Il Gruppo Fiat ha chiuso il secondo trimestre con numeri più grandi. Dal mese di giugno, nel bilancio ci sono anche quelli di Chrysler, la casa automobilistica U.S.A. controllata al 53,5%. Insomma si è passati dalla taglia Media a quella Large. Ricavi netti a 13.153 milioni di euro (+40%), utile della gestione ordinaria 525 milioni (+218%), utile operativo a 1.583 milioni (+1.301%). Utile netto a 1.273 milioni rispetto alla perdita di 17 milioni del corrispondente periodo dello scorso anno. Il gruppo, a seguito del consolidamento di Chrysler, che ha aumentato il fatturato del 30%, e del miglioramento dei risultati delle altre attività di Fiat, ha rivisto al rialzo i target per il 2011. A fine anno ricavi per oltre 58 miliardi di euro, utile gestione ordinaria a circa 2,1 miliardi, utile netto a circa 1,7 miliardi, indebitamento netto industriale tra 5 e 5,5 miliardi. In Borsa il titolo Fiat ha perso il 4,4%, i risultati sono stati in linea con le previsioni e la mancanza di sorprese positive ha spinto gli operatori a monetizzare i profitti. Un copione scontato, le azioni Fiat valgono 7,17 euro rispetto ai 5 euro della metà marzo. Insomma quando il mercato scendeva, il titolo Fiat saliva, prima o poi doveva arrivare anche la retromarcia. Dopo i numeri, la conference call con gli analisti nella quale Sergio Marchionne, Ad di Fiat e Chrysler, ha risposto alla domande degli analisti. Confermata l'intenzione di salire in Chrysler al 58,5% entro fine anno e soddisfazione per i risultati della controllata U.S.A. ("ha fatto un grande passo avanti"). Sul target del debito netto del gruppo posto tra 5 e 5,5 miliardi, "non escludo un numero più basso", ha detto il top manager. Quest'anno il mercato europeo dell'auto darà comunque poche soddisfazioni: "siamo ritornati sui livelli del 1996, bene invece i veicoli commerciali", ha spiegato Marchionne. Il "cash-cow", la vacca da mungere, resta L'America Latina. In Brasile il mercato dell'auto cresce del 9,5% all'anno e quello dei veicoli commerciali tra il 3 e il 5%. "Bene anche l'Argentina", ha sottolineato Marchionne, annunciando a breve una riorganizzazione manageriale che porterà a semplificare ed unificare l'attuale struttura. Doccia fredda sulla Fiom-Cgil per quanto riguarda il contratto di lavoro relativo allo stabilimento di Pomigliano e quello relativo a tutti gli altri stabilimenti italiani, la cosiddetta Fabbrica Italia. "Non ci faremo coinvolgere in continue negoziazioni. Va applicato ciò che è stato convenuto ed approvato dalla maggioranza dei lavoratori. Sull'Italia non possiamo fare di piu", ha spiegato Marchionne, ricordando come gli accordi sindacali con i lavoratori di Chrysler abbiano permesso di rilanciare un'azienda moribonda. Il numero uno del Lingotto ha infine ridabito che Fiat continuerà ad investire in Italia, "poi se qualcuno non ci vuole stare...", e qui si è fermato.
(Fonte: www.asca.it - 26/7/2011)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento