martedì 29 marzo 2011

La scalata di Fiat in Chrysler secondo Report


Da gennaio 2011 la Fiat SpA possiede il 25% di Chrysler, ma il suo obiettivo è arrivare al 51%. Per farlo dovrà procedere per tappe, ma se vuole scalare il Gruppo americano pagando poco gli conviene "andare male". "Peggio va Fiat... più è facile per lei salire" in Chrysler, ha detto domenica sera la giornalista Giovanna Boursier in un servizio andato in onda su Rai Tre nella trasmissione Report. Nell'inchiesta, in cui si è parlato del piano strategico Fabbrica Italia, si è cercato di spiegare come è possibile realizzarlo alla luce dell'Alleanza internazionale e dello scorporo in due gruppi della vecchia Fiat. Una ricostruzione "piena di imprecisioni", come ci ha detto una fonte vicina all'azienda torinese, che non ha commentato ufficialmente il servizio incentrato sull'interrogativo: "Come possiamo diventare grandi in Italia trasferendoci negli Stati Uniti?". Sono passati due anni da quando il Presidente Barack Obama ha annunciato in TV l'Alleanza tra Fiat e Chrysler. Oggi Marchionne dice che "il cuore della Fiat sarà sempre a Torino, ma che la sua testa deve essere in più posti". In futuro quindi sentiremo parlare sempre più spesso di Detroit, visto che l'obiettivo di Fiat è scalare Chrysler. Vediamo come.
L'ALLEANZA - Per capire quali sono le prossime mosse di Fiat, è bene ricordare i termini dell'Alleanza. Il 29 aprile 2009, in concomitanza con la richiesta di fallimento della Chrysler LLC per proteggersi dai creditori (come aveva fatto anche la General Motors), il Presidente Obama annunciava "il salvataggio" dell'azienda di Detroit. Fiat ne aveva preso il 20%, senza pagare un dollaro. "Fiat si è impegnata a costruire motori e nuove auto a basso consumo qui negli Stati Uniti", aveva spiegato Obama. Ma la Chrysler in cui era entrata la Fiat di Marchionne non era quella di prima, era un'altra società a cui la Casa Bianca aveva dato miliardi di dollari per ripartire. La nuova Chrysler ha come denominazione sociale quella di Chrysler Group LLC, ha meno dipendenti, meno stabilimenti e meno debiti. E da quest'anno, con l'aumento della quota di Fiat al 25%, l'azionariato del Gruppo Chrysler è così ripartito: il 63,5% appartiene alla UAW Veba (i sindacati americani); il 9,2% al Tesoro U.S.A. e il 2,3% al governo canadese. L'azionista di maggioranza è quindi il sindacato, ovvero i lavoratori, che ci hanno messo i propri fondi sanità. "Sperano di risanare, riportare in borsa Chrysler e rientrare - dice Boursier -. Per questo hanno firmato contratti durissimi, riduzione di stipendio e aumento dei turni". "Lì la classe operaia si considera classe media, quindi può anche mettere i soldi per far vivere una fabbrica. Quindi gli americani hanno fatto il loro dovere", ha spiegato Giulio Sapelli, Economista.
LA SCALATA - Fiat ha ottenuto il 20% di Chrysler impegnandosi a condividere con il Gruppo americano le proprie conoscenze tecniche e i brevetti in materia di "motori verdi" e ridotti consumi energetici. Per arrivare al 35% il Lingotto deve dare altra tecnologia a Chrysler e aprirgli il mercato brasiliano, dice Report. Per arrivare al 51%, deve restituire "tutto" ad Obama. "L'accordo prevede che prima che Fiat venga autorizzata a prendere una quota di maggioranza nella Chrysler i contribuenti devono essere rimborsati da Chrysler a seguito dei nuovi investimenti che dovranno essere realizzati", aveva detto il Presidente degli Stati Uniti nel suo discorso in TV. Ma nella scalata in Chrysler un ruolo decisivo lo gioca lo scorporo auto, avvenuto a gennaio. Oggi il Gruppo Fiat è costituito da Fiat S.p.A. e Fiat Industrial ed è proprio la prima società, quella legata all'auto, che ha ereditato l'alleanza con Chrysler. E non è un dettaglio da poco, perché tra le due aziende la Fiat S.p.A. è quella che va meno bene e questo, secondo Report, favorirebbe la scalata a Chryser perché, in base al contratto, è a lei che si è adattato il parametro su cui viene valutata la scalata della presenza Fiat nel titolo di Chrysler. In pratica "peggio va Fiat, più e facile per lei salire... Il meccanismo è complicato: ma per Fiat arrivare al 51% di Chrysler prima della quotazione (di Chrysler in Borsa, ndr) è molto vantaggioso perché il prezzo delle azioni si abbassa se si abbassano i margini di guadagno di Fiat auto", sostiene la giornalista di Rai Tre ed anche Alfonso Scarano, dell'Associazione Italiana Analisti Finanziari, dice: "Queste carte rivelano che quanto peggio va Fiat, tanto meglio può essere appetibile l'affare Chrysler".
