giovedì 31 maggio 2012

Fiat Panda 4x4: esordio il prossimo autunno


Non manca molto al debutto della nuova Fiat Panda 4x4, il cui arrivo nelle concessionarie è previsto nell'ultimo quadrimestre dell'anno in corso, dopo la variante a metano attesa in estate. La caratterizzazione estetica da piccola crossover, dotata di paraurti modificati, protezioni in plastica grezza e assetto rialzato, sarà abbinata a un sistema di trazione integrale a controllo elettronico.
Retrotreno modulare - A conferma di quanto riportato negli scorsi mesi, il sistema di trazione integrale messo a punto da Fiat si affida a una frizione multidisco che, in base alle informazioni raccolte dai sensori dell'Abs e dall'Esp, gestirà la ripartizione della coppia verso l'asse posteriore. Quest'ultimo è stato progettato prevedendo elementi modulari per ospitare il differenziale, consentendo così di risparmiare 6,5 kg di peso.
Motorizzazioni - A cambiare rispetto ai modelli a trazione anteriore saranno le regolazioni dell'assetto e alcuni punti di attacco, oltre ai carichi massimi previsti per ogni asse. E accanto al già noto 1.300 MJT da 75 CV, la 4x4 abbandonerà il 1.200 a benzina per passare al più corposo Twinair di 0,9 litri da 85 CV: in ambedue i casi, il cambio manuale sarà dotato di una prima marcia particolarmente corta per favorire lo spunto.
Traction Plus - Su alcune versioni della Panda, inoltre, sarà introdotto il sistema Traction Plus che, agendo sulle singole pinze freno fino a 30 km/h, è in grado di bilanciare la coppia tra le ruote dell'asse anteriore, simulando la presenza di un differenziale autobloccante.
(Fonte: www.quattroruote.it - 15/5/2012)

mercoledì 30 maggio 2012

Chrysler punta sulla "customer satisfaction"


DIVERSI RICHIAMI - Nei giorni scorsi Chrysler ha lanciato un maxi-richiamo di Dodge Charger e Chrysler 300. I proprietari di 119 mila veicoli sono stati invitati a portare la loro auto in una delle officine Chrysler per risolvere un problema ai sistemi di antibloccaggio freni e di controllo di stabilità. Appena dopo questa iniziativa, un’altra simile è stata presa a proposito di una serie di minivan in seguito al verificarsi di alcuni casi di incendio sul modello. Questo per quel che riguarda la produzione più recente.
RETAGGIO - Nel frattempo il Gruppo ha dovuto intervenire anche per le vecchie Jeep Liberty prodotte nel 2004 e 2005: 210 mila esemplari sono stati richiamati per un controllo, dopo che la Casa aveva ricevuto molte segnalazioni dell’insorgere di una pesante ruggine sulle sospensioni posteriori. Un altro episodio ha riguardato i fuoristrada Wrangler, di cui l’autorità americana per la sicurezza ha registrato 23 casi di incendio. Lo stesso ente non è stato in grado di individuare la causa, per cui ha chiesto al costruttore informazioni sull’intera produzione dal 2007 al 2012.
PROBLEMA D'IMMAGINE - Gli episodi ovviamente contribuiscono a rendere difficile il processo di recupero di immagine delle marche del Gruppo Chrysler. D’altra parte, le difficoltà sono ben presenti al management aziendale. “Per perdere la reputazione basta un anno - ha dichiarato al Wall Street Journal David Champion, direttore della divisione Chrysler che si occupa dei test clienti - ma ci vogliono dieci anni per recuperare”. Il buon lavoro svolto si vede nelle vetture che esposte nei saloni delle concessionarie, ma occorre impegnarsi per rimediare i guasti d’immagine dovuti al passato.
TEMPI LUNGHI - È un lavoro impegnativo e di lunga durata, in cui Chrysler ha investito parecchie centinaia di milioni di dollari, tutti per migliorare la qualità e la “customer satisfaction”. E i risultati si cominciano a vedere: le graduatorie di affidabilità elaborate dalle associazioni dei consumatori collocano Chrysler ora a metà classifica, mentre in passato la stessa Casa era sempre al verso il fondo. Ora la scommessa del miglioramento arriva alla sua stretta finale, con il lancio della nuova Dodge Dart, il primo modello concepito e realizzato dopo l’arrivo di Fiat, e il varo della nuova strategia che pone la qualità alle vertice delle priorità. La Casa americana ha infatti varato un investimento aggiuntivo di 20 milioni di dollari per migliorare la qualità produttiva dello stabilimento di Belvidere, nello stato dell’Illinois, dove è prodotta.
(Fonte: www.alvolante.it - 10/5/2012)

martedì 29 maggio 2012

Fiat-Chrysler potrebbe produrre per Mazda


Diamo un altro sguardo al nuovo accordo (possibile e non ancora definitivo) tra Fiat S.p.A. e Mazda Motor Company. Secondo alcune nuove informazioni, il rapporto di collaborazione tra le due società (che – lo ricordiamo – non è ancora in essere: tra le parti è stato soltanto siglato un memorandum d’intesa, che potrebbe tradursi in una partnership entro la fine dell’anno in corso) potrebbe allargarsi e potrebbe prevedere la produzione di alcuni modelli di Mazda negli stabilimenti Fiat o negli stabilimenti di Chrysler Group. Ovviamente, quella di cui stiamo parlando è solo una prospettiva, che nasce dalle parole di Sergio Marchionne, Amministratore Delegato di Fiat S.p.A. e del Gruppo Chrysler, il quale ha ammesso di essere disponibile ad approfondire la collaborazione con Mazda Motor Company al fine di ridurre i costi di sviluppo e i costi di produzione delle rispettive vetture e per espandere la ricerca. Nulla di certo, nulla di deciso: per il momento il dialogo tra le due parti è stato aperto per realizzare una nuova spider Alfa Romeo sulla base di Mazda MX-5, che sarà quasi certamente prodotta dal 2015 ad Hiroshima, in Giappone, in un impianto di proprietà del partner giapponese. Quindi, secondo questo scenario, Mazda Motor Company potrebbe scegliere alcuni degli impianti europei e statunitensi di Fiat S.p.A. e Chrysler Group per radicare una parte delle proprie attività. Non sembra male, tanto per la società asiatica quanto per i lavoratori, per i quali tutto ciò potrebbe tradursi in una maggiore sicurezza professionale. Fiat S.p.A. non è nuova a questo genere di accordi: Fiat 500 nasce in Polonia, sulla stessa linea di montaggio di Ford Ka, mentre Fiat Punto è sviluppata sulla medesima piattaforma di Opel Corsa e Fiat Sedici è l’alter-ego nostrano di Suzuki SX4 (entrambe sono realizzate in Ungheria). La notizia sembra confermare un presentimento diventato ormai certezza: nel mercato automobilistico, senza accordi bilaterali, non si può tentare di superare la crisi di mercato.
(Fonte: www.motorionline.com - 27/5/2012)

lunedì 28 maggio 2012

Marchionne stringe sul 100% di Chrysler


Otto anni vissuti «alla velocità della luce», come direbbe lui con una delle sue similitudini preferite. Venerdì 1° giugno saranno passati otto anni da quando Sergio Marchionne arrivò ai piani alti del Lingotto, in uno dei momenti più difficili della storia del gruppo torinese - la profonda crisi finanziaria, la morte di Umberto Agnelli e l'allontanamento del precedente amministratore delegato, Giuseppe Morchio. Prima insieme a Luca di Montezemolo, poi con l'attuale presidente John Elkann, il manager italo-canadese ha cambiato il gruppo più di quanto non si potesse immaginare allora. I risultati sono stati finora positivi per gli azionisti, grazie soprattutto allo scorporo di Fiat Industrial e all'operazione Chrysler: il valore di Fiat S.p.A. e Fiat Industrial venerdì era più che raddoppiato rispetto ai 5,73 euro di Fiat il giorno della nomina di Marchionne. In otto anni il manager ha attuato una rigorosa gestione finanziaria e trasformato il perimetro del gruppo rendendolo più equilibrato geograficamente, anche se più dipendente dal settore auto; l'attività industriale in Italia, soprattutto nella produzione di automobili, è passata attraverso due crisi epocali (quella innescata da Lehman Brothers nel 2008 e quella più recente legata alle vicende dell'euro) che hanno portato l'anno scorso alla chiusura dell'impianto di Termini Imerese; Fiat Auto soffre ancora, nella sua parte europea, degli stessi problemi che aveva nel 2004, accentuati dal crollo del mercato ma anche dalla decisione del Lingotto di bloccare a più riprese gli investimenti. La strada per i prossimi due anni è già in buona parte segnata, sia dal punto di vista industriale - integrazione crescente fra Fiat e Chrysler - che da quello finanziario. Già a luglio Marchionne eserciterà con grande probabilità l'opzione per acquistare dal fondo sanitario Veba il 3,32% di Chrysler, portando così Fiat al 61,8%. Tale opzione sarebbe poi esercitabile anche nei semestri successivi fino al 2016; ma l'evento più probabile - che potrebbe accadere già quest'anno - è l'acquisto in toto della quota restante di Chrysler in mano a Veba (a quel punto il 38,2%) e la successiva fusione con Fiat, con possibile trasferimento della sede principale nel gruppo negli U.S.A. . Qualche giorno fa Max Warburton della Sanford Bernstein, uno degli analisti più autorevoli della City, ha scritto che «Fiat ha bisogno di Chrysler» e che «è necessaria una mossa per mettere insieme i due business e la loro liquidità». La mossa potrebbe essere, secondo l'analista, appunto l'acquisto della quota di minoranza che potrebbe avvenire - scrive - a un prezzo massimo di 3 miliardi di euro; un prezzo che Fiat potrebbe permettersi, visto che a fine marzo aveva 21,4 miliardi di euro di liquidità disponibile. Per mettere davvero insieme le due tesorerie c'è però un altro scoglio da superare: le clausole protettive contenute in alcuni dei contratti di finanziamento accesi da Chrysler nel 2011, che impedirebbero o porrebbero seri vincoli al cash pooling. Secondo alcune fonti finanziarie, Marchionne potrebbe permettersi di rimborsare eventualmente anche questi debiti Chrysler (4,3 miliardi di dollari, ovvero 3,4 miliardi di euro al cambio attuale) senza mettere troppo a rischio la posizione finanziaria: gli resterebbero, infatti, a quel punto ancora 15 miliardi di euro in cassa (21,4 meno 3 meno 3,4). Dall'altro lato, però, c'è chi ricorda che il prezzo dei credit default swap su Fiat (avvicinatosi a quota 1000 in quest'ultimo periodo e salito per quasi tutti gli emittenti) indica timori per la situazione finanziaria; senza contare i rischi legati a una possibile crisi dell'euro. «In queste circostanze, mi terrei la liquidità ben stretta» dice un operatore. A incentivare un acquisto del 100% di Chrysler in tempi brevi e un eventuale quotazione di Fiat anche a Wall Street giocano altri due fattori. Primo, in caso di ulteriore calo della valuta europea la quota Veba in Chrysler è destinata a costare, in euro, sempre di più. Secondo, Marchionne ha più volte sottolineato i vantaggi che verrebbero dall'accesso a un mercato finanziario liquido ed efficiente come quello U.S.A.; lo spostamento della quotazione (e, forse, della sede legale) Oltreoceano metterebbe al riparo il gruppo da eventuali convulsioni dei mercati europeo e italiano. Una cosa è certa: se dovesse presentarsi l'occasione, il manager la coglierà alla velocità della luce.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 27/5/2012)

domenica 27 maggio 2012

In arrivo dagli U.S.A. una nuova bolla, questa volta "a quattro ruote"?


