sabato 21 aprile 2012

La "campagna d'Italia" di Volkswagen (1): Porsche acquista il circuito di Nardò


Il gruppo Porsche sbarca in Puglia. Centrobanca (la corporate e investment bank del gruppo Ubi Banca che ne deteneva le quote dal 2003) ha ceduto al gruppo tedesco il 100% del capitale di Nardò Technical Center: Porsche non ha comunicato il valore della transazione che dovrebbe aggirarsi su diverse decine di milioni di euro. Nardò Technical Center (che fa capo a Prototipo Test.Ing S.p.A.) è l’azienda che a Nardò, in provincia di Lecce, gestisce uno dei più grandi e attrezzati «proving ground» attivi in Europa: vi lavorano più di 100 persone. L’infrastruttura si estende su un’area di circa 700 ettari e comprende oltre 75 chilometri di piste di varia tipologia che si differenziano, per esempio, in base alla lunghezza e all’esigenza di simulazione delle diverse condizioni di terreno o metereologiche. Tra le strutture principali l’anello circolare della lunghezza di 12,5 chilometri e la moderna pista di handling di 6,2 chilometri, realizzata nel 2008 con un investimento a cui ha contribuito in maniera significativa la Regione Puglia in base a un Contratto di Programma. Il «proving ground», la cui creazione fu avviata nel 1975 dal gruppo Fiat, grazie alla sinergia tra il management e il nuovo azionista finanziario nell’ultimo decennio è stato oggetto di un importante rilancio che ha compreso la riorganizzazione societaria e l’investimento in nuove strutture e processi votati all’ampliamento della gamma di servizio. Uno sviluppo che è stato il presupposto necessario alla successiva crescita internazionale della base clienti, che attualmente comprende i principali gruppi automobilistici italiani ed europei tra cui la stessa Porsche, ma anche, tra gli altri, Mercedes-Benz, Audi, Lamborghini, Volkswagen, BMW, Aston Martin, Jaguar e Land Rover. «Centrobanca ha portato avanti con determinazione lo sviluppo di Nardò Technical Center assicurando solidità finanziaria all’azienda e, con il management, ne ha rafforzato l'offerta di servizi specializzati per l'industria automobilistica europea» afferma Massimo Capuano, amministratore delegato di Centrobanca, che aggiunge «l’operazione con cui usciamo dal capitale è il compimento di un ciclo naturale, per la banca e per la Sgr, che dopo la valorizzazione anche a beneficio del territorio, si chiude con la cessione dell'impresa a un gruppo industriale di altissimo standing». Il gruppo Porsche Engineering, in collegamento con il Centro di Sviluppo Porsche di Weissach, presso Stoccarda, offrirà infatti una gamma completa di servizi: dall’affitto dei banchi di prova fino allo sviluppo completo del veicolo, insieme alle estese competenze Porsche per clienti sia dell’industria automobilistica che di altri settori, presenti a livello globale. In particolare, il clima favorevole della regione permetterà di utilizzare gli impianti di Nardò per tutto l’anno, in tre turni e per sette giorni alla settimana. Con il conseguente sviluppo della società, Porsche intende accreditarsi tra i datori di lavoro e partner d’affari affidabili anche in Italia e nella Regione Puglia. «L’accordo - spiega l’amministratore delegato della Prototipo Test.Ing S.p.A., Vincenzo Ruocco - rappresenta il riconoscimento del lavoro fatto negli ultimi otto anni insieme all’azionista per il miglioramento del Centro Prove di Nardò oltre che un fatto fondamentale per l’ulteriore sviluppo tecnologico e di mercato, con ricadute positive sulla stabilità occupazionale e sull’economia del territorio».
(Fonte: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it - 12/4/2012)

1 commento:

  1. Fin dove arriverà la campagna d’Italia della VW? Sarà Alfa Romeo il prossimo acquisto? Oscar Giannino, in un recente articolo, concludeva che gli operai del settore automobilistico italiano beneficerebbero della vendita del marchio e degli impianti produttivi a VW; personalmente non trovo la proposta convincente e/o fattibile per le seguenti ragioni. Alfa e Jeep sono i due cavalli di battaglia della nuova impresa Fiat-Chrysler e che sostengono la sua strategia dello sviluppo incrociato nei vari mercati del mondo: la nuova Dart (mercato USA) e la futura Viaggio (mercato Cina) nascono dalla stessa piattaforma della Giulietta (mercato Europa), due nuovi modelli saranno sviluppati sia per Jeep che per Fiat dalla piattaforma della 500L. Alfa e Jeep consentono a Fiat Chrysler di uscire dall’offerta generalista e riposizionarsi nel segmento di vetture a forte individualità come BMW, Mercedes e Audi e che sono più redditizie dell’offerta generalista. Privarsi di Alfa sarebbe possibile per Fiat Chrysler solo difronte a motivazioni i forti che in questo momento non percepisco. Dubito anche della sostenibilità di avviare in Italia stabilimenti cacciavite per l’assemblaggio di auto perché, come dimostra l’ultimo investimento Daimler, è più economico avviarli nei paesi dell’Europa orientale dove l’espansione industriale è in ritardo rispetto ai paesi che già conoscono il declino industriale come l’Italia. E’ vero che Fiat ha contributo a questo declino saltando molti cicli di innovazione ma è anche vero che il declino è sistemico. Per ridare competitività al sistema Italia ci vorrà molto tempo e investimenti mirati. Il professor Berta sostiene che per uscire dal declino industriale italiano si dovrebbe investire nel settore dei servizi avanzati per il manifatturiero: la Pista sperimentazione e collaudo di Nardò ne è un esempio, avviata da Fiat e ora acquisita da Porsche si integrerà nei processi VW e di tutte le aziende automobilistiche che vorranno utilizzarla come servizio. Fiat potrà sembrare un’azienda fusa che ha commesso errori strategici, ma per favore non dimentichiamo che la globalizzazione è una grande opportunità per rinascere dove fare impresa è più conveniente. Nello scontro che sta avvenendo nel mondo per la supremazia finanziaria, Fiat ha preso posizione integrandosi nell’economia del dollaro piuttosto che nell’economia del marco che a prima vista sembrerebbe più logico visto che mercato comune e euro sono nati per favorire l’integrazione economica tra gli stati membri dell’Unione Europea. Sarebbe interessante analizzare il perché di questa scelta controcorrente. Una ragione sicuramente è il DNA Fiat di azienda indipendente che ha preferito integrarsi ad un’azienda in crisi del mondo anglosassone piuttosto che perdere l’indipendenza integrandosi ad una super-efficiente azienda tedesca del vecchio continente.

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