domenica 15 dicembre 2013

Le nostre "anti-Jeep" (2): Alfa Romeo Matta


Un detto romano recita: Se non sono matti non li vogliamo. A questo sembra si sia adeguata la prima (e unica) fuoristrada costruita dall’Alfa Romeo, nata come AR51 (Autoveicolo da Ricognizione, omologata nel 1951), ma subito ribattezzata “Matta” dopo che il direttore generale dell’Alfa all’epoca la vide compiere evoluzioni ritenute impossibili, e il nick name le è rimasto addosso ancora oggi. La nascita della AR51 si deve al periodo post bellico, quando le Jeep lasciate in Italia dall’esercito americano erano ormai “strapazzate” dagli anni di lavoro e, sia l’esercito italiano, sia i Corpi come Polizia e Carabinieri, chiedevano un veicolo fuoristrada adatto ad operare sul territorio anche in condizioni di terreni con fondi difficili. Fu una gara di velocità con la Fiat, che stava progettando la Campagnola, ma all’Alfa, allora azienda non legata al marchio torinese, si puntava alla qualità prima ancora che a vincere eventuali bandi di gara ministeriali. Così, mentre in Fiat realizzavano una 4x4 adottando componenti delle vetture di serie, in Alfa comprarono una fuoristrada usata a Lugano (fonti autorevoli qui si dividono, chi dice fosse una Jeep, chi una delle prime Land Rover) camuffandone la carrozzeria ed equipaggiandola con il motore della berlina 1900 super, la “Pantera” usata all’epoca dalla Polizia di Stato. Così iniziò la carriera della AR51, salendo la scalinata della Basilica di Assisi o il “monte Stella” a Milano (collina ricavata dalle macerie belliche), ma anche guadando torrenti o superando terreni fangosi. Al Portello decisero di affidare l’incarico di realizzarla ad un tecnico con esperienze in Ferrari, Giuseppe Busso, cui fu detto di realizzare una fuoristrada per le forniture all’esercito, con ampio margine di selezionare componenti e materiali. La storia ci ricorda che la gara fu vinta dalla Campagnola, molto meno costosa, ma l’Alfa realizzò ugualmente il suo progetto. La AR51 venne così prodotta fino al 1955 in 2059 esemplari, comprendendo in questo numero anche le 154 AR 52, versione destinata ad impieghi civili. Non tutti ricorderanno che il motore della 1900 era un quattro cilindri in linea a corsa lunga, con cilindrata 1884 cc e potenza massima di 65 Cv a 4400 giri/min. Lo schema progettuale del motore era chiaramente sportivo, con due alberi a camme in testa, un carburatore monocorpo e lubrificazione forzata con radiatore olio, modificando la coppa a sbattimento, che andava bene per una berlina ma non in una fuoristrada dagli impieghi ben più gravosi. La trazione era posteriore, con l’anteriore inseribile e blocco manuale al differenziale posteriore. Il cambio ancora a 4 velocità con riduttore e frizione monodisco a secco. La vera novità però era nello schema delle sospensioni, classico con ponte al posteriore, ma già con ruote indipendenti e bracci trasversali all’anteriore. Velocità di circa 110 orari, ma un valore difficilmente ritrovabile anche nei fuoristrada moderni nel limite di pendenza superabile del 120% (50 gradi), mentre oggi le fuoristrada arrivano al massimo al 100%. All’inizio del 1952 cominciò la produzione delle Matta di serie, costruite a mano singolarmente nello stabilimento aeronautico dell’Alfa a Pomigliano d’Arco. Delle 116 AR51 vendute a privati due furono utilizzate dal Conte Leonardo Bonzi di Milano per una spedizione in Sud America, dove aprì una nuova via tra Atlantico e Pacifico. Oggi la “Matta” è diventata oggetto di culto fra i collezionisti, ma non è raro incontrarne ancora qualche esemplare (magari con un trapianto di motore un po’ anomalo) ai raduni e alle gare di fuoristrada.
(Fonte: www.repubblica.it - 21/11/2013)

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