Sulla strada della fusione tra Fiat e Chrysler l’unico ostacolo è l’accordo con il fondo Veba, per acquisire il 41,5% della casa di Detroit e controllarla così al 100%: «se sarà raggiunta un’intesa l’operazione potrebbe essere tecnicamente varata già entro quest’anno», spiega Sergio Marchionne al Salone dell’Auto di Ginevra, dove più volte visita lo stand della casa di Maranello in cui debutta il nuovo modello LaFerrari. L’amministratore delegato della Fiat, che presiede l’associazione dei costruttori auto europei, ribadisce il suo no agli incentivi dei governi e auspica che «l’Europa si metta d’accordo su come risolvere il problema della crisi e abbandoni questa fissazione, ormai diventata un incubo, sull’austerità». Il manager italocanadese non ha mai nascosto che la fusione con Chrysler sia l’obiettivo a cui punta, preferibile per lui alla quotazione in Borsa della società U.S.A., ma il negoziato con Veba si è rivelato più complesso del previsto. Le due parti non hanno per ora raggiunto un accordo sul prezzo delle quote su cui Fiat ha un’opzione e sulla vicenda si aspetta la decisione del tribunale del Delaware. Nel frattempo Veba ha chiesto di avviare la registrazione della quota che detiene in Chrysler in vista di una eventuale Ipo, l’offerta di azioni in Borsa. Marchionne esclude invece che la trattativa possa risolversi con un accordo analogo a quello per la fusione tra Fiat Industrial e Cnh, pagando cioè Veba con azioni Fiat: «Non credo che accetterebbero azioni di un’azienda quotata in Europa», afferma. L’ad della Fiat non fa previsioni sull’uscita dalla crisi del mercato europeo dell’auto, ma la strada «non è quella degli incentivi»: «Sono sempre stato dell’opinione che drogare il mercato non è una buona cosa. In Italia abbiamo pagato per anni il prezzo di aver accelerato le vendite nel 2007 e nel 2008». Per ora continuerà ad essere il mercato americano quello che traina il gruppo: «le ultime previsioni che abbiamo per quest’anno - dice Marchionne - sono di oltre 15 milioni di vetture, dovrebbe andare bene. C’è tantissimo lavoro da fare. I risultati si vedranno nei prossimi nove mesi». L’inizio dell’anno infatti «è difficile perché per tre stabilimenti americani del gruppo è una fase di transizione. Il Grand Cherokee è andato finalmente in produzione un paio di settimane fa, il Cherokee a maggio. Ci mancano delle vetture rispetto al primo trimestre 2012». Tra i marchi su cui il gruppo punta c’è Jeep: la stima di Marchionne è di venderne quest’anno più di 800.000, a fronte delle 700.000 del 2012, grazie anche all’ingresso con il nuovo Cherokee nel segmento più grande del mercato americano». Continua ad andare bene anche l’America Latina, «abbastanza bene il mercato cinese», mentre in Russia Marchionne è ancora alla ricerca di un’opzione e non si sbilancia sui tempi. Con l’indiano Ratan Tata, che ha incontrato al Salone, «i rapporti sono ottimi, ma la relazione è rimasta puramente industriale», mentre il gruppo Fiat gestisce da solo la rete commerciale.
(Fonte: www.lastampa.it - 6/3/2013)
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