«I rischi di sovraccapacità nel mercato dell’auto americano sono marginali e se si escludono le preoccupazioni legate alla situazione macroeconomica dormo sonni tranquilli». Così l’amministratore delegato di Chrysler, Sergio Marchionne, ha risposto a un analista che durante la conference call sulla trimestrale della casa U.S.A. controllata dalla Fiat gli chiedeva quale fosse il suo peggior incubo. E ancora: «Il mercato dell’auto U.S.A. è incredibilmente razionale - ha evidenziato Marchionne - e se tutti ci stiamo confrontando con una domanda in aumento, nei nostri siti produttivi l’approccio è molto disciplinato e penso che tutto filerà liscio». I numeri, in effetti, danno ragione al manager italo-canadese. Dati resi noti il 1° maggio dicono che Fiat Chrysler ha guadagnato il 20% nelle vendite in U.S.A., facendo registrare il miglior mese di aprile negli ultimi 4 anni e il venticinquesimo mese consecutivo di crescita, l’undicesimo con una quota superiore al 20%. In particolare, tutti i marchi, dalla Chrysler alla Jeep, dalla Dodge alla Ram Truck, oltre alla Fiat segnano incrementi nelle vendite rispetto all’aprile dell’anno scorso. Infine, il marchio Fiat in U.S.A. fa registrare un aumento nelle vendite record, pari al 336% in più rispetto ad aprile 2011. Eppure, stando ai dati elaborati da uno dei siti economici migliori del mondo, Fred, e immessi nel suo database alla voce “vehicle miles data”, sembrerebbe che il mercato automotive non sia poi così in salute. Guardate questo grafico: mette in paragone la variazione anno su anno delle miglia percorse e quella del Pil. Come potete notare, non si è mai registrato un calo così netto delle miglia percorse in un arco di tempo che non abbia registrato un calo equivalente del Pil. Tant’è, le cifre parlano chiaro. Sicuramente sono la qualità delle auto prodotte (nonostante le quote di mercato parlino chiaro, modelli bread-and-butter come la Ford Fusion sono al top delle vendite) e una strategia di aggressione del mercato al centro di questo successo, ma una componente fondamentale del mercato automotive U.S.A. è rappresentata dalla capacità e volontà dei cittadini statunitensi di indebitarsi per comprare un’automobile e da un nome: Ally Financial. Molti analisti automotive, infatti, a fronte di questi numeri si chiedono: da dove vengono quei soldi? Lo scorso anno le vendite di automobili negli U.S.A. sono cresciute del 10%, a fronte invece di una crescita solo frazionale del mercato immobiliare. Quindi, siamo di fronte a un cambio di abitudini da parte dei consumatori? Ed ecco entrare in scena Ally Financial, la quale è convinta di questo: i consumatori tendono a saltare più facilmente il pagamento di un rata del mutuo della casa piuttosto che quella dell’automobile, almeno così dicono i dati durante tutta la recessione. Due le motivazioni plausibili: le rate per le automobili sono più gestibili a livello di costo di una rata del mutuo, soprattutto se acceso a condizioni borderline prima del 2008. Secondo, il consumatore medio ha bisogno della macchina per lavorare. Nella sola California, in marzo, ci sono stati 29mila pignoramenti di case: forse, quella gente, ha preferito salvare ancora per un po’ l’auto. Insomma, grandi numeri e grandi aspettative per l’industria automobilistica: ma quei numeri snocciolati da Chrysler sono veri profitti oppure l’automotive U.S.A. è soltanto la nuova grande bolla in lavorazione, con prestiti a consumatori che non saranno mai in grado di ripagare quei soldi? Stando all’ultimo report di Experian Automotive, rispetto al mercato dell’ultimo trimestre 2011, il credito al consumo nel settore sta sempre più allentando i cordoni delle garanzie, tassi di interesse per prestiti sia per auto nuove che usate stanno scendendo e la loro durata allungandosi. Inoltre, tutti i cittadini americani vengono valutati in base al punteggio Plus di Experian quando vanno a comprare un’auto, un credit score molto simile al sistema Fico. Le categorie sono cinque: super prime (più di 740 punti), prime (680-739), nonprime (620-679), subprime (550-619) e deep subprime (meno di 550 punti). Bene, per quanto riguarda le auto usate, nell’ultimo trimestre del 2011 il compratore medio aveva rating 670, ovvero nonprime, mentre il finanziamento medio concesso è salito a 26.419 dollari per le auto nuove e 17.404 per quelle usate, con tassi d’interesse scesi al 4,52% per il nuovo e 8,68% per l’usato. Ancora, Experian conferma che rispetto a un anno prima, nell’ultimo trimestre del 2011 gli acquisti di auto nuove da parte di consumatori con valutazione nonprime o ancora più bassa sono saliti del 13,8%, contro il +8% delle auto usate. Stando a dati della CNW, una società di ricerche di mercato dell’Oregon, il rating di credito dei compratori di nuove auto, a metà del 2011 aveva toccato i suoi minimi da cinque anni, con gli acquirenti con valutazione sotto quota 670 punti base che contava per il 14,5% del totale. Anche l’ammontare offerto a questi acquirenti è salito, arrivando a una media di 1.548 dollari per un’auto nuova e 772 dollari per una usata. Tanta è la voglia di vendere auto che i compratori con valutazione deep subprime, la peggiore, nel terzo trimestre del 2011 hanno visto scendere il tasso di interesse richiesto dello 0,89%, toccando quota 12,51%, contro il 9,55% per i subprime, il 6,34% per i nonprime, il 4,54% per i prime e il 3,29% per i superprime. Bene, cosa c’entra Ally Financial in tutto questo discorso? Fino al marzo 2013, Ally gestirà le vendite a rate e finanziamenti al consumo per Fiat-Chrysler, la quale però deve aver capito che certe pratiche rischiano l’effetto bolla se, come sta accadendo, sta trattando per sostituire Ally con una joint venture tra Wells Fargo e Santander Holdings U.S.A. . Ma sono anche altre le banche interessate al business, tra cui General Electric Capital Corp, U.S. Bancorp e JP Morgan Chase: d’altronde, Chrysler genererà prestiti per auto pari a 25 miliardi di dollari l’anno. Insomma, dalla gestione unica di Ally a un approccio multi-sigla per gestire la parte finanziaria. Solo che Ally Financial non è un’istituzione finanziaria come le altre, bensì un banca salvata (meglio nota come GMAC) e ora controllata dal governo U.S.A. al 74%, da cui ha ricevuto 17,2 miliardi di dollari di denaro pubblico per non andare a zampe all’aria per i prestiti immobiliari dell’era subprime. Di più, Ally ha rating al di sotto dell’investment grade, doveva quotarsi in Borsa nel 2011 per restituire parte dei soldi al Governo ma l’Ipo non è andata in porto e pare che stia per decidere la procedura fallimentare per la sua unità mutui, Residential Capital. In compenso, gli affari vanno a gonfie vele: basti dire che i nuovi leasing concessi nel primo trimestre dello scorso anno hanno superato del 59% quelli dell’ultimo trimestre del 2010. Ancora meglio il settore auto usate, con un rotondo +73%. Non ha dubbi sulla bontà della strategia, il presidente di Ally, William Muir, secondo cui «la gente deve scordarsi l’accostamento tra la parola subprime e la parola disastro. Il mercato del prestito auto subprime è decisamente attraente e i margini di profitto dei nostri prestiti coprono ampiamente i rischi in caso di non pagamento da parte del debitore. Inoltre, offrire prestiti sulle auto usate fa affezionare i clienti all’azienda». Sembrano gli stessi argomenti molto in voga nel mercato real estate nel 2003, ma tant’è, Ally sta non solo offrendo sempre più prestiti ad acquirenti subprime, ma anche finanziando sempre più acquisti di auto usate, con il target preciso di salire a quota 50%, dal poco più del 20% attuale. Peccato che rispetto a concorrenti più solidi, Ally non solo ha costi di finanziamento di parecchi punti maggiore, ma utilizza molto denaro proveniente da mercati del credito variabili: nel corso dello scorso anno ha pagato un tasso d’interesse medio del 5,16%, annualizzato, sulle sue liabilities, più di cinque volte quanto pagano JP Morgan Chase o Wells Fargo, secondo prestatore nazionale per il settore automotive: non a caso, i due soggetti che puntano a soppiantare Ally nel rapporto con Chrysler. Inoltre, non avendo un network di filiali, Ally dipende molto dal prestito sul mercato dei bonds e non dei depositi: per attrarre clienti, Ally paga sui depositi l’1,83% contro ilo 0,53% di JP Morgan Chase e lo 0,38% di Wells Fargo. Per tentare di colmare questo gap, Ally aveva pensato di acquisire Ing Direct, che gode di maggior depositi, ma anche in questo caso i costi non erano paragonabili a quelli delle grandi banche. Infine, Ally paga il suo stretto legame con General Motors, la quale nel 2010 è sì pesata per metà dei suoi prestiti, ma ha anche acquisito AmeriCredit, istituto destinato a diventare il suo nuovo finanziatore in-house per il credito al consumo dal 2013, ovvero da quando dovrebbe terminare anche il contratto con Chrysler. «Ally è il tipo di azienda che avrà certamente bisogno dell’ambulanza del governo a un certo punto in futuro, non so quanto presto o tardi ma so che accadrà», ha confermato a Reuters, James Ellman, manager alla Seacliff Capital a San Francisco. Difficile dargli torto, visto che Ally ha avuto bisogno di aiuto governativo per tre volte durante la crisi finanziaria a causa del collasso del ramo mutui subprime. E anche visto il comportamento di altre banche, come ad esempio JP Morgan che nel primo trimestre già dello scorso anno aveva tagliato del 24% i suoi nuovi prestiti per auto rispetto allo stesso periodo del 2010, scendendo a quota 4,8 miliardi di dollari. Di contro, Ally nello stesso trimestre aveva prestato 11,6 miliardi di dollari, su del 93% rispetto all’anno precedente: i prestiti di Ally pesano per il 10% del totale negli U.S.A. per quanto riguarda il ramo automobili, stando a Experian. Sempre nel primo trimestre del 2010, il volume delle auto usate di Ally era salito del 128% rispetto a un anno prima. A conti fatti, Ally ha 56 miliardi di dollari di prestiti per automobili nel suo bilancio, tre volte il suo valore di circa 20 miliardi di dollari. Questa politica di prestito e acquisto ha aiutato non solo la ripresa del mercato automobilistico U.S.A., ma anche il rialzo dei prezzi, ai massimi da sempre lo scorso anno, stando a rilevazioni di Manheim Consulting. «Il rischio, con prezzi a questo livello, è che c’è un solo posto dove possono andare: giù. E un crollo del prezzi delle auto usate potrebbe tramutarsi in più alte perdite, quando i creditori andranno in default», sentenziano alla CRT Capital. Ecco spiegato l’attivismo di Fiat-Chrysler nel dire addio ad Ally, ma anche i numeri record del mercato automotive U.S.A.: durerà o si tratta dell’ennesimo record creato da una bolla? Sarà per seguire questo modello che Peugeot, Citroen e Volkswagen hanno utilizzato i loro rami finanziari per partecipare alle aste Ltro della BCE? Stiamo diventando americani?
(Fonte: www.ilsussidiario.net - 8/5/2012)

