimento ai regolamenti sulla produzione di auto elettriche varati negli stessi Stati Uniti. «Anche tenendo conto di tutti i sussidi offerti dallo stato, perderemo 10.000 dollari per ogni 500 elettrica venduta in California - ha detto l'amministratore delegato di Fiat -. Produrla su larga scala sarebbe quindi una sorta di masochismo industriale». La California obbliga tutte le case automobilistiche a vendere un prestabilito numero di auto elettriche ogni anno. Per Marchionne lo stato dovrebbe essere neutrale e non privilegiare una particolare tecnologia. «Oggi per esempio l'alternativa più pulita è il gas naturale» ha detto. L'a.d. ha comunque sottolineato che Fiat «è riconosciuta come il produttore europeo con la miglior performance ambientale» e che Chrysler ha aperto nuove frontiere all'efficienza producendo i primi pick-up a metano del Nord America. Le critiche di Marchionne hanno fatto eco a quelle pronunciate al convegno di Detroit poche ore prima dal vice presidente della General Motors Bob Lutz, che ha aspramente attaccato i requisiti sull'efficienza nei consumi varati dall'amministrazione Obama con scadenze nel 2017 e nel 2025. Secondo Lutz l'America dovrebbe piuttosto introdurre una tassa sulla benzina. Parlando del futuro, Marchionne ha inoltre ribadito che alla fine di questo periodo di consolidamento, emergeranno solo le case automobilisiche capaci di produrre almeno 6 milioni di veicoli all'anno. Per competere sarà necessario vendere almeno un milione di auto per ciascuna piattaforma, perchè lo sviluppo di ciascuna di queste ha un costo minimo di un miliardo di dollari. «In Europa - ha aggiunto Marchionne - abbiamo introdotto una strategia ben definita che ci permetterà di risolvere il problema della sovraccapacità nel segmento di mercato di massa nel corso dei prossimi anni, attraverso l'alta gamma con Alfa Romeo e Maserati e l'utilizzo di un eccesso di capacità per i mercati di esportazione al di fuori dell'Europa». Intanto le stime di un consensus di 21 analisti sul trimestre sono state pubblicate sul sito del Lingotto in attesa dei rispettivi consigli delle due società attesi per il 29 e 30 aprile. Nessuna sorpresa dal momento che già Sergio Marchionne aveva parlato di un trimestre «non eccezionale» per Fiat-Chrysler a causa della perdurare della crisi del mercato dell'auto in Europa e di un calo dell'utile della gestione ordinaria: per gli analisti si attesterà a 720 milioni, di cui 640 realizzati dalla casa di Detroit, rispetto agli 866 milioni dell'analogo periodo 2012, mentre l'utile netto dovrebbe ammontare a 150 milioni a fronte di 379 milioni e l'indebitamento netto industriale a 7,1 miliardi.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 20/4/2013)

Nessun commento:

Posta un commento