martedì 11 gennaio 2011
"Good news" da Detroit: Fiat sale al 25% di Chrysler e non cede alcuno dei propri gioielli
La Fiat è salita dal 20 al 25% di Chrysler. Lo ha annunciato oggi l'amministratore delegato Sergio Marchionne parlando al Salone dell'Auto di Detroit. "E ci sono le condizioni per salire al 51% entro l'anno", ha chiarito il manager. "Fiat - ha aggiunto - ha le risorse finanziarie per farlo anche adesso se necessario". Marchionne ha precisato quindi che Fiat ha potuto salire al 25% di Chrysler "perché è stata adempiuta la prima condizione con la tecnologia Fiat certificata negli U.S.A.". L'ad dell'azienda automobilistica è tornato anche a parlare delle vicende italiane, ribadendo che se al referendum di Mirafiori ci sarà il 51% di sì "il discorso si chiude, l'investimento si fa". Ma "se non si raggiunge il 51% salta tutto e andiamo altrove. Fiat ha alternative nel mondo. Venerdì scorso ero in Canada a Brampton per lanciare il Charger della Chrysler. Ci hanno invitato a investire e aumentare la capacità produttiva. C'è un grande senso di riconoscimento per gli investimenti che abbiamo fatto là. Stanno aspettando di mettere il terzo turno, trovo geniale che la gente voglia lavorare, fare anche il terzo turno. Lavorare sei giorni alla settimana è una disponibilità incredibile, in Europa questo è un problema, Brampton è una possibilità, ma ce ne sono moltissime altre dappertutto, come Sterling Heights" (un sobborgo di Detroit, ndr). "Aspettiamo di vedere cosa succederà giovedì e venerdì - ha aggiunto Marchionne - e se il referendum non passerà ritorneremo a festeggiare a Detroit. Non voglio entrare in polemica con Landini perché non risolviamo niente, ma è impossibile discutere con qualcuno che considera qualsiasi cosa che facciamo illegittima. Considerano illegittimo finanche il referendum voluto dai sindacati. E' un'iniziativa partita da loro e adesso persino quella è considerata illegittima. E' sempre colpa della Fiat. Ci sarà pure qualcosa di legittimo". Quanto a un possibile sbarco di Alfa Romeo negli U.S.A., Marchionne ha spiegato che avverrà "probabilmente nel 2012". "La Giulia è in effetti la vettura più idonea - ha aggiunto - perché realizzata su piattaforma americana, ma il nostro obiettivo è di portare tutta la gamma Alfa in America, inclusa la macchina che dovrebbe essere prodotta a Mirafiori". "Sono cauto ma ottimista sul futuro", ha poi rivelato l'ad in un'intervista all'emittente Cnbc, spiegando di essere convinto che l'industria automobilistica "è tornata". Marchionne ha anche ribadito l'intenzione di restituire gli aiuti ricevuti dai governi americano e canadese entro il 2011. "Abbiamo un debito di gratitudine nei confronti di molte persone", ha sottolineato. Il manager Fiat ha commentato anche le scritte comparse a Torino sul suo conto. "Sono fuori posto - ha detto - Non è questione di un mio coinvolgimento personale, ma riflettono la mancanza di civiltà". "Una mancanza di civiltà - ha proseguito - che non è opportuna per l'Italia e per nessun altro Paese: siamo fiduciosi che prevalga l'aspetto razionale e l'ideologia politica resti fuori dalla fabbrica. Noi vogliamo fare qualcosa di buono non solo per l'azienda ma soprattutto per i lavoratori". Sulle strategie future di Fiat è intervenuto a Detroit anche il presidente John Elkann, affermando che non c'è "nessuna intenzione di vendere pezzi del gruppo, ci teniamo stretto tutto". "Anche se ci offrono un sacco di soldi, abbiamo investito troppo", ha aggiunto Elkann. Anzi, ha detto successivamente, "se Volkswagen volesse vendere le sue attività nei camion, Fiat Industrial sarebbe un potenziale acquirente". Una battuta anche sul referendum in programma a Mirafiori. "Sono fiducioso che prevalga il buon senso", ha detto. A illustrare i dettagli della scalata di Fiat a Chrysler è invece un comunicato diffuso in contemporanea dal Lingotto. "Come descritto nell'accordo operativo del 10 giugno 2009 - si legge nella nota - Chrysler Group ha emesso una lettera d'impegno irrevocabile nei confronti del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti con la quale la società dichiara di aver ricevuto le necessarie autorizzazioni regolamentari e che inizierà la produzione commerciale del motore Fire (Fully Integrated Robotized Engine) nel suo stabilimento di Dundee (Michigan, U.S.A.). Di conseguenza - recita ancora il comunicato - la quota di partecipazione di Fiat è automaticamente aumentata come previsto nell'accordo operativo". Con l'aumento del peso del Lingotto, l'azionariato della casa di Detroit vede i sindacati americani UAW Veba detenere il 63,5% del capitale, il Tesoro U.S.A. il 9,2% e il governo canadese il 2,3%. Fiat, ricorda sempre il comunicato, potrà ulteriormente aumentare la propria quota in Chrysler sino al 35%, in tranche del 5%, attraverso il raggiungimento di due ulteriori 'performance events'. Il primo evento si riferisce all'aumento dei ricavi e delle vendite al di fuori dell'area NAFTA. Il secondo riguarda la produzione commerciale negli Stati Uniti di una autovettura basata su una piattaforma Fiat con prestazioni di almeno 40 miglia per gallone. Intanto la prima applicazione sul mercato nordamericano del motore 1.4 Fire con tecnologia MultiAir sarà sulla nuova Fiat 500, la cui distribuzione da parte di Chrysler Group inizierà a breve attraverso i nuovi concessionari.
(Fonte: www.repubblica.it - 10/1/2011)
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