sabato 26 maggio 2012

Giugiaro: "Marchionne non vuole vendere l'Alfa Romeo solo per orgoglio"


"A parte che si tratta di un memorandum d'intesa, e quindi tutto è ancora aperto, ma l'ipotesi di cooperazione tra la Fiat e la Mazda per sviluppare una spider Alfa non mi stupisce: Marchionne l'Alfa non la vuole vendere. E non è questione di soldi, bensì di orgoglio. Piuttosto la lascerebbero lì a languire". Un Giorgetto Giugiaro senza peli sulla lingua quello che ha commentato, a caldo, la notizia dell'accordo preliminare italo-giapponese per lo sviluppo congiunto, su pianale Mazda, della prossima MX-5 e di una nuova Alfa spider compatta e con la trazione posteriore.
Competenze tecnologiche - La mancata acquisizione dell'Alfa Romeo resta una spina nel fianco del Gruppo Volkswagen, di cui ormai l'Italdesign fa parte, dopo che due anni fa i tedeschi ne hanno acquistato il 95%. Giugiaro ha commentato la notizia durante un incontro con un gruppo di giornalisti a margine del Technology Day, una giornata di workshop che ha riunito nella sede dell'Italdesign, a Moncalieri, dirigenti del settore acquisti del colosso di Wolfsburg e una trentina di fornitori italiani attuali e potenziali, tutti accomunati dall'alto livello di know-how tecnico. "La difesa delle competenze tecnologiche, in un'Europa che della tecnologia è la culla, è la strada attraverso cui passa la difesa dei posti di lavoro sul territorio. Se si perde il treno dell'innovazione si è finiti", ha detto Giuseppe Tartaglione, Presidente e Amministratore Delegato di Volkswagen Group Italia.
Gli U.S.A. indietro di 30 anni - Il tema delle competenze tecnologiche italiane ha offerto a Giugiaro la sponda per un'altra battuta sull'Alfa. "Ricordo di aver visitato alcune fabbriche statunitensi negli anni '70 ed erano indietro di trent'anni rispetto a noi nella gestione dei processi. Oggi le Alfa del futuro, Mazda a parte, dovrebbero essere ingegnerizzate là. Ma io dovrei comprare un'Alfa fatta dagli ingegneri della Chrysler?! Non dico una Fiat, che ci può stare, ma un'Alfa?".
(Fonte: www.quattroruote.it - 24/5/2012)

venerdì 25 maggio 2012

Fiat-Mazda: siamo solo all'inizio?


Mazda e Fiat amici per una spider e chissà per quant’altro. Potrebbe cominciare così la storia tra i due costruttori che hanno deciso di mettere in comune un modello fondamentale più per la loro immagine che per i loro volumi, ma proprio per questo fondamentale per mantenere o ricreare quell’aura necessaria ai due marchi. Ma Fiat e Mazda hanno anche e soprattutto il bisogno di trovare un partner con il quale condividere molto di più di un modello di nicchia: se da un lato l’asse Torino-Detroit non può più bastare per raggiungere la soglia critica dei 6 milioni di pezzi individuata da Sergio Marchionne come essenziale per avere un ruolo da global player, dall’altro Mazda è alla ricerca di un alleato dopo la fine della liaison con Ford che ha lasciato molti punti interrogativi e caselle vuote a Hiroshima.
L’INDIPENDENZA QUALIFICA, MA NON PAGA - Nel frattempo gli uomini Mazda hanno fatto un’altra mossa delle loro: hanno investito denaro - presumibilmente tanto - nelle originali tecnologie Skyactiv e si sono fatti da zero una nuova piattaforma da utilizzare nei segmenti a cavallo tra C e D, dunque dopo la CX-5 i derivativi dovrebbero essere la Mazda6, attesa per fine anno, seguita da Mazda3, da Mazda5 e almeno un altro modello: probabilmente un Suv/crossover di dimensioni più generose per il mercato americano in grado di sostituire, se non anche la CX-9, almeno la CX-7. Si tratta di auto tutte basate attualmente su pianali Ford. In questo disegno manca la parte bassa dello scacchiere, sia per le piattaforme sia per i motori, in particolare i Diesel anche se per i benzina l’unica novità è rappresentata dall’1,3 litri Sky-G riservato però solo al mercato giapponese. La Mazda2 ha in comune con Ford la piattaforma (vedi Fiesta) e i motori a gasolio mentre la famosa piccola che sarebbe dovuta essere la Mazda1, preannunciata dal concept Kyora, è stata accantonata in fretta e furia quando fu chiaro che il rapporto con Ford si stava deteriorando. I due partner condividono ancora uno stabilimento, recentemente potenziato, in Cina, a Changan mentre l’Ovale Blu ha trovato proprio in Fiat il partner per fare la Ka di seconda generazione. Nel frattempo continua lo sviluppo del motore rotativo, anche prevedendone il suo utilizzo in sistemi ibridi per i quali Mazda ha già un accordo con Toyota. Mancano anche i motori di fascia alta: i V6, almeno per il mercato U.S.A., sono ancora indispensabili, ma anche il 3,5 litri attuale è una coproduzione Ford che si è cautelata con gli EcoBoost.
DUE MONDI DI EFFICIENZA - Fiat, dal canto suo, ha tre cose davvero spendibili in casa: la piattaforma C premium, anch’essa adatta per vetture di segmento C e D, la piattaforma della nuova Panda e i motori MultiAir o, meglio, unità preesistenti ai quali è stata applicata la testata con valvole a comando elettroidraulico. Rimangono un punto interrogativo i Diesel. L’attuale famiglia 4 cilindri da 1.248 cc a 2 litri è progettata per arrivare fino all’Euro5, ma qualcosa di nuovo deve pur esserci in vista del lancio della nuova Punto previsto per il 2013. Dunque Fiat ha pronta una piattaforma perlomeno aggiornata per il segmento B da utilizzare anche per Alfa Romeo, Lancia, Jeep e Dodge. In questo modo si dovrebbero bilanciare la differenza di costo con la precedente piattaforma, sviluppata a suo tempo con General Motors. Orientati al mercato americano - ma non solo - ci sono i nuovi V6 Phoenix portati da Chrysler, c’è a disposizione la piattaforma della Jeep Grand Cherokee che sarà utilizzata per la Maserati Kubang e, infine, c’è il pianale della Chrysler 300 - alias Lancia Thema - a trazione posteriore. In previsione ci sono con il marchio Fiat un crossover di segmento B fabbricato con Suzuki e uno di segmento C e anche per Alfa Romeo si prevede qualcosa di simile.
CHI PRENDE E CHI DÀ - Ben diverse sono le situazioni finanziaria, produttiva e commerciale dei due produttori. Fiat Auto riesce ad essere ancora profittevole grazie al traino del lato americano dell’alleanza, Mazda invece ha appena chiuso il quarto esercizio di fila in perdita e ha promosso un aumento di capitale per rimpolpare le proprie casse. Più che il calo delle vendite, è quello dei profitti a influenzare i conti di Hiroshima ed è dovuto essenzialmente al fatto che oltre l’80% della produzione è concentrato in Giappone e negli ultimi tempi lo yen si è rafforzato molto, soprattutto nei confronti dell’euro, azzerando i margini di guadagno. Rafforzare la produzione fuori dai confini domestici diventa essenziale, in particolare per i modelli che sostano in segmenti bassi, poco profittevoli. Per questo nasce il nuovo stabilimento in Messico che dal 2013 produrrà Mazda2 anche per l’Europa. La frontiera di Fiat è invece la Cina, dove il costruttore torinese ha accumulato un ritardo clamoroso, mentre permangono tutte le perplessità e le decisioni sull’assetto produttivo in Europa e, in particolare, in Italia. Viaggiano invece a gonfie vele le fabbriche al di là dell’Atlantico, quelle in America Latina, dove la Mazda è invece assente. La differenza più macroscopica è quella dei volumi: Fiat-Chrysler ha superato nel 2011 di poco i 4 milioni di unità, mentre Mazda non ha raggiunto gli 1,2 milioni.
LA POLIGAMIA DEGLI EX MONOGAMI - Diverse anche le prospettive strategiche. Fiat è chiaramente alla ricerca di un partner unico con il quale non solo condividere prodotti specifici (vedi Fiat Sedici con Suzuki o i veicoli commerciali con Peugeot), ma anche abbattere i costi di sviluppo attraverso la creazione di una massa critica che renda gli investimenti capaci di creare ritorni e vantaggi competitivi. Mazda, invece, sta seguendo un percorso inverso: dopo la fine di un’alleanza strategica attraverso un fitto incrocio azionario vuole, invece, stipulare accordi separati. Lo conferma anche l’amministratore delegato di Mazda Italia, Wojciech Halarewicz: "Mazda non cerca un partner unico, ma collaborazioni che le consentano di raggiungere economie di scala attraverso volumi ed efficienze nei costi". È il discorso di chi sa di avere un patrimonio tecnologico di valore, ma ha bisogno di farlo fruttare perché sia conservato e ricalca quanto detto dal Ceo di Mazda Motor, Takashi Yamanouchi. A parte il MultiAir, Fiat ha un’ottica più “mainstream” e ha bisogno di partner in grado di mettere sul tavolo nuovi prodotti e nuove soluzioni, senza per questo incrociare azioni e membri nel consiglio di amministrazione o altri organi di controllo. Sono approcci diversi da quelli emersi per altre recenti alleanze come quella di Renault-Nissan con Daimler e di PSA con General Motors, dove l’enfasi è sull’abbattimento dei costi attraverso la condivisione di sviluppo, logistica e produzione.
GLI INCASTRI POSSIBILI - E potrebbe essere questo il prossimo passo di avvicinamento tra Mazda e Fiat: produrre insieme una vettura. Tutto lascia pensare che si tratti della prossima Mazda2, ma quello che Fiat sta sviluppando risponde ai criteri che Mazda ha in mente per i propri prodotti sin da quando ha cominciato a parlare della “strategia del grammo”? I motori MultiAir e Sky-G sono diametralmente opposti nella filosofia. Potrebbe, dunque, profilarsi un compromesso mantenendo per i due prodotti due linee di motori diverse, come del resto avveniva in passato con Ford. Ciò che accomuna Fiat e Mazda è il credere nel potenziale dei motori tradizionali piuttosto che nell’ibrido e tantomeno nell’elettrico. La 500 elettrica? Confinata agli U.S.A. . Il TwinAir ibrido? Non se ne parla più, mentre prosegue l’enfasi sul metano e sul Diesel. Per Mazda invece, come già detto, ci sono l’accordo con Toyota e la missione di portare avanti il motore rotativo accanto ai nuovi motori Skyactiv e al Diesel che, nelle intenzioni di Hiroshima, è destinato ad un ruolo mondiale e non più solo europeo. Paradossalmente, Sergio Marchionne non vede il Diesel per il Nordamerica, ma il successo di Volkswagen e l’arrivo delle Chevrolet Cruze a gasolio potrebbe far rivedere questa posizione.
GUARDIAMOCI DENTRO MA GUARDIAMO ALL’EUROPA - Mazda, dunque, potrebbe produrre qualcosa con Fiat e farlo in Europa o addirittura in Italia e il prodotto potrebbe essere di massa e non di nicchia? Halarewicz non lo esclude, ma si guarda bene dal commentare: «Come recita il comunicato - continua il vertice di Mazda Italia - si stanno esplorando altre aree di collaborazione in Europa, ma per ora quel che è sicuro è che noi produrremo a Hiroshima per Alfa Romeo una spider basata sulla nostra prossima MX-5. Il resto è tutto da decidere, ma vogliamo assemblare la nostra Mazda2 in Messico, Paese che ha con l’Europa accordi doganali favorevoli e un miglior rapporto valutario. E poi non è detto che dobbiamo rimanere nel segmento B. Per ora cerchiamo di essere nelle fasce più profittevoli come quella dei SUV, nel frattempo stiamo valutando diverse alternative per essere presenti sul mercato». Segmento A? I margini sono ancora più risicati anche se, dopo l’abbandono della Panda allo stabilimento polacco di Tychy, c’è un potenziale produttivo da ricollocare. Il comunicato parla di Europa ed è dunque nel Vecchio Continente che Mazda vuole rimettere un piede perché Fiat ci sta da un pezzo e per continuare a rimanerci in modo convinto vorrebbe qualche buon motivo. Potrebbe esserlo una buona alleanza.
(Fonte: www.omniauto.it - 24/5/2012)

