lunedì 25 marzo 2013

La contesa Fiat-Veba preoccupa il mercato, ma non Elkann


Nonostante la decisione del tribunale del Delaware, che ha determinato lo slittamento della fusione tra Fiat e Chrysler, secondo il presidente del Lingotto, John Elkann, la fusione tra le due case automobilistiche è su "un percorso avviato". La decisione del tribunale del Delaware in merito alla disputa sul prezzo della prima call option esercitata da Fiat (3,3% del capitale per la quale Veba chiede 342 milioni di dollari e Fiat offre 139,7 milioni di dollari) è stata posticipata a giugno-luglio, mentre in precedenza era prevista entro marzo. Il posticipo della decisione del tribunale sarebbe legato alla presentazione di ulteriore documentazione da parte di Veba, facendo presagire a buone argomentazioni positive da parte di Fiat nella causa. La decisione è molto importante visto che costituisce un precedente fondamentale per la valorizzazione di Chrysler: la quota di Veba può valere fino a 3 miliardi, ma utilizzando la formula Fiat potrebbe esercitare le opzioni su circa il 10% del capitale a valutazioni nettamente inferiori. Per gli analisti la decisione del tribunale U.S.A. allontana nel tempo un potenziale catalyst positivo per Fiat: "l'elemento negativo è che il timing della fusione Fiat-Chrysler potrebbe slittare a fine 2013-inizio 2014", recita una nota di Intermonte, "questo ritardo è a nostro avviso un problema cruciale e un ulteriore rinvio sia della fusione, con la possibilità quindi per Fiat di accedere al cash flow di Chrysler, sia della potenziale Ipo di Chrysler", aggiungono gli esperti di Banca Imi, ma Elkann non sembra preoccupato, anzi non c'è dubbio che ci sia un "grande beneficio" a poter aumentare l'integrazione tra le due case automobilistiche, ha aggiunto a margine dell'assemblea di Exor. Elkann ha comunque escluso un incontro con i rappresentanti del sindacato UAW, a cui fa capo il fondo Veba, secondo azionista di Chrysler. A Piazza Affari il titolo Fiat è uno dei peggiori con un calo dell'1,20% a 4,436 euro. Pesano anche le previsioni dell'a.d. Marchionne che ha confermato i target 2013 (trading profit a 4-4,5 miliardi contro 3,8 miliardi nel 2012, utile netto pre-minorities a 1,2-1,5 miliardi e debito netto intorno a 7 miliardi) ma ha indicato un trading profit nel primo trimestre 2013 in calo anno su anno (866 milioni nel primo trimestre 2012) rispetto all'attesa degli analisti di Intermonte di un andamento flat anno su anno. All'origine del calo ci sarebbe un andamento debole di Chrysler a causa dei riposizionamenti produttivi su alcuni impianti soprattutto di Jeep. "Pur non rappresentando una novità in quanto era già stato anticipato nell'ultima conference call che il primo trimestre non fosse brillante, non ci aspettavamo un calo anno su anno", confermano gli analisti di Equita che sul titolo Fiat mantengono il rating hold e un target price a 4,7 euro come Intermonte, Banca Imi e Mediobanca che però hanno target price rispettivamente a 5 euro, a 4,56 euro e a 4,5 euro. "In realtà ci aspettavamo un primo trimestre 2013 più debole rispetto all'anno precedente, ma segnaliamo, oltre alla decisione del tribunale U.S.A., un altro driver che potrebbe portare a una revisione al ribasso delle stime del consenso: il potenziale calo dei volumi del gruppo e le maggiori perdite potenziali nell'area EMEA se il mercato interno dovesse rallentare ulteriormente a 1,1 milioni di veicoli, come ipotizzato dal Centro Studi Promotor", indicano gli analisti di Banca Imi. Una previsione non molto lontana dalla realtà visto che "le immatricolazioni in Europa di Fiat sono state peggiori di quanto ipotizzato dal Lingotto, con probabili conseguenze negative sul capitale circolante: Fiat ha previsto che il capitale circolante non avrebbe bruciato cassa quest'anno ma è probabile che lo farà se i ricavi continueranno a scendere", avvertono infine gli analisti di Banca Akros (hold e target price a 4,60 euro).
(Fonte: http://finanza.tiscali.it - 20/3/2013)

Nessun commento:

Posta un commento