Il possibile negoziato tra Fiat e Veba, il trust sindacale che gestisce
l'assistenza sanitaria dei pensionati dell'auto e detiene tuttora il
41,5% di Chrysler, rimane nel limbo delle buone intenzioni. Ma restano e
potrebbero anzi rafforzarsi le ragioni e le pressioni per una soluzione
“diplomatica” allo scontro sulla valutazione della quota, che
consentirebbe alla casa italiana di completare l'acquisizione senza
attendere tempi e modi di ulteriori puntate in tribunale o di interi
processi. Due settimane or sono la speciale corte americana che
dirime le dispute di business, la Chancery Court del Delaware, ha dato a
Fiat una coppia di vittoria legali sui criteri della valutazione, che
secondo gli analisti potrebbero abbassare il conto finale. UBS ha
stimato di recente che Fiat, anziché pagare 4,5 miliardi per l'intera
quota, potrebbe fermarsi a circa 4 miliardi. Per altri osservatori Fiat
punta però a non versare più di 2 miliardi. Fiat, che detiene il
58,5%, ha diritto a rilevare partecipazioni di circa il 3,3% ogni sei
mesi fino a raggiungere il 75% di Chrysler, un processo lento e oggi
ostacolato dalle divergenze sul prezzo. Le opzioni per questo 16%
complessivo sono scattate dal luglio 2012 e finora Fiat ne ha esercitate
tre senza, però, che Veba cedesse i titoli. Il disaccordo,
infatti, è scoppiato fin dalla prima tranche: Fiat ha offerto 140
milioni, citando preesistenti accordi sul valore di Chrysler raggiunti
nell'ambito dei piani con i quali ha guidato il gruppo fuori
dall'amministrazione controllata: il sindacato ha chiesto quasi il
triplo spingendo Fiat a rivolgersi al tribunale. «La decisione del
Delaware ha rappresentato senz'altro uno sviluppo positivo per Fiat – ha
scritto l'analista Philippe Houchois di UBS – e dovrebbe aiutare
probabilmente le parti a ragiungere un'intesa extragiudiziale». Veba,
dopo le ultime prese di posizione del giudice Donald Parsons, ha
mantenuto uno stretto riserbo, senza commentare ipotesi negoziali.
Risposte non sono arrivate neppure ieri a nuove richieste di commentare
le possibili soluzione del contenzioso. L'interesse del fondo a chiudere
la partita è tuttavia noto ed è filtrato a Wall Street. Il trust
intende rastrellare risorse per coprire gli oneri assistenziali che sono
la sua missione. Anche Fiat, al prezzo giusto, potrebbe essere
disposta a scendere a patti: il completamento dell'acquisizione viaggia
di pari passo con i progetti di crescente integrazione tra i due gruppi,
Fiat e Chrysler. La decisione del giudice, inoltre è stata un successo
men che totale: la Corte, nelle 448 pagine del suo pronunciamento, non
ha imposto al trust sindacale di accettare il prezzo voluto da Fiat. Una
serie di interrogativi sono stati inoltre rimandati a una successiva
fase istruttoria. E qualunque processo minaccerebbe di prolungare
incerte battaglie: la sua durata, da una data di inizio che oltretutto
ancora manca, viene calcolata tra i dodici e i 18 mesi. La
possibilità di un accordo tra le parti, se non nelle prossime settimane
almeno nei prossimi mesi, resta dunque più che mai aperta. Per Wall
Street la data da tenerre sotto osservazione, entro la quale un
compromesso potrebbe scattare, è quella della fine dell'anno.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 15/8/2013)
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