giovedì 24 maggio 2012

Accordo preliminare tra Fiat e Mazda per le eredi di Alfa Romeo Spider e Mazda MX-5


Fiat Group Automobiles e Mazda Motor Corporation hanno siglato un memorandum d'intesa per lo sviluppo e la produzione di un modello congiunto: si tratta di una spider a trazione posteriore, erede della Mazda MX-5, che sarà commercializzata sia con il marchio Mazda sia con quello Alfa Romeo.
Punto fermo sul futuro - La notizia giunge senza alcun preavviso, aprendo prospettive esaltanti per entrambi i marchi: Mazda conferma il successo della ormai "classica" MX-5 proiettata verso una importante evoluzione tecnologica, mentre Alfa Romeo mette finalmente un punto fermo sul suo futuro e sulla tanto attesa spider, erede naturale della famiglia Duetto e destinata ad affiancare la coupé 4C nella gamma e nel cuore degli appassionati.
Personalità distinte - Nessun timore, comunque, di guidare un'Alfa con gli occhi a mandorla: le due vetture avranno design specifico e soprattutto motorizzazioni dedicate, ma sfrutteranno importanti sinergie produttive. Mazda ha da tempo annunciato interessanti evoluzioni per la nuova MX-5, grazie al pacchetto di soluzioni SkyActiv: la massa totale potrebbe non superare i 900 kg, soluzione che permetterà di utilizzare motori di piccola cilindrata come l'ipotizzato Mazda 1,3 litri turbo Sky-G ed il 1.4 Multiair Turbo per Alfa.
Made in Japan - La produzione di entrambi i modelli avverrà nello stabilimento giapponese di Hiroshima a partire dal 2015. Mazda ha commentato la notizia sottolineando la prestigiosa collaborazione con il marchio del Biscione: curioso pensare alla genesi della prima MX-5 del 1989, quando proprio alle Alfa Spider del passato ed alla Lotus Elan si ispirarono i progettisti nipponici per creare un instant classic che non ha smesso di fare proseliti. Marchionne ha colto invece l'occasione per ricordare che lo sviluppo di Alfa Romeo è in continua trasformazione e che la collaborazione con Mazda nasce dalla volontà di trovare sinergie con "il leader assoluto nelle architetture di veicoli compatti a trazione posteriore", un titolo che qualche decennio fa sarebbe stato facilmente assegnato proprio in Italia o in Inghilterra.
Fidanzamento - Un'ultima riga del comunicato stampa lascia comunque aperte ipotesi interessanti per il futuro dei due brand, non escludendo ulteriori opportunità di collaborazione in Europa. Il Gruppo Fiat potrebbe dunque aver trovato un nuovo partner con cui creare sinergie e condividere prodotti, mercati e risorse. I giapponesi hanno dalla loro imponenti investimenti tecnologici e, curiosamente, lo stesso momentaneo "rifiuto" per ibride ed elettriche del Gruppo Fiat, puntando invece tutto su leggerezza e raffinatezza meccanica: potrebbe davvero nascere qualcosa di ben più grande di una sola, piccola spider.
(Fonte: www.quattroruote.it - 23/5/2012)

mercoledì 23 maggio 2012

Fiat: Suzuki più vicina dopo i problemi con Tata?


Fiat e Suzuki potrebbero avvicinarsi ancora di più dopo i recenti problemi che hanno segnato l’alleanza tra la casa costruttrice italiana e gli indiani di Tata. Alcune settimane fa i due gruppi hanno interrotto una collaborazione per la distribuzione nel Paese asiatico che durava da oltre cinque anni. Alcuni vedono questa scelta come il primo passo di un allontanamento tra Fiat e Tata che potrebbe preparare il terreno per l’avvio di rapporti più stretti con Suzuki, terzo costruttore dell’Asia. «Un matrimonio con Suzuki sarebbe vantaggioso per entrambe le aziende – ha affermato Deepesh Rathore, analista di IHS Automotive in India, citato da Bloomberg – Le possibilità sono infinite». Le due case costruttrici lavorano già insieme da circa dieci anni ed intensificare questo rapporto potrebbe permettere alla Fiat di espandere ulteriormente la propria presenza in India, dove Suzuki si è ritagliata una fetta di mercato pari a circa il 42%. In questo modo Marchionne avrebbe la possibilità di rinsaldare la presenza dell’azienda italiana in Asia. A sua volta il marchio giapponese potrebbe beneficiare della tecnologia Fiat per quanto riguarda i motori diesel, oltre a sfruttare la consolidata rete di vendita del marchio torinese in Brasile, il principale mercato del Sudamerica. Alcuni analisti ritengono che l’operazione sarebbe piuttosto rischiosa. «Marchionne rischia molto tentando un’alleanza con Suzuki». Queste le parole di Ferdinand Dudenhoffer, direttore del Centro di Ricerca Automobilistica dell’Università di Duisburg, riportate dalla fonte citata. Pradeep Saxena, consulente di TNS Automotive in India, ha aggiunto di non vedere quali potrebbero essere i vantaggi per i giapponesi: «C’è molto poco che la Fiat possa fare se non fornire un supporto sui motori. Non è sicuro che Suzuki voglia affidare agli italiani la distribuzione, perché questo potrebbe confondere i propri clienti». Al contrario Jiri Simara, analista di Cyrrus, vede nella partnership una potenziale situazione win-win. «Suzuki può fare per la Fiat lo stesso che ha fatto Chrysler, con un approccio diretto ai mercati più ricchi. L’azienda torinese ha alcuni vantaggi da offrire: è un nome ancora molto prestigioso, con tante tecnologie interessanti per i giapponesi». Il 26 aprile scorso Sergio Marchionne aveva affermato di non avere trattative in corso con qualcuno in particolare, ma aveva citato proprio Suzuki e Mazda come potenziali partner in Asia.
(Fonte: www.autoblog.it - 22/5/2012)

martedì 22 maggio 2012

India: Fiat fornirà 28 mila motori diesel per la Premier Rio


Quasi trentamila motori Fiat da montare sul SUV Rio dell'indiana Premier. L'accordo è stato chiuso tra i vertici delle due aziende e prevede la fornitura di 28mila propulsori a gasolio 1.3 litri per i prossimi tre anni. La scelta è caduta sul quattro cilindri torinese per il suo basso impatto ambientale, visto che è in grado di rispettare le normative indiane sulle emissione Bharat IV (l'omologo del nostro Euro IV) imposte in quattordici città.
Successo del diesel - La Rio attualmente in vendita monta un motore a gasolio da 1.5 litri Bharat III. Le auto a gasolio riscuotono molto successo in India perché il prezzo del carburante è vigilato dal Governo con lo scopo di contenere l'inflazione. Il Suv prodotto dalla Premier, antica casa automobilistica locale, è realizzato in collaborazione con il gruppo cinese Zotye Holding. La gamma si completa con un pick-up e un furgone prodotti in joint venture con China Motor Corp, del gruppo giapponese Mitsubishi. Il 1.3 litri Fiat è uno dei motori più diffusi in India: è montato sulla Grande Punto e sulla Linea ed è adottato dalla Maruti Suzuki, la maggior casa automobilistica indiana in termini di vendite, e dalla Tata per la Indica Vista e la Indigo.
Trecentomila motori l'anno - Fiat India Automobiles, società al cinquanta per cento con Tata Motors, produce 300mila motori diesel e benzina all'anno nello stabilimento Ranajangaon, nello stato di Maharashtra. La Fiat non è nuova ad accordi con la Premier: nel 1950 produceva in India la 500 e la 1100, quindi anche la Uno.
(Fonte: www.quattoruote.it - 18/5/2012)

