martedì 4 gennaio 2011
Fiat, la Borsa premia lo spin-off: Fiat S.p.A. chiude a +4,91% e Fiat Industrial a +3,05%
Nel giorno dell'esordio della doppia Fiat in Borsa, Sergio Marchionne lancia una serie di ruvidi attacchi contro la Fiom e i "provinciali" che gli chiedono conto del tanto annunciato (ma mai definito nei dettagli) piano "Fabbrica Italia" firmato dal manager del Lingotto. Una serie di affondi che salvano solo il governo Berlusconi che, assicura l'ad di Fiat, "ci ha appoggiati". Dura la replica del leader della Fiom Maurizio Landini, che parla di "ricatto" e di "modello che non c'era neanche nel 1800".
Esordio in Borsa - Al termine di una giornata di grandi manovre, Fiat Industrial ha chiuso le contrattazioni del primo giorno di quotazione in crescita del 3,05% a 9 euro netti. Ancora meglio ha fatto Fiat S.p.A., che è salita del 4,91% a 7,02 euro segnalandosi come il miglior titolo del paniere principale della Borsa di Milano. La somma dei valori dei due titoli (16 euro), entrambi quotati sul FTSE MIB (Italcementi ha lasciato il posto a Fiat Industrial sul paniere principale), è superiore di oltre 50 centesimi rispetto alla chiusura di venerdì scorso (15,43 euro), ma inferiore alle attese di alcuni analisti che prevedevano un prezzo di 7,6 euro per le S.p.A. e di 9,2 per le Industrial, per un totale di 16,8 euro. Il listino generale di Piazza Affari ha chiuso in crescita dell'1,30%. In rialzo tutti i mercati europei, grazie ai titoli dell'auto, spinti da Porsche, salita di circa il 15% dopo che negli Stati Uniti è stata rigettata una causa da due miliardi di dollari contro la casa tedesca.
Piazza Affari - La doppia quotazione di Fiat S.p.A. e Fiat Industrial in Piazza Affari rappresenta "una giornata storica per il gruppo e per Borsa Italiana" per Raffaele Jerusalmi, a.d. di Borsa Italiana, in apertura della seduta. "Ci aspettiamo un grande interesse per questa scissione - ha aggiunto - e siamo molto ottimisti".
Marchionne - "Abbiamo il dovere di stare al passo con i tempi e di valorizzare tutte le nostre attività - ha detto da parte sua Marchionne, che per l'occasione è andata a Piazza Affari - Di fronte alle grandi trasformazioni in atto nel mercato non potevamo più continuare a tenere insieme settori che non hanno nessuna caratteristica economica e industriale in comune. Questo è un momento molto importante per la Fiat, perché rappresenta allo stesso tempo un punto di arrivo e un punto di partenza". Secondo l'ad del Lingotto, l'operazione di scissione permetterà a Fiat S.p.A. e a Fiat Industrial di "focalizzarsi ognuna sul proprio business con obiettivi chiaramente identificati e riconoscibili dal mercato". Inoltre, continua Marchionne, la scissione "permetterà di avere un profilo ben definito e di dimostrare appieno il valore che altrimenti rischierebbe di rimanere in parte inespresso. E le lascia libere di seguire ognuna la propria strada in autonomia".
L'a.d. su Mirafiori - Riguardo all'intesa firmata dai sindacati (con l'eccezione della Fiom) per lo stabilimentro di Mirafiori, Marchionne è stato categorico: "Se al referendum vincono i no, non faremo alcun investimento. A Mirafiori "Fiat non ha lasciato fuori nessuno. Se qualcuno ha deciso di non firmare non significa che io abbia lasciato fuori qualcuno: la Fiat ha bisogno di libertà gestionale". E ancora: "La Fiat è capace di produrre vetture con o senza la Fiom". Niente dettagli su Fabbrica Italia, e promozione a pieni voti per l'esecutivo: "'Ho trovato molto incoraggiante l'atteggiamento del governo, che ci ha dato tutto l'appoggio necessario per portare avanti il discorso riconoscendo in quello che sta facendo Fiat una cosa buona per il Paese" E su Fabbrica Italia: "Non facciamo i provinciali. Ridicolo chiederne i dettagli".
La replica di Landini - "Siamo ai ricatti - ha commentato il leader della Fiom - o si fa quello che dico io, o me ne vado via. Il punto vero è capire se lui vuole fare davvero questo investimento". L'ad del Lingotto - ha aggiunto Landini in un'intervista al Tg3 - vuol far ricadere la responsabilità sui lavoratori se "non accettano di sparire, di non avere più diritti, di non avere più le pause, di essere licenziati, di non essere pagati se si ammalano, di non aver diritto a scegliere il sindacato che ritengono più opportuno". "Lui - ha concluso - vorrebbe portare in Italia un modello che non c'era neanche nel 1800".
Marchionne sugli U.S.A. e Confindustria - Fiat potrebbe aumentare la propria partecipazione nel capitale di Chrysler salendo fino al 51% già nel 2011 se il gruppo di Detroit nel frattempo approderà in borsa. "E' possibile - ha detto il manager italo canadese - che si salga sopra il 50% di Chrysler se Chrysler decide di andare in Borsa nel 2011. Possibile ma non probabile". Infine un accenno ai rapporti con Confindustria: "L'uscita della Fiat dall'associzione degli industriali? La vedo come possibile, ma non probabile. Fiat non può continuare ad essere condizionata".
(Fonte: www.repubblica.it - 3/1/2011)
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