martedì 20 agosto 2013

Fiat-Veba: Wall Street punta sull'accordo


Il possibile negoziato tra Fiat e Veba, il trust sindacale che gestisce l'assistenza sanitaria dei pensionati dell'auto e detiene tuttora il 41,5% di Chrysler, rimane nel limbo delle buone intenzioni. Ma restano e potrebbero anzi rafforzarsi le ragioni e le pressioni per una soluzione “diplomatica” allo scontro sulla valutazione della quota, che consentirebbe alla casa italiana di completare l'acquisizione senza attendere tempi e modi di ulteriori puntate in tribunale o di interi processi. Due settimane or sono la speciale corte americana che dirime le dispute di business, la Chancery Court del Delaware, ha dato a Fiat una coppia di vittoria legali sui criteri della valutazione, che secondo gli analisti potrebbero abbassare il conto finale. UBS ha stimato di recente che Fiat, anziché pagare 4,5 miliardi per l'intera quota, potrebbe fermarsi a circa 4 miliardi. Per altri osservatori Fiat punta però a non versare più di 2 miliardi. Fiat, che detiene il 58,5%, ha diritto a rilevare partecipazioni di circa il 3,3% ogni sei mesi fino a raggiungere il 75% di Chrysler, un processo lento e oggi ostacolato dalle divergenze sul prezzo. Le opzioni per questo 16% complessivo sono scattate dal luglio 2012 e finora Fiat ne ha esercitate tre senza, però, che Veba cedesse i titoli. Il disaccordo, infatti, è scoppiato fin dalla prima tranche: Fiat ha offerto 140 milioni, citando preesistenti accordi sul valore di Chrysler raggiunti nell'ambito dei piani con i quali ha guidato il gruppo fuori dall'amministrazione controllata: il sindacato ha chiesto quasi il triplo spingendo Fiat a rivolgersi al tribunale. «La decisione del Delaware ha rappresentato senz'altro uno sviluppo positivo per Fiat – ha scritto l'analista Philippe Houchois di UBS – e dovrebbe aiutare probabilmente le parti a ragiungere un'intesa extragiudiziale». Veba, dopo le ultime prese di posizione del giudice Donald Parsons, ha mantenuto uno stretto riserbo, senza commentare ipotesi negoziali. Risposte non sono arrivate neppure ieri a nuove richieste di commentare le possibili soluzione del contenzioso. L'interesse del fondo a chiudere la partita è tuttavia noto ed è filtrato a Wall Street. Il trust intende rastrellare risorse per coprire gli oneri assistenziali che sono la sua missione. Anche Fiat, al prezzo giusto, potrebbe essere disposta a scendere a patti: il completamento dell'acquisizione viaggia di pari passo con i progetti di crescente integrazione tra i due gruppi, Fiat e Chrysler. La decisione del giudice, inoltre è stata un successo men che totale: la Corte, nelle 448 pagine del suo pronunciamento, non ha imposto al trust sindacale di accettare il prezzo voluto da Fiat. Una serie di interrogativi sono stati inoltre rimandati a una successiva fase istruttoria. E qualunque processo minaccerebbe di prolungare incerte battaglie: la sua durata, da una data di inizio che oltretutto ancora manca, viene calcolata tra i dodici e i 18 mesi. La possibilità di un accordo tra le parti, se non nelle prossime settimane almeno nei prossimi mesi, resta dunque più che mai aperta. Per Wall Street la data da tenerre sotto osservazione, entro la quale un compromesso potrebbe scattare, è quella della fine dell'anno.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 15/8/2013)

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