lunedì 21 maggio 2012

Fiat-Chrysler: il pianale CUSW darà origine a un gran numero di vetture


Quante vetture nasceranno dal pianale CUSW, acronimo di Compact U.S. Wide? Nato dalla piattaforma Compact di Alfa Romeo Giulietta e concepito per adattarsi agli standard non soltanto degli Stati Uniti - ed ecco spiegata la presenza delle lettere U.S. nel nome -, ma di gran parte del pianeta, questo pianale sarà sfruttato secondo alcune indiscrezioni da un abbondante numero di vetture di Fiat S.p.A. e di Chrysler Group in giro per il globo, secondo una filosofia di economia di scala e di abbattimento dei costi tanto cara all’industria automobilistica. Da questo pianale è già nata la Dodge Dart, la berlina statunitense salutata con grande calore al Salone di Detroit 2012 dal pubblico, primo frutto vero del matrimonio tra la società statunitense ed il Lingotto. Da Dodge Dart è stata poi sviluppata, sempre sulla stessa piattaforma CUSW, la nuova Fiat Viaggio - la berlina italiana svelata pochi giorni fa al Salone di Pechino 2012 - che tenterà di conquistare il grande e vivace mercato del Paese asiatico. Ma non saranno solo due le automobili che nasceranno da questo pianale: secondo i rumors, Jeep sta preparando la nuova generazione di Cherokee (che in patria si chiama Liberty), dal cui progetto verranno concepiti il primo SUV di Alfa Romeo e forse anche un SUV più compatto che sostituirà Jeep Compass e Jeep Patriot. Pare, poi, che dal progetto di Fiat Viaggio nascerà una hatchback destinata a sostituire in Europa l’ormai anziana Fiat Bravo (verrà proposta anche in Cina). Secondo le indiscrezioni, infine, da questo stesso pianale sarà plasmata una vettura di dimensioni medie firmata Chrysler, per il momento battezzata 100, che si posizionerà al di sotto di Chrysler 200, nascerà sulla stessa catena di assemblaggio di Dodge Dart e - pare - darà vita alla prossima generazione di Lancia Delta. Dunque un pianale che trasversalmente sarà sfruttato da veicoli anche molto diversi tra loro, nel nome della riduzione dei costi.
(Fonte: www.motorionline.com - 17/5/2012)

domenica 20 maggio 2012

Fiat Svezia, scherzo a VW con Street View


I metodi per farsi pubblicità sono infiniti, ma Fiat potrebbe averne trovato uno tutto nuovo: farsi fotografare davanti all’ingresso del quartier generale dell’azienda avversaria. Questa volta è capitato alla Volkswagen, in un modo tutto particolare. Tutti sicuramente conoscerete il servizio Street View di Google. Si tratta di una sorta di guida online delle strade, le quali vengono fotografate dall’auto di Google che le percorre in tutto il mondo e poi mette le foto su Internet a disposizione degli utenti gratuitamente. Queste foto non vengono poi aggiornate per uno o due anni (in posti poco frequentati anche di più) e così chi viene immortalato in quel momento è destinato a rimanerci per tanto tempo. E' capitato che di fronte al quartier generale della Volkswagen di Södertälje, in Svezia, nel momento in cui è passata l’auto di Street View si trovasse parcheggiata in bella mostra una Fiat 500. Un caso, direte voi. A quanto pare no, visto che il punto in cui l’auto si trovava non era un parcheggio, bensì l’ingresso pedonale della sede. Ma non solo. Si vede, infatti, che l’auto ha i fari degli stop accesi, segno che dentro l’auto c’era qualcuno pronto a ripartire, e negli scatti successivi, dopo che l’auto ha superato la sede della casa tedesca, ecco che ritroviamo la 500 correre dietro alla Google Car fino a che non sparisce nel nulla. Dalla Fiat fanno orecchie da mercante e nessuno afferma che sia stato fatto apposta, ma è chiaro che una rivalità così accesa tra la casa torinese e quella tedesca può portare anche a colpi bassi come questo. E mentre da noi è vissuta come una goliardata (e probabilmente lo è visto che nessuno conosce il percorso dell’auto di Street View e forse è un caso o un’iniziativa personale del guidatore), in Svezia l’hanno presa seriamente ed hanno aperto un’inchiesta. Non c’è reato, è chiaro, ma non vorremmo ritrovarci con una foto della sede del Lingotto con davanti un’auto Volkswagen. Potete vedere l’auto e farvi due risate nell’inseguimento digitando su Google Maps “Hantverksvägen 9, Södertälje”.
(Fonte: www.ultimogiro.com - 19/5/2012)

sabato 19 maggio 2012

Poltrona Frau sbarca a Detroit con Chrysler


La nuova «nicchia» "Interiors in Motion", la divisione dedicata all'allestimento personalizzato delle auto di lusso, sta dando grandi soddisfazioni a Poltrona Frau: negli ultimi tre anni - grazie alle collaborazioni con Fiat, Ferrari, Maserati, Volkswagen - è cresciuta costantemente, passando dai 25 milioni del 2009 ai 45 milioni del 2011 (su 300 milioni complessivi di fatturato) «e anche per il 2012 - dice Dario Rinero, amministratore delegato degli arredi di lusso - ci aspettiamo un giro d'affari in crescita a 55 milioni di euro». Tanto che per meglio esaudire i «desideri» di Chrysler - nella partnership già collaudata con la realizzazione della 300 Luxury Series, la gemella della Lancia Thema - il gruppo di arredamento controllato dal fondo Charme della famiglia Montezemolo ha costituito una fabbrica a Detroit con una cinquantina di dipendenti. «Siamo una multinazionale che porta il Made in Italy nel mondo e che apre anche fabbriche all'estero» spiega Matteo Cordero di Montezemolo, vicepresidente di Poltrona Frau. «Non si tratta di delocalizzazioni a basso costo - continua Montezemolo - ma di uno sforzo imprenditoriale per stare più vicino alle aziende». Nei prossimi mesi gli investimenti del gruppo continueranno a concentrarsi sui mercati internazionali, ma non solo su quelli emergenti: tanta Asia, quindi, e Sudamerica. «Ma l'Europa continua a essere importante e gli U.S.A. si stanno riprendendo». E, per quanto riguarda gli showroom, si procede con un'apertura al mese.
(Fonte: www.corriere.it - 20/4/2012)

venerdì 18 maggio 2012

Inaugurato il primo autosalone Fiat in India


Fiat si espande e cerca di conquistare nuovi mercati: dopo gli ottimi risultati in Sudamerica, in particolare in Brasile, negli Stati Uniti e con l’arrivo recente in Cina, il Lingotto punta forte sull’India. Fiat era già presente in India, ma grazie alla partnership con una azienda locale, Tata Motors. Il patto con l’azienda automobilistica indiana è durato sei anni. Al termine di questa partnership, Fiat ha deciso di proseguire il proprio cammino in autonomia: le vetture Fiat infatti venivano vendute nei concessionari Tata Motors. Adesso Fiat vuole crescere e farà da sola. L’apertura del primo concessionario esclusivo Fiat in India è di soli pochi giorni fa: il punto vendita è stato aperto ad Hyderabad, nel sud del paese indiano. Entro la fine del 2012 apriranno altri concessionari Fiat, per un totale di 20 concessionarie esclusive del Lingotto in India. In ogni caso, dal Lingotto fanno sapere che i buoni rapporti con Tata Motors proseguiranno: le due compagnie, infatti, continueranno a mantenere un accordo sulla produzione che permette alla Fiat di produrre auto e motori nello stabilimento Tata di Ranjangaon. In cinque anni sono state prodotte ben 190.000 vetture e 337.000 motori. Il progetto Fiat in India è ad ampio respiro: ben presto potrebbero arrivare vetture di altri marchi del gruppo Fiat, come Alfa Romeo, Chrysler, Dodge e Jeep.
(Fonte: www.motoeauto.eu - 15/5/2012)

giovedì 17 maggio 2012

Automotive News: la Dodge Dart è la prova del successo della fusione Fiat-Chrysler


Fiat-Chrysler è un matrimonio destinato a durare grazie a una collaborazione che sta dando frutti concreti anche sui nuovi prodotti. Lo dimostra il primo prodotto della fusione tra le due aziende in Nord America, la Dodge Dart, che ha nel suo Dna caratteristiche di entrambe le case automobilistiche. Esteriormente la macchina è interamente americana, ma sotto il cofano la Dart è italiana. Per Automotive News, la più autorevole rivista americana del comparto auto, questo dimostra come dopo decenni di fusioni e partnership discutibili - con Mitsubishi, American Motors e, in particolare, con Daimler - Chrysler abbia finalmente trovato un legame destinato a durare. Quando, nel 2009, Fiat decise di prendere il controllo di Chrysler, lo fece perché le due aziende erano perfettamente compatibili: Fiat era europea e specializzata in automobili compatte ed efficienti dal punto di vista dei consumi, mentre Chrysler era un produttore americano di macchine, pickup e Suv di grossa cilindrata. Per il Ceo di Fiat e Chrysler Sergio Marchionne era evidente che da sole le due aziende non sarebbero sopravvissute e bisognava fonderle. Per il capo ingegnere di Chrysler, Mark Chernoby, la squadra di ingegneri Fiat "è stata la prima con cui, fin da subito, ci siamo scambiati consigli e abbiamo iniziato a imparare l'uno dall'altro". Ora, mentre Fiat vende Chrysler in Europa sotto il marchio Lancia, con la Dodge Dart - che, grazie alla sinergia con il Lingotto, avrà un prezzo inferiore a quello delle sue rivali (parte da 16.790 dollari, mentre la Chevrolet Cruze parte da 17.595 dollari e la Toyota Corolla da 16.890) - negli Stati Uniti Chrysler potrà competere per un nuovo segmento del mercato. Per Automotive News, la Dart è il punto di partenza della strategia di Marchionne. Il pianale su cui la compatta è costruita - una versione leggermente più grande di quello dell'Alfa Romeo Giulietta - dovrebbe essere utilizzato come base per altri otto compatte targate Chrysler. Ma è di derivazione Fiat anche il motore della berlina, un 1.4 turbo, lo stesso della 500 Abarth. Ed è ancora Fiat, per esempio, un processo di fusione ad alta pressione dell'alluminio - usato per la prima volta da un costruttore nordamericano - che permetterà di risparmiare diversi chilogrammi sulla sospensione anteriore della Dart.
(Fonte: www.autonews.com - 14/5/2012)

