Adesso è Chrysler a dare una mano a Fiat. Secondo il Financial Times nell'ora del bisogno è anche giunto il momento di ribaltare i ruoli, ricordando quando, nel 2009, fu appunto la Casa torinese a correre in aiuto della Chrysler con il risultato che oggi è sotto gli occhi di tutti. L'autorevole quotidiano economico londinese rincara la dose aggiungendo che al Lingotto occorre "una trasfusione di sangue proveniente dall'altra sponda dell'Atlantico per cercare di risollevarsi dalla crisi in cui è precipitata a causa dell'eccessiva dipendenza dal mercato italiano, per quanto riguarda sia la produzione che le vendite". Il giornale della City continua analizzando la produzione del Gruppo: "Gli stabilimenti Fiat in Italia lavorano al 53% della loro capacità produttiva, la più bassa tra gli stabilimenti presenti in Europa. Inoltre è troppo esposta su un mercato depresso come quello europeo, è quasi del tutto invisibile in Asia e anche se è adeguatamente posizionata in America Latina, non è comunque ai vertici assoluti". L'indagine sulle multinazionali del centro studi Mediobanca conferma in effetti che il mercato nordamericano vale il 36%, ma con il pieno consolidamento di Chrysler potrà arrivare anche al 50%. L'Europa vale il 37%, suddiviso in 16% Italia e 21% per il resto del Vecchio Continente, con il Sud America che rappresenta il 19%. Per cui, scrive l'FT, il vero jolly di Fiat adesso è il mercato nordamericano, con Chrysler passata al Lingotto per il 61,8%: "Se arriva all'80% - si legge sul Financial Times - Marchionne può sbloccare il tesoro di Chrysler e mettere le mani su otto miliardi di ricavi, un sogno per un'azienda che sta bruciando soldi in Europa". Certo, aggiunge il giornale economico, il Lingotto deve fare anche i conti con le pressioni politiche, sociali e legali per poter investire i soldi di Chrysler in Italia. "Marchionne sostiene che Fiat non può continuare a fare eccezioni per il sistema Italia, ma un giorno queste parole - conclude il FT - si riveleranno o aria fritta o la dichiarazione più coraggiosa mai fatta da un imprenditore italiano". Fiat comunque può contare su una disponibilità di 18 miliardi, decisamente superiore al valore di Borsa di altre Case automobilistiche straniere sia in Europa sia in Asia, come emerge dalla ricerca sulle multinazionali del centro studi Mediobanca. Il capitale in mano a Sergio Marchionne risulta più del doppio rispetto al valore di Renault (7,9 miliardi di capitalizzazione) e oltre sei volte quello di Peugeot (2,8 miliardi). È superiore anche a Mitsubishi (5 miliardi) e all'indiana Tata. Lo scenario automobilistico mondiale, sulla scorta dei dati di Mediobanca, è dominato dai grandi produttori giapponesi e tedeschi mentre appaiono escluse le società statunitensi, che una volta avevano le prime posizioni (nel 2001 GM e Ford erano rispettivamente in terza e quarta posizione) e che adesso navigano nelle retrovie. I primi sei giganti mondiali dell'automotive (con un attivo totale di oltre i 100 miliardi di euro) sono tre giapponesi e tre tedeschi (settima è la coreana Hyundai che invece nel 2004 era solo 12esima dietro alla Fiat). Nel 2011 Fiat Auto, dopo l'acquisizione di Chrysler, è in 12esima posizione, ormai alla pari con Peugeot che però naviga in pessime acque.
(Fonte: www.ft.com - 12/7/2012)
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