Con tutta probabilità ad aprile 2014, in occasione della presentazione dei risultati del primo trimestre, Fiat presenterà un nuovo piano per tutti i suoi marchi, ma Marchionne ha voluto sottolineare che per Alfa Romeo sarà il vero piano della svolta, quello capace di rilanciare un marchio che ha fama e prestigio in tutto il mondo, ma che chiuderà il 2013 sotto le 100.000 vetture prodotte, il risultato peggiore dal 1969, con una gamma composta solo da MiTo e Giulietta.
INVESTIMENTI - Il nuovo piano fisserà ancora il target del Biscione per il 2018 ad "oltre 300.000 unità", il triplo rispetto alle attuali, ma per il 2018 tutti e tre i concorrenti diretti - Audi, BMW e Mercedes - puntano a produzioni tra 1,8 e 2 milioni di pezzi; Lexus, marchio premio di Toyota, tanto per fare un esempio, pur inesistente in Europa è già oggi a quota 600.000. Sembra un ennesimo obiettivo arduo da raggiungere - dopo i precedenti di 500.000 (2010) poi scesi a 400.000 (2011) - e sul suo conseguimento molti analisti continuano a restare scettici. I dubbi vertono sulla capacità finanziaria di Fiat di sostenere gli investimenti, elevati, che servirebbero per riempire di contenuti e di una gamma degna di questo nome, un marchio che dovrebbe con tutti gli onori essere annoverato tra i premium brand di prestigio e dare utili. Dicono, i critici, che è vero che la ripartenza di Maserati è un successo a fronte di investimenti, per ora, inferiori ai due miliardi di euro, ma che quello del tridente è comunque un marchio di nicchia, che infatti punta ad un target a regime e con gamma interamente rinnovata di 50.000 vetture l'anno. Quello di Alfa Romeo è invece un mercato di massa, sia pure premium, e quindi la domanda è se e in che misura Fiat possa sostenere gli investimenti necessari, tanto più con l'incognita ancora aperta dell'acquisizione delle quote restanti di Chrysler. Se Chrysler costerà tra i 4 e i 5 miliardi di euro, dove troverà Fiat i capitali per investirne almeno altrettanti nel rilancio di Alfa Romeo? La risposta ai dubbi, posto che il brillante andamento di Chrysler non subisca arresti o rallentamenti, potrebbe venire proprio dai vantaggi delle sinergie con Chrysler e Dodge. La nuova piattaforma a trazione posteriore o integrale, attualmente in sviluppo con un piccolo team di ingegneri che lavorano alla Maserati di Modena, servirebbe per tutta la futura gamma Alfa Romeo (ad eccezione della Giulietta) nonché alle grosse americane di Dodge e Chrysler per le nuove generazioni di Charger, Challenger e 300C. Dunque quanto dell'investimento sarebbe specificamente attribuito ad Alfa? Certamente la condivisione consente di spalmare i costi e maggior facilità a reperire finanziamenti da mercato, ma basterà?
PRODOTTI - La decisione di adottare la nuova piattaforma ha intanto prodotto un ulteriore slittamento della tormentata nascita della Giulia, inizialmente prevista in lancio nel 2014 insieme alla Chrysler 200C a trazione anteriore. Invece, sulla nuova piattaforma a trazione posteriore e integrale nascerebbero sei modelli previsti per il rilancio. Nell'ordine e con debutto solo dalla seconda metà del 2015: Giulia Berlina e Sportwagon, già previste, cui si aggiungerebbe una Giulia GT, per concorrere ad esempio con BMW serie 4; ammiraglia, quella inizialmente pensata come declinazione Alfa della Maserati Ghibli e che potrebbe invece adottare la nuova piattaforma e potrebbe essere proposta una GT; un grande SUV, anch'esso sino ad ora immaginato sulla base del Maserati Levante e che potrebbe migrare sulla nuova piattaforma. A questi prodotti sul nuovo pianale si aggiungerebbero, Giulietta, 4C coupè e spider, il nuovo Duetto a trazione posteriore che nascerà in joint con Mazda insieme alla nuova Miata, un SUV Alfa basato sul nuovo JEEP Cherokee e un crossover compatto sulla medesima base. Sparirebbe Mito, senza eredi. Una gamma da sogno, magari, sembra anche troppo ambiziosa. Dunque un ennesimo miraggio di ritorno alla ribalta per Alfa Romeo, con quali probabilità di successo è difficile dire. Quello che è certo è che questa sembra veramente l'ultima chance, se questo piano dovesse fallire come i precedenti non ce ne sarà probabilmente un quinto. Il piano prodotti sembra corretto nella copertura dell'offerta che il mercato potenziale degli Alfisti attende. Restano le incognite sulla disponibilità delle risorse necessarie per attuarlo e non vorremmo vedere ancora una volta cancellati prima di nascere i modelli indispensabili per il rilancio. Occorre ora un buon lavoro ingegneristico, un'accorta caratterizzazione nella definizione dello stile, un piano efficace per la presenza sui mercati ricchi e per le reti di vendita e assistenza, ma soprattutto disponibilità finanziaria. Auguri Alfa Romeo, il cuore "sportivo" di tanti appassionati, in tutto il mondo, accelera il battito e crede nella rinascita.
