mercoledì 26 settembre 2012

Marchionne ai dirigenti Fiat: "Faremo la nostra parte, ma non possiamo fare tutto"


"Noi ci impegniamo a fare la nostra parte, ma da soli non possiamo fare tutto. E' necessario iniziare da subito a pianificare azioni, a livello italiano ed europeo, per recuperare competitività nazionale". Lo ha detto l'ad di Fiat, Sergio Marchionne, a circa seimila dirigenti e quadri riuniti al Lingotto a Torino (dove sono affluite molte decine di pullman) e collegati in streaming (tra le sedi connesse in tutto il mondo c'è' quella di Auburn Hills della Chrysler) durante l'incontro convocato per oggi con il presidente John Elkann.
"Non vi abbandoniamo" -  "Non ho mai smesso di occuparmi della Fiat e non ho intenzione di farlo - ha aggiunto Marchionne - Non ho alcuna intenzione di abbandonarvi" . Ma  "dobbiamo ripensare il modello di business al quale siamo abituati. Possiamo e dobbiamo pensare al settore dell'auto in Italia con una logica diversa, orientandolo in modo differente, e attrezzarlo perché diventi un importante centro di produzione per le esportazioni fuori dall'Europa". "Nel nostro caso - ha ancora osservato Marchionne - ciò significa soprattutto verso gli Stati Uniti, oltre che nel resto del mondo. Questo non vale solo per la Fiat ma per tutte le aziende che intendano intraprendere questa strategia. E' l'unica via per mantenere una solida base industriale nel nostro paese. Una base che, come la storia ha già dimostrato, è garanzia di occupazione, competenze, stabilità economica".
"Siete stati bombardati di bugie" - "Era importante per me e per John Elkann - ha specificato Marchionne - parlare con i nostri dipendenti che erano bombardati da informazioni totalmente sballate. Alla nostra gente abbiamo detto noi la verità". E ha aggiunto: "Nè sindacati, nè politici nè gente che fa le borse" possono parlare "al nostro posto".  "Chi urla non ha più ragione - ha poi lamentato - ha solo più fiato. Loro non sono la maggioranza e non sono certo la parte sana del Paese. Quando si viene attaccati, come siamo attaccati noi ora, quando le menzogne passano per verità, quando ti accorgi che vince chi urla di più il rischio è che dopo la rabbia iniziale si venga presi dallo sconfonto. E' successo anche a me, a volte mi sono chiesto se ne valga la pena ma poi mi sono reso conto che chi urla non ha più ragione, ha solo più fiato, loro non sono la maggioranza e non sono certo la parte sana del Paese". Marchionne ha più volte ribadito il concetto, chiedendo ai dipendenti Fiat di non farsi vincere dalla paura perché "non ci sono problemi insolubili". "State facendo sacrifici - ha detto - e ci bersagliano. Lo facciano con me ma non con voi". Prima di Marchionne aveva preso la parola John Elkann, che ha definito il 2012 "un anno importante" con grandi successi internazionali e in Italia. "Grazie a Marchionne e a tutti noi", ha detto Elkann, criticando gli "attacchi subiti da opinionisti improvvisati, personaggi in cerca di facili bersagli e che non dicono la verità". Elkann ha poi esortato i dipendenti di guardare al futuro "con tranquillità e fiducia".
"No a strategie suicide" - L'ad del Lingotto, nel suo intervento, ha infine insistito:  non si è mai parlato di eccedenze e chiusure. E ha specificato che il gruppo sta cercando di mantenere intatta la struttura usando la parte forte per sostenere quella più debole. "Non si tratta di un atto dovuto - ha precisato - lo abbiamo fatto autonomamente". Per l'Ad la critica che gli viene rivolta - "non fate investimenti" - sarebbe fuori dalla realtà perché condurrebbe a una strategia suicida. Il manager ha poi ripetuto: "Non ho mai smesso di occuparmi della Fiat e non ho intenzione di farlo". E per fugare "i dubbi sul mio impegno personale in Fiat e in Italia" ha aggiunto: "L'impegno che ho preso nel 2004 è immutato, è vivo e forte oggi più che mai". "A volte - ha poi riflettuto - mi sono chiesto se ne valga la pena, mi sono chiesto che senso abbia fare tutto ciò per un Paese che non apprezza, che spera nei miracoli di un investitore straniero, che ci dipinge come sfruttatori incapaci. Ma poi mi sono reso conto che loro non sono la maggioranza e non sono certo la parte sana del Paese".
L'esempio positivo - "La Fiat - ha detto ancora Marchionne - è un esempio positivo, l'esempio di una grande impresa industriale che non si rassegna all'abbandono, che non perde tempo a predicare, ma si impegna per fare, per costruire, per progredire, siamo l'esempio di quella parte del Paese che si tira su le maniche e si mette alla prova, siamo quella parte dell'Italia che vuole cambiare per sopravvivere ma che lotta. Abbiamo obiettivi credibili e persone di valore, abbiamo idee, coraggio e determinazione e non ci serve altro".
La citazione di Einstein - Sergio Marchionne ha chiuso il suo discorso davanti ai quadri e dirigenti  leggendo una citazione di Albert Einstein: "Ho deciso di guardare solo al futuro perché è lì che ho intenzione di passare il resto della mia vita. L'unica cosa che vi chiedo è di non mollare". Il discorso è stato accolto positivamente soprattutto dalla parte più giovane dell'uditorio che, allontanandosi alla spicciolata alla fine dell'incontro, ha commentato con moderata soddisfazione l'ottimismo che lo ha ispirato.
(Fonte: www.repubblica.it - 25/9/2012)

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