martedì 22 marzo 2011

John Elkann al FT: la crescita all'estero non comporterà il ridimensionamento di Fiat in Italia


Senza sentimentalismi, ma con prudenza, l'erede della famiglia Agnelli che «ha salvato i gioielli di famiglia» guarda a una Fiat più grande e globale. «Andare all'estero non significa che quello che c'è in Italia si riduce», dice al Financial Times il presidente di Fiat John Elkann, rispondendo ai timori sull'ipotesi di un trasferimento della sede Fiat e della quotazione negli Stati Uniti. Per il bond strutturato di Fiat Industrial domanda vicina alla soglia dei 6 miliardi di euro In una strategia di crescita, per fare della società «un business più grande», Elkann è anche pronto a diluire ulteriormente la quota del 30% detenuta in Fiat da Exor, la società d'investimento controllata dalla famiglia Agnelli di cui egli è da poco presidente e Ceo. Nell'intervista-profilo pubblicata oggi dal FT, non mancano gli elogi all'ad Fiat Sergio Marchionne: «Non avremmo potuto avere partner migliore», afferma l'erede della dinastia automobilistica, esprimendo il suo apprezzamento per il manager che ha costruito l'alleanza con l'americana Chrysler, di cui Fiat ha il 20%. «Elkann crede che l'accordo con Chrysler, con cui Marchionne ha suggerito di arrivare a una piena fusione entro due o tre anni, aprirà opportunità per Exor», scrive il Financial Times, ricordando che Exor è «una delle più grandi società d'investimento europee», con un valore netto di attivi di 9 miliardi di euro e obiettivi di espansione in U.S.A. e in Asia. Exor, dichiara Elkann al FT, «ha a disposizione oltre un miliardo di euro per nuovi investimenti», ma capitale aggiuntivo potrebbe venire dal leverage di non più del 20% e introiti da disinvestimenti. Exor potrebbe considerare la vendita di Alpitour «se si presentasse una buona situazione», aggiunge. «Dobbiamo riorganizzarci per il futuro», dice Elkann, che da quando si è insediato a presidente e Ceo di Exor sta ristrutturando la governance della società d'investimento. «Fiat – afferma - è un grande esempio di come una società italiana possa globalizzarsi e accettare la sfida con il mondo. Exor appoggia questo e vuole che accada. L'orgoglio per le proprie radici non dovrebbe essere un freno per la crescita». Nel fare il ritratto di Elkann, a 34 anni «figura sempre più importante del business globale», il Financial Times parte dalla sua esperienza «in incognito» nella linea di assemblaggio in una fabbrica a Birmingham, esperienza «che descrive come una delle più grandi lezioni della sua vita». Il suo destino gli è piombato addosso a soli 28 anni dopo la morte del nonno, Gianni Agnelli, che lo aveva nominato suo erede, e del prozio, Umberto. Elkann ha chiamato Marchionne a capo della Fiat e «gli ha dato la benedizione» per diluire la quota della famiglia Agnelli in modo da spianare la strada al takeover del 20% di Chrysler nel 2009 e successivamente scorporare il gruppo. Accordi «impensabili» per le generazioni precedenti – osserva il FT - e anche per altre famiglie di produttori automobilistici europei, come i Peugeot e i Quandt (Bmw). La famiglia Agnelli ha raccolto i frutti di queste scelte con un aumento delle quotazioni, fa notare il quotidiano britannico. Ora Elkann ha preso pieno controllo di Exor con l'intenzione di farne una sorta «di Berkshire Hathaway» per l'industria dei beni capitali. Obiettivi ambiziosi: l'americana Berkshire Hathaway, guidata da Warren Buffett, è una delle holding più grandi del mondo. Il Ft dice che Elkann è «studiatamente apolitico», ma precisa che ha sostenuto il lancio del nuovo libro di Bill Emmott, ex direttore della rivista britannica The Economist, del cui board Elkann fa parte, su come rivitalizzare l'Italia dopo Silvio Berlusconi. Dei rapporti di Elkann con Marchionne, il Financial Times scrive che «l'approccio calmo, prudente di Elkann insieme alla sua mancanza di sentimentalismo sull'industria automobilistica hanno reso lui e Marchionne l'uno la perfetta spalla dell'altro nel rivoltare la Fiat e nell'audace ricerca di un legame con Chrysler per creare un produttore globale da 6 milioni di veicoli all'anno». I due uomini comunicano tra loro più volte al giorno. «Non avremmo potuto avere un partner migliore«, dice Elkann di Marchionne. «Abbiamo fatto molto negli ultimi 10 anni. Un chiaro allineamento dei nostri obiettivi, sostegno reciproco e rispetto per i rispettivi ruoli: è questa l'essenza di una buona relazione. E possiede un enorme talento». Inevitabile un paragone con il carismatico nonno: mentre Gianni Agnelli divenne famoso negli Stati Uniti per la sua celebre amicizia con John Fitzgerald Kennedy, Henry Kissinger e Jacqueline Kennedy Onassis, tutti suoi ospiti nella Riviera Italiana, Elkann appare «più discreto» e sembra essere più attratto dall'energia imprenditoriale del Paese. Nominando le famiglie Pritzker, Ridley e Walton, dice: «Ci sono molte affinità e abbiamo molto da imparare da queste famiglie, simili a noi, che sono basate nel Midwest e hanno radici nell'industria e nella finanza. Sono molto interessato a capire come un gruppo familiare si può sviluppare e può lavorare in modo diverso nel corso del tempo».
(Fonte: www.ft.com - 6/3/2011)

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