Era terminata da poco la seconda Guerra Mondiale e l’Italia si trovava a ricostruire il suo esercito – sia pure entro i limiti imposti dagli Alleati agli sconfitti – senza un mezzo fuoristrada in grado di competere con l’americana Jeep, icona del fuoristrada stesso e veicolo di cui i militari italiani avevano imparato ad apprezzare le capacità polivalenti. Venne indetto un bando pubblico alla fine degli anni 40 per la fornitura di vetture destinate all’Esercito Italiano. Se lo aggiudicò la Fiat 1101 Alpina, subito ribattezzata Campagnola per estendere il proprio raggio d’azione e soddisfare tutti gli usi militari (e quelli civili e agricoli, per questi venne presentata alla Fiera del Levante di Bari nel 1951 una versione apposita). La Campagnola misurava 3,775 metri di lunghezza, 1,60 di larghezza e 1,945 in altezza. L'interasse era di m.1,36 e il passo 2,30, con una luce a terra di 27 centimetri, tanti anche rispetto a molti fuoristrada moderni, che si attestano intorno ai 21. Il motore di 1.900 cc – come molti altri componenti di questo fuoristrada tutto italiano – vennero prelevati cannibalizzando parti delle berline 1100, 1400 e 1900 dalla produzione Fiat di serie. La struttura era tradizionale con schema di trasmissione a trazione posteriore con l’anteriore inseribile (solo a veicolo fermo), mentre il cambio a 4 rapporti era affiancato da un riduttore. L’abbondante uso di parti derivate dalla produzione di larga serie fruttò alla neonata “Campagnola” la vittoria del bando, superando l’Alfa Matta che, pur valida meccanicamente, costava molto di più. Poliedrica quanto mai, la Campagnola venne allestita in versione spazzaneve, carro attrezzi (era tra i primi mezzi destinati al servizio rimozione auto del comune di Roma), ma anche adattata per Polizia, Carabinieri, Vigili del Fuoco e altri servizi civili, dall’ENEL fino alla versione trivella per pozzi artesiani. La rivoluzione arrivò nel 1974, con la seconda serie della Campagnola, una delle prime 4x4 con carrozzeria autoportante e ruote indipendenti. I freni però erano ancora a tamburo. Motore benzina due litri derivato dalla Fiat 132, capace di 80 cavalli (il diesel era il SOFIM aspirato 2.445 cc da 72 Cv). Cambio a 5 marce con riduttore e schema di trasmissione invariato, con trazione posteriore e anteriore inseribile. La mobilità ottenuta con le ruote indipendenti era incredibile per i tempi, purtroppo il solo difetto di questa vettura era l’innescarsi di punti di ruggine nella carrozzeria (portante!). Le dimensioni erano state mantenute pressoché invariate: altezza da terra di 27,5 centimetri, lunghezza di m. 3,775 per la versione corta, la lunga arrivava a m. 4,025 con un maggiore sbalzo posteriore, e fino a 7 posti. Sempre 3 le porte e tetto in tela o metallo. Costruita fino al 1987, la Campagnola 2 sarebbe attuale ancora oggi, magari con motori adeguati, infatti molti 4x4 sono arrivati alla soluzione della scocca portante. C’erano dei buoni progettisti nell’azienda torinese. Oggi il nome Campagnola è tornato a farsi vedere, sul fuoristrada costruito con marchio IVECO (c’è la Massif a passo lungo).
(Fonte: www.repubblica.it - 17/11/2013)
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