E' un Sergio Marchionne che parla a trecentosessanta gradi quello incontrato al Salone del Libro di Torino. L'amministratore delegato della Fiat smentisce innanzitutto nuove alleanze: "Stiamo continuando a lavorare, per ora non c'è nulla di nuovo da annunciare", risponde a chi gli chiede se qualcosa bolle in pentola, anche alla luce dei recenti accordi chiusi dalla concorrenza, come GM e Gruppo PSA: "L'alleanza più importante - aggiunge Marchionne - è quella con Chrysler, che ci ha permesso di accedere a un mercato a cui la Fiat non sarebbe mai arrivata".
Incentivi - Marchionne, e non accade spesso, commenta anche il lavoro del Governo: "Quello che bisogna fare adesso è aprire la seconda fase: portare avanti, cioè, il programma di sviluppo perché così com'è non basta più". "Il rigore nei finanziamenti pubblici e l'austerity legata alle nuove regole fiscali sono cose essenziali, però poi bisogna far ripartire la macchina", afferma Marchionne. L'amministratore di Fiat torna anche sull'argomento incentivi, richiesti invece a gran voce dalla associazioni di categoria dei concessionari: "Non voglio aiuti, non voglio alcun incentivo – risponde Marchionne -. Se non riusciamo a mobilitare gli interessi industriali di questo Paese per disegnare un futuro diverso non ce la faremo mai".
Critiche al Governo - "Manca la capacità di investire da parte del Governo - incalza il manager Fiat - per creare una politica industriale. Bisogna incoraggiare tutte le industrie private e per farlo bisogna creare livelli di flessibilità pari a quelli che ci sono nei Paesi dove si trovano i nostri concorrenti. Se non facciamo questo non porteremo nessuno dalla nostra parte". Un messaggio chiaro e inequivocabile sulle politiche del lavoro: "Non possiamo avere sessantuno cause aperte con i sindacati, cause che danno ragione un po' a noi un po' agli altri, creando fortissime incertezze. Si rigira la pizza, ma questo non è un Paese civile e industrializzato". Evidente il riferimento alle vertenze avviate dalla Fiom in tutta Italia: "Non si può gestire un'azienda - precisa - con tante querele sparate a raffica. Gli investimenti che stiamo facendo adesso andranno avanti per moltissimi anni. Abbiamo quindi bisogno di certezze e questo clima non aiuta certo".
Un momento difficile - Marchionne non nasconde, insomma, la sua inquietudine per il momento che stiamo vivendo: "La cosa che mi preoccupa più di tutto - commenta - è questo pessimismo che ormai sta verniciando tutto. Non metto in dubbio che le cose siano difficili, che siamo arrivati a creare il terzo debito pubblico più grande del mondo, ma bisogna andare avanti, non è certo questo il momento di arrendersi". "Detto ciò - conclude Marchionne - cerchiamo di guardare il futuro con ottimismo, anche perché l'alternativa è disastrosa e non voglio neppure pensarci".
Incentivi - Marchionne, e non accade spesso, commenta anche il lavoro del Governo: "Quello che bisogna fare adesso è aprire la seconda fase: portare avanti, cioè, il programma di sviluppo perché così com'è non basta più". "Il rigore nei finanziamenti pubblici e l'austerity legata alle nuove regole fiscali sono cose essenziali, però poi bisogna far ripartire la macchina", afferma Marchionne. L'amministratore di Fiat torna anche sull'argomento incentivi, richiesti invece a gran voce dalla associazioni di categoria dei concessionari: "Non voglio aiuti, non voglio alcun incentivo – risponde Marchionne -. Se non riusciamo a mobilitare gli interessi industriali di questo Paese per disegnare un futuro diverso non ce la faremo mai".
Critiche al Governo - "Manca la capacità di investire da parte del Governo - incalza il manager Fiat - per creare una politica industriale. Bisogna incoraggiare tutte le industrie private e per farlo bisogna creare livelli di flessibilità pari a quelli che ci sono nei Paesi dove si trovano i nostri concorrenti. Se non facciamo questo non porteremo nessuno dalla nostra parte". Un messaggio chiaro e inequivocabile sulle politiche del lavoro: "Non possiamo avere sessantuno cause aperte con i sindacati, cause che danno ragione un po' a noi un po' agli altri, creando fortissime incertezze. Si rigira la pizza, ma questo non è un Paese civile e industrializzato". Evidente il riferimento alle vertenze avviate dalla Fiom in tutta Italia: "Non si può gestire un'azienda - precisa - con tante querele sparate a raffica. Gli investimenti che stiamo facendo adesso andranno avanti per moltissimi anni. Abbiamo quindi bisogno di certezze e questo clima non aiuta certo".
Un momento difficile - Marchionne non nasconde, insomma, la sua inquietudine per il momento che stiamo vivendo: "La cosa che mi preoccupa più di tutto - commenta - è questo pessimismo che ormai sta verniciando tutto. Non metto in dubbio che le cose siano difficili, che siamo arrivati a creare il terzo debito pubblico più grande del mondo, ma bisogna andare avanti, non è certo questo il momento di arrendersi". "Detto ciò - conclude Marchionne - cerchiamo di guardare il futuro con ottimismo, anche perché l'alternativa è disastrosa e non voglio neppure pensarci".
(Fonte: www.quattroruote.it - 13/5/2012)
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