DAL 35% AL 49% SENZA RIMBORSO ALLA CASA BIANCA - Per fondersi con Chrysler la Fiat dovrebbe quindi, come ricostruisce la trasmissione TV, costruire l'auto a basso consumo (che le consente di arrivare al 35% "senza pagare un dollaro"), rimborsare Obama (per raggiungere il 51%) e quotarsi a Wall Street. "Mi dica i tempi. Quando arrivate al 35?", chiede Boursier a Marhionne. "Non lo so! Spero più presto possibile - risponde l'ad -. Stiamo lavorando in una maniera dannata per arrivarci, dobbiamo omologare una macchina a 40 miglia/gallone, con l'architettura della Fiat, quindi la cosa è un traguardo tecnico che dobbiamo raggiungere". E la scalata al 51%? "Ho detto chiaramente che sarebbe consigliabile farlo prima" della quotazione in Borsa (ndr.), dice Marchionne. "Perché Lei paga meno?", chiede Boursier. "No perché contrattualmente mi scade l'opzione una volta che va in Borsa", risponde l'ad. "Se non riesce ad arrivare al 51 pagando tutto il prestito ad Obama può comunque arrivare al 49 rimborsando la metà. Steven Rattner i contratti li ha visti perché era il negoziatore alla Casa Bianca per l'industria dell'auto...", sostiene la giornalista che cede la parola a Rattner: "Il prezzo è basato su una formula complicata e dipende dal risultato di Chrysler, dal mercato dell'auto in generale, nonché dall'andamento specifico di Fiat. Fiat comunque può passare dal 35 al 49% anche senza aver ancora rimborsato i 7 miliardi di prestito ad Obama, e successivamente passare al 51%".
MARCHIONNE POTREBBE DIVENTARE IL SECONDO AZIONISTA FIAT - Insomma, se per investire in Italia, dice Marchionne, bisogna produrre auto ("Dove li prende i 20mld di investimenti da fare in Italia?" - "Vengono prodotti quando vendo vetture"), per scalare Chrysler pagando poco bisogna essere molto abili anche nella finanza. Inoltre, secondo gli analisti citati da Report, una volta quotato a Wall Street, il Gruppo potrebbe valere 20 miliardi di dollari sul mercato, e la parte Fiat ne vale circa 10. "Io ho un dubbio che non siamo di fronte a un manager, l'ambizione di Marchionne a me sembra che sia quella di un imprenditore", ha detto Giuseppe Berta, dell'Università Bocconi. In effetti, dice Report, nel 2014 quando le sue azioni e stock options scadono, e Fiat potrebbe avere il 51% di Chrysler, Sergio Marchionne potrebbe diventare il secondo azionista Fiat dopo il presidente John Elkann. Che ruolo avrà poi la famiglia Agnelli alla luce dell'Allenaza Fiat-Chrysler è da vedere. Tre settimane fa John Elkann aveva confermato al Financial Times che la Exor S.p.A. - la holding finanziaria (ex IFI) della famiglia Agnelli - potrebbe diluire la propria quota azionaria in Fiat al di sotto dell'attuale 30%. "Scelta impensabile per i vecchi Agnelli", aveva commentato il quotidiano.
QUANTA FIAT RIMARRA' A TORINO? - La fusione tra Fiat e Chrysler è quindi sempre più vicina. "La scelta sulla sede legale non è stata ancora presa", ha detto più volte Marchionne, precisando però che se "il cuore sarà in Italia, la testa in più parti: in Italia per le attività europee, a Detroit per quelle americane. Ma dovremo pensare in futuro anche al Brasile e all'Asia". Secondo lui la scelta del quartier generale non è un problema italiano. "No, perché la Chrysler è una società americana, fino adesso è indebitata con il Tesoro". "Ma se il 51% di quella società americana appartiene ad una società italiana, vuol dire che la Chrysler diventa per la maggioranza italiana?", ha chiesto Report al manager. "No, la proprietà può darsi che diventi italiana, l'azienda rimarrà sempre americana. Ma questa è una cosa importante, se no ci andiamo a confondere". La sede legale è quindi importante perché "una volta che la Chrysler va a finire in Borsa, e dovrà andare perché dovrà risanare il debito che ha con VEBA, che è il trust della UAW, quel problema andrà risolto - ha spiegato Marchionne -. Avremo un'azienda quotata nei mercati americani e una quotata in Italia" (Fiat S.p.A. è quotata a Milano, ndr).
(Fonte: www.omniauto.it - 28/3/2011)

1 commento:

  1. L'articolo di Automoive news "Can an Italian Elvis make Fiat-Chrysler dance?" è più convincente e meno propenso a illazioni infondate.
    Ci sono anche affermazioni non corrette, per esempio lo scambio tecnologie equity può essere definito "Fiat ne aveva preso il 20%, senza pagare un dollaro"?

    RispondiElimina