INVESTIMENTI - Il nuovo piano fisserà ancora il target del Biscione per il 2018 ad "oltre 300.000 unità", il triplo rispetto alle attuali, ma per il 2018 tutti e tre i concorrenti diretti - Audi, BMW e Mercedes - puntano a produzioni tra 1,8 e 2 milioni di pezzi; Lexus, marchio premio di Toyota, tanto per fare un esempio, pur inesistente in Europa è già oggi a quota 600.000. Sembra un ennesimo obiettivo arduo da raggiungere - dopo i precedenti di 500.000 (2010) poi scesi a 400.000 (2011) - e sul suo conseguimento molti analisti continuano a restare scettici. I dubbi vertono sulla capacità finanziaria di Fiat di sostenere gli investimenti, elevati, che servirebbero per riempire di contenuti e di una gamma degna di questo nome, un marchio che dovrebbe con tutti gli onori essere annoverato tra i premium brand di prestigio e dare utili. Dicono, i critici, che è vero che la ripartenza di Maserati è un successo a fronte di investimenti, per ora, inferiori ai due miliardi di euro, ma che quello del tridente è comunque un marchio di nicchia, che infatti punta ad un target a regime e con gamma interamente rinnovata di 50.000 vetture l'anno. Quello di Alfa Romeo è invece un mercato di massa, sia pure premium, e quindi la domanda è se e in che misura Fiat possa sostenere gli investimenti necessari, tanto più con l'incognita ancora aperta dell'acquisizione delle quote restanti di Chrysler. Se Chrysler costerà tra i 4 e i 5 miliardi di euro, dove troverà Fiat i capitali per investirne almeno altrettanti nel rilancio di Alfa Romeo? La risposta ai dubbi, posto che il brillante andamento di Chrysler non subisca arresti o rallentamenti, potrebbe venire proprio dai vantaggi delle sinergie con Chrysler e Dodge. La nuova piattaforma a trazione posteriore o integrale, attualmente in sviluppo con un piccolo team di ingegneri che lavorano alla Maserati di Modena, servirebbe per tutta la futura gamma Alfa Romeo (ad eccezione della Giulietta) nonché alle grosse americane di Dodge e Chrysler per le nuove generazioni di Charger, Challenger e 300C. Dunque quanto dell'investimento sarebbe specificamente attribuito ad Alfa? Certamente la condivisione consente di spalmare i costi e maggior facilità a reperire finanziamenti da mercato, ma basterà?
PRODOTTI - La decisione di adottare la nuova piattaforma ha intanto prodotto un ulteriore slittamento della tormentata nascita della Giulia, inizialmente prevista in lancio nel 2014 insieme alla Chrysler 200C a trazione anteriore. Invece, sulla nuova piattaforma a trazione posteriore e integrale nascerebbero sei modelli previsti per il rilancio. Nell'ordine e con debutto solo dalla seconda metà del 2015: Giulia Berlina e Sportwagon, già previste, cui si aggiungerebbe una Giulia GT, per concorrere ad esempio con BMW serie 4; ammiraglia, quella inizialmente pensata come declinazione Alfa della Maserati Ghibli e che potrebbe invece adottare la nuova piattaforma e potrebbe essere proposta una GT; un grande SUV, anch'esso sino ad ora immaginato sulla base del Maserati Levante e che potrebbe migrare sulla nuova piattaforma. A questi prodotti sul nuovo pianale si aggiungerebbero, Giulietta, 4C coupè e spider, il nuovo Duetto a trazione posteriore che nascerà in joint con Mazda insieme alla nuova Miata, un SUV Alfa basato sul nuovo JEEP Cherokee e un crossover compatto sulla medesima base. Sparirebbe Mito, senza eredi. Una gamma da sogno, magari, sembra anche troppo ambiziosa. Dunque un ennesimo miraggio di ritorno alla ribalta per Alfa Romeo, con quali probabilità di successo è difficile dire. Quello che è certo è che questa sembra veramente l'ultima chance, se questo piano dovesse fallire come i precedenti non ce ne sarà probabilmente un quinto. Il piano prodotti sembra corretto nella copertura dell'offerta che il mercato potenziale degli Alfisti attende. Restano le incognite sulla disponibilità delle risorse necessarie per attuarlo e non vorremmo vedere ancora una volta cancellati prima di nascere i modelli indispensabili per il rilancio. Occorre ora un buon lavoro ingegneristico, un'accorta caratterizzazione nella definizione dello stile, un piano efficace per la presenza sui mercati ricchi e per le reti di vendita e assistenza, ma soprattutto disponibilità finanziaria. Auguri Alfa Romeo, il cuore "sportivo" di tanti appassionati, in tutto il mondo, accelera il battito e crede nella rinascita.
(Fonte: www.motori.it - 6/12/2013)
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