domenica 23 dicembre 2012

Marchionne: "Fiat può usare la liquidità di Chrysler. Chiudere in Italia non conviene"


Fiat potrà utilizzare, a certe condizioni, la liquidità di Chrysler; lo ha spiegato Sergio Marchionne all'Automotive Conference organizzata dalla Goldman Sachs a Londra. Secondo il manager le attuali condizioni contrattuali (il Master Agreement del 2009 e i contratti di finanziamento di Chrysler del 2011) prevedono in primo luogo «pagamenti ristretti», compresa la distribuzione di dividendi, attraverso l'applicazione di «basket» contrattuali; in secondo luogo sono possibili prestiti intercompany fra le due aziende, «soggetti a certi processi di governance e restrizioni contrattuali» (che per quanto riguarda il Master Agreement dovrebbero essere in primo luogo il rispetto di condizioni di mercato). Anche prima di arrivare al 100% di Chrysler, dunque, il Lingotto potrà utilizzare a certe condizioni la liquidità dell'azienda americana (che a fine settembre rappresentava circa metà dei 20 miliardi di liquidità lorda del gruppo); questo rende meno necessario, almeno in teoria, ricorrere a un aumento di capitale per rilevare dal fondo Veba il 41,5% di Chrysler. Nella stessa presentazione, Marchionne avverte però che «l'acquisto di quote ulteriori nella Chrysler, a parte l'esercizio delle call option periodiche, sarà finanziato in modo da preservare l'attuale posizione di liquidità di Fiat». La questione di quando e con che fondi il gruppo torinese potrà salire al 100% dell'azienda U.S.A., rimane dunque un rebus. Lo stesso Marchionne venerdì aveva smentito, definendole «speculazioni bizzarre», le voci di un'operazione sul capitale Fiat; in alternativa Fiat potrebbe – ha spiegato il manager – «monetizzare altri asset», per esempio la Magneti Marelli. Ieri le azioni Fiat hanno recuperato il 3,14% in Piazza Affari a 3,74 euro, recuperando così il calo di quasi il 2% di venerdì. Nella presentazione londinese, Marchionne ha dettagliato anche i motivi – finanziari e non – che l'hanno convinto a non chiudere stabilimenti in Italia puntando invece sul rilancio della produzione con i marchi Alfa Romeo, Maserati e 500. Un'eventuale chiusura è definita «economicamente non attraente, con un ritorno della spesa in oltre sei anni e la necessità di investire in nuova capacità altrove». Chiudere una fabbrica in Italia «costerebbe 600 milioni cash» e ne farebbe risparmiare solo 100, senza contare i costi non monetari (svalutazione di asset) e gli effetti non economici: dagli «impatti negativi sul mercato in Italia» ai «potenziali scioperi». I soci Cnh hanno intanto dato via libera al maxidividendo che spianerà la strada alla fusione con Fiat Industrial. L'assemblea straordinaria tenutasi ieri ad Amsterdam ha approvato la supercedola da 10 dollari per azione che verrà pagata «entro la fine dell'anno», e hanno modificato lo statuto per permettere il pagamento; le azioni Cnh, quotate a Wall Street, verranno da oggi scambiate ex-dividendo. La fusione vera e propria con Fiat Industrial sarà oggetto di voto in una successiva assemblea straordinaria.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 18/12/2012)

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