mercoledì 16 maggio 2012

Fiat Linea: le foto ufficiali del restyling


Fiat ha divulgato le foto ufficiali della Linea aggiornata: la berlina, prodotta in Turchia negli stessi stabilimenti Tofas dove nascono Fiorino, Qubo e Doblò, è stata rivista rispetto al modello lanciato nel 2007 soprattutto nella parte anteriore.
Si avvicina alla Viaggio - Il frontale ha guadagnato con questo restyling un aspetto più mosso e dinamico, avvicinandosi agli stilemi della nuovissima Fiat Viaggio, ma anche dietro c'è qualche novità: sono comparse alcune cromature e il portatarga si è spostato dal paraurti al cofano del bagagliaio, lasciando spazio ad un abbozzo di profilo estrattore in plastica, che riveste naturalmente una funzione solo estetica. L'attuale berlina rimarrà comunque a disposizione dei clienti come Linea Classic.
Gli interni riprendono la Punto - Nell'abitacolo della nuova Linea il salto di qualità è evidente: il look della console centrale richiama quello della Punto 2012 e l'adeguamento stilistico rispecchia il rinnovamento tecnologico. Il sistema Blue&Me della nuova Linea si arricchisce della funzione EcoDrive e la dotazione di serie consta di sei airbag, ABS, ASR, ESP e sensore pioggia.
La gamma - Sul mercato turco, dove è già disponibile, la Linea viene offerta in tre allestimenti (Easy, Urban e Lounge) e tre motorizzazioni: 1.4 e 1.6 benzina, da 78 e 107 CV rispettivamente, e 1.3 MultiJet da 95 CV.
(Fonte: www.quattroruote.it - 4/5/2012)

martedì 15 maggio 2012

Chrysler: migliora la percezione del marchio


La percezione dei consumatori del marchio Chrysler è in aumento in scia ad una nuova campagna di marketing, al miglioramento delle vendite e alla recente copertura positiva dei media. E' quanto emerge, secondo il Detroit Free Press, dalla rilevazioni del BrandIndex di YouGov. L'indice si basa sulle risposte dei consumatori alle domande "Avete sentito parlare della società X nelle ultime due settimane? Se sì, è stato positivo o negativo?". YouGov calcola un punteggio, variabile tra +100 e -100, che misura la differenza tra coloro che hanno sentito qualcosa di positivo e coloro che hanno ascoltato qualcosa di negativo. Lunedì scorso, il punteggio di Chrysler ha raggiunto il livello di 17, il più alto dall'avvio nel 2009 della ristrutturazione. Nel giugno del 2009, quando Chrysler emerse dal Chapter 11, il punteggio ha raggiunto un minimo di -41. Da allora però Chrysler, grazie alla gestione della Fiat, ha rimborsato i prestiti dei governi statunitense e canadese, ha lanciato 16 nuovi modelli in 18 mesi e ha migliorato le vendite negli Stati Uniti del 26,2%, più che raddoppiando l'aumento del settore. Tuttavia, per molti consumatori, Chrysler deve ancora superare le preoccupazioni sulla qualità e l'affidabilità, perché finisce spesso ultima o comunque negli ultimi posti negli studi di JD Power and Associates e Consumer Reports. Eppure, la percezione positiva di Chrysler ha superato il punteggio medio delle "Big Three" di Detroit per la prima volta in tre anni, ha riferito Ted Marzilli, global managing director di BrandIndex di YouGov, sottolineando il trend positivo del marchio negli ultimi anni e ricordando il punteggio di 37 raggiunto da Ford e di 15 di General Motors.
(Fonte: www.freep.com - 20/4/2012)

lunedì 14 maggio 2012

Marchionne: "Situazione difficile, ma occorre guardare al futuro con ottimismo"


E' un Sergio Marchionne che parla a trecentosessanta gradi quello incontrato al Salone del Libro di Torino. L'amministratore delegato della Fiat smentisce innanzitutto nuove alleanze: "Stiamo continuando a lavorare, per ora non c'è nulla di nuovo da annunciare", risponde a chi gli chiede se qualcosa bolle in pentola, anche alla luce dei recenti accordi chiusi dalla concorrenza, come GM e Gruppo PSA: "L'alleanza più importante - aggiunge Marchionne - è quella con Chrysler, che ci ha permesso di accedere a un mercato a cui la Fiat non sarebbe mai arrivata".
Incentivi - Marchionne, e non accade spesso, commenta anche il lavoro del Governo: "Quello che bisogna fare adesso è aprire la seconda fase: portare avanti, cioè, il programma di sviluppo perché così com'è non basta più". "Il rigore nei finanziamenti pubblici e l'austerity legata alle nuove regole fiscali sono cose essenziali, però poi bisogna far ripartire la macchina", afferma Marchionne. L'amministratore di Fiat torna anche sull'argomento incentivi, richiesti invece a gran voce dalla associazioni di categoria dei concessionari: "Non voglio aiuti, non voglio alcun incentivo – risponde Marchionne -. Se non riusciamo a mobilitare gli interessi industriali di questo Paese per disegnare un futuro diverso non ce la faremo mai".
Critiche al Governo - "Manca la capacità di investire da parte del Governo - incalza il manager Fiat - per creare una politica industriale. Bisogna incoraggiare tutte le industrie private e per farlo bisogna creare livelli di flessibilità pari a quelli che ci sono nei Paesi dove si trovano i nostri concorrenti. Se non facciamo questo non porteremo nessuno dalla nostra parte". Un messaggio chiaro e inequivocabile sulle politiche del lavoro: "Non possiamo avere sessantuno cause aperte con i sindacati, cause che danno ragione un po' a noi un po' agli altri, creando fortissime incertezze. Si rigira la pizza, ma questo non è un Paese civile e industrializzato". Evidente il riferimento alle vertenze avviate dalla Fiom in tutta Italia: "Non si può gestire un'azienda - precisa - con tante querele sparate a raffica. Gli investimenti che stiamo facendo adesso andranno avanti per moltissimi anni. Abbiamo quindi bisogno di certezze e questo clima non aiuta certo".
Un momento difficile - Marchionne non nasconde, insomma, la sua inquietudine per il momento che stiamo vivendo: "La cosa che mi preoccupa più di tutto - commenta - è questo pessimismo che ormai sta verniciando tutto. Non metto in dubbio che le cose siano difficili, che siamo arrivati a creare il terzo debito pubblico più grande del mondo, ma bisogna andare avanti, non è certo questo il momento di arrendersi". "Detto ciò - conclude Marchionne - cerchiamo di guardare il futuro con ottimismo, anche perché l'alternativa è disastrosa e non voglio neppure pensarci".
(Fonte: www.quattroruote.it - 13/5/2012)

domenica 13 maggio 2012

Crisi dell'auto (2): crolla il mercato del lusso


"Superbollo e spettacolarizzazione nei controlli anti-evasione stanno distruggendo un settore, quello delle auto di lusso, che da sempre parla italiano". Questa la tesi della Federauto, l'associazione che rappresenta i concessionari di autoveicoli di tutti i marchi commercializzati in Italia, che dopo vari tentativi di dialogo con il Governo e le istituzioni dissotterra l'ascia di guerra e va all'attacco: "La contrazione delle vendite registrata nel primo trimestre di quest'anno di Ferrari, -51,5% rispetto al pari periodo del 2011, e Maserati, -70%, - spiega il presidente di Federauto, Filippo Pavan Bernacchi - testimoniano come le scelte intraprese dal Governo abbiano letteralmente terrorizzato i potenziali clienti. Anche quelli, e sono la stragrande maggioranza, che nulla avrebbero da temere dall'Agenzia delle Entrate. Ora chi possiede queste vetture o cerca di sbarazzarsene, soprattutto all'estero, o le tiene in garage per paura di essere fermato e fatto oggetto di indagini plurime". La soluzione? "Chiediamo al Governo - continua Pavan Bernacchi - un passo indietro, come è stato fatto con la nautica o con gli emendamenti introdotti nel Salva-Italia che hanno alleggerito le tasse per elicotteri e aerei. I provvedimenti iniziali, infatti, avrebbero fatto sparire barche e motoscafi dai nostri porti, con gravi danni per la nostra economia. Lo stesso principio vale per le auto, beni di lusso filosoficamente identici agli altri beni di lusso". Ovvio che qui non si tratti di appoggiare o no la lotta all'evasione fiscale - ci mancherebbe altro - però la posizione della Federauto è quella di accusare con forza chi demonizza il possesso di questi beni e teme che, in questa sorta di caccia alle streghe, al rogo vadano solo una parte importante dei dealer italiani e i rispettivi dipendenti. Conclude Pavan Bernacchi:" Stante il crollo delle vendite di tutte le auto prestazionali, sia di produzione nazionale che estera, ed il conseguente minor gettito da IVA, IPT e bollo, Federauto stima per quest'anno, rispetto al 2011, circa 105 milioni di euro di mancate entrate per lo Stato relative al solo segmento del lusso. Ci chiediamo, perciò, con quali criteri vengano adottate le misure fiscali quando l'effetto complessivo comporta una ulteriore depressione del mercato e perdita di gettito per lo Stato".
(Fonte: www.repubblica.it - 17/4/2012)

