lunedì 30 luglio 2012

Volkswagen: Marchionne si dimetta da ACEA


La disputa fra Sergio Marchionne e Volkswagen sale di tono. Dopo l'intervista del manager Fiat, che ha accusato i tedeschi di abbassare i prezzi e di provocare così un bagno di sangue per i bilanci dei concorrenti, la casa tedesca ha ribattuto (già nella serata di giovedì) chiedendo le dimissioni di Marchionne dalla guida dell'ACEA, l'Associazione dei Costruttori Europei di Auto. VW affida la reazione al capo delle relazioni esterne Stephan Gruhsem, il quale definisce «intollerabile» la permanenza di Marchionne al vertice ACEA e minaccia, se non se ne andrà, di uscire dall'associazione. Una presa di posizione durissima a fronte di un paio di battute – quelle di Marchionne – in cui il manager alla guida di Fiat e Chrysler rilanciava l'allarme sullo stato di salute del settore e tornava a chiedere misure a livello europeo. Ieri né Fiat né Volkswagen sono tornate sulla vicenda; fonti vicine all'azienda tedesca sottolineano che il presidente di un'associazione dovrebbe parlare a nome di tutti i membri e non criticare qualcuno di loro. A questo punto un chiarimento decisivo ci sarà alla prossima riunione ACEA, che si terrà al più tardi in occasione del Salone dell'auto di Parigi a fine settembre. E il merito delle accuse di Marchionne? Ieri è arrivata una prima risposta da Bruxelles: Antoine Colombani, portavoce del commissario alla Concorrenza Joaquin Almunia, non ha voluto commentare nello specifico ma ha detto che la Commissione «non è a conoscenza» di pratiche scorrette sui prezzi applicate dalla Volkswagen. Giovedì, nel corso della conferenza con gli analisti sui risultati trimestrali, il direttore commerciale di VW, Christian Klingler, aveva ribattuto: «Non abbiamo l'impressione di essere i più aggressivi sul mercato». Alcuni analisti, come Max Warburton della Bernstein Research, sono convinti che VW sia in effetti diventata più aggressiva; altri, come Michael Tyndall, analista della Barclays Capital, sostengono che «secondo i nostri dati sugli sconti in Germania, Francia e Regno Unito, Volkswagen non ne pratica più dei concorrenti. Il grosso vantaggio di Volkswagen – prosegue l'analista – è sul piano finanziario: attualmente può finanziarsi a costi bassissimi e usa il denaro per fare credito ai clienti a tassi che concorrenti come PSA non possono permettersi». Difficile accusare VW di dumping: è vero che il gruppo ricava utili colossali dalla Cina, ma secondo stime di analisti la marca VW è in attivo anche considerando solo l'Europa (guadagnerà 900 milioni di euro nel 2012 secondo Warburton). Il fattore dei finanziamenti a basso costo può aver pesato in misura rilevante in mercati come quello francese, dove in alcuni mesi la marca VW ha messo a segno incrementi di vendite del 10-20% a fronte di un mercato in calo del 20%. L'effetto di questi vantaggi competitivi si vede sulle quote di mercato: nei primi sei mesi del 2012 il gruppo tedesco ha guadagnato quasi un punto e mezzo di quota (dal 22,7 al 24,1%) di cui lo 0,7% con la sola marca VW. Ma attenzione: una parte del guadagno è puramente aritmetica e deriva dal fatto che il mercato tedesco è andato molto meglio di quelli italiano e francese. La miglior salute dell'economia tedesca, insomma, si rivela un altro vantaggio competitivo. Ieri per Wolfsburg è arrivata un'altra buona notizia: la Porsche, con la quale VW dovrebbe fondersi entro fine anno, ha annunciato un aumento del fatturato del 29% a 6,76 miliardi di euro e dell'utile operativo del 21% a 1,26 miliardi. Una grana potenziale potrebbe invece arrivare dalla Cina: secondo Handelsblatt sarebbe stata vittima di spionaggio industriale dal partner cinese FAW.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 28/7/2012)

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