giovedì 1 agosto 2013

Fiat-Veba: Marchionne vince il primo round


La decisione del giudice del Delaware, che ha dato ragione a Fiat su due punti importanti, non chiude la disputa tra il Lingotto e il fondo Veba - azionista di minoranza di Chrysler. Ma limita la somma che l'azienda torinese potrà spendere per acquistare dal Veba il 16% dell'azienda U.S.A., e restringe di fatto la forchetta tra quanto offerto da Fiat e quanto il fondo (gestito dal sindacato U.S.A. Uaw) può chiedere: mentre il procedimento in giudizio andrà avanti, le parti potranno ora sedersi al tavolo del negoziato.
I termini della contesa - In base al contratto del 2009 Fiat ha un'opzione per acquistare dal fondo Veba, azionista di minoranza di Chrysler, fino al 40% delle sue azioni (pari al 16,6% di Chrysler) in tranche semestrali pari ciascuna al 3,32% del capitale Chrysler Torino ne ha già esercitate tre nel luglio 2012, nel gennaio di quest'ano e all'inizio di luglio. Ha quindi già opzionato il 10% circa di Chrysler per salire al 68,5% dall'attuale 58,5%. Il Veba non ha però ancora ceduto le azioni in quanto non c'è accordo sul prezzo: per la prima tranche, del luglio 2012, Fiat aveva offerto circa 140 milioni di dollari per il 3,32% mentre il Veba ne chiedeva 342. Per questo Fiat si è rivolta al tribunale del Delaware.
Una formula, diverse interpretazioni - Il prezzo delle azioni oggetto dell'opzione è stabilito fin dal 2009 in base a una formula che calcola l'equity value di Chrysler partendo dall'Ebitda dei quattro trimestri precedenti, moltiplicandolo per un multiplo di mercato (che non può essere superiore a quello di Fiat stessa), e sottraendo i debiti. L'opinione emessa dal giudice Parsons dà ragione a Fiat su due punti rilevanti: i debiti di Chrysler comprendono anche il bond da 4 miliardi di dollari emesso nel 2009 a favore dello stesso Veba; l'Ebitda di Fiat usato per calcolare il multiplo di Fiat deve comprendere anche la quota di risultato di competenza del socio di minoranza di Chrysler (ovvero lo stesso Veba).
L'opinione non chiude la procedura - Il giudice non ha però ingiunto al Veba di consegnare le azioni al prezzo offerto da Fiat. restano infatti altri punti aperti su cui sarà necessaria una "discovery". La causa dunque non è chiusa, anche se il Lingotto, nel comunicato diffuso in mattinata, "auspica che attraverso l'istruttoria richiesta dalla Corte possano essere presto risolte le poche questioni ancora aperte".
Il negoziato riparte - La decisione del giudice Parsons pone un tetto al prezzo massimo che Torino potrà dover pagare per il 16% di Chrysler e - indirettamente - anche sull'intero 41,5% in mano al Veba, e rafforza quindi la posizione negoziale di Sergio Marchionne. Resta interesse di entrambe le parti chiudere la vicenda in tempi brevi: il Veba, un fondo sanitario, deve diversificare gli investimenti; Fiat deve comprare prima che il valore di Chrysler salga troppo in conseguenza del miglioramento dei suoi conti.
Quanto spenderà Fiat per salire al 100% di Chrysler? - Una stima resta molto difficile. In relazione alla prima tranche, Fiat valutava il 100% di Chrysler 4,2 miliardi di dollari (3 miliardi di euro, corrispondenti a 1,25 miliardi per il 41,5%) mentre il Veba arrivava a 10,3 miliardi in dollari (poco meno di 8 in euro, ovvero 3,3 miliardi per il 41,5%). Dopo la decisione del giudice, il Lingotto in teoria non dovrebbe spendere più di 2 miliardi di Euro, ma la formula lega il prezzo ai conti Chrysler dei 4 trimestri precedenti e finora l'azienda U.S.A. ha continuato a migliorare i risultati: dopo i 140 milioni di dollari per la prima tranche, Fiat ne ha offerti 198 per la seconda e 254 per la terza.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 31/7/2013)

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