sabato 12 maggio 2012

Crisi dell'auto (1): incontro UE - ACEA


Lungo incontro al Lingotto tra il vice presidente della Commissione Europea, responsabile per l'Industria e l'Imprenditoria, Antonio Tajani, e Sergio Marchionne, amministratore delegato della Fiat e presidente di turno dell'ACEA, l'associazione dei costruttori automobilistici europei. I due hanno discusso a lungo sulle misure da inserire in un forte "piano d'azione" europeo per far fronte alla crisi del settore auto nel Vecchio Continente. In particolare, Tajani e Marchionne hanno affrontato il tema della leadership tecnologica dell'industria europea, che va sostenuta con la ricerca e l'innovazione e con la mobilitazione delle risorse finanziarie. Altro punto importante toccato dai due è stato sulla regolamentazione di una normativa europea più semplice che punti su qualità e efficienza, senza introdurre costi inutili. Ed infine si è parlato di sostegno all'internazionalizzazione dell'industria europea per assicurare un accesso equo dei prodotti europei sui mercati mondiali promuovendo al tempo stesso l'unificazione di standard e norme tecniche.
Cassa integrazione alla Fiat di Melfi - Intanto la crisi in atto comporterà lo stop alla produzione di auto nello stabilimento di Melfi (Potenza) della Fiat che sarà sospesa per quattro giorni nel prossimo mese di giugno (il 4, l'8, l'11 e il 15). Gli operai saranno collocati in cassa integrazione ordinaria.
L'Unrae prevede 1.430.000 auto nel 2012 - La tendenza negativa del mercato dell'auto è stata evidenziata anche dall'Osservatorio previsionale dell'Unrae, secondo il quale la tendenza espressa dai primi quattro mesi indica in 1.434.000 immatricolazioni la previsione della domanda di auto nuove in Italia nel 2012, il 18% in meno sul 2011. I motivi del calo vanno ricercati "nell'accresciuta imposizione diretta (IVA, IPT, imposte su RC Auto e "superbollo" n.d.r.) e l'aumento del prezzo dei carburanti". "Inoltre - afferma l'Unrae - le annunciate disposizioni fiscali e lo scenario economico 2012 di recessione continueranno a deprimere la propensione all'acquisto di auto nuove".
Mercato a -18% - "Un livello di mercato di questo tipo - spiega Romano Valente, direttore generale dell'Associazione delle Case automobilistiche estere in Italia - rappresenta una flessione del 18% rispetto allo scorso anno e addirittura del 27% rispetto al 2010, che fu il primo degli anni 2000 al di sotto dei 2 milioni. Con la riduzione della mobilità, il probabile aumento delle alienazioni di vetture e la conseguente diminuzione del parco circolante, il 2012 potrebbe essere ricordato come il primo anno, dopo l'inizio della diffusione di massa dell'auto, in cui assisteremo ad un processo di demotorizzazione". Il problema sarà ancora più evidente nelle vendite alle famiglie, che saranno le più colpite per via della riduzione sostanziale del risparmio e del reddito disponibile con la conseguente flessione dei consumi interni e, in particolare, degli acquisti di autovetture. Andando nel dettaglio il Centro Studi Unrae stima per la fine dell'anno un volume di immatricolazioni a privati di poco superiore a 900.000 unità e una quota vicina al 63%. Ciò rappresenterà un ulteriore record negativo, persino rispetto a quello registrato lo scorso anno (66,5%). A fare da contraltare ci sarà l'incremento del noleggio, che crescerà in quota rispetto al 2011 ma si attesterà su volumi intorno alle 250.000 unità, numeri che tuttavia non saranno sufficienti ad assicurare il rinnovo dei parchi aziendali.
Si venderanno più auto a gpl e metano - Inoltre, secondo l'Unrae, il progressivo rincaro dei carburanti continuerà a determinare uno spostamento psicologico della domanda verso motorizzazioni a gpl e metano, a discapito delle alimentazioni benzina ed in particolare diesel che, rappresentando la motorizzazione più diffusa sul mercato italiano, subirà un ulteriore calo di vendite. "Preoccupano molto - conclude Valente - gli effetti psicologici derivati dall'aumento dei costi di gestione delle auto, dal deterioramento del clima sociale e dall'allontanarsi delle aspettative per interventi di sostegno al settore e alla crescita dell'economia".
In Grecia "volano" Porsche e Lancia - Una crisi globale, dunque, che per prima ha colpito la Grecia - entrata ormai nel quinto anno di recessione -, dove le vendite delle auto nuove nel mese di aprile del 2012, secondo il quotidiano economico Imerisia, sono crollate del 56,8% in rapporto con lo stesso mese del 2011. Sono state vendute 4.407 auto contro le 10.191 immatricolate nello stesso periodo del 2011. Curiosamente, però, Porsche, sempre secondo Imerisia, nel mese di aprile 2012 ha aumentato dell'800 per cento le vendite rispetto all'aprile del 2011. In particolare il mese scorso sono state vendute in Grecia 18 Porsche contro le due vendute nell'aprile 2011. Anche la Lancia è andata piuttosto bene: nello stesso mese ha infatti visto aumentare le vendite delle sue vetture del 400%, con 95 auto contro le 19 dell'aprile dell'anno scorso.
(Fonte: www.quattroruote.it - 4/5/2012)

venerdì 11 maggio 2012

VM, 300 assunzioni per l'export negli U.S.A.


Arriva a sorpresa dall’Emilia la prima, piccola ma significativa conferma del progetto di Sergio Marchionne di sviluppare l’industria automobilistica italiana attraverso le esportazioni verso gli Stati Uniti. Per soddisfare la maggiore domanda di propulsori diesel per le Jeep prodotte in U.S.A., stanno per essere annunciate circa 300 assunzioni di giovani ingegneri, tecnici e operai dalla VM Motori, società emiliana con 1.100 dipendenti, famosa per aver progettato il primo turbo-diesel per l’Alfa Romeo e oggi controllata paritariamente da Fiat e GM. Le assunzioni riguardano la fabbrica di Cento, in provincia di Ferrara, non lontano dallo stabilimento Ferrari di Maranello. I nuovi posti di lavoro sono intrecciati al boom della Chrysler che nei primi quattro mesi 2012 ha venduto in U.S.A. il 33,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2011. Poiché i motori VM (fra i quali l’Ra630, tre litri a sei cilindri) sono già montati sui modelli Jeep Grand Cherokee, Jeep Wrangler prodotti in U.S.A. e Lancia Voyager e Thema assemblate in Canada, Marchionne ha chiesto alla VM di aumentare in tempi rapidi il numero dei motori «Made in Emilia» destinati alle fabbriche americane. Le consegne passeranno gradualmente dagli attuali 150 motori al giorno a circa 350-400 a partire dalla fine del 2012. La richiesta targata Detroit non è dovuta solo all’avvio a novembre del terzo turno di produzione notturna presso lo stabilimento di Jefferson North che assembla la Grand Cherokee. In realtà VM sarebbe coinvolta in un vero e proprio salto di qualità di Fiat-Chrysler in America. Marchionne infatti ha messo in cantiere per il 2013 un ambizioso tentativo di lanciare la tecnologia diesel negli Stati Uniti. Il pacchetto di assunzioni VM è supportato dalla Regione Emilia-Romagna. «La VM avrà a disposizione circa 7 mila euro di fondi europei per la formazione di ogni tecnico giovane che assumerà - dice Patrizio Bianchi, assessore regionale a scuola e formazione - Questi soldi si aggiungono agli sconti contributivi statali previsti per i nuovi apprendisti». Al di là delle ricadute locali, la VM potrebbe diventare la nuova frontiera dei piani produttivi di Marchionne per la Fiat e per l’Italia. Non più di un paio di mesi fa l’amministratore delegato di Fiat e Chrysler aveva dichiarato al Corriere della Sera che due stabilimenti italiani potrebbero essere chiusi in futuro se non dovesse avere successo il piano di esportare auto italiane verso gli U.S.A. . Il caso VM non scioglie tutti i nodi di questo scenario poiché la fabbrica emiliana copre una nicchia di produzione ad alto valore (la società spende in ricerca circa il 13% del suo fatturato), ma certamente lo rende meno aleatorio.
(Fonte: www.ilmattino.it - 6/5/2012)

giovedì 10 maggio 2012

Lancia Voyager: l'erede sarà diversa dalla Chrysler 700C Concept


La Chrysler 700C Concept mostrata al Salone di Detroit lo scorso gennaio, riceverà importanti ritocchi stilistici prima di andare in produzione: il prototipo, che anticipa la prossima generazione di Chrysler Town&Country e Lancia Voyager, non è stato apprezzato in tutti i suoi aspetti e il costruttore americano avrebbe deciso di accogliere alcune delle critiche.
Non piace il montante centrale - L'obiettivo di Chrysler era quello di rendere più dinamico lo stile dei suoi minivan, ma il design del prototipo, indubbiamente più movimentato rispetto al Town&Country attuale, ha incontrato reazioni contrastanti. Oggetto delle critiche più forti sono stati il montante centrale, il cui andamento è apparso eccessivamente inclinato all'indietro, e le superfici vetrate laterali, dalla sagoma troppo elaborata. Nemmeno il cofano, giudicato da qualcuno troppo lungo, e le proporzioni generali della vettura sono riusciti a mettere tutti d'accordo.
Cambierà: lo ha detto Marchionne - Lo scorso febbraio, a breve distanza dall'accoglienza "freddina" incassata a Detroit, il numero uno di Chrysler Sergio Marchionne aveva rivelato che lo stile dell'auto sarebbe stato modificato prima della produzione in serie: gli interventi riguarderanno anche la zona posteriore, per un ripensamento stilistico che si preannuncia pressoché integrale. Il prossimo grande monovolume del Gruppo Fiat-Chrysler, in programma per il 2014, non sarà inedito solo dal punto di vista estetico: anche la piattaforma rappresenterà una novità assoluta.
(Fonte: www.quattroruote.it - 7/5/2012)

mercoledì 9 maggio 2012

Lee Jae-yong (Samsung) entra nel cda Exor


L'ingresso di Lee Jae-yong, il giovane erede di Samsung Group nel cda di Exor, la holding della famiglia Agnelli che controlla Fiat-Chrysler, potrebbe aiutare la casa automobilistica ad ampliare la cooperazione con il colosso sudcoreano "nel campo dell'elettronica e nelle aree dell'information technology". E' quanto riporta la stampa di Seul citando fonti interne del più grande conglomerato industriale a conduzione familiare che vale il 20% del Pil del Paese asiatico. Lee è attualmente chief operating officer (COO) di Samsung Electronics, il neo leader mondiale dei telefoni cellulari e primo produttore globale di memory chip, nonché unico figlio del proprietario del gruppo Lee Kun-hee. "E' molto raro - scrive ad esempio il Chosun Ilbo - che un leader di un business locale sia nominato nel board di una nota società estera". Le fonti hanno poi sottolineato i legami "tra Lee e John Elkann, il nipote di Gianni Agnelli e attuale capo della Fiat". Exor controlla Fiat, nonché altri "marchi di lusso come Ferrari, Alfa Romeo, Maserati e Lancia", mentre la holding industriale ha acquistato nel 2011 una delle Big Three di Detroit, la Chrysler, arricchendo il portafoglio di marchi famosi come Jeep e Dodge.
(Fonte: www.primaonline.it - 7/5/2012)

martedì 8 maggio 2012

Fiat e Tata ridefiniscono l'alleanza in India


I vertici di Fiat e Tata si sono incontrati per ridefinire i termini della propria joint-venture (iniziata nel 2006) sul mercato indiano, con lo scopo di migliorare ulteriormente attività commerciali e rete di distribuzione della Casa italiana. A questo proposito verrà appositamente creata una società indipendente, facente capo al Lingotto, che avrà la responsabilità gestionale di questi ambiti, finora affidati a un team della Casa indiana. Per quanto riguarda le attività produttive, invece, l'accordo fra i due marchi resterà invariato: l'assemblaggio di nuove vetture Fiat e Tata rimarrà appannaggio del moderno stabilimento di Ranjangaon, nello stato indiano del Maharashra, così come la realizzazione di trasmissioni per il mercato locale ed estero. Lo sviluppo della nuova rete di vendita Fiat sarà gestita in modo progressivo con il supporto delle 178 concessionarie Tata, che contribuiranno al graduale passaggio anche per garantire la continuità dei consueti servizi di assistenza offerti ai clienti.
(Fonte: www.quattroruote.it - 2/5/2012)

lunedì 7 maggio 2012

Chrysler, aprile da record anche per la produzione


Chrysler Group ha riscontrato nel mese di aprile performance brillanti non solo sul fronte dell vendite negli U.S.A. ma anche, se non soprattutto, in termini di produzione. Il gruppo statunitense controllato dalla Fiat, secondo quanto emerge dai dati pubblicati sul sito aziendale, ha infatti registrato ad aprile un aumento della produzione di autoveicoli nei suoi stabilimenti localizzati nell'area Nafta (U.S.A., Canada e Messico) del 18,9% a 192.357 unità. La produzione di auto passeggeri è aumentata del 15,41% a 50.862 e quella dei cosiddetti truck del 20,2% a 141.495 unità. Nel quadrimestre la produzione totale migliora del 22,4% a 795.255, di cui 608.328 truck (497.440 nei primi 4 mesi del 2011) e 186.927 auto (152.259). Sul fronte dei singoli modelli, in particolare quelli destinati all'esportazione verso l'Europa, il gruppo statunitense ha prodotto 614 esemplari della nuova Flavia Cabrio (895 da inizio anno), mentre di Lancia Thema ne sono stati prodotti solo un esemplare lo scorso mese ma 916 da inizio anno contro le 34 del 2011. In forte crescita risulta la produzione a Toluca, in Messico, della Fiat 500 destinata ai mercati soprattutto americani. Ad aprile sono stati prodotti 5.712 esemplari del modello del Lingotto (+21,63%) e 944 nella versione convertibile (+30,2%). Nei primi quattro mesi le Fiat 500 prodotte nel Paese centroamericano ammontano complessivamente a 25.902 unità, per una crescita del 125,27% anno su anno. Sale da 2 a 702 unità la produzione mensile della Lancia Grand Voyager e da 32 a 2.601 la produzione del quadrimestre, mentre per il Fiat Freemont aumenta da 2.337 a 3.989 nel mese e da 3.850 a 19.275 nel quadrimestre. Tra i modelli del gruppo Chrysler risultano in forte aumento sia a livello mensile che nei primi 4 mesi le Chrysler 200 e 300 e il Jeep Grand Cherooke. I dati sono significativi perché potrebbero anticipare un ulteriore crescita a doppia cifra delle vendite nei prossimi mesi alla luce della correlazione tra ordini e programmazione della produzione secondo quelle logiche del "just in time" che ormai rappresentano la prassi nel comparto automobilistico globale. La domanda per i modelli di Chrysler Group, protagonista l'anno scorso di 16 lanci tra modelli rinnovati e nuovi, ha spinto il management a modificare i programmi produttivi perfino nel corso della prossima estate. Per soddisfare le richieste per alcuni dei suoi modelli più venduti, il gruppo ha deciso di mantenere aperti durante la normale chiusura estiva di due settimane gli impianti di Jefferson North (Detroit), Belvidere (Illinois), Toluca (Messico) e Toledo Supplier Park (Ohio), mentre le fabbriche di Sterling Heights (Michigan) e Saltillo (Messico) si fermeranno solo una settimana.
(Fonte: www.milanofinanza.it - 4/5/2012)

domenica 6 maggio 2012

La polemica: Lancia italiana solo negli spot?

 
A giudicare dai numeri, Lancia in Italia non va troppo bene: nei primi tre mesi dell'anno il marchio ha perso il 12,3% delle immatricolazioni rispetto allo stesso periodo del 2011, con la penetrazione sul mercato scesa di mezzo punto, dal 5,06 al 4,56%, mentre in Europa (UE più i Paesi dell'EFTA, esclusi Malta e Cipro) il dato trimestrale delle immatricolazioni, -­1,6%, è reso opaco dal fatto che viene fornito aggregato ai risultati di Chrysler, altro marchio della galassia Fiat. Insomma, Lancia sembra aver bisogno di un rilancio, e al Lingotto hanno pensato che il colpo di reni possa venire dalla pubblicità. Il management Fiat ha quindi deciso di dare il via a una massiccia campagna di comunicazione a 360 gradi, ideata dall'agenzia Armando Testa. Cardine dell'iniziativa è una collaborazione con il noto regista Gabriele Muccino (quello de "L'ultimo bacio" e di "Ricordati di me"), che realizzerà una serie di cinque spot pubblicitari per promuovere i vari modelli Lancia i quali, secondo Fiat, «Rinviano a suggestioni e atmosfere squisitamente italiane». Per sottolineare ancora meglio il concetto, ci sarà addirittura un cortometraggio con gli attori Francesco Scianna e Helena Mattsson, già presentato al Festival di Venezia del quale il gruppo Fiat è sponsor da anni. E fin qui nulla di strano: come si dice, la pubblicità è l'anima del commercio. Tuttavia, non si può non rimanere sorpresi dal filo conduttore della campagna ideata da Armando Testa, che verrà riproposto sia nei cinque spot, sia nel cortometraggio. A parte le “atmosfere squistamente italiane”, infatti, nel comunicato stampa della casa si legge: «Alla base della campagna di comunicazione vi è la rilettura in chiave attuale e contemporanea dell'"Italian way of life", quella filosofia di vita che invita ad assaporare ogni momento della propria esistenza con eleganza, creatività, estro e stile tutto italiano». Peccato però che nell'odierna produzione Lancia, oggi, di italiano vi sia ben poco. La nuova edizione della piccola Ypsilon, che in quella precedente veniva fabbricata a Termini Imerese prima della chiusura dello stabilimento, esce oggi dalle catene di montaggio di Tychy, in Polonia, e anche il design del frontale della vettura è stato largamente adattato per ospitare indifferentemente il logo Lancia e quello Chrysler, il marchio con il quale l'utilitaria viene e verrà venduta sui mercati anglosassoni. La nuova Lancia Thema, invece, non è altro che una versione leggermente "italianizzata" (negli interni, prodotti sempre oltreoceano) della Chrysler 300, fabbricata negli stabilimenti canadesi di Brampton. In pratica, il contenuto italiano della vettura si limita al motore delle sole versioni diesel, che si costruisce alla VM di Cento (Ferrara), e a poco altro. Ancora più nordamericana, invece, è la Lancia Voyager, fabbricata in un'altra "factory" canadese, quella di Windsor (Ontario). Insomma, la bandiera dell'italianità stilistica-­produttiva sventola oggi sulla sola Lancia Delta che esce dallo stabilimento di Cassino. Un po' pochino per poter parlare, nella comunicazione pubblicitaria, di "Italian way of life". Eppure, il comunicato con il quale la casa annuncia la campagna è stato ripreso dalla stampa nazionale, specializzata o meno, senza ulteriori commenti. Tuttavia, lo spirito con il quale il leggendario Vincenzo Lancia produceva le sue vetture (nella piemontese Chivasso, e non in Canada o in Polonia) riempiendole di contenuti originali inconfondibilmente e autenticamente italiani è ormai morto e sepolto. Non è certo questo il primo esempio che dimostra come gli organi d'infomazione tendano sempre di più a riportare solo ciò che alle industrie fa comodo comunicare, ma questa volta la forzatura è davvero azzardata e, nonostante la "cortocircuitazione cerebrale" - con la quale la stampa italiana ha ripreso il comunicato - lo abbia reso non evidente, il contrasto tra il messaggio pubblicitario e la realtà è fin troppo marcato. Le Lancia del passato e del lavoro italiano praticamente non esistono quasi più e non basteranno certo i richiami all'"Italian way of life" e un bravo regista a convincere il mondo del contrario.
(Fonte: www.linkiesta.it - 2/5/2012)

sabato 5 maggio 2012

La Lancia Thema nel parco auto del Quirinale


Continua la tradizione Lancia di fornire l’auto al Presidente della Repubblica. Oggi Giorgio Napolitano si è visto consegnare la nuovissima Lancia Thema, ammiraglia - sia ammirata che ferocemente criticata - prodotta dal marchio del Lingotto. A prescindere dal fatto che la Thema piaccia o meno, è senza dubbio positivo vedere che la massima carica dello Stato utilizzi una vettura italiana per i suoi spostamenti ufficiali. Un’abitudine che non tutti i politici hanno rispettato nel recente passato. Alla cerimonia di consegna erano presenti anche Sergio Marchionne e John Elkann, che hanno presentato al Presidente una Thema con lo speciale colore Blu Canaletto e il simbolo della Presidenza della Repubblica inciso sui sedili a laser. Si tratta, naturalmente, di un’edizione a esemplare unico, che andrà ad ingrandire il parco macchine del Quirinale. Forse una mossa azzardata, visto il tipo di polemiche in voga in questi tempi, ma occorre specificare che questo non è un acquisto da mettere a registro, bensì un dono del Gruppo Fiat, che peserà quindi sul bilancio unicamente dell’azienda torinese. Un gesto senza dubbio commerciale, ma che aumenta il prestigio della nuova ammiraglia di Lancia.
(Fonte: www.motorionline.com - 3/5/2012)

venerdì 4 maggio 2012

Detroit, nasce la "Chrysler House"


Per la prima volta nella sua lunga storia (è stata fondata nel 1925) Chrysler avrà una sede nell'area centrale di Detroit, la "città dei motori" nello Stato americano del Michigan. Come ha annunciato lo stesso Sergio Marchionne, una settantina di collaboratori dell'azienda si trasferiranno alla fine dell'estate nello storico Dime Building al 719 di Griswold Street, un edificio alto 23 piani che appartiene oggi alla Rock Ventures LLC. Oltre agli uffici dove si trasferiranno le attività svolte negli ultimi due piani del Great Lakes Business Center di Auburn Hills ed altre funzioni di top management, nella nuova sede di Detroit - ora ribattezzata "Chrysler House" - vi saranno un ufficio per Marchionne ed una sala per incontri e conferenze. Chrysler occuperà gli ultimi due piani dell'edificio, per oltre 3.065 metri quadri di superficie. La nuova sede di Detroit, edificata tra il 1910 e il 1912, batte in anzianità la palazzina uffici di Fiat Group al Lingotto che è stata costruita nel 1926. Nell'area urbana di Detroit Chrysler ha attualmente in attività il Mack Avenue Engine Complex nella St. Jean Street e il Jefferson North Assembly Plant, l'impianto dove vengono costruiti la Jeep Grand Cherokee e il Dodge Durango. "Nel 2013 inizieremo a predisporre questo impianto - ha detto Marchionne - per costruirvi il SUV Maserati. La domanda della clientela per i prodotti assemblati a Jefferson North è così forte - ha ribadito il CEO di Chrysler - che quest'anno l'impianto funzionerà anche durante il periodo della normale chiusura estiva di due settimane".
(Fonte: www.ansa.it - 2/5/2012)